SI LAVO’ LE MANI

In questi tempi incerti e densi di incognite, dove il futuro della vita del mondo rivela una fragilità superiore a quella immaginata per via di una malattia che sconvolge  l’intero pianeta, uno dei maggiori consigli ricevuti e ripetuti è lavarsi le mani. La mente ci porta a ricordare un episodio analogo descritto nell’Evangelo di Matteo quando Pilato lo fece in modo pomposo e spettacolare. (Ev. Matteo 27:24) Pilato vedendo che non otteneva nulla ma che si sollevava un tumulto, prese dell’acqua e si lavò le mani in presenza della folla dicendo <Io sono innocente del sangue di questo giusto, pensateci voi>. Dunque difronte a un pericolo da non sottovalutare, la vicenda oscura di un processo con evidenti storture e non secondo regole romane certe, volgeva via corroborato da soprusi, menzogne di ogni tipo, percosse che ledevano i diritti dell’imputato in un crescendo di odio e di risentimento crudele che coinvolgeva tutti gli attori di quella macabra situazione.

Lavarsi le mani orbene era il gesto che Pilato aveva scelto per calmare le acque, come suol dirsi, operazione vistosa per l’imponenza del personaggio che risultava coinvolto in una imprecisata vicenda religiosa, dilatata da uomini con abiti particolari che li definivano come studiosi religiosi o appartenenti a una casta, che con occhi arrossati, velenosi e fuori dalle orbite, i quali volevano la morte di un profeta, di un maestro o di un  sobillatore? Però, questo Gesù chi era per attrarre e disturbare una figura così importante come quella di Pilato e trarsi dietro involontariamente uno stuolo vociante e prepotente di notabili inviperiti?

 La definizione di Pilato (v. 22) era che Gesù fosse un giusto, anche sua moglie (v. 19) gli aveva annunziato che si trattava di un giusto e che era meglio lasciar perdere tutta quanta la vicissitudine. Invece a causa di forza maggiore, così oggi si direbbe, gli eventi andavano secondo una logica architettata da una regia invisibile, che aveva per scopo finale la morte di Gesù, da comporre tassello dopo tassello  senza che nessuno potesse cogliere la vera realtà delle cose. Dunque gli attori si muovevano inconsapevoli di ciò che stava succedendo tra due volontà supreme, quella di Dio e quella dell’Avversario cioè Satana, che giocava con tutte le sue forze al fine di impedire lo spargimento di sangue del Signore Gesù, che voleva dire riconciliazione, Grazia e perdono dei peccati per l’umanità.

 Il gesto

Orbene, nello spazio temporale, Pilato si ergeva ad ago della bilancia per redimere la  questione che pareva sfuggirgli di mano con risvolti preoccupanti per l’ordine pubblico, cosa gravissima per l’impero. Dunque il gesto di lavarsi le mani, era come dire <sono netto di ciò che succederà da qui in avanti, non deciderò più nulla, vi penserete voi setta ebraica con i vostri riti, assumendovene la responsabilità di tutto>. Occorrevano delle torce per illuminare e dare dignità alla scena, una bacinella, dell’acqua, degli asciugamani, dei servi per rendere visibile e rimarchevole il fatto, che dovrà suo malgrado, essere reso come una testimonianza planetaria nei secoli. In un’altra stanza, qualche tempo prima, si era svolta senza enfasi mondana una scena simile, solamente che Gesù aveva preso il posto del servo con una bacinella, si era messo a lavare i piedi ai discepoli e ad asciugarli, con un gesto che aveva sorpreso tutti: (Ev. Giovanni 13:4) Si alzò da tavola, depose le sue vesti e preso un asciugatoio, se lo cinse, poi mise dell’acqua in una bacinella e cominciò a lavare i piedi ai discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio del quale era cinto.

