ORIZZONTE DI GRAZIA, MATERIA SCONOSCIUTA

Quale rapporto aveva il Signore Gesù con la Parola di Dio rivelata al popolo ebraico e quali analisi innovative proponeva durante il suo ministerio terreno, tale da attirare biasimo, tentazioni, trabocchetti e subdole interrogazioni da parte dei religiosi di quel tempo? I suoi gesti meravigliosi di pietà e i suoi miracoli potenti effettuati, purtroppo non venivano recepiti come propedeutici al ravvedimento e alla conversione  

Verso i tempi finali della sua missione il Signore Gesù spiegava il suo rapporto con la Legge, la sua relazione con le Sacre Scritture, esponendo  come utilizzare una nuova lettura della Parola sullo sfondo di un orizzonte di grazia, che Lui aveva portato e spiegato con le sue opere di misericordia verso i miseri. Quello che Gesù proponeva era un modo di leggere le parole dell’Antico Patto, non secondo un metodo rigido, irremovibile, che rimanesse impenetrabile e in superficie senza scalfire la profondità della rivelazione, connessa alla persona del Messia. Dunque, le profezie intorno alla venuta del Messia, erano vissute dal mondo religioso di allora, nella più grande confusione non distinguendo per impreparazione quello di nuovo recato dal cielo. Oggi i credenti sono privilegiati potendo usufruire della guida dello Spirito Santo, però occorre essere attenti e non farsi condizionare da elementi esterni per premura di sapere e di conoscenza fittizia. Il cammino nella fede richiede del tempo ed esperienza con il Signore, necessita altresì discernere la rivelazione delle Sue Parole, che ricercano un percorso di attenzione profonda alla sua voce. La meditazione non può essere affrettata; bisogna tener conto della progressiva illuminazione che avviene lentamente e con una maturazione senza urgenza.

Un esempio d’ interpretazione

Gesù, in quel tempo, si scontrava con i superbi dell’interpretazione, quelli che pensavano di sapere tutto; poi, di fronte al messaggio di Giovanni Battista storcevano il naso per il modo non convenzionale con cui si vestiva e si esprimeva. L’interrogativo intorno al personaggio era se recava un messaggio inviato da Dio, cioè se era veramente un profeta. La sua tragica fine poi, non aveva accelerato un pensiero di grande stima nei suoi confronti, perché alcuni interpretavano come una punizione divina. Un pesante condizionamento mentale avvolgeva le coscienze e i cuori di quei religiosi, attenti all’estetica e non alla sostanza della comunicazione del vero messaggero, che preparava schiarendo la via e i passi del Messia, il quale accompagnava la propria presenza con delle opere miracolose e divine di pietà.

Perciò di fronte alla chiusura delle orecchie e alla preclusione dei ragionamenti proposti, Gesù poteva affermare (Ev. Matteo 22:29) Voi errate perché non conoscete le Scritture, nè la potenza di Dio. Il pensiero è semplice e cristallino. Gesù accusa i suoi ascoltatori di non conoscere le Sacre Lettere. Evidentemente voleva dire, non conoscete secondo la rivelazione e la luce celeste; vi affidate alle millenarie interpretazioni tramandate, non riuscite a vedere e ad accettare una lettura diversa. Ora se l’analisi della Bibbia fosse statica, immutabile, avrebbero avuto ragione gli scribi e i farisei che vantavano secoli di studio; invece Gesù apriva la viva ed eterna Parola di Dio a una espansione nuova, coinvolgente per valore e preziosità rinnovatrice della Parola, nella vita statica delle persone. I suoi miracoli parlavano di grazia, di misericordia e accompagnavano dei gesti d’amore alle parole persuasive e limpide  pronunciate dal Cristo. La potenza che Gesù proponeva, consisteva nel rivelare come Dio Padre era costantemente con Lui nella missione terrestre e, la fede che Lui richiedeva, constava nell’affidarsi completamente nelle sue mani di Buon Pastore. Negli Evangeli sono riportate diverse frasi, le quali esemplificano come Gesù intendesse il valore della Parola, e quale differenza vi fosse tra i diversi modi di leggere e capire.

