NESSUNO PARLO’ COME QUEST’UOMO

prima del testo dell’articolo una comunicazione:

 

Per chi lo desidera è disponibile il vol. 3 che raccoglie i nuovi articoli di Ferruccio Iebole. Il volume e la spedizione sono gratuiti e disponibile per tutti coloro che ne faranno richiesta qui, su fb, su info@lamostradellabibbia.com o 3334371113 (Corrado)

Sono disponibili ancora alcune copie del vol. 1  e vol. 2 (anch’esse gratis)

 

E’ vero nessuno ha parlato come Lui, nessuno ha pronunziato parole, frasi come Lui, per intensità, per progetti, per sapienza e per grazia. Preghiamo affinchè i nostri lettori possano fare la medesima esperienza leggendo la Bibbia, testo insostituibile per giungere alla comprensione della Verità, cioè la conoscenza personale del Signore Gesù Cristo.

L’affermazione di (Ev. Giovanni 7:46) Nessuno parlò come quest’uomo, da parte dei soldati ci conferma una verità indiscutibile. E’ vero, i militi non erano i più adatti o i più idonei a dare un giudizio così categorico su ciò che avevano ascoltato. Quali erano le conoscenze di questi rozzi personaggi per poter affermare un parere così perentorio? Dio sovente opera con altri parametri (I Ep. Corinzi 1:27-28-29) Ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno si vanti di fronte a Dio.Dunque quel caso rientrava in una attestazione di Verità che sorpassava l’episodio in se stesso. Possiamo dire la stessa cosa per chi si appropria di quella realtà e con fiducia nel Signore Gesù vuole ascoltare le parole, che solo Lui può dire al cuore e alla mente del peccatore. Gesù possiede le Parole e le frasi di vita eterna  e le vuole dispensare a chi si avvicina a Lui con fede.

Il verbo abbandonare.

Possiamo pertanto pensare e certificare che nessuno ha mai dichiarato frasi come Gesù ha detto:( Ev. Matteo 27:46)E verso l’ora nona, Gesù gridò a gran voce Eli, Eli Lamà sabactanì? cioè Dio mio, Dio mio,perché mi hai abbandonato? Non v’è nessun altro uomo che ha potuto pronunciare o ripetere queste parole, in tutta la storia del genere umano, ed essere testimone concreto e sofferente di questo abbandono. Il verbo abbandonare è importante; non significa solamente lasciare un isolato alla mercè degli eventi, nel caso del Salvatore esprime ed evidenzia il giudizio caduto sul corpo di Gesù. L’atto dell’abbandono da parte di Dio si interpreta e si definisce perché sulla croce si stava compiendo una enorme contraddizione, quella del Creatore, che diveniva peccato (II Ep. Corinzi 5:21) Colui che non ha conosciuto peccato, Egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinchè diventassimo giustizia di Dio in Lui. Il Signore Gesù nel suo profondo amore diventava peccato per motivo nostro, perché i peccatori fossero dichiarati sulla base della fede, giustizia di Dio. Ecco il dono di vita eterna che è costato concretamente la vita del Salvatore; la sua morte avviene perché riconosciuto come peccato complessivo del mondo, da espiare sulla croce. Bisogna confessare la nostra inadeguatezza nel pensare al grande dolore provato dal Signore Gesù, durante quei momenti di abbandono; la grande varietà dei peccati degli uomini, concepiti nella più grande violenza, si impadronivano lentamente del corpo santo del Salvatore, e nell’impotenza accettata per compiere l’opera salvatrice, esponeva il suo corpo santo e innocente al martirio. L’umiliazione subita da Gesù con il corpo nudo esposto sulla croce e al ludibrio degli uomini di passaggio, ci rammenta che Lui ha pagato anche per i perversi e gli adulteri.

Il verbo abbandonare viene usato dal Signore nella Parola per descrivere il suo sdegno verso i peccati sessuali e le perversioni dei corpi; (Ep. Romani 1:24-28) Per questo Dio li ha abbandonati all’impurità, secondo i desideri dei loro cuori in modo da disonorare fra di loro i loro corpi, essi hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore che è benedetto in eterno. Amen. Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami, infatti le loro donne hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento. Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balia della loro mente perversa si che facessero ciò che è sconveniente. Dunque è chiaro, Gesù sulla croce rappresentava l’essenza del male e della disubbidienza, era visto dal Padre con occhi di giudizio, Gesù non era più la gioia e il compiacimento dei giorni della Trasfigurazione, ma l’individuo con le caratteristiche di Azazel, il capro dell’abbandono nel deserto carico dei peccati del popolo, avviato a morire di stenti e senza aiuto.Anche Paolo scrivendo ai Tessalonicesi sull’integrità e sul progresso nella vita cristiana, dirà:(I Ep. Tessalonicesi 4:5) Senza abbandonarsi a passioni disordinate come fanno i pagani che non conoscono Dio. Nuovamente la conoscenza di Dio, cioè il possedere la sua comunione è messa in relazione con una condotta del corpo posseduto onorevolmente e in santificazione. E’ chiaro che Dio accusa  l’usare i corpi non per  fare la Sua volontà nella sfera matrimoniale, come un mutare la Verità di Dio in menzogna, cioè equiparare la Luce divina alle tenebre. Una cosa assurda.(Ep. Efesini 5:8) Perché in passato eravate tenebre,ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce.

