OGNI UOMO SIA PRONTO AD ASCOLTARE

Ascoltare per l’uomo è un tema difficile perché impegna spirito, corpo, intelligenza  e volontà per un’analisi, se l’argomento è interessante, oppure una chiusura se non stuzzica nessun organo intellettuale collegato. L’apostolo Giacomo nel suo scritto ricorda come: (Ep. Giacomo 1:18-19-20) Egli ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la Parola di Verità, affinché in qualche modo siamo le primizie delle sue Creature. Sappiate questo, fratelli miei carissimi; che ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira; perché l’ira dell’uomo non compie la giustizia di Dio. Dunque ascoltare per esempio il Vangelo implica la consapevolezza che Dio ci vuole generare secondo la sua volontà e mediante la sua Parola di Verità. Cosa vuol dire generarci  mediante la Parola di Verità?

Ricevete con dolcezza la Parola che è stata piantata in voi

(Ep. Giacomo 1:21) Perciò deposta ogni impurità e residuo di malizia, ricevete con dolcezza la Parola che è stata piantata in voi e che può salvare le anime vostre. Dunque un grande progetto per quelli che sono pronti ad ascoltare si avvicina  lentamente e con dolcezza. Prima, questa Parola divina compie alcune azioni preventive, che verifica chi è pronto ad ascoltare come già detto, poi che sia lento a parlare cioè a prendere decisioni affrettate, e lento all’ira cioè non irascibile, ovvero un carattere avventato e superficiale.

 Ancora, la Parola dall’esterno deve operare per far deporre cioè allontanare l’impurità nella mente e nel corpo e far rimuovere ogni residuo di malizia che alberga nel cuore. Quindi una grande pulizia promossa dal messaggio evangelico che attecchisce in chi ha il privilegio di ascoltare e capire, certamente non tutta la dottrina cristiana, ma incominciare a vedere quanta spazzatura risiede nella vita di ogni creatura umana. Questo inizio è propedeutico a successivi passi verso quel traguardo che è la Parola piantata in voi con dolcezza. E’ notevole che vi sia un così grande obiettivo che coinvolge  la Volontà divina, la Verità e la Parola di vita per salvare le anime elette.

Semplicemente ascoltatore o esecutore della Parola?

 Giacomo è un uomo molto pratico e farà paragoni, che se non capiti sembreranno al limite dell’ortodossia evangelica, per cui ora rivolge i suoi consigli in maniera piuttosto rude seppure giusti. (Ep. Giacomo 1:22-23-24) Ma mettete in pratica la Parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi. Perché se uno è ascoltatore della Parola e non esecutore, è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio e quando si è guardato se ne va e subito dimentica com’era. Come detto, se prima approvava un ascoltatore attento, ora bisogna che dopo la pulizia effettuata, l’uditore della Parola acceda al passo successivo. Il pericolo in questo momento è di fermarsi e divenire un ascoltatore compiaciuto della posizione acquisita, cioè un individuo né carne né pesce, non contrario al cristianesimo ma legato a un cristianesimo intellettuale, quindi nullo  per la famosa dolcezza proposta.

 Purtroppo molti sono avvinti dalla Parola, acconsentono che è Parola di Dio, ma nella loro vita non scatta mai la fede perché sono solo degli uditori che si rallegrano, ma non conoscono la dolcezza con cui la Parola viene innestata. Sono simili all’esempio proposto da Giacomo, di uomini che guardano la loro faccia nello specchio e subito se ne dimenticano. Questo fatto induce chi ascolta o legge la Parola, a verificare se riveste una posizione di uditore o di esecutore. La meta è molto semplice, o uno diventa un uditore smemorato, oppure uno che mette in pratica e sarà felice nell’operare. (Ep. Giacomo 1:25) Ma chi guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge di libertà e in essa persevera, non sarà un ascoltatore smemorato, ma uno che mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare.

Egli ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la Parola di Verità

Il grande progetto di Dio dunque si realizza secondo la sua volontà, che persuade e stimola il peccatore ad affondare gli sguardi della fede nella Parola rivelatrice l’amore di Dio, che Lui usa verso le creature per condurle a una relazione personale con il Figlio e con Se stesso. Questo progetto ha un verbo ”generarci” che spiega esaurientemente l’operare di Dio, che invia lo Spirito Santo per guidarci nella Verità, perché alla fine del percorso vi sia un’anima felice di questa comunione.(I Ep. Giovanni 5:1) Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio, e chiunque ama Colui che ha generato, ama anche chi è stato da Lui generato.

