RIGUARDO E ONORE

Ennesimo atto di violenza contro una donna, la 107° vittima dall’inizio dell’anno, a cui dobbiamo aggiungere le migliaia di donne ferite, sia fisicamente che moralmente. Una strage continua che si svolge quasi sempre in ambito familiare o affettivo. In occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, vorremmo invitarvi a rileggere con attenzione quanto scritto un paio di anni fa nel post Un mostro in casa. A quanto detto in quella occasione vorremmo ora aggiungere quello che troviamo in questo brano della Scrittura: voi, mariti, vivete insieme alle vostre mogli con il riguardo dovuto alla donna, come a un vaso più delicato. Onoratele, poiché anch’esse sono eredi con voi della grazia della vita, affinché le vostre preghiere non siano impedite (1 Pietro 3:7).

Pur essendoci chiaramente un ruolo femminile diverso nel contesto di duemila anni fa, il Nuovo Testamento presenta insegnamenti fondamentali (e rivoluzionari per l’epoca) su quello che dovrebbe essere l’atteggiamento dell’uomo nei confronti della donna. Qui si parla innanzitutto di “riguardo dovuto alla donna”. Non è un’opzione, è qualcosa che deve essere fatto. La parola tradotta qui con ‘riguardo’ è letteralmente ‘conoscenza’ e sottolinea che i mariti dovrebbero comprendere e tenere conto dei bisogni spirituali, emotivi e fisici delle loro mogli. E questo dovrebbe essere fatto considerando la donna come un vaso prezioso ma fisicamente più fragile, delicato, vulnerabile, da trattare con tutte le cure e attenzioni necessarie.

Ma non basta. Bisogna anche mostrare tutto l’onore e il rispetto possibile, come qualcosa di veramente degno della massima considerazione.

Agli occhi di Dio ovviamente non c’è differenza, se non di ruoli, tra uomo e donna. La grazia, il dono gratuito di Dio per la salvezza di chiunque crede, è qualcosa che uomo e donna devono condividere in tutti i suoi aspetti e che comporta anche azioni conseguenti e aderenti a quanto previsto da Dio.

Non avere riguardo, non rispettare, non onorare la compagna della propria vita, vuol dire andare contro la volontà di Dio e far sì che Dio non risponda alle preghiere di uomini che si comportano in tale modo, mostrando così la sua chiara disapprovazione.

Anche se la giustizia e la società sono spesso distratte, Il Signore vede e giudica le azioni scorrette tra uomo e donna, qualsiasi esse siano (Malachia 2:14), mentre vorrebbe che la loro unione fosse stabile e una fonte di gioia per entrambi, vissuta nel rispetto e nella fedeltà reciproca e nell’amore che è indissolubilmente legato alla libertà donata da Dio al credente (Giovanni 8:32), ma una libertà che, nell’ottica cristiana, è fatta di amorevole servizio verso l’altro, chiunque esso sia, e mai di prevaricazione.

Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un’occasione per vivere secondo la carne [= gli umani istinti], ma per mezzo dell’amore servite gli uni agli altri; poiché tutta la legge è adempiuta in quest’unica parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso» (Giacomo 5:13-14).

Tratto dal blog “La Nuova Nascita”

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