QUESTO POPOLO MI ONORA CON LE LABBRA

La profezia di Isaia ripresa da Gesù (Ev. Matteo 15: 8-9) Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me. Invano mi rendono il loro culto, insegnando dottrine che sono precetti d’uomini, tocca un tema sempre attuale, infatti, è una buona pratica interrogarsi se il culto che rendiamo, sia conforme alla volontà rivelata dal Signore. Analizzando la Scrittura citata, si vede chiaramente un Gesù molto attivo nei miracoli: lo si scorge camminare sulle acque, guarire chi lo invoca, sfamare oltre quattromila persone; ma una attenzione particolare e intensa la rivolge alla Parola di Dio: (Ev. Matteo 15:6) Così avete annullato la Parola di Dio a motivo della vostra tradizione. L’attivismo dimostrato dal Signore nel campo delle guarigioni con evidenti riflessi di apprezzamento delle persone beneficate, non limitano la sua azione incessante nel soccorso, queste però sembrano non saturare la sua vita. Gesù ricerca momenti di densa comunione da solo con il Padre, e non disdegna l’insegnamento mirato. Se si può essere sorpresi dalla compassione dimostrata dal Maestro, occorre sottolineare anche il suo approccio alla dottrina, al culto e ai pensieri del cuore. Il quadro che il Salvatore descrive rivolgendo il suo sguardo indagatore verso il modo di vita dei suoi contemporanei, è molto significativo per l’insegnamento dispensato ai discepoli. V’è da meravigliarsi come l’evangelista Matteo in mezzo a tanti fatti miracolosi, sappia volgere la sua riflessione ponderata su Gesù, che è molto preoccupato per suoi perché imparino, più che dalla folla di bisognosi che pur( Ev. Matteo 15:30) Gesù li guarì, dai religiosi che occupavano la scena con domande incoerenti.

Visioni contrapposte

L’interesse di Gesù è rivolto sul modo di pensare degli scribi e dei farisei che possono culturalmente attirare i ragionamenti dei discepoli, in questa fase ancora arida di comprensione e fragili nella cognizione. Le due categorie di studiosi, quelli religiosi e quelli che inseriscono note alla Scrittura, sono accumunati dalla tradizione. Questo intruglio di regole e interpretazioni, sviliscono il dettato della Parola fino ad annullarla, con il risultato di incidere profondamente nel culto individuale che ognuno deve rendere al Signore. Evidentemente la freschezza della Parola è venuta meno a causa degli intoppi e dei lacci inseriti dagli esperti religiosi; non v’è da stupirsi, perché chiunque si ritenga investito da esseri supremi, continua oggigiorno a perpetrare tali insegnamenti e a compiere atti di manipolazione delle Scritture. Però l’ammonimento di Gesù, avete annullato la Parola, è pronunciato con fermezza e convincimento. La tradizione, ovvero questo brutto atteggiamento, offusca l’opera dello Spirito Santo nella sua guida; è un intoppo e una barriera perché la luce della Bibbia non risplenda. Per questo motivo Gesù definisce (Ev. Matteo 15:14) Sono ciechi, guide di ciechi e soggiunge imperiosamente: Lasciateli. Certamente Gesù non approva chi si lascia trascinare da queste posizioni, anzi avvisa del pericolo incombente del fosso, cioè della rovina spirituale. L’invito del Salvatore in questo racconto, induce ancora i suoi interlocutori all’esame del proprio cuore, un’analisi precisa alla luce della Parola e della presenza di Gesù, per arrivare alla giusta conclusione scritta  (V.18) Ma  ciò che esce dalla bocca viene dal cuore. Il cuore, la sede degli affetti, dei sentimenti, dei pensieri e dei propositi più puri, devono essere misurati se sono stati rinnovati dalla potenza dell’Evangelo, dall’opera dello Spirito Santo, perché se non vi è stato questo incontro   (V. 10) Chiamata a se la folla disse loro: ascoltate e intendete, si è nella situazione del (V. 19) Poiché dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adulteri, fornicazioni, furti, false testimonianze e diffamazioni. Quale elencazione catastrofica è questa pronunciata dal Signore, se non abbiamo udita la chiamata, posto il cuore all’ascolto e predisposto l’intelligenza e la mente interessate all’intendimento? Qualcuno (V.12) si scandalizza dell’elenco dettato da Gesù, ma Il risultato è la contaminazione del peccato nel corpo. Esso è pensato dai farisei di ogni tempo, come un male superficiale perché si è sorvolato sull’autorità della Parola; il peccato è ritenuto effimero dagli addetti religiosi che traggono piacere nell’annullare la Verità e nel trasgredire la Legge. Di opposta opinione e diversa valutazione è quella del Salvatore, tutto intento a dire (Ev. Matteo 14:27) Coraggio SONO IO, non abbiate paura, e (Ev. Matteo 15:32) IO ho pietà di questa folla. La virtù e la pietà sono prerogative di Gesù.