Letture diverse

Vediamone alcuni:

  • (Ev. Luca 4:16) Alzatosi per leggere; bisogna notare il rispetto di Gesù nei confronti della Scrittura, dimostrato nell’alzarsi in piedi per ricevere i rotoli da leggere. Questo atteggiamento ci comunica la devozione e la stima del Signore nei confronti del Testo. Lui era la Parola incarnata (Ev. Giovanni 1:1-14) ma a contatto con la parola scritta, usava un diligente comportamento per insegnare a quelli che lo guardavano, sovente solo per giudicarlo, il suo affetto e la fedeltà alla vergatura.
  • ( Matteo 24:15) Chi legge faccia attenzione; o vi ponga mente come dice un’altra traduzione. Quindi, secondo Gesù veniva richiesta una scrupolosa ottemperanza nel riflettere sullo scritto, che doveva occupare tutta la mente e il cuore del lettore, per distinguere e fare la volontà di Dio riferita nel passo letto. Porre mente infine richiedeva una giusta meditazione, cioè del tempo da trascorrere in preghiera e ponderazione. Il Salmo (49:3) afferma: La meditazione del mio cuore sarà piena di senno.
  • (Ev. Matteo 22:31) Non avete letto quello che vi è stato detto da Dio; in questo testo Gesù rompe qualsiasi filosofia scettica sulla Parola. La Bibbia era la Parola che Dio utilizzava per ammaestrare il suo popolo. La sua origine e la sua fonte risiedeva in Dio stesso ed era il mezzo o il testo per crescere in conoscenza, per distinguere le promesse o le profezie promulgate e ineludibili, riservate ai Giudei e per i discendenti ebrei. Le incrostazioni sovrapposte dagli interpreti erano quelle che nascondevano lo splendore e la guida divina rivelata nel testo. Si può affermare che la patina delle interpretazioni umane occultava la vitale freschezza delle Sacre Lettere. Perciò si comprendeva l’accorato appello di Gesù a leggere con l’aiuto delle sue attive spiegazioni in fatto di grazia e di pietà, per approdare ad un nuovo orizzonte.
  • (Ev. Luca10:26) Nella Legge che cosa sta scritto? come leggi? La risposta effettuata dal dottore della Legge essendo solo una fedele lettura del testo, non poteva certamente essere biasimata dal Signore Gesù. L’osservazione del Salvatore era rivolta alla prova che secondo i piani del dottore in Scrittura, Lui doveva sottostare e rispondere in modo convincente e vero, con una Sua interpretazione intorno alla domanda sulla vita eterna. Evidentemente il concetto del dottore consisteva: vediamo la solidità e quale risposta darà il Rabbi, che propina al popolo il nome altisonante di Salvatore del mondo! Colpisce la risposta sintetica di Gesù: cosa sta scritto? Le ipotesi di manipolazioni, di aggiunte così care ai denigratori della Parola (sovente si sente dire: chissà chi l’avrà scritta la Bibbia?) per negare la sua origine divina, non sfiora minimamente la persona del Signore, che avvalora la Legge così come era letta, senza dubbi, ambigue incertezze o menomazioni dovute allo scorrere del tempo.

 

