LA FEDE CHE CI E’ COMUNE DIVENTI EFFICACE

Nella lettera di Paolo a Filemone  vi sono molti spunti su cui riflettere. L’epistola è breve ma densa di insegnamenti per noi, umili lettori della Bibbia che posti difronte a essa, cercano sotto la guida dello Spirito Santo di appropriarsi di affermazioni evangeliche che possano far crescere non solo l’interesse per le cose spirituali, ma destino la volontà di vivere e accrescere la fede nel Salvatore, per scoprire sempre più il grande e smisurato amore cui siamo divenuti a farne parte per la sua insindacabile Grazia, non perché predestinati, ma eletti in virtù possibile dal suo  perdono e favore accordatoci in comunione col Padre Celeste e lo Spirito Santo. Il passo del titolo si trova nell’Epistola di Paolo a Filemone al v.6, vorremmo veramente che la fede diventasse sicura e adeguata nella comprensione della Verità.

Una fede comune

(Ep. Filemone v. 5) Perché sento parlare dell’amore e della fede che hai verso il Signore Gesù. Dunque aver amore e fede in Gesù, cioè un vero connubio, cosa  significa secondo la Parola di Dio? Una seconda domanda. (Ep. Filemone v. 16) Sia sul piano umano sia nel Signore!  Orbene vi sono due posizioni, due strati su cui la Parola di Dio influisce nella vita dei peccatori, perché essi si ravvedano e nasca appunto una fede indistruttibile nelle affermazioni bibliche, che diventano patrimonio solido su cui costruire la fede che salva. Se Paolo parlava di fede comune voleva dire (v. 3) Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e Dal Signore Gesù Cristo. Che base comune era questa? Quando ci si riferisce a Gesù occorre  ricordare: (Ep. Tito 2:11) Infatti la Grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini si è manifestata. Allora la Grazia di Dio si identifica nella persona amata del Figlio il Salvatore, che la incarna e la manifesta in favore dei peccatori perduti, i quali sulla base della fede e dell’amore di Gesù possono ricevere gratuitamente il perdono di tutti i propri peccati. (Ep. Colossesi 2:13) Dio ha vivificati con Lui (Gesù) perdonandoci tutti i nostri peccati.

E’ molto interessante: (Ep. Tito 2:13) Aspettando la beata speranza e l’apparizione della sua gloria del nostro Grande Dio e Salvatore Cristo Gesù. Questa attestazione è sicura, è una profezia futura riguardo il ritorno del Signore; ma ciò non toglie che la realtà di questa verità, diventi presente e necessaria  nella nostra vita. Quando si è peccatori e si ascolta per le prime volte il messaggio dell’Evangelo, si aspetta la manifestazione della Grazia salvifica in Gesù. Lui dispiega la sua persona sul piano della assoluta signoria, come si diceva prima, affermando di essere Lui stesso il Grande Dio e Salvatore (non il Padre) ma di essere la Grazia salvifica.

Dunque, la fede comune cresce nell’amore per questa rivelazione che ritrae Gesù vero Dio e nello stesso tempo uomo senza peccato. L’apostolo Giovanni che poteva vantare un amore filiale, intimo e particolarmente intenso verso Gesù, al termine dei suoi anni, riflettendo sull’origine del Signore diceva:(I Ep. Giovanni 5:20-21) Sappiamo pure che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere colui che è il Vero, e noi siamo in Colui che è il Vero, cioè nel suo Figlio Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita eterna. Figlioli guardatevi dagli idoli. Orbene  questi passi chiari ci confermano la divinità del Signore Gesù in quanto Grande Dio, Vero, Grazia salvifica e Vita eterna. Se abbiamo difficoltà ad accettare tali asserzioni, vuol dire che non abbiamo ancora  quell’intelligenza spirituale cui si riferisce sopra l’apostolo Giovanni, perché ancora legati agli idoli, di natura non necessaria congiunta alla materia, come sculture di legno, o più raffinate con oro,  ma di formazione religiosa resistente al dissolvimento e alla scomparsa dal cuore umano.

