QUANTO AL RAGIONARE SIATE UOMINI COMPIUTI

Sappiamo come sia difficile prendere in seria considerazione l’invito che la Parola di Dio ci sottopone, perché l’innata ritrosia ad ascoltare la voce del Signore è sempre presente nell’uomo e occorre dire, che per far fiducia e per intendere l’Evangelo, bisogna disporsi con il desiderio di far violenza sul nostro modo di pensare. Certamente dopo aver iniziato la riflessione, se questa conquista la nostra intelligenza e il nostro cuore, tutto si semplificherà. L’essere attratti dalla Parola di Dio è un esercizio veramente sublime, scoprire come man mano le cose spirituali ci sono disvelate, e che esse accrescono non la curiosità ma lo svilupparsi di una conoscenza celeste, la quale ci riempie il cuore di letizia. Poter dire dopo poco tempo <non avevo ancora ragionato su questo argomento> ci avverte di una crescita nella dottrina, nella fede, nella salvezza e nella relazione con il Salvatore e il Padre. Proseguire con l’aiuto del Signore nella via iniziata è incoraggiante, poiché il traguardo si fa sempre più vicino.

Un contrasto evidente

Se l’apostolo Paolo diceva: (I Ep. Corinzi 14:20) Fratelli, non siate bambini quanto al ragionare, siate pur bambini quanto a malizia; ma quanto al ragionare siate uomini compiuti; egli voleva indurre i credenti a essere cresciuti armoniosamente, proprio dalla Parola efficace di Dio. Bisogna dire che in alcune cose rimarremo sempre carenti: (I Ep. Corinzi 13:9) Poiché noi conosciamo in parte e in parte profetizziamo. Questa limitazione non riguarda la conoscenza di Colui che si è dato per noi o le profezie o le dottrine bibliche, riguardano piuttosto la realtà precisa di come avverranno certi futuri  avvenimenti con il Salvatore. Ora vediamo in modo offuscato. (I Ep. Corinzi 13:12) Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro, ma allora vedremo a faccia a faccia; si lo specchio di allora, dei secoli trascorsi, non era come i nostri oggigiorno, rifletteva un’immagine alquanto opaca e non precisa dei contorni, esempio calzante per accentuare come il vedere faccia a faccia sarà superiore in splendore e realtà.

Dunque l’esortazione a ragionare da uomini e smettere le cose da bambino è indice di crescita. (I Ep. Corinzi 13:11) Quando ero bambino parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino.  Il passo citato ci afferma  una dismissione progressiva delle cose infantili, quasi impercettibile, per aprirsi a quelle più concrete e più solide, che completano una maturazione più evidente. La crescita costante spirituale è assicurata dallo Spirito Santo che accudisce con l’amore di Cristo, il progresso e lo sviluppo del credente. L’importante è continuare a cibarsi della lettura della Parola; gli altri surrogati, i commenti, i corsi, le spiegazioni bibliche possono essere  d’aiuto ma non insostituibili o preziose come le Sacre Scritture. Queste nostre note stesse sono anch’esse superflue, se viste nei confronti della Parola, sebbene ci sforziamo di citare frequentemente la Bibbia e non andare oltre ciò che è scritto come essa insegna. Bisogna sottolineare che un conto sono le Parole di Dio, altra cosa le parole o i commenti degli uomini, sempre fallibili perciò non indispensabili. Però siamo gioiosi per l’aiuto di Dio (II Ep. Corinzi 4:6) E’ quello che risplende nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù). Avvinti perciò da tanto amore e luce possiamo ripetere e testimoniare: (II Ep. Corinzi 5:19-21) Dio era in Cristo nel riconciliare il mondo, non imputando agli uomini le loro colpeSiate riconciliati con Dio…Colui che non ha conosciuto peccato Egli lo ha fatto diventare peccato per noi affinché noi diventassimo Giustizia di Dio in Lui.

Ragionare senza luce

Sebbene sollecitati dalla Scrittura di assumere un comportamento adulto nel ragionare, occorre dire che ciò non è sufficiente; ovvero senza la luce dello Spirito Santo si resta in balia di pensieri e analisi umane o religiose. (Ev. Marco 2:6-7) Erano seduti là alcuni scribi e ragionavano così in cuor loro: perché Costui parla in questa maniera? Già gli interrogativi su Gesù sono sempre intensi ed attuali. Perché preoccuparsi  di Colui che parla in quella maniera, si potrebbe farne a meno? In fin dei conti non abbiamo delle chiese con millenaria presenza, che spiegano il Vangelo? E’ necessario un intervento proprio di Gesù stesso per annunziare la Parola (Ev. Marco 2:2) oppure è sufficiente qualcun altro, magari della sua compagnia? La reazione alle Parole di Gesù sono sempre le stesse; nella conclusione del messaggio di Grazia, invitante ad avere fede in Lui, l’uomo arriva a definire <sono tutte bestemmie>. Oppure, nell’ascoltare lo sconvolgente invito alla fede in Colui che dice: (v. 5) Figliolo i tuoi peccati ti sono perdonati, cresce una stolta indifferenza ed opposizione.

