TORNARE INDIETRO (seconda parte)

 Essersi allontanati da Dio, essersi persi per strade diverse può portare a una profonda frustrazione, ad un senso di fallimento, di vuoto e di dolore. Forse non ne saremo subito consapevoli, ma questo non toglie che c’è qualcosa che non va, che c’è un male che va guarito. Ed è esattamente di questo che parla Dio a chi si è allontanato da lui: Io guarirò la loro infedeltà, io li amerò di cuore, poiché la mia ira si è distolta da loro. (Osea 14:4); Tornate, figli traviati, io vi guarirò dei vostri traviamenti! (Geremia 3:22a).

Questo è il prossimo passo: lasciare che Dio inizi in noi un’opera di guarigione. Talvolta può essere un percorso lungo, ma dobbiamo aver pazienza con noi stessi e permettere a Dio di agire pienamente nella nostra vita. Ci sono ferite, vecchie e nuove da curare, parti da asportare. Non possiamo aspettarci di avere subito tutta la forza, tutta la volontà, tutta la fede, per smuovere le montagne. Non possiamo pretendere di avere tutto chiaro davanti a noi. Prima dei passi successivi, da fare sempre con la sua forza e il suo sostegno, dobbiamo solo lasciare che sia Lui a ricostruire i pezzi della nostra vita. Dobbiamo fidarci di Dio.

E dopo aver realizzato che Dio ci invita a tornare a Lui, che Lui vuole che noi torniamo, che è felice per questo, che è pronto a riaccoglierci e a perdonarci, dobbiamo capire che l’aver scelto, per un tempo, che la nostra vita la dovevamo guidare solo noi, seguendo prima i nostri desideri, le nostre aspirazioni, senza cercare prima la sua volontà per la nostra vita, è stato un grave errore. Certamente i fattori che hanno portato all’allontanamento possono essere tanti e diversi. Possono essere stati anche in parte innescati da altre persone, anche molto vicine a noi, ma questo non toglie che l’allontanamento, in primo dalla fonte della vita, sia comunque sbagliato.

Se vogliamo che Dio ci guarisca dobbiamo quindi riconoscere il nostro errore, riconoscere di essere malati: Soltanto riconosci la tua iniquità: tu sei stata infedele al SIGNORE, al tuo Dio… e non hai dato ascolto alla mia voce”», dice il SIGNORE (Geremia 3:13).

Come la conversione comporta anche una confessione verbale (Romani 10:9-10), così anche la richiesta del perdono comporta una confessione (1 Giovanni 1:9). E allo stesso modo anche il ritornare a Dio prevede un’ammissione in preghiera del proprio peccato. Così fece il figliol prodigo: Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: ‘Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi’”. Egli dunque si alzò e tornò da suo padre (Luca 15:18-20a)

Il figliol prodigo si alza, non rimane chiuso nel suo stato, si muove, agisce. Poi va dal padre, va finalmente verso la direzione giusta. E quindi confessa il suo peccato. Colui che è sulla strada del ritorno capisce e riconosce pienamente il suo errore e allo stesso tempo vede in Dio l’unico che può tirarlo fuori da quella situazione. Così fece Israele: «Eccoci, noi veniamo da te, perché tu sei il SIGNORE, il nostro Dio. Certo, è vano il soccorso che si aspetta dalle alture, dalle feste strepitose sui monti; certo, nel SIGNORE, nel nostro Dio, sta la salvezza d’Israele. La vergogna ha divorato il prodotto della fatica dei nostri padri, sin dalla nostra giovinezza: le loro pecore e i loro buoi, i loro figli e le loro figlie. Noi abbiamo la nostra vergogna come giaciglio e la nostra infamia come coperta, poiché abbiamo peccato contro il SIGNORE, il nostro Dio: noi e i nostri padri, dalla nostra infanzia sino a questo giorno; non abbiamo dato ascolto alla voce del SIGNORE, il nostro Dio». (Geremia 3:22b-25)

Ecco allora che la garanzia del perdono, del ristabilimento, della guarigione spirituale è per tutti coloro che agiscono in questo modo: se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e si converte dalle sue vie malvagie, io lo esaudirò dal cielo, perdonerò i suoi peccati e guarirò il suo paese. (2 Cronache 7:14).

Sì, c’è una strada per tornare a Dio, a un Padre che è pronto a fare festa per il ritorno di un figlio, una gran festa: perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato”. E si misero a fare gran festa. (Luca 15:24). (continua)

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