L’accento per Gesù si confinava sul cosa è scritto, sulla reale difficoltà a comprendere ciò che veniva letto. Bisogna rimarcare che senza la guida dello Spirito Santo, la consapevole indifferenza verso il testo non scompare, e sebbene le parole siano comprensibili, senza l’azione vitale dello Spirito, tutto rimane infruttifero e irreale. La parabola del Buon Seme è prorompente e adatta a spiegare il significato che il seme del Vangelo compie. Il dialogo con il dottore della Legge prosegue ancora e si frappone con una seconda domanda: come leggi? Gesù in quel dialogo cercava una risposta sul modo di leggere, oppure chiedeva  di verificare quali sensazioni spirituali aveva prodotto quella lettura? La vicinanza a Gesù era stata sufficiente per interpretare nella giusta maniera, oppure tutto risultava incerto? Oggigiorno molti leggono la Bibbia con diverse motivazioni; tutti pensano di leggerla con la verità in tasca, con cognizione di causa, magari con conoscenza proveniente da anni di studio come nel caso del dottore. Resta attuale la domanda: come leggi? Con quale strumento? Con la voce, con l’intelligenza umana, con  interpretazioni già confezionate da commentari biblici o da elaborazioni religiose, da ricercatore autodidatta? Oppure leggi con lo Spirito Santo che parla e istruisce? Un mio carissimo amico aveva coniato una dedica che propongo, perché riveste un buon consiglio: A coloro che non solo, leggono le Parole , ma le guardano per udirle.

Proseguendo nel racconto Gesù esponeva la parabola del Buon Samaritano a completamento dell’analisi sulla grazia. Il samaritano rompeva gli schemi perbenisti; il Levita e il Sacerdote simboleggiavano il vecchio modo di intendere la Scrittura e di gestirla, lo straniero significava un modo eloquente di esprimersi con gesti di pietà, con parole, con progetti profetici e futuri di guarigione, per l’agognato benessere del ferito. L’emblematica figura dello Spirito Santo irrompeva nel racconto proposto dal Signore con i due tangibili denari e, la conclusiva lezione sulla misericordia, riflesso di quella divina, che avvolgeva tutta l’espressione e l’insegnamento di Gesù sul come leggi. Il dottore della Legge si sarà convinto su quante cose nascoste vi erano nella Parola, nel comandamento ripetuto da lui con leggerezza, e che venivano a galla oltre alla semplice recita del testo?

  • (Ev. Giovanni 5:39) Voi investigate le Scritture; questa prassi era usuale allora e attuale ancor oggi. Moltitudini di lettori leggono la Bibbia con svariati interessi: chi vuol nutrire l’anima esamina la Parola con profitto, inseguendo un conforto spirituale. La manna rappresenta in modo chiaro il benefico ristoro prodotto dalla Scrittura nella vita del credente. Il compito del testo è quello di tradurre in certezze le promesse del Signore, cioè di rendere testimonianza viva dell’identità, del nome e della persona di Cristo; infine di condurre il peccatore a Gesù per ricevere il perdono e la vita eterna. Questa è la vera potenza impiegata dalla Scrittura quando è creduta con fede. Un passo dell’Evangelo di Giovanni (6:29) Gesù disse: Questa è l’opera di Dio, che crediate in Colui che Egli ha mandato, racchiude bene il concetto dell’opera eseguita dal Salvatore.

 

Fuori da quell’opera si incontra una falsa potenza, che esiste e avvolge realmente mente e cuore, viene utilizzata per confondere e irretire i deboli spirituali in cammini, dove al fondo si trova la delusione e la disperazione. Un chiaro esempio è quello riportato in (Atti 8:10) Questa è la potenza di Dio, quella chiamata la Grande e  (Atti 7:21) Mosè fu istruito in tutta la sapienza degli Egiziani e divenne potente in parole e opere.  Nessuno vuol criticare la sapienza del mondo, raffigurata da quella egizia, seppure non produca equilibrio e filantropia, mentre quella utilizzata da Simon Mago è altamente negativa. Confondere la potenza diabolica come proveniente di Dio, è un tranello che le religioni utilizzano efficacemente per sottomettere fedeli sprovveduti e superstiziosi. Meravigliosa è la differenza ottenuta e rimarcata dalla predicazione, fatta da Filippo nei confronti degli abitanti di Samaria; (Atti 8:11) Filippo che portava il lieto messaggio del regno di Dio e il nome di Gesù Cristo, e (Atti 8:13) Restava meravigliato vedendo i miracoli e le opere potenti che venivano fatti. Si l’annuncio dell’Evangelo era accompagnato dalle opere di luce, compiute non in virtù di forze delle tenebre, ma in conformità con il volere positivo di Dio. Quando l’investigazione non è guidata dallo Spirito Santo i risultati come nel caso di Simone Mago, non conseguono esiti limpidi e vivi, ma attirano piuttosto un nefasto giudizio: (Atti 8:23) Vedo infatti che tu sei pieno d’amarezza e prigioniero d’iniquità.

