VERSETTI DIFFICILI DELLA BIBBIA

Leggendo la Bibbia, la Parola di Dio, capita di trovare alcuni passi di difficile comprensione, perciò sovente si lasciano correre in attesa di una rivelazione personale da parte del Signore e del suo Spirito, perché la nostra esperienza è ancora in fase formativa, anche se mai raggiungeremo lo stato definitivo, per conoscere la profondità delle Sacre Scritture. Il percorso nella cognizione spirituale è comunque assicurato dalla presenza dello Spirito Santo nella vita di ogni credente, vero maestro e dispensatore attivo dell’insegnamento biblico, fondato sulla Parola di Dio. La comprensione dei testi avviene quando umilmente, senza fretta, con sete d’imparare, ci appressiamo a Gesù, ai suoi piedi come l’esempio di Maria di Betania, (modello mai abbastanza sottolineato),  restando in attesa con il cuore e con la mente, di progredire nella conoscenza non fine a se stessa, ma da condividere per il giubilo e la gioia di qualche altro credente, con il quale intratteniamo conversazioni sensate. Se qualcuno ha fretta e vede il silenzio durevole del Signore, che giudica prematura la rivelazione di certe verità da divulgare palesemente, c’è sempre pronto il ricorso alle Bibbie commentate, ai commentari biblici, ai corsi di formazione di varie scuole o università bibliche, cioè una via spedita che abbrevia e taglia i tempi. I risultati si possono poi conteggiare  e raccogliere in divisioni, in induramenti, in fissazioni dottrinali e in lacerazioni di comunione; perciò sarebbe conveniente e consigliabile non mettere urgenza all’apprendimento, allontanando la via dell’impazienza, ma cercando piuttosto la faccia del Signore in preghiera stabile e regolare. A suo tempo il Signore risponderà. Sempre!

Passi Impegnativi

Dopo questa premessa, cito due passi che denotano alcune difficoltà nella comprensione e precisamente:

  1. (I Ep. Pietro 3:18-19) Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, Lui giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte quanto alla carne, ma reso vivente quanto allo spirito, e in esso andò anche a predicare agli spiriti trattenuti in carcere.
  2. (I Ep. Pietro 4:6) Infatti per questo è stato annunziato il Vangelo ai morti; affinchè, dopo aver subito nel corpo il giudizio comune a tutti gli uomini, possano vivere mediante lo Spirito, secondo la volontà di Dio.

Prima di proseguire nell’analisi dei versetti citati, occorre tracciare chiaramente la figura del Salvatore Gesù, come l’apostolo Pietro lo ricorda e lo presenta, avendo avuto il privilegio della frequentazione e dell’osservazione, raccogliendo non impressioni effimere ma densità di essenza, traendone sette punti salienti.

  1. Cristo il sofferente (I Ep. Pietro 3:18) Ha sofferto una volta per i peccati.
  2. Il Giusto (I Ep. Pietro 3:18) Lui giusto per gli ingiusti.
  3. L’Uomo messo a morte (I Ep. Pietro 3:18) Fu messo a morte.
  4. Il Vivente (I Ep. Pietro 3:18) Ma reso vivente.
  5. Il Predicatore (I Ep. Pietro 3:19) Andò anche a predicare.
  6. Il Risorto (I Ep. Pietro 3:18) Per condurci a Dio,
  7. L’Asceso (I Ep. Pietro 3:21-22) Ora salva anche voi mediante la resurrezione di Gesù Cristo, che asceso al cielo, sta alla destra di Dio.

Come i nostri cari lettori che ci seguono ben sanno, ammoniamo noi stessi con le parole di (II Ep. Pietro 1:12) Perciò avrò cura di ricordarvi continuamente queste cose; benché le conosciate e siate saldi nella Verità che è presso voi. Stare saldi nella Verità è certamente uno scopo nobile e gioioso, edificante nell’accertamento veritiero della Scrittura, preludio di crescita evangelica. Dunque è bene spendere alcune parole verso il nostro grande Salvatore e commentare amabilmente.