Un’altra frase mai detta.

I capi sacerdoti dichiaravano avventurandosi in un giudizio lacunoso e maldestro:(Ev. Giovanni 7:49) Questo popolino che non conosce la legge è maledetto. Occorre affermare che nessuno ha ben compreso la legge, solo il Salvatore venuto pieno di Grazia e di Pietà ha potuto spiegare, adempiere la Legge e andare oltre, proponendosi come solo vero interprete della Legge. Gesù spiegava la Grazia che andava oltre la Legge, con le Parole:(Ev. Giovanni 7:37-38) Se qualcuno ha sete venga a Me e beva. Chi crede in Me come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Detto questo dell’Evangelo e della Grazia di Cristo, Lo Spirito Santo promette comprensione delle Scritture a tutti indistintamente, in maniera fluente, come fiumi possenti che irrorano l’anima del credente nella maestosa Verità, adoperando concetti nuovi e interpretazioni inedite. Una di queste era ciò che Gesù avrebbe vissuto nel capitolo seguente dell’Evangelo, ovvero nell’episodio della donna adultera, che tramando nelle tenebre, aveva usato il suo corpo, come sopra detto, in maniera difforme dalla volontà di Dio.

(Ev. Giovanni 8:3-4-5) Gli condussero una donna colta in adulterio e fattala stare in mezzo gli dissero: Maestro questa donna è stata colta in flagrante adulterio. Or Mosè nella legge ci ha comandato di lapidare tali donne: Tu che ne dici? Come nel caso del ripudio, anche con la donna adultera i farisei tentavano Gesù, non erano interessati alla Verità della Legge. Per questo motivo Gesù rispondeva utilizzando la Verità della Grazia e del Perdono. Squarcio di realtà: (Ev. Giovanni 8:10) Donna dove sono i tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata? Forse qualcuno potrebbe avanzare lo scarso interesse di Gesù per i peccati sessuali o per l’adulterio? NO! Gesù spiega con le parole la sua Grazia, cosa significhi l’essere fatti giustizia a Dio, perché Lui ha pagato sulla croce. Quel peccato della anonima donna, siamo certi, sarà scontato dal corpo santo e nudo del Signore Gesù Cristo, e il suo sangue riscatterà dalla tragica condizione di adultera quella donna, rammaricata da tale condotta e accolta nella luce del perdono.

Ma la Legge non diceva di lapidare? E’ vero, diceva anche non uccidere; allora come ci si comporta? Quale verbo deve prevalere: non uccidere o lapidare? Vediamo in questa diatriba come molte persone poco pratiche di grazia e di pietà, oggi come allora si intoppino nella Scrittura, non sapendo come comportarsi o capirla. Bisogna sottolineare come il Salvatore una volta indossato l’abito del peccato sia stato giudicato senza misericordia dal Padre Celeste. Gesù sulla croce rappresentava tutti gli adulteri, i corruttori  e i corrotti, il Suo corpo diventava peccato, ma nella Sua gloriosa resurrezione di corpo splendente e vivo, comprendiamo la sua significativa vittoria e il suo perdono. L’episodio della donna adultera era importante per seguire passo-passo il Signore Gesù nelle Sue azioni che rivestivano chiari insegnamenti spirituali e di consolazione. La flagranza era un’aggravante nel fatto adulterino, neppure uno poteva metterlo in dubbio; la Legge era chiara e nessuno si poteva arrogare il diritto di contraddirla o sminuire l’impatto e le conseguenze. Chiunque avrebbe giudicato senza appello, sentenziando in modo lineare. Sovente come succede  nella vita cristiana in fatto di giudizi si pensa in questo modo, ma la via di Gesù risulta altra, via di pietà, di misericordia, di virtù e di quello che è impossibile all’uomo è possibile a Dio. Si è vero, sono  vie alternative e sconosciute quelle divine.

(Ev. Giovanni 8:11) Neppure Io ti condanno va e non peccare più. Una tale assoluzione, contraria ad ogni previsione logica, era stata possibile per l’amore indiscusso di Gesù verso l’adultera, il prezzo del suo peccato effettuato nell’ombra sarebbe stato scontato pubblicamente dal Maestro al Calvario. Ora era il tempo del perdono e del ristoro. L’amore del Salvatore si arricchiva di episodio dopo episodio, incontro dopo incontro. Quante volte il Vangelo ci ricorda i gesti d’amore di Gesù e i suoi approcci con le persone; <e guardatolo l’amò,quello che tu ami è malato, li amò fino alla fine, ecc.>In questo caso Gesù aveva scritto in terra, forse aveva scritto i peccati di alcuni, o forse aveva scritto parole di grazia e di pietà, così precise da disperdere gli astanti, che si sentivano inadeguati a contemplare tanto amore. Gesù si alzava in piedi con un gesto eloquente, preludio di quello di ora, che è elevato dalla terra al cielo e come dice:(Ev. Giovanni 12:32) E Io quando sarò innalzato dalla terra attirerò tutti a Me.Dall’alto dei cieli Gesù ancora oggi proclama parole d’Amore e di Perdono per tutti i peccatori. Dove sono i tuoi accusatori? È una frase che solamente Lui può dire.

