IL SIGNORE FARA’ MERAVIGLIE

La promessa pronunciata da Giosuè per il giorno di domani poggiava sulla certezza che Dio non mente, il quale dispone tutte le cose per conseguire il meglio, anche se l’ispirazione umana è fallace e a volte dubbiosa. Credere a quella promessa richiedeva fede nella Parola di Dio e fiducia nel conduttore, quantunque fosse un semplice testimone della grandezza del Signore, impegnato in un’impresa ciclopica e difficile per tutte le implicazioni richieste. Restava però fermo un punto (Giosuè 3:5) riconoscerete che il Dio vivente è in mezzo a voi. Questa affermazione ripagava abbondantemente gli scettici e i preoccupati oltremisura, quelli che si abbandonavano ad angosce ed erano intimoriti dagli eventi.

Contare sulla Parola di Dio

Indurre alla fede nella Bibbia è sempre difficile, perché sovente scardina certezze tramandate e scompagina modi di ragionare acquisiti da lungo tempo nelle persone. E’ vero, a volte il contatto con la Bibbia rivela un fascino per accedere a un sapere nascosto, sconosciuto e degno di essere esplorato, ma poi c’è un coinvolgimento che occorre accettare e distinguerlo. Se la Bibbia mi comunica Verità, questa deve essere recepita e compresa, per non cadere in balia di opprimenti dubbi e di spiazzamenti inopportuni. La Verità ha un sapore meraviglioso, coinvolgente e appagante, ma raggiungerla sconvolge il quieto vivere nell’errore.

Però se “riconoscerete che il Dio vivente è in mazzo a voi” tutto cambia e un nuovo orizzonte si apre alla nostra comprensione. Parlando con alcuni amici a proposito della Bibbia, è frequente vedere come pur essendo di intelligenza e cultura superiore, difronte alla realtà Bibbia o Evangelo, una specie di coltre o uno strato offuscante copra la loro mente e vi siano molte resistenze a confermare il potente messaggio della Parola. Si, perché difronte alla Parola che mi interroga, mi trovo spiazzato, balbuziente in cerca di giustificazioni poco pertinenti sulla mia condizione. Perciò per prima cosa occorre confidare nel Signore e credere che lui farà meraviglie, indipendentemente dalla quantità della nostra fede, ma piuttosto dalla qualità della fede. Se sarà come un granello di senape o anche meno sarà sufficiente, l’importante è che sia fondata sulla inalterabile Parola di Dio, e questa fiducia bisogna metterla in atto con umiltà e devozione.

Un approdo efficace e duraturo

La promessa è certa, il Signore vuole la salvezza dei peccatori, dispone che questi si ravvedano, operino nel campo della fede, credendo incondizionatamente nella sua Parola, confidando nella certezza del suo favorevole intervento verso noi, dotandoci di quella comprensione per rivelazione, al fine di credere alla Verità. La figura emergente da questo episodio del popolo ebraico è eloquente e ci fa capire come avviene, quando siamo sulla soglia della grazia, cioè simbolicamente davanti al Giordano, (V. 13) con le piante dei piedi nelle acque. Orbene, davanti al Giordano, cioè davanti al mare o al fiume dell’incredulità, dell’errore religioso, della lontananza da Dio, ci troviamo a contemplare la nostra inadeguatezza a transitare oltre quel rio, per accedere alla Verità. Eppure (Giosuè 3:8) quando sarete giunti alla riva delle acque del Giordano vi fermerete, bisogna fermarsi, raccogliere le idee, fare un bilancio e poi proseguire nella via della fiducia.

Un bilancio dopo aver ascoltato la predicazione dell’Evangelo o letto la Parola occorre farlo, interrogarsi se la Parola ha una presa sul nostro cuore è indispensabile domandarselo. I piedi bagnati sono espressivi e convincenti,  preludono a ulteriori sviluppi spirituali, se ci attacchiamo alla Parola e al suo autore, presente quando leggiamo, il quale ci indirizza verso la Verità. Il (V. 4) è significativo <affinché possiate veder bene la via per la quale dovete andare, perché non siete mai passati per questa via> Essere fermi alla riva, guardare bene la via da intraprendere, sapere del bagno simbolico nella grazia che sta difronte, sono elementi utili per decidere. La promessa è la meraviglia, la parola spesa è quella divina, il risultato sarà la presenza del Dio Vivente con noi. In questo racconto quando l’Arca è davanti al Giordano, l’acqua si separa in due per lasciare un passaggio, perché la manifestazione divina promessa abbia efficacia e si distingua la presenza di Dio.

