IL VOSTRO CUORE NON SIA TURBATO

In questi ultimi tempi c’è da essere veramente turbati, vedendo l’immane quantità di decessi dovuti al noto virus, che ha invaso il mondo, mondo affaticato nei propri traffici, nelle proprie guerre, nei propri standard di vita lontani da Dio e nei propri riti d’adorazione dell’empietà e dell’apostasia, avendo respinto la Verità e non avendola creduta. E’ vero, nessuno s’aspettava una così drastica inversione di vita, una limitazione di movimento e di libertà così contrassegnata da privazioni di attività. Eppure ciò che era impensabile è arrivato drammaticamente per dirci che il cammino in discesa forse si è arrestato,  intorno abbiamo una testimonianza la quale afferma  che non siamo i padroni del mondo, che dipendiamo da disegni superiori e che la nostra vita è molto fragile nonostante certe ostentazioni di onnipotenza. Dio nella sua Parola dichiara (Ev. Giovanni 14:1) Il vostro cuore non sia turbato, abbiate fede in Dio e abbiate fede in ME (Gesù). Già la fede, quest’arma che fa sperare contro speranza o contro l’evidenza, che accomuna milioni di persone che ora invocano il Signore perché intervenga con la sua potenza e sapienza ad arrestare il flagello, che sconvolge l’esistenza delle persone. Allora sono benefiche le parole dell’Evangelo quando Gesù raccomanda di non essere turbati e confidare in Lui.

Un progetto celeste comunicato per rallegrarsi in Dio

Il versetto ci riferisce di un cuore turbato, di un centro attivo e in grado di immaginare, che viene compresso, quasi disattivato di fronte a ciò che Gesù fa trapelare, ovvero una sua dipartita dai discepoli per una destinazione celeste, non ancora ben definita  e ben spiegata o forse non capita. Orbene, ecco però svelarsi pian piano il luogo dell’approdo per il Salvatore. (Ev. Giovanni 14:2-3) Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore, se no vi avrei forse detto che IO vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di ME, affinché dove sono IO siate anche voi. Progetto sensazionale; il Signore deve accedere al cielo per preparare un luogo perfetto e accomodante, promette una realizzazione senza la fretta del compimento, quando tutto sarà definito trionfalmente ritornerà per accogliere i suoi, per proporre una vita senza fine nell’eternità.

Questo il progetto, può forse scaldare il cuore dei discepoli, togliere quel turbamento visto dal Signore? Il luogo del proponimento celeste aveva  dei connotati precisi, richiedeva una via  e un percorso evidente, che Gesù si apprestava a compiere, cioè quello di  affrontare le sofferenze e  la morte della croce. Ne aveva parlato a più riprese ai discepoli, ma questi non avevano capito il progetto, perché quando accennava a questo, sembrava impossibile che il Maestro fosse trascinato in un disegno così difficile e complesso, per cui v’era un certo scetticismo sulla sua realizzazione. Anche in quell’ora vi erano delle limitazioni nel capire; Tommaso per  primo dice: (v. 5) Signore non sappiamo dove vai, come possiamo sapere la Via? E’ vero, come fare per distinguere la via da percorrere senza indicazioni?

Una risposta definitiva

 La risposta di Gesù è  piena d’amore per Tommaso e non solo per lui, ma per tutti quelli che in ogni tempo, in questa economia di Grazia, vogliono affidarsi alla Via, alla Verità per ricevere dal Signore Gesù la vita eterna. Gesù ancora in quel frangente afferma una verità fondamentale, cioè che nessuno va al Padre se non per mezzo di Lui. (Ev. Giovanni 14:6) Gesù gli disse: Io sono la Via, la Verità e la Vita, nessuno  viene al Padre se non per mezzo di me.

Dunque tutti quelli che pensano ad altre raccomandazioni, proposte da importanti religiosi, che si curano di accedere al cielo per riti propiziatori,  per proprie facoltà  o per  proprie benemerenze, possiamo affermare che saranno delusi e rifiutati, perché il solo mezzo d’unione è esplicitato, solo Gesù è il tramite tra Dio e gli uomini e nessun altro. Perché Gesù fa una affermazione così perentoria sulla Via, sulla Verità e sulla Vita? Questi tre antidoti son quelli che tolgono il turbamento e riempiono di gioia il cuore di chiunque. Per quelli che hanno messo in movimento la fede in Cristo, non vi può essere certezza più luminosa di sapere in chi abbiamo confidato e quale sarà l’aspettativa di essere sempre con il Salvatore.

