IL SIGNORE CONOSCE QUELLI CHE SONO SUOI

prima del testo dell’articolo una comunicazione:
 
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foto vol.3

Questa considerazione citata da Paolo nella II Lettera a Timoteo, capitolo due e versetto diciannove, ci fa partecipi di una verità incontrovertibile nel panorama della salvezza e della fede, ci sprona alla verifica  per vedere da che parte siamo,  per invocare il nome del Signore con quelli che possiedono un cuore purificato dalla fede e dalla Verità della Parola di Dio. Invocare il nome del Signore vuol dire aver bisogno di affidarci alle sue cure costanti e pressanti per conoscerlo sempre di più e per camminare con Lui nei paschi erbosi delle Sacre Scritture. E’ vero, la sua cura conduce l’anima a sperare continuamente in Lui e a ricordarsi delle sue durevoli promesse, Si, ricordare è un verbo ricorrente in questa epistola perchè l’uomo si dimentica; i benefici ricevuti nella Grazia, sembrano acquisiti per sempre e a nostra insindacabile disponibilità. Invece sono favoriti dalla misericordia e dalla pietà divina.

Si ritragga dall’iniquità chiunque pronunzia il nome del Signore.

E’ il seguito di questo versetto diciannove che si lega in modo stretto nella testimonianza di chi professa di conoscere Gesù, ed è invitato a  dare dimostrazione evidente di sottomissione alla dottrina cristiana. Questa frase è dunque una conclusione piena di forza ed un invito a far valere l’ubbidienza in modo palese, per essere d’ incoraggiamento ad altri. Timoteo era consigliato da Paolo che con la sua esperienza di vita, sia nella maniera pratica che in quella spirituale, poteva indirizzare l’allievo in un cammino più preciso per evitare delusioni o difficoltà. Per questo motivo l’Apostolo elenca una serie di comportamenti da tenersi per la buona reputazione di chi testimonia e predica:

  1. Sforzati di presentarti a Dio come uomo fidato ( V.15)
  2. Un operaio che non abbia di che vergognarsi (V. 15)
  3. Che dispensi rettamente la Parola della verità (V. 15)
  4. Evita le chiacchere profane (V.16)
  5. Ribadisci il solido fondamento (V.19)
  6. Conservati puro, preparato per ogni buona opera (V.21)
  7. Fuggi le passioni giovanili , evita le dispute stolte( V. 22-23)

Veramente un fondamento di buoni indirizzi utili per glorificare il Salvatore  e rendergli lode e omaggio per tutta l’opera sua. Dunque nella figura idealizzata da Paolo vi era un Timoteo presente come un uomo fidato, di cui poter dare credito e fare affidamento per le qualità dei doni ricevuti, che non l’avrebbero mai posto in situazioni di pericolo per la fede professata. Quindi nessuna vergogna per non incorrere in una balbettante ed insicura proclamazione del verbo di salvezza, o un’accusa di comportamento non lineare. Quando si pensa a quanti ancor oggi predicano magari con successo, per un pubblico religioso di superficiali e dentro nascondono cose da vergognarsi, v’è da restare allibiti. Non è così per Timoteo, cristallino e trasparente perché dispensa rettamente la Parola di Dio, non anteponendo limitazioni umane sulla Grazia e sulla croce. La sua è una proclamazione incentrata sul sacrificio di Cristo che risulta unico Mediatore tra Dio e gli uomini. Ci rendiamo conto che insistiamo con i nostri lettori su questo aspetto di Gesù Mediatore Unico, ma sentiamo che la qualifica divina non è molto compresa.

Quando le dispute non servono a nulla.

Ancora, una particolare attenzione viene riservata da Paolo per evitare di farsi trascinare in chiacchere profane che inaspriscono, sono inconcludenti e producono  una forma di cancrena che infetta il corpo. L’empietà è il terreno inquinato dove si sviluppa questa forma di contagio. Invece per contrastare  questi inutili argomenti, occorre ribadire il solido fondamento, che il Signore conosce i suoi e li protegge con la sua potente mano.