 La storia afferma (Giosuè 3:17) i sacerdoti che portavano l’Arca del patto del Signore stettero fermi sull’asciutto in mazzo al Giordano, mentre tutto Israele passava all’asciutto,  finché tutta la nazione ebbe finito di oltrepassare il Giordano. Il rimedio per passare all’asciutto era previsto dal Signore, quell’Arca garantiva il passaggio, e ciò avveniva visibilmente sotto lo sguardo del popolo. Era il compimento del verso (V.3) quando vedrete l’Arca del patto del Signore vostro Dio, portata dai sacerdoti levitici, partirete dal luogo dove siete accampati e andrete dietro a essa. Magnifica visione di incoraggiamento e di proposta quella di seguire l’Arca del Patto del Signore, come viene puntualizzato, per accedere alla via inesplorata ma certa per la garanzia data dal Signore stesso. E’ vero, la via non era mai stata percorsa, ma la Parola di Dio avallava il traguardo e induceva a guardare a Dio il Garante. Occorreva un Salvatore che inaugurasse la via aperta per il cielo, Gesù l’ha spalancata per noi in grazia.

Nel campo della fede

Nel campo della fede cristiana le analogie a questi fatti sono estremamente simili, e soprattutto ripetute dalla nostra Arca di salvezza, cioè il Signore Gesù. Leggendo (Ev. Giovanni 13:1) li amò sino alla fine, si dichiara  dunque l’atmosfera dove avvengono i fatti tra Gesù e i discepoli, si dipanano i gesti in questo stato di amore senza fine, garantito dal Signore. Se c’è Lui il passaggio e il percorso nella nostra vita è sicuro, preservato da ogni pericolo. (Ev. Giovanni 13:4) si alzo da tavola, depose le sue vesti, e preso un asciugatoio se lo cinse, poi mise dell’acqua nella bacinella e cominciò a lavare i piedi dei discepoli, e ad asciugarli con l’asciugatoio del quale era cinto. La serata dell’ultima cena, cioè del convivio prima che inizino le tragiche ore del martirio, assomigliano a quel tempo di sosta davanti al Giordano, il fiume delle prove con le acque spumeggianti e minacciose per la corrente vorticosa. Non sono acque limpide, calme e ristoratrici, ma qualcuno le varcherà.

 L’alzarsi del Signore e deporre le vesti, vuol dire che il tempo della comunione intima con i discepoli stava terminando, per immettersi in un tempo diverso, dove i rapporti non sarebbero più stati gli stessi. La Scrittura soggiunge un particolare nascosto che solo essa può rivelare; (V. 2) il Diavolo aveva già messo in cuore a Giuda Iscariota figlio di Simone di tradirlo. Domanda: chi poteva discernere il cambiamento del tempo dovuto al tradimento? Chi leggeva nel cuore dei commensali? Chi poteva prevedere il finale tremendo?  Cozzano i tempi, da uno di parvente  spensieratezza si passa a uno più cupo, dove l’azione delittuosa e blasfema prende forma, i sentimenti più reconditi e malvagi si sprigionano nell’atto più odioso che l’individuo umano possa immaginare, cioè tradire per denaro.

Dunque l’apparente calma si interrompe e la grandezza del Salvatore si erge sopra i convitati sdraiati, nell’alzarsi con la sua statura sopra tutti. Il richiamo del suo corpo alto, sovrastante e dominatore, richiamava l’attenzione e preludeva a attimi di quiete prima di qualche azione ancora sconosciuta. Erano anche attimi di silenzio e di riflessione come quelli dell’Arca davanti al Giordano; i discepoli dovevano intravedere la via che dovranno percorrere quando le cose precipiteranno. Quell’atto di cingersi dello sciugatoio per poi lavare i piedi dei seguaci, rivestiva l’assunzione visibile di umiltà da parte del Signore come servo, ispirava l’azione della fede per i discepoli, che dovevano scorgere in quei gesti tutto l’amore smisurato del Signore Gesù. Altresì comunicava il Salvatore come il Condottiero ben distinguibile, che precedeva il suo popolo per entrare prima nel dolore, poi nell’eternità gloriosa.