  1. Il Sofferente: il lungo percorso della salvezza degli uomini si materializza costellato dalle sofferenze di ogni tipo subite da Gesù; sofferenze morali, materiali, fisiche che culmineranno sul Golgota, alla croce, quando il Salvatore pativa l’abbandono evidente del Padre e lo sottolineava in quelle tragiche ore con una invocazione carica di consapevole rincrescimento; ancora, sopportava l’orrore della sua carne martoriata dalla forza del peccato, per acquisire il perdono per noi. L’apostolo Paolo descrive profondamente l’animo di Gesù: (II Ep. Corinzi 5:21) Colui che non ha conosciuto peccato, Egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in Lui. In quei due “diventare” sono racchiuse tutte le ore di sofferenze e di tormento costate all’Innocente, perché si realizzasse la Grazia per i peccatori. Ancora, (Ep. Ebrei 9:28) Così anche Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola per portare i peccati di molti, apparirà una seconda volta senza peccato.
  2. Il Giusto: la giustizia di Cristo risiede (semplificando), nelle mani di Dio Padre che l’ha ricevuta attraverso la redenzione del Figlio, Dio la proclama e l’attribuisce a chi vuole essere giustificato da Gesù per la fede. (Ep. Romani 3:25-26) Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue (di Cristo), per dimostrare la sua giustizia avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente, affinché Egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù. Riassumendo, Dio dichiara Giusto suo Figlio e vuole giustificare con quella giustizia, cioè estenderla e dichiarare adatto a vivere nel cielo per l’eternità, chi confessa il nome di Gesù con la fede, essere il suo personale Salvatore; sia i credenti vissuti nel tempo della pazienza di Dio cioè quelli specificati da Pietro in (I Ep. Pietro 1:10-11-12) quelli dello Spirito di Cristo che era in loro, e che con fede anticipatamente testimoniava delle sofferenze di Cristo e delle glorie che dovevano seguirle; sia quelli del tempo presente, cioè i rinnovati dal sacrificio della croce. Orbene, come visto, vi è un unico sacrificio lanciato verso due obiettivi: la liberazione delle anime fidenti del passato, dei patriarchi dell’antico patto, sia le anime credenti odierne, presenti fino al ritorno di Gesù dal cielo. Ora, dopo la discesa dello Spirito di Cristo, i credenti in Gesù, sono nella seguente condizione: (Ep. Galati 5:18) Ma se siete guidati dallo Spirito, non siete sotto la legge, e (Ep. Romani 8:14) Infatti tutti quelli guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio. Una eccelsa differenza si denota tra chi affannosamente cerca una salvezza propria con le opere della legge, e chi si avvale dell’opera gratuita del Salvatore, ricevuta in fede per Grazia.
  3. Messo a morte nella carne: anche qui dobbiamo raccogliere e assimilare i benefici di Cristo proposti in due direzioni, la prima per capire il valore del suo corpo, del suo sangue offerti per il cielo, e in secondo luogo recepire il senso profondo dell’offerta della sua carne per il mondo. Occorre ricordare l’insegnamento di Gesù intorno al suo corpo classificato come pane: (Ev. Giovanni 6:51) Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che Io darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo. Dunque il corpo di Gesù doveva divenire pane per il mondo, cibo per la fede dei credenti, (Ev. Giovanni 6:55) Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda, affinché (V. 58) chi mangia di questo pane vivrà in eterno. Perciò il significato è che chi riconosce Gesù pane cioè vita, e lo assapora con una comunione vivente nella fede, vivrà secondo la sua promessa nell’eternità, perché quel pane non si rafferma o scade nel nutrimento, ma è dichiarato vita per l’eternità. Poi quel corpo trafitto in croce dona un speranza certa, recepita e accolta già dal re Davide (Atti 2:27) E non permetterai che il tuo Santo veda la decomposizione (V.26) e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non lascerai l’anima mia nell’Ades. Teniamo presente la speranza di Davide che presagisce e gusta l’opera del corpo di Gesù, come sua garanzia nella resurrezione e nell’eternità. Ancora, Pietro afferma (I Ep Pietro 1: 3-4) ci ha fatto rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una eredità incorruttibile senza macchia e inalterabile.
  4. Vivente: subito viene in mente l’affermazione evangelica detta dall’angelo di non cercare il Vivente tra i morti, come dire Gesù non appartiene alla categoria dei morti, come ogni essere umano, ma dei risorti vivi. Infatti poco dopo la Scrittura soggiunge (Atti 1:3) ai quali dopo che ebbe sofferto, si presentò Vivente con molte prove, facendosi vedere da loro per quaranta giorni parlando delle cose relative al regno di Dio. Bisogna notare come l’argomento regno di Dio, non aveva cessato di esistere e di essere tema, proprio nei giorni della resurrezione, anche se il risultato certo, era già stato conseguito da Gesù e proclamato nel cielo. Dunque la manifestazione dell’opera del Salvatore continuava a essere argomento primario e non in disuso o messo da parte. Ma una sottolineatura rilevante era quella che il Salvatore Vivente in sintesi rappresentava cioè (I Ep. Corinzi 15:45) Così