E’ dura per gli scribi, uomini indaffarati giornalmente con la Scrittura, accettare una sentenza illogica e senza apparente fondamento. Vale in questo caso: (II Ep. Corinzi 3:6) Perché la lettera uccide, ma lo Spirito vivifica. E’ vero senza lo Spirito, la Parola resta lettera morta, improduttiva, per l’inconsistenza e la morte insita nel peccatore. Quando si è interrogati così intimamente sale la voglia di strafare ed erigersi a difensori della tradizione, della religione, del comune sentire, per cui a priori si respingono le Parole  di perdono di Gesù. Molte volte quando siamo con la Mostra della Bibbia in qualche città, ci dicono: <Ma il Vangelo che distribuite è cattolico?> Assicuriamo sempre che il Vangelo è Cristiano, quello che noi distribuiamo è senza note spiegative, per rispetto del Suo Autore e per evitare condizionamenti di sorta. Dunque la seconda domanda è < Chi può perdonare i peccati?> Solo Gesù oppure anche gli uomini da Lui dotati? Si, ma Lui ha delegato altri, o qualcuno d’altri si è arrogato questo diritto e lo esegue in modo fasullo e prevaricatore?

Il chiarimento del racconto

Dopo l’assicurazione del perdono promesso da Gesù al paralitico, bisognava tradurre in evidenza il fatto; in che maniera Gesù perdonava i peccati visto che solo Dio era riconosciuto come l’artefice in grado di perdonare? Gesù era Dio perché perdonava oppure un millantatore, perché oltre la eclatante promessa non era ancora successo nulla? Orbene, Gesù prima di perdonare assume alcuni atteggiamenti:

  1. Capì subito con il Suo Spirito,
  2. Vedeva come ragionavano dentro di loro,
  3. Domandava il perché dei ragionamenti nei cuori,
  4. Prospettava un quesito facile nella soluzione,
  5. Diceva al paralitico: i tuoi peccati ti sono perdonati,
  6. Diceva: alzati prendi il tuo lettuccio e cammina
  7. Sappiate che il Figlio dell’uomo ha sulla terra autorità di perdonare i peccati.

Il Signore Gesù legge nei cuori, di tutti, nessuno è escluso da questa lettura;  e capisce con il Suo Spirito quelli disposti a seguirlo, come gli altri che lo accusano di bestemmia. Non importano i ragionamenti, occorre il convincimento della fede che assiste al miracolo e che non potrà negare con l’accusa generica di bestemmia, detta per scansare un giudizio che diviene palese per il respingimento della Verità. Nulla è lasciato al caso, il convincimento deve avvenire con cognizione di causa. Perciò Gesù pone un quesito facile e intelligibile, che tutti possono capire: c’è differenza nel dire  ti perdono i peccati o dire alzati e cammina? Dal punto di vista del Signore, no! Dal punto di vista degli scribi moltissima. Si, dal punto di vista della Grazia redentrice Gesù affermava l’essere uno con Dio (Ev. Giovanni 10:30) Io e il Padre siamo uno, confermava che lui poteva perdonare visibilmente e non in modo astratto, essendo della stessa specie e sostanza divina.

La comunione con Lui era qualcosa di specifico e che portava il graziato a lodare e adorare Dio il Padre ed in seguito il Figlio come il Padre (Ev. Giovanni 5:23) Affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Quindi gli astanti di quel giorno erano coinvolti in un miracolo, non ancora successo, ma che autorevolmente sarebbe stato con certezza eseguito e impegnava la fede personale nel Redentore. Per gli scribi la risposta da dare era: Gesù è Dio? Se perdona i peccati si, se non li perdona no! Domanda sarà sufficiente dare questa risposta oppure si cercheranno altre scuse anche difronte all’evidenza? Si troverà comunque spazio per annullare il valore della Verità e negare la luce raggiante del miracolo finora non ancora avvenuto?

Un responso lineare

E’ vero, l’unico che perdona i peccati è Dio, il suo Figlio solo è delegato a perdonare i peccati perché solo Lui ha pagato il prezzo del riscatto. La guarigione del paralitico conferma con evidenza e senza dubbi l’avvenuto perdono, non come alcuni si arrogano adesso il diritto di assolvere, ma impotenti a dimostrarlo perché falsi e subdoli profittatori di anime semplici. Il paralitico dimostrava camminando di aver ricevuto concretamente il perdono da Gesù, quelli di adesso continuano a bestemmiare perché non hanno risposto all’amore di Dio per essere salvati. Preferiscono il mercimonio di anime alla luce dello Spirito Santo, che indirizza alla pace e alla gioia. Indubbiamente l’invito rivolto da Gesù al paralitico, cioè di andare a casa sua era un invito nuovo. Il guarito doveva tornare alla dimora dell’infermità precedente, o una dimora dove la titolazione era <Una cosa così non l’abbiamo mai vista>?Pensiamo a una casa nuova ,dove  tutti i convertiti potessero continuare a glorificare Dio e il Figlio condotti dallo Spirito.

Conclusione

Dobbiamo affermare che ancora oggi il messaggio del perdono è sempre lo stesso, cioè quello di porre le anime nostre nelle mani di Gesù, l’unico che perdona i nostri peccati e ci manda in pace. La domanda pertinente  resta quella: chi perdona i tuoi peccati? Gesù o le religioni? Quali risultati evidenti, aldilà delle emozioni o delle suggestioni, ti assicurano che sei fruitore di un perdono eterno, oppure speri ancora a seconda del tuo comportamento di accedere al perdono di Gesù? La fede indica nel Salvatore l’esclusivo perdonatore, la sua Parola da forza a chi vuol credere alla Verità e alla Grazia salvifica. Speriamo sempre, anche per i nostri nuovi lettori, di essere chiari nelle dichiarazioni delle nostre affermazioni, come uomini compiuti, non avendo altro scopo che onorare il nostro Padre e il Suo Figlio. (I Ep. Giovanni 4:14) Noi testimoniamo che il Padre ha mandato il Figlio per essere il Salvatore del mondo e (I Ep. Giovanni 2:2) Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati.

Ferruccio IEBOLE

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