Due miracoli molto significativi

I due miracoli che attorniano il capitolo quindicesimo di Matteo, trasmettono versi importanti e utili per la nostra riflessione. Nell’episodio dove Gesù cammina sul mare c’è un passo (Ev. Matteo 14:30) Signore salvami, che ben sintetizza il bisogno di salvezza per tutti gli uomini. L’esempio di Pietro che guarda alle sue risorse di uomo per stare a galla, per salvarsi, sono emblematiche: sprofonda. Solo la mano di Gesù, non ancora forata, ma comunque salvifica, è quella che può operare con successo. Così come nella moltiplicazione dei pani e dei pesci, quelle mani spezzano il pane per sfamare la folla. Il Pane di vita, sceso dal Cielo per portare alimento spirituale, manna celeste, parole di vita raggiunge lo scopo nel soddisfare le aspettative fisiche,  spirituali, e in maniera abbondante le sollecitazioni degli uomini. Queste due figure del Salvatore: salvezza e vita, inducono il nostro cuore  a confermare che l’Unico Mediatore tra Dio e gli uomini può veramente garantire la vita eterna per chi crede nel suo sacrificio sul Golgota. Allora diventa di estrema rilevanza il modo in cui rendiamo il culto, se siamo stati redenti.

L’esempio dei discepoli e della folla

Dare valore ai due fatti di adorazione che emergono dai racconti, sono di grande insegnamento per chiunque si disponga a imparare. Infatti i discepoli concludono (Ev. Matteo 14:33) Veramente Tu sei Figlio di Dio. Non v’ è bisogno di aggiunte per quelli che hanno visto il Reduce della preghiera sul monte, operare  e indirizzare nel nome IO SONO, rivelato da Lui stesso uno con il Padre, come il mezzo per accedere alla presenza di Dio con confidanza e fiducia. Allo stesso modo la folla dona gloria, (Ev. Matteo 15:31) diede gloria al Dio d’Israele, per i benefici fisici  prodotti da Gesù. Allora la domanda che si pone al nostro cuore è: nel culto ho annullato la forza della Parola o mi assoggetto al suo dettato? Ho una chiara visione del valore della mia posizione in mezzo all’Assemblea e posso godere della libertà dello Spirito nel pari consentimento dei fratelli? Oppure tutto è già progettato da mesi con un programma specifico di canti e di meditazioni? Ho una visione certa del valore dei simboli, cioè del pane del vino, oppure si è sbiadito materialmente l’insegnamento, assumendo nuove forme interpretative? Il culto è l’espressione di labbra o di cuore vicino al Signore e nella sua presenza oppure è una pratica di routine?

L’esempio di Gesù

Dopo i fatti citati, (Ev. Matteo 15:39) E Gesù dopo aver congedato la folla, salì nella barca e andò al paese di Magadan ( o Magdala); è significativo che il Redentore si estranei da quegli avvenimenti. Prendere la barca vuol dire allontanarsi per non essere più visto, per assicurare alla folla di poter trarre conclusioni per gli avvenimenti appena succeduti. E’ la stessa cosa per noi; per darci la possibilità di riflettere  e per non essere di quelli che annullano la Parola di Dio. Un esame personale, mentre Lui  pare assente, andato per un luogo celeste per preparare l’accoglienza dei suoi fedeli. Quel paese di Magdala, forse lontano pare fosse orientato a ovest, dove tramonta il sole e finisce il giorno. Che il tempo di “quanti pani avete?” stia per terminare?

Ferruccio IEBOLE

Lascia una risposta

Your email address will not be published / Required fields are marked *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>