INSEGNACI A CONTARE I NOSTRI GIORNI

Vogliamo porre a noi stessi una domanda pertinente con la nostra vita, che deriva dalla lettura di questo passo biblico per tracciare un bilancio, che sarà certamente differente fra ogni lettore a seconda del grado di età maturata e di comunione con Dio. Indubbiamente c’è bisogno di interrogarsi, qualunque sia l’età che noi possediamo, su come è trascorsa la nostra vita  e quali prospettive avremo in seguito, cioè un computo del futuro alla luce  di cosa speriamo per noi e per quelli che ci attorniano. In secondo luogo quale risultato otteniamo se guardiamo alla nostra personale fede e come gestiamo la nostra comunione con Dio, fatta di vicinanza o di lontananza, di intensa preghiera o di evanescente trascuratezza e mutismo, di confidenza o di diffidente estraneità.

Ricordarsi del Creatore

Ricordarsi del Creatore è un esercizio fruttuoso, ci pone a confronto con l’Eterno  e ci fa assumere un giusto posizionamento per un esame approfondito( Ecclesiaste 12:3-9) Ma ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i cattivi giorni e giungano gli anni dei quali dirai: io non ho più alcun piacere; prima che la polvere torni alla terra com’era prima e lo spirito torni a Dio che l’ha dato.. Certo la vita trascorre con alti e bassi, i pensieri e il modo di ragionare si modificano negli anni, cambiano maturando l’esperienza, il bene o i gusti si riformano con l’età avanzante. I giorni amari, le situazioni precarie o difficili sono frequenti, i tempi delle prove o delle malattie sono quelli che rettificano le certezze, le spensieratezze e le prospettive. Perciò è bene esaminarsi alla luce della Parola di Dio per valutare responsabilmente e convenire a un esito positivo. A volte è proprio il confronto con la malattia, di qualsiasi specie essa sia,  o durante il corso di un’operazione chirurgica a porci a raffronto con il Creatore. Quando si è nudi, ricoperti di un semplice grembiule colorato di verde o d’ azzurro sopra una barella, in attesa di un intervento, li si realizza la dimensione della nostra appartenenza al genere umano, sottoposto a un’Autorità Superiore a cui non si può sfuggire. Allora tutte le vicissitudini della vita passano davanti alla mente, alcuni rimpianti, cose dimenticate che tornano evidenti con i loro tormenti. E’ vero, chi ha trascorso questi eventi, sa come quella solitudine e quell’annientamento sottile siano molto eloquenti nello spirito umano.

Ad esempio, l’attesa dell’ora dell’intervento chirurgico evapora nella preoccupazione, specie in chi non ha fede nel Signore, l’avvicinamento alla sala chirurgica avviene solitamente attraversando corridoi tinteggiati di colori grigiastri, spogli, quasi lugubri, rimbombanti gli scalpicii degli infermieri e il rumore della  barella con ruote. L’anticamera della sala operatoria è più colorata, con tinte appariscenti; una radio privata diffonde notizie e canzoni seguendo le programmazioni e le scalette già preparate. Questa istanza sembra ricordare l’appartenenza a un mondo dove la comunicazione ti insegue fino all’ultimo stadio e le canzoni o la musica sono la caratteristica incalzante del nostro tempo. La pace, il silenzio, più adatti alla riflessione devono essere interrotti o impediti anche involontariamente da questi disturbi. Eppure, l’avvicinarsi di qualche voce incoraggiante di alcuni operatori sanitari fa subito sperare positivamente, il paziente riacquista buon umore e si riaccende la speranza. Per i credenti è diverso, qualsiasi cosa succeda tutto è già stato messo nelle mani del Signore e si confida nella sua volontà che resta preminente su tutto. Perciò la fiducia in Dio Creatore è totale e completamente ottimista. Il credente può far sue e invocare il Signore con le parole di (Neemia 13:31) Ricordati di me, mio Dio, per farmi del bene! (Salmo 108:4-5-6) Perché la tua bontà giunge fino ai cieli e la tua fedeltà fino alle nuvole. Innalzati o Dio, al di sopra dei cieli, risplenda su tutta la terra la tua gloria! Perché quelli che ami siano liberati, salvaci con la tua destra e ascoltaci. Ancora: (Salmo 106:4-5) O Signore, ricordati di me, quando usi benevolenza verso il tuo popolo; visitami quando lo salverai, perché io veda la felicità dei tuoi eletti, mi rallegri della gioia della tua nazione ed esulti con la tua eredità. Vi può essere una certezza più sicura?

