la grande svolta: i caratteri mobili

La grande svolta del Sec. XV: la stampa a caratteri mobili

A Gutemberg, tecnico tedesco, va attribuita l’invenzione della stampa a caratteri mobili metallici (chiamati “tipi”, da cui deriva la parola “tipografia”). Era da poco passato l’anno 1450, e si poteva ben dire che stava finendo un’epoca. Finalmente, non sarebbe più stato necessario copiare a mano i testi, con un lavoro lunghissimo e costoso.

Col nuovo metodo, una volta composte la matrici, si sarebbero ottenute meccanicamente innumerevoli copie, tutte uguali e a basso costo. E non fu certo (da nessun punto di vista) che il primo libro stampato sia stata proprio la Bibbia. Da quel giorno ne sono state stampate, in tutte le lingue, milioni e milioni di copie. Ci è caro riportare qui le parole che scrisse il Gutemberg in occasione di quel grande fatto storico:

Dio soffre perché una grande moltitudine di persone non può essere raggiunta per mezzo della Parola Sacra: la Verità è prigioniera in un piccolo numero di manoscritti che racchiudono tesori. Rompiamo dunque il sigillo che li lega, diamo ali alla Verità! Che essi non siano più scritti a mano con grandi costi, per mezzo di mani che si affaticano; ma che essi volino, moltiplicati da una macchina che non si stanca; e che la Parola di Dio raggiunga tutti gli uomini!”.

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riproduzione di una pagina  della Bibbia di Gutemberg

In effetti Gutemberg aveva capito che la Provvidenza divina l’aveva fatto partecipe di uno dei più grandi eventi della storia del mondo. Stava terminando il Medioevo ed iniziava l’Evo Moderno. (la data convenzionale del passaggio viene posta dagli storici qualche anno dopo, nel 1492, anno della scoperta dell’America)

Comunque, l’invenzione della stampa fu una svolta enorme, per la civiltà ed il costume degli uomini, di portata veramente eccezionale, confrontabile solo con le più grandi innovazioni della nostra era industriale. E per la diffusione della Bibbia fu l’inizio di un processo a valanga, che nel corso dei secoli seguenti avrebbe assunto dimensioni colossali.

La Bibbia stampata da Gutemberg fu la “Vulgata”, cioè la versione latina fatta da Girolamo. Per dare un’idea, soprattutto al lettore non specializzato, di come fossero duri quei tempi, diremo che di quella famosa edizione, di cui avevano parlato i contemporanei, soltanto tre secoli dopo, e cioè nel 1763, ne venne identificata e per la prima volta descritta una copia. Capitò al grande libraio parigino De Bure di scoprirla per  “puro caso” – così disse lui – nella Biblioteca Mazzarina (da cui il nome di “Bibbia Mazzarina”).

Dopo averla studiata a fondo egli si compiacque di poter offrire la prova che questa edizione esisteva davvero, smentendo i molti che fino allora l’avevano ritenuta una chimera. Gli esemplari della Bibbia Mazzarina oggi noti sono pochissimi; uno di essi è gelosamente custodito nella Biblioteca Vaticana.

La Mostra della Bibbia si vanta tuttavia di poter presentare al pubblico un’edizione solo di pochi anni posteriore, un “incunabolo” del 1482. (foto sotto)

Come tutte le Bibbie tedesche del Quattrocento anche questa è “in folio” (cm 31×22) e in carattere gotico.

Il testo, ridotto ad un piccolo riquadro in caratteri abbastanza grandi e leggibili, è rinchiuso sui quattro lati dal commento in caratteri più piccoli e in linee più fitte, proprio come avveniva nei codici manoscritti del Medioevo. All’inizio del testo si nota un riquadro bianco, che avrebbe dovuto essere riempito da una iniziale maiuscola miniata.

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