 Il messaggio non era per escludere qualcuno, nemmeno perché Gesù apparisse  un esteta che si rivestiva di umiltà o di mansuetudine, piuttosto era per includere i suoi discepoli in quel progetto che sarebbe divenuta la Sua chiesa. Il messaggio risultava chiaro: (Ev, Giovanni 13:10) Gesù gli disse: Chi è lavato tutto non ha bisogno che di aver lavato i piedi, è purificato tutto quanto e voi siete purificati. E’ vero, una purificazione reale quella proposta dal Signore, non fittizia come quella di Pilato, che nemmeno produceva assoluzione alla sua persona, in seguito costretta a rimangiarsi il gesto, perché indirizzato da forze superiori a compiere ancora altre azioni, alcune determinanti. E’ vero sulle assoluzioni a buon mercato si sono inseriti personaggi che assolvono  tutti per denaro e dicono di benedire i peccatori con remissioni certe, dietro opere di bene o elemosine: purtroppo molti ci credono e saranno delusi.

Io sono innocente

Questa frase è divenuta nel tempo una costante, specie per chi invece è decisamente colpevole di  reati. Proclamarsi innocente e autoassolversi è un esercizio che molti si sono posti come obiettivo, con alterne e buone possibilità di farla franca, ma mai escludendo possibili e peggiori conseguenze. L’autoreferenzialità non mette al riparo da una giustizia umana e nemmeno da quella divina. Pilato però era convinto di possedere una giustizia derivante dalla sua carica di governatore, di essere super partes, di incarnare un modo degno di amministrare la giustizia di questo mondo. Il proclama di innocenza di Pilato aveva a che fare con il sangue del giusto, ancora tornava come un’ossessione l’emblema del sangue; che fosse così importante?

 (Ev. Matteo 27:25) E tutto il popolo rispose: il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli. Non v’era dubbio che questa affermazione risultava molto  impegnativa e delicata, forse pronunciata da persone condizionate o insensate, senza sapere l’impegno preso, anche privo dell’assenso delle future generazioni. Se Dio avesse preso in parola il suo popolo cosa succederà? Personalmente a volte mi viene in mente la Shoah con tutto il suo carico di  orrore e di depravazione. Comunque la frase era stata enunciata, quali saranno le conseguenze? Sicuramente chi avrà espresso un simile impegno non potrà vantare sono innocente!

Pensateci voi

Pilato nell’esprimere la frase suddetta voleva accentuare la sua deresponsabilizzazione in questa vicenda dolorosa per il Signore, distanziarsi dopo essersi autoassolto, togliersi di dosso dei pensieri che lo opprimevano e allontanarsi da quella specie di tafferugli vocianti e petulanti. Invece doveva pensarci ancora Lui per molte cose:

  1. (Ev. Matteo 27:17) Essendo radunati Pilato domandò loro: chi volete che vi liberi Barabba  o Gesù detto Giusto?
  2. (Ev. Matteo 27: 21) E il governatore si rivolse di nuovo a loro dicendo: quale dei due volete che vi liberi?
  3. (Ev Matteo 27:23) Che male ha fatto?
  4. (Ev. Matteo 27:26) Allora egli liberò loro Barabba; e dopo aver fatto flagellare Gesù lo consegnò perché fosse crocifisso,
  5. (Ev. Giovanni 19:19) Pilato fece pure un’iscrizione e la pose sulla croce, v’era scritto: Gesù il Nazareno il Re dei Giudei.
  6. (Ev. Giovanni 19:31) Chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via.
  7. (Ev. Giovanni 19:38) Chiese a Pilato di poter prendere il corpo di Gesù e Pilato glielo permise.

Dunque, riassumendo il proposito di lavarsene le mani si era rivelato poco credibile per Pilato, che doveva sottostare a potenze positive e negative in un epico scontro, invisibili agli occhi umani, ma percettibile proprio in queste azioni descritte dagli Evangeli. Chi avrebbe detto che Pilato fosse costretto a ribadire  ancora che Gesù era detto Giusto, scrivere l’iscrizione il Re dei Giudei e rifiutarsi di cancellarla? Solo la mano del Padre poteva guidare in quel modo. Pensateci voi, alla fine, si era rivelata solo una frase fatta, con poco finale, ma che ancora corrisponde a una valenza oggi per noi. Ci pensiamo a ciò che il Signore Gesù ha compiuto in nostro favore? Ecco una risposta: (Ep. Colossesi 1:19) Poiché al Padre piacque di far abitare in Lui tutta la pienezza e di riconciliare con Se tutte le cose per mezzo di Lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce.

Dunque cari amici lettori ci pensate anche voi?  

Ferruccio  IEBOLE

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