Una fede operante

Indubbiamente la fede nel Signore Gesù ribalta la situazione, a differenza di chi non crede: (Ep. Galati 5:6) …Quello che vale è la fede che opera per mezzo dell’amore, dice Paolo nell’epistola. Dunque la fede del credente è una fede che vale nel cielo, si aggrappa a quel valore, perché è una fede operante. Domanda: tale fede dove è nata? Quale amore adopera: il suo cioè quello di Dio, o il mio ovvero quello di un uomo? Rispondendo si precisa che: (I Ep. Giovanni 4:8) Dio è Amore; (Ev. Giovanni 3:16) Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo Unigenito Figlio; ( I (Ep Giovanni 4:10) Non che noi abbiamo amato Dio, ma che Egli ha amato noi e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio. Orbene, questo sacrificio propiziatorio riguarda me, la mia persona composta da spirito, anima e corpo, concerne la mia salute spirituale e fisica. Dunque questo sacrificio propiziatorio, cioè che mi è propizio, disponibile, benefico e vantaggioso, occorre precisarlo con le parole finali del passo precedente citato:<sacrificio propiziatorio per i nostri peccati>Orbene, l’amore di Dio nel Figlio  mi comunica il valore del sacrificio della croce compiuto da Gesù. Propiziatorio perché favorevole al perdono dei peccati, alla pietà divina, alla misericordia, in altre parole comunicante la  Grazia. Dio ha immaginato la Grazia per l’uomo avanti la fondazione del mondo; sulla base del sacrificio del Redentore, che ha offerto il suo corpo e il suo sangue al tempo giusto, perché ciò avvenisse concretamente e fosse possibile l’atto per concedere il perdono e graziare i peccatori.

Vorrei salvarmi da solo

La massima aspirazione dell’uomo, nonostante la conclamata fragilità dell’essere, è diventare il protagonista della propria salvezza, cioè salvarmi come voglio io. Sovente gli uomini vogliono cose non disponibili e rifiutano soluzioni appropriate già previste da Dio. Recentemente guardando certe trasmissioni sugli obesi, che intendono dimagrire drasticamente per salvarsi e continuare a vivere, si nota che essi accettano la diagnosi del medico, ma rifiutano la dieta ferrea proposta; vogliono decidere loro cosa mangiare, a seconda del loro palato e gusto. Il risultato della bilancia però non mente, nonostante le bugie e le giustificazioni fasulle. Il peso chiarisce la condotta di vita e la probabile cessazione della vita come atto finale per poca avvedutezza, crea rimpianto e desolazione inevitabilmente in chi resta.

Analogamente, il peccatore a contatto con il Vangelo comprende la sua situazione di morte, ma a volte preferisce la separazione da Dio piuttosto che la salvezza e la comunione con Lui, magari vantando scuse o accusando Dio di non essere misericordioso. Emblematico è ciò che Paolo scrive in: (Ep. Galati 5:4) Voi che volete essere giustificati dalla legge, siete separati da Cristo: siete scaduti dalla Grazia. Occorre un’analisi chiara di questo passo: alcuni vogliono essere giustificati a modo loro, sanno di essere in condizione precaria, disperata, ma rifiutano l’unico mezzo proposto. Hanno capito che difronte a Dio bisogna essere proprietari di una giustificazione;  però rifiutano l’esame e vogliono apporre loro il giudizio, esprimere il voto su se stessi, cioè autoassolversi. Invece il responso è evidente: chi vuole dichiararsi innocente e prosciolto viene dichiarato separato da Cristo e scaduto dalla Grazia. Inesorabilmente!

 Due condizioni: separato e scaduto

La Bibbia afferma queste due condizioni per chi vuole salvarsi osservando la legge e cercando di stabilire una propria giustizia davanti a Dio. Non si può aggiungere la nostra giustizia sul sacrificio di Cristo, quella di Gesù è una giustizia perfetta, completa: è come voler aggiungere liquido a un recipiente già pieno; il risultato è il rifiuto, il versamento fuori dal contenitore, un atto inutile e dannoso. Perciò risulta superfluo e inefficace compiere un atto che mai raggiungerà la perfezione di Cristo: purtroppo questa è la via illusoria proposta dalle religioni umane. In seconda analisi la Scrittura ci conferma che chi tenta deliberatamente simili atteggiamenti, è già scaduto dalla Grazia; cioè dal favore di Dio, il quale conduce alla redenzione, alla salvezza gratuita ottenendo il perdono dei peccati. E’ vero si perde valore inutilmente. Invece la fede operante per l’amore verso Dio, che consiste nell’ubbidire alla Sua Parola, non si avvera perché siamo scaduti dalla Grazia cioè dal tempo favorevole in cui Dio può essere trovato e corrisposto.

