RICCO DAVANTI A DIO

Il passo che contiene questa affermazione (Ev. Luca 12:21) è significativo per la parabola che Gesù racconta, episodio del ricco stolto che, comprova come l’anima corrosa dall’avarizia e dalla cupidigia dell’accumulo, viva nella lontananza da Dio e l’avidità del possesso comprometta con l’assillo, la coscienza e la pacata intelligenza di un essere normale. (II Ep. Corinzi 9:6) Ora dico questo: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente, chi semina abbondantemente mieterà abbondantemente. Guardando al Signore non saremo mai in penuria e non avremo bisogno di eccessivi accumuli.

L’avarizia come idolatria

Collegata alla sete del possesso v’è l’avarizia: (Ev. Luca 12:19) E dirò all’anima mia, anima, tu hai molti beni ammassati per molti anni; riposati mangia, bevi, divertiti. Emblematica l’analisi che Gesù compie sul modo di pensare del ricco, sostanzialmente questo possidente al culmine dei suoi progetti di possesso e di accumulo, costatava con molto piacere i traguardi raggiunti. I granai erano nuovi, stracolmi e promettevano anni di prosperità senza fatica. Il progetto aveva funzionato e rivelava una mente imprenditoriale notevole per quei tempi di carenza nei mezzi produttivi. Dunque, il ricco nel suo voltarsi indietro, ecco emergere il compiacimento e l’orgoglio per la propria posizione raggiunta. Il ricco era anche un avaro; nel dialogo con se stesso gioiva per se, non pensava minimamente a qualcuno d’altri con cui condividere qualcosa dell’enorme ricchezza o del traguardo raggiunto, no, il centro dell’idolatria era se stesso e le sue capacità.

Versione G. Diodati: (Ep. Colossesi 3:5) Mortificate dunque le vostre membra che sono sopra la terra: fornicazione, immondizia, lussuria nefanda, mala concupiscenza ed avarizia che è idolatria. Risulta notevole che Paolo sottolinei come l’avarizia affondi nell’idolatria, un peccato a cui è precluso il regno dei cieli e associato ai più nefasti errori mortali come quelli sopraelencati. Bisogna dire che i personaggi i quali si convertivano dall’avarizia, invitavano subito Gesù a casa loro, per dimostrare il cambiamento di vita e la disponibilità a operare in favore di altri. Stessa cosa per l’insegnamento paolino, (Ep. Colossesi 3:9-10) vi siete spogliati dell’uomo vecchio con le sue opere e vi siete rivestiti del nuovo che si va rinnovando in conoscenza a immagine di Colui che l’ha creato.

Dunque l’immagine di riferimento è Gesù, con la sua conoscenza dinamica che pervade il nostro uomo nuovo, il modo di pensare e di ubbidire. Orbene riguardando a Gesù come Capo e Compitore di fede, la nostra fede prende forma e sostanza nell’imitazione di Colui che è la Verità. Versione G. Diodati (I Ep. Timoteo 6:10) Perché la radice di tutti i mali è l’avarizia alla quale alcuni datisi, si sono smarriti dalla fede. Si, l’avarizia si presenta subdola, ma compie palesemente un’infinità di mali, mentre la fede derivante dall’ascolto della Parola di Dio, non si smarrisce nemmeno difronte le allettanti profferte di ricchezze mondane.

Non è dall’abbondanza dei beni che uno possiede che egli ha la vita

Le parole di Gesù affermate in questo passo dichiarano che i beni del mondo non riguardano il regno dei cieli. In terra chi possiede, chi è ricco, acquista fama e rispetto degli altri; per il cielo con il suo equanime giudizio, è richiesta solo un’anima, senza nemmeno il corpo, che ricorderebbe fasti o idolatrie passate. (Ev. Luca 12:20) Ma Dio gli disse: Stolto questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata e quello che hai preparato di chi sarà? Una fine così impensabile pare quasi inverosimile; tutto deponeva a favore del ricco la quiete, il riposo che rasentava l’ozio, l’abbondanza sulle tavole, i futuri progetti da realizzare; tutto in un soffio destinato a scomparire. Quell’anima che si era predisposta a godere dei beni, con quei tre termini evocativi, mangia, bevi e divertiti, si ritrovava a essere ridomandata, di notte, mentre questa era il tempo propizio per immaginare e sognare altri progetti.

