Osanna

Osanna, la parola ripetuta e intesa  come omaggio ed approvazione al Signore Gesù, durante il suo ingresso trionfale a Gerusalemme, in realtà è un’invocazione che vuol dire <salvaci o viva> termini positivi,  ma chiarisce anche, come dietro a un fittizio assenso sulla Sua persona, si nasconda una gelosia e un’invidia della folla. Infatti almeno una parte della gente fu scossa  e si domandava <Chi è costui?>

L’entrata trionfale del Salvatore

Nell’Evangelo di Matteo (21:1 a 17) viene descritto l’ingresso di Gesù in Gerusalemme; sembrava un tripudio affascinante, pieno di consenso fra gente entusiasta e in preda a un delirio incontrollato, di quelli che lasciavano il segno facendo esplodere una comunicazione fra le persone. La domanda e la risposta erano conseguenti e immediate; (v. 10) Chi è Costui? (v. 11) E le folle dicevano: Questi è Gesù, il profeta che viene da Nazaret di Galilea. In realtà Gesù non restava confuso da quelle acclamazioni, né dagli  ipotetici consensi espressi sulla sua persona; Lui era conscio di ciò che stava avvenendo ed aveva già predetto: (Ev. Matteo 20:18) Ecco noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà dato nelle mani dei capi dei sacerdoti e degli scribi, essi lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito, flagellato e crocifisso; e il terzo giorno risusciterà. Forse  vedendo il tripudio intorno al Redentore, qualcuno avrà pensato ad un errore interpretativo del Signore, che aveva con enfasi comunicato una così tragica fine e proprio non si vedevano i presupposti, né alcuna traccia di quella volontà. La folla pareva elettrizzata, la Scrittura annotava scossa, in preda ad un tremolio emozionante. Essere presenti e poter dire <Io c’ero> poteva divenire un vanto,  un racconto impegnativo e interessante per altri. La folla aveva aperto il corteo e un’altra parte lo chiudeva, durante il cammino un vociare rumoroso si levava in alto, erano distinguibili le parole Osanna, ripetute e gridate ad ogni passo. L’evento aveva generato una psicosi collettiva, molti erano in preda ad una esaltazione irrefrenabile, mai vista prima. Un’altra frase scandita in quella specie di processione era (Ev. Matteo 21:9) Benedetto Colui che viene nel nome del Signore, osanna nei luoghi altissimi. Una domanda: l’intento di benedire il Signore sarà arrivato nei luoghi celesti? Oppure tutto si sarà disperso nell’atmosfera elettrizzante di quelle ore? Da come sono andate a finire le cose non v’è dubbio, che tutto si era arenato in breve tempo. Toccherà ai bambini, cioè agli innocenti, raccogliere la vera testimonianza, detta senza secondi fini, che nel tempio gridano: (Ev. Matteo 21:15) Osanna al Figlio di Davide.

La scena profetica illustrata nei dettagli

La Scrittura riporta la profezia di Isaia: Dite alla figlia di Sion ecco il tuo re viene a te, mansueto e montato sopra un’asina e un asinello, puledro d’asina (Ev. Matteo 21:5). Da questo semplice atto, Gerusalemme doveva riconoscere il Re che l’avrebbe visitata. Infatti la scena si stava veramente indirizzando in quel senso; il Signore aveva chiesto a due discepoli di andare difronte, nei pressi di una borgata, vicino al  monte degli Ulivi, dove vi erano legati i due animali. Gli equini non erano presi, facendo un atto di forza, erano presi in prestito (v. 3) e subito li manderà indietro. L’estemporanea sottrazione serviva brevemente, per adempiere la Scrittura e ripetere la scena predetta, perché tutti fossero accertati. Quale sunto spirituale  trarre da questo cumulo di azioni, descritte particolarmente e relazionate nei minimi dettagli? Intanto v’era da sottolineare che il Re già nella profezia era dichiarato mansueto. Che Gesù fosse mansueto era evidente (Ev. Matteo 11:19) Prendete su di voi il mio giogo e imparate da Me, perché Io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre. Quando aveva pronunciato queste parole stava avvicinandosi a Nazaret, e questo doveva essere un altro indizio per identificare il Re. Non si era mai visto un re mansueto; solitamente i monarca vivendo nelle corti, imparano ben presto le peggiori inclinazioni degli uomini, e nonostante siano attorniati da illustri pedagoghi, l’unica cosa che imparano e pretendono è la sudditanza degli altri. Che differenza di messaggi tra Gesù e i re terrestri. Significativo era il racconto evangelico, esso ci proponeva la mansuetudine rappresentata dai due equini, adatti per essere montati da un mansueto regale, in coppia, per non disgiungere un legame filiale; è molto indicativo, che gli animali siano racimolati difronte ad un luogo di sofferenza e di preghiera, come il noto monte degli Ulivi. Gli asini erano a prestito gratuito perché il re non possedeva nulla per se, ma era pronto a dare quello che aveva: (Ev. Matteo 21:14) Allora vennero a lui, nel tempio dei ciechi e degli zoppi ed Egli li guarì. Occorre segnalare che questa attitudine del Signore non si è ancora esaurita, neppure oggi, perché  Gesù è pronto a diffondere il suo giogo di mansuetudine e  di riposo per le anime che vanno a Lui.