Bisogna distinguere bene il tempo opportuno per conoscere il valore; se una moneta è fuori corso, scaduta, si  annulla l’utilizzo. A riguardo Paolo propone: (Ep. Galati 2:16) Sappiamo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge. Dunque nessun uomo sarà dichiarato giusto nel cospetto di Dio fuori dalla Grazia di Gesù. Illusorio pensare di salvarsi per opere buone e giuste, compiute anche con notevoli sacrifici umani. Caino insegna! Paolo continua: (Ep. Galati 2:16) Ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, e abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perché dalle opere della legge nessuno sarà giustificato. Chiaro il ragionamento proposto, che annulla il volere di chi ambisce e desidera una cosa impossibile nell’economia di Dio: voler salvarsi da solo e illudersi di farlo, non tenendo conto della voce di Cristo e del suo Spirito, ovvero di poter realizzare un sogno contraddicente la suprema volontà divina. Cristo solo è la vita eterna!

Una morte dal valore inutile      

(Ep. Galati 2:21) Perché se la giustizia si ottenesse per mezzo della legge, Cristo sarebbe dunque morto inutilmente. Ecco un altro versetto chiaro; visto che la morte di Cristo ha ottenuto un immenso valore nel cielo, tale da poter imporre ed elargire il perdono gratuito e la pietà per i peccati degli uomini, allora è bene entrare nella logica divina del valore del sacrificio propiziatorio, perché è lì che dovrò deporre la mia fede operante per mezzo dell’amore. In quel sacrificio bisogna collocare la propria fede perciò occorre conoscere l’amore di Gesù, che lo ha spinto a donare la sua vita per me. Una componente importante dell’amore del Cristo sono l’incarnazione delle promesse divine: (Ep. Galati 3:22) Ma la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto peccato affinchè i beni promessi sulla base della fede in Cristo Gesù fossero dati ai credenti. Dunque nel disegno benevolo ed efficace della Grazia divina splendono i beni promessi dati ai credenti, derivanti dall’amore di Gesù, che potremmo definire in tre evidenti manifestazioni:

  1. (Ep. Galati 3:13) Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi poiché sta scritto: Maledetto chiunque è appeso al legno
  2. (Ep. Galati 3:14) Affinchè la benedizione di Abramo venisse sugli stranieri in Cristo Gesù.
  3. (Ep. Galati 3:14) E ricevessimo per mezzo della fede lo Spirito promesso.

Orbene,  la fede operante in amore comprende e si avvale del  riscatto, apprezza la benedizione e riceve la persona dello Spirito Santo. Ecco perché è scritto: (Ep. Galati3:21) perché se fosse data una legge capace di produrre la vita, allora la giustizia sarebbe venuta dalla legge. Allora è chiaro che la salvezza in Cristo è completa e produttiva nel donare le promesse o i beni divini a chi crede in Gesù, il quale garantisce l’adozione a Dio per l’eternità.

Chi confida in Cristo oltre a essere riscattato dal vano precedente cammino, riceve il sigillo e la caparra dello Spirito Santo: (Ep. Galati 4:4-5-6) Dio mandò suo Figlio nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto legge, affinchè ricevessimo l’adozione  e perché  siete figli Dio ha mandato lo Spirito del Figlio Suo, nei nostri cuori che grida: Abba Padre. E’ vero, siamo riscattati per ricevere le benedizioni e lo Spirito di Gesù che grida Abba Padre. Sicuramente se è un grido non ci lascia indifferenti, se siamo credenti sappiamo se abbiamo udito questa voce nel cuore, che non lascia titubanti o impassibili. In questo grido è racchiusa la nostra fede di figli adottivi e di eredi celesti. Ecco spiegato il valore della fede operante nell’amore; il traguardo chiaro e certo è il riscatto operato da Gesù, che ancora oggi proclama l’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito in nostro favore cioè per Grazia.

Conclusione

(Ep. Galati 4:7) Così tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede per grazia di Dio. E’ un  programma bello e felice  quello immaginato da Dio per i suoi figli, di essere alla gloria e alla lode del Salvatore Gesù. Per ora l’invito non è chiuso, i cieli sono ancora aperti, la fede in Cristo può ancora operare, e realizzare una proficua comunione con il Signore nel diffondere la sua salvezza. La comunione con Gesù è come visto un rapporto che si avvale nell’aver riconosciuto davanti a Lui la nostra nullità e il nostro stato di peccato e di morte, ma avvalendoci della sua ubbidienza e del suo sacrificio propiziatorio possiamo gridare con gioia Abba Padre! Possa essere il grido di tutti i nostri cari lettori.

Ferruccio IEBOLE

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