anche sta scritto; il primo uomo Adamo divenne anima vivente; l’ultimo Adamo è spirito vivificante. Dunque, Gesù secondo Adamo, cioè capostipite di una nuova generazione di credenti, è Colui che vivifica con il suo immane sacrificio, una stirpe di fedeli adatti a servire il Padre; (I Ep. Tessalonicesi 1:9) vi siete convertiti dagli idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero. Risalta inequivocabilmente come il Vivente con il suo sacrificio, abbia inaugurato per i credenti in Cristo, una via dichiarata: (Ep. Ebrei 10:20) per quella Via nuova e vivente, che Egli ha inaugurata per noi, attraverso la cortina vale a dire la sua carne. Orbene, i credenti in Gesù non solo servono Dio, ma un giorno saranno destinatari di un glorioso evento: (I Ep. Tessalonicesi 4:16-17) perché il Signore stesso con un ordine, con voce d’arcangelo e con tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo, poi noi viventi che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole a incontrare il Signore nell’aria e così saremo sempre con il Signore.
  5. Cristo predicatore: il rilievo che occorre dare alla predicazione è un risalto particolare; (I Ep. Corinzi 1:21) Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la sapienza, è piaciuto a Dio nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione. Dunque la predicazione è una attività benemerita nell’orizzonte divino, degna per non sottovalutarla; infatti l’apostolo Paolo ponendo un quesito, dichiara: (Ep. Galati 3:2) avete ricevuto lo Spirito (Santo) per mezzo delle opere della legge o mediante la predicazione della fede? E’ vero la predicazione del Vangelo cioè la narrazione dell’opera di Gesù Cristo, serve a convertire i cuori dal peccato e dalla morte, altresì per manifestare i sentimenti della fede. Lo Spirito Santo testimonia senza indugio il nostro stato di credenti o increduli, senza infingimenti di sorta. (I Ep. Corinzi 4:5) Finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce quello che è nascosto nelle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori. Perciò ricordiamo come la predicazione della Parola sia il veicolo che viene incontro a noi, per interrogarci sulla nostra posizione di peccatori costanti o di peccatori perdonati dal Vivente.
  6. Il Risorto: Paolo a riguardo della resurrezione affermava: (II Ep. Corinzi 4:14) Sapendo che Colui che risuscitò il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci farà comparire con voi alla sua Progetto ambizioso e glorioso quello di far comparire i credenti con Gesù, meritato solo per grazia divinamente dispensata a tutti i fedeli, assicurata dalla presenza dello Spirito Santo e dalla certificazione di quell’ordine, dalla voce e dalla tromba di Dio nel giorno di Cristo. Come altresì detto da Pietro e precedentemente citato, Dio salva per la resurrezione di Cristo, affermando di aver dato tutto il giudizio al Figlio nel giorno della resurrezione. Gesù ne aveva già parlato per Se e per altri in (Atti 26:23) Che il Cristo avrebbe sofferto e che Egli il primo a risuscitare dai morti, avrebbe annunziato luce al popolo e alle nazioni. Ancora, (Ev. Matteo 12:41) I Niniviti compariranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona; poi (Atti 10:42) E ci ha comandato di annunziare al popolo e di testimoniare che Egli è Colui che è stato costituito giudice dei vivi e dei morti. Purtroppo alcune persone non credono affatto alla resurrezione, forse alcuni altri tremano dall’insicurezza che l’avvenimento avvenga sul serio; la Bibbia dice perentoriamente: (I Ep. Corinzi 15:20-21-22) Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono morti, infatti poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la resurrezione dei morti, poiché come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati. Dunque possiamo essere certi della resurrezione e del futuro giudizio equanime di Cristo Gesù.(Ev. Giovanni 3:18) Chi crede in Lui non è giudicato; chi non crede in Lui è già giudicato perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
  7. L’Asceso: il Signore Gesù come già accennato, aveva parlato della sua ascensione proprio quando si era rivelato come pane celeste per l’anima del credente e così è; in seguito con un ragionamento ancora più spirituale affermava (Ev. Giovanni 6:62-63) E che sarebbe se vedeste il Figlio dell’uomo ascendere dov’era prima? E’ lo Spirito che vivifica; la carne non è di alcuna utilità; le Parole che vi ho dette sono Spirito e Vita. Orbene, la Bibbia assicura che Gesù è asceso (Ep. Efesini 4:8) Per questo è detto: Salito in alto Egli ha portato con se dei prigionieri e ha fatto dei doni agli uomini. Nella sua ascensione al cielo dopo la morte, Gesù porta con se anime sue prigioniere, come il ladrone e dispensa dei doni spirituali ai credenti, ma occorre rimarcare che non viene specificato dettagliatamente il tempo della distribuzione dei doni; viene risaltato solo l’accumulo dei doni nelle mani del Signore, anche se traspare una qualche efficace ripartizione, ben documentata da (Ev. Luca 14:10) Amico sali più su o (amico vieni più avanti) L’ascesa promessa era già stata annunziata in (Ev. Giovanni 20:17)Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro.