Altri significati del racconto

L’apparizione di Gesù verso la soglia di Gerusalemme, non ci comunica da quale porta facesse l’accesso; non ci viene ragguagliato nemmeno l’ulteriore percorso verso il tempio; bizzarro è l’atteggiamento della folla; essa si toglieva dei mantelli di dosso e li stendeva nella via per essere calpestati, altri tagliavano rami e alberi e li stendevano ai bordi della strada. Cosa volevano dire quei gesti? La folla elettrizzata da questo insolito arrivo, dichiarava con quegli atti di svestirsi dalla vecchia condotta, pronta a riconoscere il Re che transitava, e i rami tagliati volevano significare che anche la natura si inchinava difronte al Mansueto. Purtroppo sebbene tutto indirizzasse al riconoscimento del Re, se alla base non si realizzava solennemente il ravvedimento e la conversione, ogni gesto, anche il più considerevole o pio, approdava al nulla. Anzi quelli che l’acclamavano poco tempo dopo saranno quelli che l’accuseranno, perché il loro riconoscimento del Re, non era maturato dalla mansuetudine del Cristo, ma dall’emulazione di altri, senza il necessario ravvedimento cristiano. Essere nella massa anonima religiosa sovente è una morte dell’anima, a causa della folla che si frapponeva e non si coglieva il passaggio del  Re. Cristo transita vicino a noi, a causa della folla forse siamo impediti nella nitida visuale di Gesù. La sua regalità e la sua mansuetudine non vengono percepite a causa dello schermo prodotto della folla, e a causa dei mantelli calpestati, uno spreco disapprovato. (Ev. Matteo 26:8) Perché questo spreco? Forse gli occhi sono attratti dagli indumenti, magari colorati; come dire, da aspetti effimeri come la moda sciupata in un eccesso di simulazione popolare. L’emulazione negli atteggiamenti religiosi, ripetuti senza approfondimenti e che contrastano con la Scrittura e la fede, sono causa di incertezza e delusione.

