IL DISEGNO BENEVOLO

 

prima del testo dell’articolo una comunicazione:

 

Per chi lo desidera è disponibile il vol. 4 che raccoglie i nuovi articoli di Ferruccio Iebole. Il volume e la spedizione sono gratuiti e disponibile per tutti coloro che ne faranno richiesta qui, su fb, su info@lamostradellabibbia.com o 3334371113 (Corrado)

Sono disponibili ancora alcune copie del vol. 1  , vol. 2 e vol. 3  (anch’esse gratis)

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Paolo, l’Apostolo delle genti nella lettera agli Efesini afferma: (Efesini 1:8) Egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà secondo il disegno benevolo che aveva prestabilito dentro di Se.

Dunque abbiamo la facoltà concessa da Dio stesso di entrare con somma riverenza nel pensiero divino più recondito, quindi di esplorarlo come misterioso, ma declinato per la Sua Grazia, per capire la sua volontà nascosta nei secoli, ora rivelata mediante lo Spirito Santo mandato apposta per la rivelazione e l’esaltazione del Figlio di Dio, Gesù che libera dall’ira a venire, preordinata per chi rifiuta di credere a ciò che Dio afferma nella sua Parola.

E’ vero, vi sono dei tempi prestabiliti immaginati e voluti dal Signore che detiene nelle sue possenti mani ogni minimo secondo e attimo, che concorrono tutti a formare la sua volontà, a spandere sul mondo una sapienza invisibile e astrusa, per chi non entra e non se ne occupa di varcare la soglia del disegno benevolo.

Un piano di redenzione.

Il peccato di Adamo aveva rovinato il mondo creato, ma antecedentemente il rimedio da parte di Dio era già stato preparato e risolto avanti la fondazione del mondo, con la disponibilità del Figlio a farsi carico della ricomposizione della comunione tra il Creatore e la creatura. Perciò dirà ancora Paolo: (Ep. Efesini 1:10)  Per realizzarlo quando i tempi fossero compiuti; Esso consiste nel raccogliere sotto un solo Capo, in Cristo, tutte le cose che sono sulla terra. Orbene quando è stato pensato questo progetto di salvezza, di ristabilimento e di regno per il Signore Gesù? La Bibbia ci viene in soccorso, ricordando la dichiarazione echeggiata nel cielo, cioè nella presenza di Dio e ribadita quando Gesù entra nel mondo, per assumere il compito di espletare la volontà di salvezza divina in favore dei peccatori: (Ep. Ebrei 10:7) Allora ho detto. Ecco Io vengo (nel rotolo del libro è scritto di me) per fare o Dio, la tua volontà. Pertanto nulla è lasciato al caso o all’improvvisazione, si fa riferimento a una volontà scritta, conservata dalla scrittura inalienabile dello Spirito Santo e  realizzata da Gesù  in conformità a quella  indelebile vergata, leggibile e riposta nello scrigno della Sapienza e  della Grazia. Gesù assumendo l’onere  di compiere la volontà divina e di dimostrarla lentamente in terra con un ministerio misericordioso, si rifaceva a quel disegno dicendo: (Ev. Giovanni 4:34) Gesù disse loro: il mio cibo è di far la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere l’opera sua. Possiamo affermare che questa volontà è stata sempre determinante e punto di riferimento per il Salvatore, evento da cui non ha mai deviato e che è stato continuamente davanti agli occhi suoi. Ancora un passo (Ev. Giovanni 6:38-39) Perché Io son disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato. Questa è la volontà di Colui che mi ha mandato: che Io non perda nessuno di quelli che mi ha dati, ma che li risusciti nell’ultimo giorno. Se il verso citato ci avvisa di una resurrezione, ci rivela altresì la chiave per usufruire e partecipare a questo straordinario evento: (Ev. Giovanni 6:40) Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in Lui, abbia vita eterna; e Io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

Orbene comprendiamo che la volontà divina consiste e si forma nella contemplazione del Figlio. Possiamo domandarci, questa contemplazione quanto durerà? Indubbiamente la risposta è chiara, tutta l’eternità! Ma per accedere e rientrare nella volontà divina di risorgere e incontrare il Salvatore occorre un tempo più limitato, cioè quello che maturi la fede evangelica e che il cuore del peccatore si lasci attrarre dalla contemplazione del Figlio, il quale vuole dare speranza di vita eterna a tutti durante la nostra passeggera esistenza in terra.

Da dove parte la contemplazione del Figlio.

Molti potrebbero essere gli spunti di partenza per accedere a questa visione benedetta del Figlio, che non è muta o silente ma eloquentissima, infatti in: ( Ep. Ebrei 1:2) In questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio che Egli (Dio) ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi. Pertanto abbiamo un Figlio che parla un linguaggio celeste, d’amore e di pietà, parole da intendere per la fede e con il cuore, dove la nostra intelligenza viene sorpassata da una sapienza superiore e deve sottostare surclassata da una pregnante meraviglia. La contemplazione del Figlio dunque parte dall’identificazione della sua origine, una materia che se fosse lasciata all’arbitrio degli uomini peccatori e finiti, arriverebbero sicuramente a risultati erronei e magari blasfemi, come sovente approdano alcuni, bestemmiando. E’ vero senza la luce dello Spirito Santo, teologi, studiosi religiosi ed eruditi biblici ormeggiano il loro presunto sapere nelle tenebre, provando un piacere ibernante nelle loro conclusioni, non scorgendo i frutti della contemplazione, ne tantomeno la figura di Gesù, che attraverso la gioia dello Spirito li dovrebbe convincere di essere nella Verità. Invece rimestano scorrettamente in conclusioni sbagliate e si compiacciono nell’ errore da diffondere ad altre schiere di adepti illusi dalla sapienza umana.