La Legge e la Grazia.

La lezione sull’adultera dovrebbe essere tenuta in considerazione per come la Grazia sia superiore alla Legge, per cui certi giudizi fondati sulla legge a cui non sfuggiamo, dovrebbero piuttosto essere emessi con il metro della Grazia come in questo caso, perché viviamo nell’economia della Grazia. L’apostolo Paolo scriverà nell’epistola fondamentale per la fede cristiana:( Ep. Romani 5:15-17)Però la Grazia non è come la trasgressione. Perchè se per la trasgressione di uno solo, molti sono morti, a maggior ragione la grazia di Dio e il dono della grazia proveniente da un solo uomo Gesù Cristo sono stati riversati abbondantemente su molti…Infatti se per la trasgressione di uno solo, la morte ha regnato a causa di quell’uno, tanto più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo di quell’uno che è Gesù Cristo.Trasferendo questi due versi nell’episodio sopra accennato, risulta evidente come la trasgressione della adultera meritasse la morte, senza appello; ma la Grazia e il dono della Grazia personificata dal Signore Gesù e riversata abbondantemente sulla donna adultera, aveva fatto si della sua liberazione dal giudizio. La grazia di Cristo acquisita sulla croce con il sacrifico del Suo corpo era sufficiente a redimere l’adultera, che poteva riprendere indenne il regno della Sua vita, non più nell’errore e nel peccato, ma nella gioia del Salvatore che l’aveva graziata,gioia evidenziata nelle parole colme di stupore pronunciate <nessuno Signore> E’ certo, chi crede nell’opera della croce, è fatto giustizia di Dio in Cristo, come la donna, non più sottoposta al giudizio e alla morte, ma liberata dalla mano e dalle parole di Gesù.

(Ev. Giovanni 8:10) Donna dove sono quei tuoi accusatori? Come credenti in Cristo possiamo affermare (Ep. Romani 7.25) Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, (II Ep. Corinzi 9:15)Ringraziato sia Dio per il suo ineffabile dono. Nel cielo non vi sono più accusatori in grado di nuocere alla salvezza proposta e realizzata da Gesù, il glorioso vittorioso; con riverenza e forza possiamo oggi proclamare (Ep. Romani 8:32) Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi,non ci donerà forse anche tutte le cose con Lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è Colui che li giustifica.Come nel caso dell’adultera Dio giustifica in virtù della Grazia, e non vuole separarsi dai giustificati:(Ep. Romani 8:39) Ne potenze, ne altezza, ne profondità, ne alcuna altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù nostro Signore.

Una riflessione per noi.

Oggi, come allora, l’adulterio viene magnificato culturalmente nelle varie forme di comunicazione e assolto come consuetudine,  tutta una intellettualità mortale e mondana viene trasmessa con risultati deleteri per gli uomini. Anche i credenti circondati e assaliti da questi comportamenti tendono a volte ad assumere metri di giudizio assecondanti il mondo. L’adulterio porta quasi sempre a dolorose separazioni nelle famiglie, occorre dire che tali atti danneggiano gravemente la società stessa. L’adulterio quando tristemente ed eccezionalmente capita tra i credenti, pone tutta la testimonianza cristiana a gravi conseguenze. Oggi per rilassatezza si pensa che dopotutto, vista la frequenza con cui capita nel mondo, questa sia una cosa leggera come una parentesi; invece per la trasmissione della fede e della grazia è una cosa devastante, motore di sofferenze, dispiaceri, maldicenze e fonte di separazioni.

L’adulterio e il ripudio o il divorzio sono atti che esulano dalla sfera di vita privata, coinvolgono la comunità e  a volte anche le chiese locali. Recentemente sono venuto a sapere di una vicenda di circa ottanta anni fa, fatti svolti in una nazione vicina. Che amarezza la testardaggine umana e quali conseguenze mai sopite e dimenticate, anche se gli attori di quei trascorsi sono quasi tutti morti. Da queste sofferenze possa partire uno sguardo attento sul valore del perdono di Gesù , che è sempre più pronto a perdonare degli uomini, così restii a indossare i panni virtuosi della misericordia e della comprensione. Un’altra frase detta solo da Gesù è questa: (Ev. Matteo 18:21-22) Signore quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte? E Gesù a lui: Non ti dico fino a sette volte,ma fino a settanta volte sette. Grandioso Salvatore!

Ferruccio Iebole

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