Quell’anima era avvolta nella notte, nel buio, non scorgeva più e non sentiva più la presenza dell’Onnipotente; nel buio appunto, con un ultimatum senza poter pianificare una ulteriore domanda di perdono perché era scaduto il tempo della misericordia e della pietà. Poi per irrisione della sorte, il ricco sapeva perché rivelatogli, che il tesoro dell’anima in cui aveva sperato, veniva disperso e toccava magari a quelle persone più antipatiche come parenti, tenuti lontano durante la vita terrena. Domanda retorica: non era meglio vivere in comunione con Dio che con le ricchezze del mondo? Eppure quante persone ancor oggi rifiutano la grazia del Signore per condurre una vita lontana da Lui, nonostante gli appelli d’amore del Redentore. Certo il racconto ammonisce quelli lontani, intestarditi nei traffici e nel rifiuto di ascoltare il Vangelo. Eppure in fatto di ricchezza, la Bibbia ha un messaggio potente e rivelatore per la persona di Gesù Re di gloria e di ricchezze, per i suoi doni che vuole distribuire agli uomini i quali li ricevono immeritatamente, oppure le ricchezze celesti a cui accederanno i credenti nel cielo dopo il ricongiungimento con Dio.

Un Salvatore ricco in molte virtù

Quando pensiamo al Signore Gesù dobbiamo iniziare a considerare che: (Ev. Giovanni 1:16) dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto Grazia su Grazia, che non ignoriamo o disprezziamo. (Ep. Romani 2:4) Le ricchezze della sua bontà e della sua pazienza, sono quelle pazienza e bontà provvedute nella vita del ricco, ma esaurite velocemente nell’indifferenza e nel respingimento. Invece per gli uomini del nostro tempo la pazienza ricca di Dio, ci avvisa: (Ep. Efesini 1:7) In Lui (Gesù) abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati, secondo le ricchezze della sua Grazia. Quale meraviglia, ci ha raggiunto il perdono e la redenzione provenienti dalle sue ricchezze. Due cose eccelse in virtù della sua Grazia, cioè perdono e redenzione, ma ancora: (Ep. Efesini 1:18) Egli illumini gli occhi del vostro cuore affinchè sappiate a quale speranza vi ha chiamati , qual è la ricchezza della gloria della sua eredità che vi riserva tra i santi. Dunque si aggiunge ancora la speranza, la ricchezza della gloria e la gloria dell’ eredità. Certo per il ricco lasciare dietro queste grazie e fondare le sue speranze sulle cose effimere della vita dev’essere stato un rammarico durato un attimo, ma sarà lungo un’eternità nel rimpianto. Ecco perché a noi è data (Ep. Efesini 3:8) la grazia di annunziare…le insondabili ricchezze di Cristo. L’evangelo è l’annunzio che è ancora tempo di ravvedimento e perdono. Approfittiamone!

Un Salvatore nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza

Paolo voleva attirare l’attenzione dei Colossesi a contemplare con l’intelligenza e distinguere quanto Cristo possieda tutti i tesori nascosti agli uomini, ma li palesi nel suo Spirito Santo. Tesori di sapienza e di conoscenza e di rivelazione condensati nella Grazia e nel suo Amore, cui si accede per l’accertamento con la fede. (Apocalisse 5:12) Essi dicevano a gran voce: degno è l’Agnello che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la lode. Nella parabola la voce era per una persona, un ex ricco, una voce di imminente condanna preludio di disperazione; qui un’aria di festa gloriosa e un coro immenso di voci acclamanti l’Agnello, che sfoggiava virtù e qualità di una sconfinata ricchezza. Tutti dicevano alla fine: Amen cioè così sia, perché non vi era nessuno che poteva biasimare quella manifestazione di gloria che riempiva tutto il cielo. L’immagine di Apocalisse è vera e in fase di preparazione, la sua realizzazione arriverà al culmine quando in un batter d’occhio i credenti saranno trasformati per ereditare l’eternità. Noi parlando di queste cose speriamo di destare interesse spirituale nei nostri lettori, di modo che possano aprire gli occhi del cuore come dice Paolo, e scorgere la grande salvezza offerta in Cristo Gesù. Cordialmente vi salutiamo tutti, rimandandovi a Dio piacendo, alla prossima meditazione che speriamo possa ancora piacervi .

Ferruccio Iebole

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