Una grande differenza: la sua Casa

 Non si può concludere l’analisi del brano, senza pensare a ciò che Gesù affermava  sulla lode e sulla casa. Per ciò che riguarda la sua Casa, pur atteggiandosi a sovvertitore dei tavoli e delle sedie dei venditori, scacciandoli fuori dal tempio, l’attenzione va posta sul verso (Ev. Matteo 21:13) La mia casa sarà chiamata casa di preghiera, ma voi ne avete fatto un covo di ladroni. La sua casa è una casa di preghiera, Lui dimora in essa se si svolgono e si elevano delle preghiere, cioè se si invoca e si dona gloria a Dio. Quando cessa questa funzione, essa diventa luogo di ladri di progetti  e dimora di sovvertitori della fede; allora Gesù ha motivo di dire (Ev. Matteo 23:38) ecco la vostra casa sta per esservi lasciata deserta. Il tempio sarà ancora oggetto di  falsa testimonianza e di sfida; (Ev. Matteo 26:60-61) Benché si fossero fatti avanti molti falsi testimoni.. Costui ha detto Io posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni. Oppure (Ev. Matteo 27:40-41) Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se Tu sei il Figlio di Dio e scendi giù di croce. Così pure i capi dei sacerdoti con gli scribi e gli anziani beffandosi dicevano… Strana attitudine di questa casa, che può essere riconosciuta e classificata con tanti nomi, secondo la preferenza e l’importanza concessale, oppure dagli atteggiamenti innocentemente e involontariamente subiti. (Ev. Matteo 6:5) Quando pregate non siate come gli ipocriti, poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe; (Ev. Matteo 7:21) Non chiunque mi dice Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli  ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo, e in nome tuo cacciato demoni e fatto in nome tuo molte opere potenti? Evidentemente si possono conteggiare diverse attitudini riguardo il tempio, divenuto improvvisamente luogo di persecuzione e giudizio (Ev. Luca 21:12) Vi perseguiteranno consegnandovi nelle sinagoghe, oppure luogo di sfoggio religioso privo di vita: (Ev.Luca 20:46) E avere i primi posti nelle sinagoghe. A tutta questa situazione verrà imposto un termine, dove la volontà umana sarà costretta ad annullarsi e indietreggiare, senza poter contare su nessuna risorsa. (Ev. Luca 19:44) E non lasceranno in te pietra su pietra, perché tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata. Triste fine per un luogo di preghiera.

La lode a Dio

Come detto il tempio era anche il posto per lodare Dio, pur se erano frapposte delle difficoltà o delle altre mire umane, il luogo restava comunque territorio dove una volontà superiore si manifestava: (Ev. Matteo 21:16) Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto lode. L’insegnamento proposto è che lodare o glorificare Dio richiede il suo assenso, oltre la località, dove lui si manifesta e  ancora assicura la Sua presenza. La frase <Benedetto Colui che viene nel nome del Signore, osanna nei luoghi altissimi> detta per la via, poteva essere giusta se detta da cuori convertiti, ma così non era. Ecco perché (Ev. Luca 21:37-38) di giorno Gesù insegnava nel tempio, poi usciva e passava la notte sul monte detto degli Ulivi, e tutto il popolo la mattina presto andava da Lui nel tempio per ascoltarlo.  E’ una bella idea andare al mattino presto a incontrare Gesù, che si propone di insegnare. Ma dove si può incontrare Gesù? (I Ep. Corinzi 6:19-20) Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, e che avete ricevuto da Dio? quindi non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati a caro prezzo glorificate dunque Dio nel vostro corpo. Ancora: (II Ep. Corinzi 6:19) E che armonia c’è fra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo il tempio del Dio vivente, come disse Dio: Abiterò e camminerò in mezzo a loro, sarò loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Possiamo affermare che in quella processione trionfale verso Gerusalemme Gesù c’era, ma Dio attraverso il suo Spirito non camminava con la folla, affamata di superficialità e in preda a banali emozioni. I veri credenti sono fondati sulla Pietra angolare: (Ep. Efesini 2:21-22) Sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore. In Lui voi pure entrate a far parte dell’edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito. E’ straordinario pensare che il tempio del nostro corpo contribuisca a divenire tempio per la dimora di Dio, Gesù Cristo e il suo Spirito. Il savio Architetto ha in mente un progetto meraviglioso, riservato a tutti quelli che credono nel suo nome e che sono stati insegnati da Lui, idealmente nei pressi del Monte degli Ulivi. Perciò sono efficaci le parole (Ep. Efesini 3:21) A Lui sia la gloria nella chiesa e in Gesù per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen.  

Conclusione

Se la domanda all’inizio del nostro dire era chi è costui? Bene, possiamo affermare che il suo nome è Gesù Il Salvatore, benedetto in eterno!

La voce tua dolcissima – Gesù nel cuore ho udito

Asciuga le mie lacrime – Diceva e vieni a me

Qual ero afflitto e debole – Signor io t’ho ubbidito

Ed ho trovato subito – Riposo e pace in te

La voce tua dolcissima – Gesù m’ha detto vieni

Di vita l’acqua limpida – e pura ti darò

E da quel dì trascorsero – i giorni miei sereni

Che vita santa l’anima – vicino a Te trovò.

Ferruccio IEBOLE

 

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