  • (Atti 8:30) Leggeva il profeta Isaia e gli disse: Capisci quello che stai leggendo? Quegli rispose: e come potrei, se nessuno mi guida? Il caso dell’eunuco era emblematico: la domanda pertinente interrogava sul capire e acquisire luce dalla Scrittura. Il quesito sul Messia era quantomeno opportuno, ma la guida per la risposta illuminata a chi veniva affidata? Se ci avvaliamo di quella dello Spirito Santo non ci sbaglieremo mai. Gesù aveva detto ( Giovanni 16:12) Egli vi guiderà in tutta la verità. Questa è la vera guida! Bisogna pensare con riverenza a quella paziente comunicazione che Gesù svolgeva, spiegando la discesa dello Spirito Santo per illuminare i testi biblici, esemplificata dalla Sua provvidenza nel procurare in Filippo un aiuto certo all’eunuco per la comprensione, azione perpetrata con sollecitudine ancora oggi, nei confronti di chi legge per cercare la faccia di Gesù Cristo.

 

  • (Atti 13:27) Adempirono le dichiarazioni dei profeti che si leggono ogni sabato. A questo riguardo bisogna aggiungere l’espressione di Paolo: ( Romani 1:4) Dichiarato Figlio di Dio con potenza. Il verbo dichiarare o il termine dichiarazione, nasconde in realtà un dire con solennità, specifica qualcosa d’importante e di dirompente. Confessare Gesù come Il Figlio di Dio, senza leggerezza ma con potenza, vuol dire aver letto la Parola con fede e con profitto, impegnando quella potenza a proprio tornaconto, nella via della salvezza personale. Se il salmista (Salmo 119:130) poteva affermare: la dichiarazione delle tue parole illumina e rende intelligenti i semplici; la potenza dello Spirito ci comunica oltre alla luce anche una nuova vita, non un’indole nuova, ma una nuova nascita, promulgata già da Gesù nei vari incontri, ad esempio con Nicodemo o con la donna al pozzo, o con Lazzaro.

 

Palesare la fede, proveniente dalla comprensione delle Sacre Lettere, vuole svelare un rapporto intimo con il Salvatore, con il Suo Spirito e raccontare la potenza rigeneratrice della Parola di Dio. Si legge: (Apocalisse 22:17-18) E chi ode dica Vieni, chi ha sete Venga, chi vuole Prenda in dono dell’acqua della vita. Io dichiaro a chiunque ode, le parole della profezia di questo libro. In questa sequenza  di azioni si riassumono bene i passi della fede biblica, occorre udire il richiamo di cosa è scritto, di come leggi e quale risultato vitale produce la dichiarazione di quelle parole. Vi è un percorso da effettuare: prima cosa, udire le parole nel cuore, poi crederle con sincerità e infine accedere al rinnovamento dell’acqua di vita, una volta presa in dono e assaporata. Una promessa (Apocalisse 1:39) Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino!

Conclusione

 La beatitudine celeste è a portata di libro. Sotto questo aspetto siamo perciò molto grati al Signore che per la meditazione della Sua Parola, si possa usufruire di tante occasioni, con vari mezzi messi a nostra disposizione con consistenti opportunità di lettura. Rimane però, in conclusione, l’insegnamento di Gesù come svelatore di un sapere superiore; se ha potuto affermare: le mie parole non passeranno, vuol dire che il suo pensiero esistente prima delle parole è un pensiero eterno, che vuol condividere con quelli che hanno apprezzato il suo messaggio e sono stati rinnovati nella  vita tramite la Sua Parola. 

Ferruccio IEBOLE

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