E’ lo stordimento dell’Avversario quello che offusca e annebbia la mente di molti, che si crogiolano nelle loro conclusioni di aver volontariamente sminuito l’origine del Figlio. Io penso che a buon intenditor bastino poche parole come recita il comune proverbio. Sono certo che chi contempla il Figlio con viva fede, dopo il necessario scontro con l’insinuante errore sussurrato piacevolmente dal Maligno, sia rinfrancato proprio dalla contemplazione e dallo scoprire come il disegno benevolo, abbia in se stesso una carica prorompente per introdurre nella Verità e nella certezza, partecipando la rivelazione di Colui che parla sempre con dolcezza e misericordia.

Dunque l’assicurazione sull’origine del Figlio non deriva da elaborazioni dottrinali di uomini che irretiscono altri, chiusi alla lezione dell’Evangelo, ma viene dispiegata dal Signore Gesù stesso in quanto parla dal cielo, seduto alla destra della Maestà nei luoghi altissimi come soggiunge (Ep. Ebrei 1:3). Si, sarebbe impensabile e incomprensibile che Colui il quale sostiene tutte le cose con la sua potente Parola, accomunata alla gloria e allo splendore, fosse muto, impenetrabile e non rivelasse a chi Lo contempla la sua origine e la sua volontà. ( Ev. Giovanni 1:1) Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio e la parola era Dio. Ancora ( Ep. Ebrei 1: 8) Parlando del Figlio dice: Il tuo trono, o Dio, dura di secolo in secolo e lo scettro del tuo regno è uno scettro di giustizia, infine, ( Ep. Filippesi 2. 6-7-8) Il Quale essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa da aggrapparsi gelosamente, ma  spogliò se stesso, prendendo forma di servo divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come uomo umiliò se stesso  facendosi ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce. Bastano questi tre passi per definire il Figlio di Dio? Si, anche uno solo sarebbe sufficiente, se è accompagnato dall’azione dello Spirito Santo; oppure neanche centomila sarebbero adeguati per un cuore incredulo e riottoso alla Verità.

Esteriormente come uomo.

 Non sorge nessun dubbio che un cuore aperto alla contemplazione del Figlio, non avvezzo o assuefatto all’errore, si realizzi  completamente nelle parole fedeli che convincono sull’origine divina di Gesù, proprio per la testimonianza della Scrittura e della voce di Cristo. Vedere esteriormente l’uomo Gesù vuol dire che nell’interno il suo Spirito conservava la sua natura divina, deposta per certi versi, ma di riflesso presente e operante attraverso i miracoli che in sintonia con il Padre operava, per avvalorare il benefico disegno della Redenzione. (II Ep Corinzi 5: 19) Infatti Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo non imputando agli uomini le loro colpe e ha messo in noi la Parola della riconciliazione.  

L’epistola ai Romani ci soccorre ancora con un pensiero molto preciso (Ep. Romani 1:4) Dichiarato Figlio di Dio  con potenza secondo lo Spirito di santità, mediante la resurrezione dai morti; cioè Gesù Cristo nostro Signore. Analizzando il passo emerge che Gesù nostro Signore, deve essere prima di tutto il mio Signore il quale ho contemplato e ho stabilito un rapporto di fede, perché mi parli secondo il suo linguaggio d’amore e di rivelazione. Fissato questo,  occorre sottolineare  come la santità di Gesù Cristo nella prova della Redenzione, è quella che sostiene la conferma del titolo Figlio di Dio a cui rendono testimonianza il Padre, la Parola, lo Spirito, i discepoli, i profeti, Paolo e i credenti di ogni epoca. 

Si, perché dichiarare Gesù Figlio di Dio fa parte della nostra confessione di fede, non quella scritta su un foglio o un registro qualunque di chiesa, ma nel rotolo della vita celeste conservato nei cieli.

Ancora è la santità di Gesù che permette di perdonare i peccatori e di risorgerli a nuova vita appunto in Cristo con il consenso attivo del Padre e dello Spirito, che suggella la proprietà divina del peccatore perdonato. Ora chi ha creduto può presentarsi davanti a Dio come un morto fatto vivente: (Ep. Romani 6: 13) ma presentate voi stessi a Dio, come dei morti fatti viventi e le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio. Se siamo invitati alla presenza di Dio, temo che le membra di coloro i quali hanno dubbi sull’ identità divina di Gesù il Figlio, possano realizzare nella loro vita di essere strumenti di giustizia, indirizzati al cielo. Forse avranno altre mire o altri scopi, ove la carne (per utilizzare una parola biblica) ha altri propositi.

Probabilmente avranno un seguito vertiginoso nei numeri di seguaci, molti entusiastici di poter vantare di essere liberi dalla giustizia di Dio, tante persone  franche di realizzare i loro sogni senza i vincoli della Parola. La Scrittura ci ricorda invece (Ep. Romani 6:22) ma ora liberati dal peccato e fatti servi a Dio, avete per frutto la vostra santificazione e per fine la vita eterna. Che meravigliosa posizione si trovano i contemplatori di Gesù, sono fatti servi a Dio come Lui e tengono allo scopo di santificarsi, anche se sono già stati salvati e adatti a ereditare, passando per la resurrezione, l’eredità proposta dal disegno benevolo divino. Dunque essendo in compagnia di uno stuolo di contemplatori portiamo e non allontaniamoci da questa benedetta visione in vista del nostro appagante incontro con Gesù.

Ferruccio Iebole

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