Il piano umano

Abbiamo accennato al piano della signoria e dell’origine divina di Gesù, ora abbozziamo  brevemente i lineamenti dell’Uomo Gesù. (Ep Filippesi 2:6-7) Il Quale (Gesù) pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa ad cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò Se Stesso prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini, trovato esteriormente come uomo, umiliò Se Stesso facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Analizzando dunque questi passi risulta chiaro come Gesù lasciando la gloria nel cielo, si presentava nel mondo spogliato dell’ Onnipotenza e rivestito dell’umanità. La sua posizione di dipendenza dal Padre la dimostrerà al Getzemani, quando prenderà forma la Grazia Salvifica per i peccatori attraverso i grumi di sangue versati a terra. Quello era il momento cruciale. Nel pregare il Padre anche intensamente, come riferisce l’Evangelo di Luca, Gesù avrà la risposta che come uomo dovrà bere l’amaro calice della morte per tutti per riscattare il genere umano dal peccato, dalla morte e dall’Avversario. Nonostante tutto: percosse, fatica, sofferenze fisiche e morali, morte e morte di croce, come ben specificato, Gesù è l’ultimo Uomo che è giusto e giustificante per chi ha fede e sente amore per il Salvatore.

Quale riferimento sul piano morale nel caso di Filemone?    

 Paolo domanda venia e comprensione per Onesimo, lo schiavo che era fuggito dal padrone Filemone e ritornava credente nel medesimo Salvatore, chiedendo indulgenza per l’atto di affrancamento. Paolo ricorda a Filemone come l’amore liberatorio di Gesù sia intero nel piano di relazioni umane e nel campo spirituale, e lui l’abbia compreso dimostrandolo non solo in Cristo, ma anche verso tutti i santi, (v. 5) cioè i credenti salvati. In questo contesto (v. 6)  Paolo rammenta tutto il bene che noi possiamo compiere alla gloria di Cristo.  Fra questo Paolo avanza appunto una richiesta di grazia per Onesimo che definisce (v. 10-11) ti prego per mio figlio che ho generato mentre ero in catene, per Onesimo, un tempo inutile a te, ma che ora è utile e a te e a me. Ancora: (v. 15) perché tu lo riavessi per sempre non più come schiavo, ma molto di più che come schiavo, come fratello caro specialmente a me, ma ora molto più a te, sia sul piano umano, sia nel Signore. E’ vero Paolo prega Filemone, non impone autorità o autoritarismo apostolico, ma attraverso la cura e l’amore verso il prossimo avanza una richiesta che affonda nell’ubbidienza della fede comune nel Signore (v. 21) Ti scrivo fiducioso nella tua ubbidienza, sapendo che farai anche più di quel che ti chiedo

Un magnifico esempio

Quando la Grazia è compresa e riflette le stimmate di Gesù Cristo nei suoi più profondi contorni, nessuna ubbidienza è sovrabbondante o troppo pesante pur di fare la volontà di Dio. Paolo concludeva il suo dire con il passo: (v. 25) La Grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito. E’ ciò che aneliamo per i nostri lettori, (Ep. Tito 2:12) La Grazia…ci insegna a rinunziare all’empietà e alle passioni mondane per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo. Un programma impegnativo questo proposto da Paolo che implica costantemente la preghiera, perché il regno della Grazia avanzi in salvezza e molte anime si convertano a Gesù. Pregare per i nostri più intimi, per le nostre Assemblee, per la diffusione dell’Evangelo e per i bisogni umani è un’iniziativa benedetta dal Signore. Paolo nella lettera ai Galati (4:5) afferma che il Figlio è venuto a riscattare i servi o gli schiavi come Onesimo, ma pure come Filemone schiavo del peccato, per ricevere l’adozione  di figli di Dio ed eredi in Cristo. Per questo motivo (Ep. Galati 4:6-7) Dio ha mandato lo Spirito del Figlio nel nostro cuore che grida <Abba PadreUn forte abbraccio nel Signore a tutti.

Ferruccio IEBOLE

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