NON MI VERGOGNO DEL VANGELO

 La vergogna è un sentimento che deriva dall’intimo o dalle circostanze, prende il cuore, la mente e tutto l’essere intero; è ancora uno stato il quale si può controllarlo o sottomettersi, in base alla sensibilità dell’individuo. Certo è che la vergogna può essere fonte di esamina o di respingimento; la vergogna la si può mettere a tacere negando le fonti da dove essa proviene. Certi atteggiamenti spudorati negano la vergogna, che comunque esiste. Il non vergognarci, cui Paolo fa riferimento è una situazione che merita un nostro breve commento, una spiegazione, come sempre, speriamo agevole e comprensibile, senza proclami teologici, ma proposta di  piccola meditazione ad uso di persone semplici.

(Ep. Romani 1:16) Non mi vergogno del vangelo: certamente non vale la pena di vergognarsi dell’Evangelo perché non c’è nulla da vergognarsi o di reprimere qualche rossore sul nostro viso. Eppure tante volte c’è capitato di non confessare l’Evangelo come dovrebbe essere dichiarato. Analizzare il perché ci porterebbero lontano nei ragionamenti. Forse è l’occasione per dire, che la lucidità di cogliere le occasioni per testimoniare del Vangelo, non sempre le sappiamo sfruttare, per timidezza, per poca conoscenza della Scrittura, per difficoltà nelle relazioni e di comunicazione con gli altri. Si, perché ancor oggi, parlare della Bibbia o della fede si rischia di essere incompresi e additati, il non essere come tutti gli altri, in fatto di fede, a volte pone delle limitazioni, che possono diventare insulti, disapprovazione, o commiserazione. Il mondo o per meglio dire l’Avversario, sa ben manipolare menti e azioni contro i portatori del messaggio evangelico. E’ vero, per adesso i roghi, le prigioni e le persecuzioni sfacciate tacciano da qualche tempo, almeno nell’Europa, patria di un libero pensiero, costato però milioni di morti nei secoli passati. Ora, tornando al nostro testo (v. 16-17) si capisce chiaramente perché Paolo invita a non caricarsi di vergogna o  a non essere  titubanti, poiché < l’Evangelo è la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede…e poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com’è scritto: Il giusto vivrà per fede>  Quale bel programma è questo immaginato da Dio che vuole salvare l’umanità e far divenire giusti degli ingiusti come noi, solamente per fede e senza un nostro intervento meritorio.

Due formidabili azioni divine

Dio ci fa sapere che la Parola evangelica si dilata e va verso due direzioni: la prima per la salvezza, per la redenzione degli uomini; la seconda per l’applicazione della giustizia di Dio, gratuitamente, a dei peccatori perdonati. Ora, difronte a questo progetto divino, non si capisce perché vergognarsi; forse perché sembra inverosimile che questo atto di Grazia possa realizzarsi nella vita degli uomini? Perché siamo timorosi di non saper gestire questo messaggio correttamente o a nostro piacimento? La scrittura afferma: (Ep. Romani 2:4) Oppure disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza e della sua costanza, non riconoscendo che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento? Orbene abbiamo a che fare con le ricchezze, con la pazienza, con la costanza e la bontà di Dio, virtù che ci interrogano in quale posizione ci troviamo, come usufruitori di questi pregi elargiti dal Signore. Se li abbiamo accettati saremo felici di queste virtù che ci hanno avvolto e cambiato la vita, se rifiutate colpevolmente, sarà uno scorrere del tempo nell’insoddisfazione più cupa, e in un malessere persistente che condurrà alla sicura ribellione. La Bibbia ci avvisa: (Ep. Romani 2:5) Tu invece con la tua ostinazione e con l’impenitenza del tuo cuore, ti accumuli un tesoro d’ira per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio. I concetti espressi nel versetto sono limpidi, scomponiamo le parole per facilità di comprensione:

  1. Ostinazione
  2. Impenitenza
  3. Tesoro d’ira
  4. Giorno dell’ira
  5. Rivelazione
  6. Giusto giudizio

Cosa vuole comunicarci lo Spirito Santo? Che la vergogna dell’Evangelo produce l’ostinazione, cioè un’irriducibilità nel non voler credere che Dio in Cristo è intervenuto nella scena del mondo. (Ep. Romani 1:1-4)  Che Egli (Dio) aveva già promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sante Scritture riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità, mediante la resurrezione dai morti; cioè Gesù Cristo nostro Signore. In questo passo Paolo spiega la storia di Gesù: nato in carne, quindi esistito veramente, nella stirpe regale e principesca di Davide, venuto nel mondo secondo l’autorità delle Scritture date da Dio agli uomini, dichiarato e manifestato Figlio di Dio con l’impiego della potenza dello Spirito Santo, condizione di Figlio incomprensibile per la mente umana e caduta, ma rivelata dallo Spirito e dalla Parola ai credenti; ancora, risorto dai morti e proclamato Signore nostro. C’è abbastanza materia per riflettere! Abbiamo compreso tutto questo infinito valore? Siamo pronti a subire benevolmente l’azione di convincimento dello Spirito Santo?

Gli ostinati e gli impenitenti 

Alcune persone nonostante la spiegazione della persona di Gesù quale Salvatore e Redentore degli uomini, si ostinano a negare perfino l’esistenza terrena del Signore Gesù, facendo torto alle opere letterarie ad esempio di Giuseppe Flavio, lo scrittore del tempo di Gesù. Poi, per non parlare dell’opera della croce negata, della resurrezione non creduta e vissuta come un insulto al raziocinio umano. Eppure Dio dice che l’impenitenza dall’orgoglio personale, la vergogna dell’Evangelo di Cristo, cioè del sapere che Lui è il Salvatore dei peccatori e non volerlo credere, porterà  senza indugio a un accumulo, a un tesoro d’ira, che sarà rivelato con un giudizio, in un preciso giorno d’ira. Bisogna affermare, per togliere ogni alibi, che come Gesù Cristo è nato nel mondo in un giorno di Grazia, cioè in un lasso di tempo realistico, così in un medesimo giorno, medesimo lasso di tempo, vi sarà il giudizio condito dall’ira di Dio. Perché ira? Perché non credendo in Cristo si rifiuta la Grazia proposta dalla giustizia di Dio; chi si vergogna dell’Evangelo dichiara di non credere alla manifestazione e all’autorità del Figlio di Dio. Costoro quindi si ritirano consapevolmente dal progetto divino di redenzione. Con la loro incredulità affermano che Dio mente intorno a suo Figlio, e negano la signoria di Gesù sul mondo creato e su loro stessi. La severità divina non è da sottovalutare: (Ep. Romani 1:24) Per questo Dio li ha abbandonati all’impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi, essi hanno mutato la Verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore che è benedetto in eterno. Il corpo di Gesù era stato reale, esposto nudo alla croce per il ludibrio e disprezzo degli uomini e accompagnato dagli scherni dei passanti. Stessa moneta per gli ostinati: un disonore pazzesco scorre nei loro cuori e nei corpi, la mutazione della Verità si infrange in una menzogna, che viene adoperata spiritualmente per adorare e servire la creatura e non il Creatore. Che infelicità, constatare che molte persone adorano ancora oggi le creature, sperano in sostegni di spiriti di persone decedute, rendendo devozione, riti, adorazione a spiriti i quali non sentono e non accolgono nessuna richiesta; che alcuna benedizione è elargita e scende su di loro dal Signore. L’errore induce le persone ostinate, non raggiunte dalla potenza dell’Evangelo, a rendere culti privi ogni senso logico: (Ep. Romani 1:21) Perché pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno glorificato come Dio, ne l’hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo di intelligenza si è ottenebrato. La sequela delle cose evidenziano come pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno adorato, ringraziato, glorificato, perciò il sopravvento della mente, del cuore e dell’intelligenza si è ottenebrato, è diventato buio, senza la luce influente dello Spirito Santo. Questa indipendenza di giudizio, questo disinteresse al piano di salvezza di Dio e dell’adorazione, vale per il tempo reale del mondo, non per il tempo dell’eternità. Ecco perché vi sarà una separazione dai giustificati dalla Grazia di Gesù; a quelli che è applicata la giustizia di Dio è riservato un destino diverso dagli ostinati, impenitenti e adoratori di creature. Seppure questi pensieri non ci rallegrano, per solidarietà e appartenenza nostra al genere umano, non possiamo estraniarci dal destino delle persone nostri simili, senza invitare tutti a ascoltare l’Evangelo e crederlo con fede. Per questo motivo scriviamo questi pensieri che speriamo diventino utili per i nostri lettori e per riflettere sull’Evangelo.