Ancora, una distinzione rimarchevole sta nel servizio per il Signore, bisogna essere dei vasi disposti per un uso nobile  e puro, per l’esercizio del Padrone e preparati per ogni buona opera. Qui c’entra l’ubbidienza alla volontà divina del Redentore. Infine, ultima raccomandazione di questo paragrafo, fuggire le passioni giovanili, avanzanti per l’inesperienza del corpo e della mente, ed evitare le dispute stolte e insensate che coinvolgono e producono contese tra le persone. Magari erano iniziate con argomenti interessanti, forse spirituali, ma quando l’ubbidienza alla Parola è messa da parte e viene ribadito piuttosto il puntiglio, tutto crolla in polemiche inutili.

La salvezza che è in Cristo Gesù insieme alla gloria eterna.

Questa affermazione (I Ep Timoteo 2: 10) argomenta come quelli fuggiti alle passioni giovanili si comportano:

  1. Ricercano giustizia, fede, amore e pace (V.22)
  2. Invocano il Signore (V. 22)
  3. Evitano dispute (V.23)
  4. Sono servi del Signore per cui non litigano (V.24)
  5. Sono miti e capaci di insegnare con pazienza ( V. 24)
  6. Devono istruire con mansuetudine (V. 25)
  7. Strappare tramite la Verità quelli caduti nel laccio del Diavolo (V.  26)

Questo secondo elenco di consigli che Paolo avanza per Timoteo, serve per una ulteriore sottolineatura  per chi invoca il nome del Signore e a cui deve attenersi. E vero, quando viene esposto il nome di Gesù occorre essere cauti perché le persone non bestemmino per ignoranza o per motivi provocati da credenti superficiali. Perciò antidoti a questi comportamenti sono la giustizia, la fede, l’amore e la pace come sopra accennato per verificare se queste virtù albergano nel cuore dei credenti. Chi invoca il nome del Signore sa che queste sono le armi pacifiche della convinzione, per divenire degli uomini fedeli e servi utili del Signore.

Una lotta per liberare chi è prigioniero nel laccio diabolico e infernale.

(I Ep. Timoteo 2:25-26) Nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la Verità. In modo che rientrati in se stessi, escano dal laccio del diavolo che li aveva presi prigionieri perché facessero la sua volontà.

Timoteo, come accennato, è paziente nell’insegnare e nell’istruire nella Verità che è Gesù Cristo. Vi sono delle persone che sono già state avvicinate dall’Evangelo, ne hanno gustato la bellezza e capito la proposta di salvezza. Poi per vari motivi sono entrati in un laccio del diavolo e sono tenuti prigionieri. Forse raggiunti ancora dalla predicazione potrebbero ritornare in se stessi come il figliol prodigo, che interruppe quella volontà mortale tornando a casa. Occorre però “riconoscere” cioè conoscere nuovamente, ma in maniera diversa dalla prima volta, perché la Grazia faccia effetto e la Verità torni a splendere nel cuore. Il ravvedimento  per riconoscere la Verità dipende dallo Spirito Santo che sa, se vi è ancora modo e spazio per la riconciliazione.

Paolo affermava la Parola non era incatenata (V. 9) anzi liberava  dalle catene e dall’oppressione del diavolo, affinchè  molti conseguano la salvezza che è in Cristo Gesù insieme alla Gloria eterna. Si, il Signore se viene invocato con fede risponde e libera dal Distruttore. Paolo nell’esaltazione della potenza del Vangelo concludeva in: (I Ep. Timoteo 3:16) Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere a educare alla giustizia. Orbene, sarebbe profittevole che chi legge la Bibbia, sentisse efficaci queste quattro azioni benefiche, che la Sacra Scrittura propone ai lettori attenti. Noi auspichiamo che i nostri amici lettori di questa note, trovino nella Parola di Dio risorse spirituali per raggiungere la certezza della vita eterna in Gesù. Un saluto sincero e amichevole a tutti.

Ferruccio Iebole.

 

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