Un’altra affermazione di portata stratosferica

Non v’è dubbio che quello è il giusto momento per aprire la mente ai discepoli, Gesù ne approfitta per insegnare sui rapporti esistenti tra Lui e il Padre e per annunziare tra poco la discesa dello Spirito Santo. Queste pagine dell’Evangelo sono particolarmente importanti per i temi trattati dal Signore e riferite ai discepoli. impegnati a comprendere il verbo eterno. Filippo  ha un’intuizione dietro le parole di Gesù che afferma (v. 7) ora conoscete il Padre e l’avete visto, in che maniera abbiamo conoscenza del Padre? mostracelo e ciò ci basta, Gesù risponde e come è riportato nel (v. 8-9-10) Gesù gli disse; da tanto tempo sono con vi e tu non mi hai conosciuto Filippo? Chi ha visto ME ha visto il Padre; come mai tu dici: Mostraci il Padre? Non credi che Io son nel Padre e che il Padre è in Me?

Dunque Filippo conosceva Gesù, non v’era dubbio; lo conosceva in un a forma umana non in quella forma della fede, dove  il Salvatore nel fare la volontà del Padre, rivelava la sua unità divina con Dio e lo Spirito Santo, che tanto dispiace a molte categorie di lettori superficiali e preconcetti delle Sacre Scritture. Il Signore a Filippo dichiara  unità  divina e unità d’intenti, fino a sintetizzare che i caratteri suoi e quelli di Dio sono eguali e la fisicità della figura del Figlio corrisponde ai lineamenti in bontà del Padre, fino a sovrapporre  le due persone, che non si differenziano ed è facile scambiarle una per l’altra nell’amore rivelato all’uomo. Ancora, il dialogo con Filippo fa trasparire come Il Figlio è nel Padre e il Padre è nel Figlio, spiegarlo è difficile e non lo sappiamo fare perché non conosciamo i vincoli che uniscono il Padre al Figlio, lo crediamo perché lo dice Gesù e sappiamo che Lui è Verità.

Un’ascesa per esaudire le nostre preghiere

Gesù verso la fine di questo paragrafo spiega ancora un concetto intorno alla preghiera, di chiedere invocando il suo nome (v. 13) e IO lo farò. Il Salvatore ha per meta la gloria del Padre  e nello stesso tempo la gloria per se  stesso come Figlio,  che glorifica e prende diletto per  Dio. Avverte che se chiederemo qualche cosa nel suo nome  e secondo la sua volontà, quella farà senza indugi. Dunque l’ascesa al cielo, il luogo dove Lui va, e il mondo non può vedere, per inviare lo Spirito della Verità ai suoi fa parte di quel programma che ha per scopo di alienare il turbamento. Il Signore però aggiunge ancora una cosa a  questa straordinaria discesa dello Spirito, lui dona la pace in modo concreto e affinché  i credenti siano  circondati da una protezione tangibile. (Ev. Giovanni 14:27) Vi lascio in pace, vi do la mia pace, io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti. Per una seconda volta Gesù dice non siate turbati, ne ha ben motivo  essendo impegnato a proteggere chi crede in Lui, e a invitare quelli che sono  scettici sul suo ruolo di Salvatore ad andare a Lui con fede.

Conclusione

E’ vero siamo ancora nel pieno della malattia  che opprime gli stati e le nazioni, ma Gesù ci chiede oltre di pregare per tutti, di  prendere la sua pace elargita in modo gratuito e abbondante, alfine di sottomettersi al suo richiamo amoroso e misericordioso. Vorremmo che tutti i nostri lettori non fossero turbati  dalle notizie indubbiamente cattive che circolano, ma che la pace di Cristo supplisse con la sua diffusione agli spaventi e all’inquietudine del virus.

Ferruccio IEBOLE  

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