Orbene, ecco la dolcezza della Parola che ci illustra come Gesù Cristo diventi il centro della fede per rivelazione dello Spirito, che toglie le ulteriori titubanze sull’opera redentrice fatta dal Redentore sulla croce. Sovente insistiamo sul valore della croce, perché esso viene nascosto e offuscato dalle religioni. Si pensa soltanto ad un atto simbolico di amore, non si pensa a un sacrificio come prezzo di riscatto pagato dal Salvatore per tutti. Se come visto siamo esecutori della Parola, comprenderemo chiaramente questo versetto: (I Ep. Pietro 1:13) Perciò dopo aver predisposto la vostra mente all’azione, state sobri e abbiate piena speranza nella Grazia che vi sarà recata al momento della rivelazione di Gesù Cristo.

Una rivelazione personale di Gesù Cristo

E’ un pensiero veramente prezioso quello che ci viene comunicato ora, l’esecutore della Parola si accomoda  a ricevere la Grazia preparata per la generazione, dispone la sua mente alla sobrietà e alla speranza perché non vivrà un’esperienza solo emotiva, ma realizzerà la rivelazione personale di Cristo Gesù quale Redentore. Una rivelazione esaltante perché un morto nei peccati risorge, gli viene consegnata vita eterna e perdono dei peccati. Ancora, arriva il suggello dello Spirito Santo che viene ad abitare come caparra  nel nuovo credente. (Ep. Giacomo 4:5) Lo Spirito  che Egli ha fatto abitare in noi, ci brama fino alla gelosia.

Benedetta gelosia che ci impedisce deviazioni estreme dovute alla vecchia natura. Allora aveva ragione Giacomo nel definire come felice l’operare di chi riceve dall’amore di Dio, la rivelazione di ciò che il suo Figlio ha compiuto in favore dei peccatori, che diviene patrimonio ereditario personale, adatto a farlo valere il giorno della gloria di Cristo, quando verrà a rapire la chiesa.  Pietro definisce con questo passo la gloriosa eredità: (I Ep. Pietro 1:4)  Per una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile, Essa è conservata in cielo per voi. Ecco le primizie delle creature citate all’inizio che erediteranno il cielo.

Il Signore è pieno di compassione e misericordioso

Verso la fine, la lettera di Giacomo termina citando questo versetto soprascritto: (Ep. Giacomo 5:11); è vero la misericordia e la compassione di Dio si sono manifestate con efficacia nel Figlio, che è venuto  a dare la sua vita per le pecore. Ora le sue pecore (Ev. Giovanni 10:3-4) ascoltano la sua voce… va davanti a loro, le pecore  lo seguono  perché conoscono la sua voce. Dunque ascoltare la voce di Cristo è diverso da conoscerla, far parte del gregge e sapere che lui va danti alle pecore,  imponendo guida e protezione è diverso da intendere soltanto che è un Buon pastore. E’ la medesima esperienza accennata prima tra uditori ed esecutori che esprime la differenza tra chi è salvato e chi no, tra chi è pecora o è errante. Gesù disse: (Ev. Giovanni 10:14-15-17) IO sono il Buon pastore e conosco le mie, e le mie conoscono me, come il Padre mi conosce e IO conosco il Padre e do la mia vita per le pecore… Per questo mi ama il Padre perché IO depongo la mia vita per riprenderla poi.

 Conclusione

 La meditazione di oggi ha voluto ancora una volta attirare la nostra attenzione sull’amore del Padre e del Figlio, che ci comunicano la loro voce nella Parola creatrice e generatrice per la fede dei figli di Dio; l’auspicio è che non facciamo cadere a terra il buon seme che la Parola ci elargisce, ma che la riteniamo nel cuore come un tesoro celeste. Invocando la benedizione del Signore su tutti noi, inviamo un cordiale saluto ai  nostri stimati lettori.

 Ferruccio Iebole

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