L’appello paolino al ravvedimento

Non sono le religioni umane a cambiare il nostro incontro con il Signore. Le religioni offuscano il messaggio salvifico di Gesù. Come citato all’inizio, abbiamo bisogno di capire come la giustizia di Dio è rivelata da fede in fede. Cosa vuol dire? (Ep. Romani 4:24-25) Noi crediamo in Colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, Il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione. Il dettato preciso è che Gesù Cristo in base alla sapienza e volontà divina, è stato dato in pagamento, cioè ha pagato con il suo corpo e il suo sangue, puro, innocente, senza peccato, il prezzo del riscatto delle nostre anime. Ha ottenuto un riscatto, una giustificazione, una vita nuova da applicare, da elargire, da consegnare tramite il suo Spirito a tutti quelli che credono, che facendo il percorso di fede in fede, acquisiscono senza meriti alcuni, la giustizia di Gesù e diventano i giusti per fede, che vivono e vivranno eternamente per la Grazia di Gesù. Il Vangelo è la sintesi di questo messaggio, la buona notizia che Dio fa sapere agli uomini peccatori, invitandoli ad aver fede in Lui, nel Figlio e a farsi guidare dallo Spirito Santo di Cristo. Chi crede in Gesù, nel suo sacrificio riparatorio, sa che il Salvatore (Ep. Romani 6.10)  Il suo morire fu un morire al peccato, una volta per sempre, ma il suo vivere è un vivere a Dio. Che grande garanzia hanno i credenti, nel sapere con certezza che Gesù vive a Dio e che loro sono garantiti dalla mano capiente del Redentore. I credenti, i giustificati per la fede, conoscono il valore del sacrificio di Gesù, e sanno altresì: (Ep. Romani 6:25) Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore. Allora perché non gioire dell’Evangelo, come avere vergogna di un destino eterno, provveduto dal Signore e annunziato da Egli stesso, dal suo Spirito, dai suoi discepoli e apostoli. E’ un grande privilegio poter disporre della Parola di Dio, del Vangelo, scritto, stampato,  poterlo leggerlo e capirlo nella meditazione, con l’aiuto dello Spirito. E’ vero, la confusione religiosa distoglie dalla comprensione del messaggio, molte persone sono invischiate in pratiche religiose che nulla hanno a vedere con l’adorazione di Dio. Noi confidiamo che il Signore dia loro uno spirito di rivelazione, d’intendimento e che quelli che hanno udito l’Evangelo, non si vergognino. Per i nostri cari lettori che costantemente ci seguono e scrivono <mi piace>, lettori a noi sconosciuti, li sentiamo però vicini nell’amore di Cristo e preghiamo il Signore, che tramite questa piccola rubrica, possano crescere nella fede ed essere pronti per il giorno di gaudio e di gloria.

Grazie o Signor dell’inclito

Spirito tuo possente

Che illumina la mente

E allieta in nostro cuor

In comunione santissima

Col Padre Ei ci mantiene

In comunion ci tiene

Col nostro Salvator!

 

Ferruccio IEBOLE

 

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