L’analisi dei due passi

Orbene, queste riflessioni proposte, spero abbiano aperto il pensiero sull’identità e sull’opera di Gesù Cristo, per passare all’analisi dei due passi citati all’inizio. Occorre fare però ancora una premessa partendo dall’affermazione vista, cioè dai prigionieri e dai doni,  ripercorrendo le tappe della morte e dell’ascesa del Signore:

  1. Gesù muore: (Ev. Luca 23:46) Gesù gridando a gran voce disse: Padre nelle tue mani rimetto lo spirito mio. Detto questo spirò.
  2. Gesù entra nel cielo:(Ep. Ebrei 12:24) A Gesù il Mediatore del nuovo patto e al sangue dell’aspersione che parla meglio del sangue d’Abele. (Ep. Ebrei 9:14) Quanto più il sangue di Cristo che mediante lo Spirito Eterno offrì se stesso puro di ogni colpa a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte.
  3. Gesù è vittorioso: (Ep Romani 7:24) Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?(I Ep. Corinzi 15:54-55-57) La morte è stata sommersa nella vittoria, oh morte dov’è la tua vittoria? o morte dov’è il tuo dardo? Ma ringraziato sia Dio che ci da la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo.
  4. Gesù padrone della morte e dell’Ades: (Apocalisse 1:17-18) Non temere Io sono il primo e l’ultimo e il Vivente. Ero morto ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli e tengo le chiavi della morte e dell’Ades.
  5. Gesù manifesta il suo vittorioso potere ai disubbidienti dell’Antico Patto:(I Ep Pietro 3:18-19) Reso vivente quanto allo spirito e in esso andò a predicare agli spiriti trattenuti in carcere
  6. Gesù libera le anime dell’antico Patto: (Ep. Efesini 4:9) Ora questo “è salito” che cosa vuol dire se non che egli era disceso nelle parti più basse della terra.(V.8) Egli ha portato con se dei prigionieri.
  7. Gesù accumula doni, prepara lo Spirito Santo con i doni per distribuirli, risorge con il suo corpo proponendo così la resurrezione come tema della predicazione. (I Ep. Corinzi 12:11) ma tutte queste cose le opera quell’unico e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole. (Atti 2:24) Dio lo risuscitò avendolo sciolto dagli angosciosi legami della morte, perché non era possibile che Egli fosse da essa trattenuto.(Atti 2:32-33) Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato, di ciò noi tutti siamo testimoni; Egli dunque, essendo stato esaltato dalla destra di Dio e avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, ha sparso quello che ora vedete e udite.(Atti 5:31) e lo ha innalzato con la sua destra costituendolo Principe e Salvatore per dare ravvedimento a Israele e perdono dei peccati.

Il mondo dei trapassati

Nell’immaginario collettivo si è fatto strada il pensiero che le anime dei defunti possano essere traslate da un posto all’altro, a piacimento degli uomini, che in virtù di autoassoluzioni e di meglio imprecisati poteri, possono con i loro riti e il denaro dei parenti, trasferire gli spiriti in vari luoghi del cielo o mutarne i destini. Questi pseudo trafficanti di anime si avvalgono dell’ignoranza delle Sacre Scritture riscontrata nella maggior parte degli uomini, che sono sempre pronti ad ascoltare questi mestatori di false dottrine, che tornano a loro beneficio, procurando ingenti risorse finanziarie gratuite. Purtroppo la situazione è ben diversa perché nessuno può interferire nel mondo dei trapassati. Sovente si sente dire a proposito dei defunti, che sono presenti vicini ai vivi sulla terra, che li proteggono, li sorvegliano dai mali e li accudiscono con amore. La Bibbia dice cose differenti: (Ev. Luca 16:23-26) E nell’Ades essendo nei tormenti, alzò gli occhi e  vide da lontano Abramo e Lazzaro nel suo seno… Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possono, ne di là si passi da noi.

Dunque è escluso lo spostamento di spiriti di coloro che sono in carcere o nell’Ades, come accennava Pietro nel suo passo e che abbiano facoltà di essere traslati. Il racconto precisa altresì l’esclusione di rapporti tra il defunto e i fratelli rimasti in terra, perché il ricco chiede per comunicare con i familiari, la mediazione di Abramo. La risposta perentoria di Abramo (V. 30) era: non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita. Quindi è accertata la non comunicabilità tra il mondo dei morti e il mondo odierno; oltretutto vi è da sottolineare che questo episodio, è uno spaccato di realtà a noi precluso sindacare e accedervi, raccontato solo per grazia da Gesù, perché ora i morti dormono quindi sono incoscienti, (I Ep. Tessalonicesi 4:13) Fratelli non vogliamo che siate nell’ignoranza riguardo a quelli che dormono affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Orbene, tornando al versetto della predicazione di Gesù nell’Ades o carcere, Lui manifesta a quelle anime che avevano rifiutato la predicazione di Noè, che per loro non v’era alcun rimedio e che il suo sacrificio non li liberava, come invece avveniva per i fedeli patriarchi e profeti cioè fino a Giovanni Battista.

Quindi quella predicazione a contrario dell’Evangelo, non liberava i morti, ma li rendeva edotti sulla verità del messaggio rifiutato che era evidentemente vero e pregno di vita; occorreva solo crederlo ma ormai il tempo della Grazia era scaduto da secoli. In quel lasso di tempo della predicazione di Cristo nell’Ades, il giusto giudizio di Dio veniva evidenziato con somma giustizia: (II Ep. Pietro 2:9) e riservare gli ingiusti per la punizione nel giorno del giudizio. Altresì quell’apparizione di Cristo significava la presa di possesso delle chiavi (Apocalisse 1:18) tengo le chiavi della morte e dell’Ades, e l’acquisizione di una voce distinguibile come un suono di tromba (Apocalisse 1:10) e udii dietro a me una voce potente come il suono di una tromba. Questa sarà la stessa voce utilizzata alla resurrezione per radunare i credenti in gloria. Il secondo versetto di Pietro invece, chiarisce come l’Evangelo viene predicato a tutti gli uomini spiritualmente morti nei loro falli e nei loro peccati; quelli che vogliono rinunciare al tempo dell’incredulità  e delle passioni per volgersi alla volontà di Dio, possono perciò vivere mediante la vita dello Spirito, e con l’annunzio servire Dio, mettendo a frutto i doni ricevuti per il bene dei credenti.

Conclusione

Molte persone non considerano la bontà di Dio dopo esserne venuti a conoscenza o in contatto: (II Ep. Pietro 2:21) Perché sarebbe stato meglio per loro non aver conosciuto la via della giustizia, che dopo averla conosciuta voltar le spalle al santo comandamento che era stato dato loro. Ancora,  (II Ep. Tessalonicesi 2:10) Con ogni tipo di d’inganno e d’iniquità a danno di quelli che periscono, perché non hanno aperto il cuore all’amore della Verità per essere salvati. Noi speriamo ardentemente che i nostri lettori possano sempre più scoprire l’insegnamento della Bibbia, per esserne dalla stessa assicurati in dottrina e edificati nella fede, in attesa del suono dell’ultima tromba

Ferruccio IEBOLE

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