Con i piedi bagnati

E’ vero, i piedi bagnati rimbalzano l’episodio del Giordano e l’asciugarli richiama l’asciutto dell’attraversamento del fiume e l’immettersi nella nuova via con l’approvazione del Padre. Ancora, si rappresentava la fedeltà del Signore nel compiere la volontà divina, con i discepoli come allievi che dovevano distinguere la pietà e la fermezza del Signore nel perseguire l’obiettivo della croce, via dolorosa e funesta, la quale bussava al cuore di Gesù e richiedeva determinazione nella prova suprema più difficile. Anche la solitudine dell’atto chiariva la selettiva missione dell’Arca, cioè l’esclusivo compito nell’isolamento per portarlo a termine, in mezzo a contrarietà e ostacoli. Invano Gesù cercherà sollievo e conforto nel Getzemani da discepoli aggravati dal sonno, incapaci di resistere alle pressioni della carne. Sarà il cireneo, l’unico aiuto umano  offerto per un breve tempo al Sofferente, schiacciato dal peso della croce lungo la via del Golgota. Solitudine e sofferenza erano le compagne del Signore.

Perciò Gesù solo e unico Garante, il quale anticipa i tempi e consegue l’effettivo risultato (Ev. Giovanni 13: 8) Se non ti lavo non hai parte alcuna con Me. Orbene, se applichiamo l’opera di Gesù nella vita del peccatore, notiamo come la sua unicità nel compiere la salvezza dell’uomo, sia possibile vederla passo dopo passo nel suo percorso dolente verso il Calvario. Sebbene l’Avversario tenterà di dissuaderlo a salire sulla croce, con vari artifizi perché il sangue non fosse sparso, frapponendo ogni sorta di ostacolo perché non si avverasse il disegno benevolo, Gesù resisterà a tutto pur di adempiere l’opera di salvezza in favore dei peccatori.

Mi chiamate Maestro e Signore

Gesù era chiamato con quei termini in modo evidente, ma la dizione delle parole richiedevano e impegnavano più profondamente l’animo dei discepoli. E’ lo stesso per noi: confessarlo come Maestro e Signore  responsabilizza il nostro essere, la nostra testimonianza:(Ev Giovanni 13:15) Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto Io. Compito chiaro e vincolante nel servizio, che escludeva il perfido tradimento aleggiante in quell’ora, ma richiedeva l’emulazione luminosa del Maestro in mezzo ai suoi, cioè un vero esempio fulgente. Il Signore però aggiungeva una frase molto pertinente, perché tutto non sfumasse inavvertitamente; diceva:(Ev. Giovanni 13:12) Capite quello che vi ho fatto?  

 Questo è un punto fondamentale: capire i gesti e gli insegnamenti di Gesù, scoprire come potersi fidare esclusivamente del Maestro e Signore e non andare incontro a delusioni cocenti e distruttive. Si, perché sovente ci si affida nella nostra ricerca del Signore, a persone poco adatte a sviluppare gli insegnamenti evangelici; la Bibbia è purtroppo manipolata da improvvisati santoni, guru o maestri, che ignorano la Verità non avendola mai conosciuta ma facendo finta di possederla, proponendo una  dialettica fluente ma vuota di vita. Se noi confidiamo nello Spirito Santo, il suo insegnamento sarà verace e consolante, secondo le promesse di Gesù, che non tralascia di cercare anime le quali intendono capire quello che Lui ha fatto. Quando un’anima perviene alla conoscenza della Verità e l’accetta, vi è gloria in cielo e felicità in terra, come nella nascita del Salvatore nella grotta o nella stalla; l’atmosfera cambiava per l’apparizione splendente del Redentore. Se il Signore Gesù diventa Maestro e Signore di qualcuno che crede, il numero degli eletti si completa pian piano, fino al ritorno del Principe e Re.

Credere e parlare

L’apostolo Paolo cita una massima molto eloquente: (II Ep. Corinzi 4:13-14) Siccome abbiamo lo stesso spirito di fede, che è espresso in questa parola della Scrittura: Ho creduto perciò ho parlato, anche noi crediamo e parliamo. Sapendo che Colui che risuscitò il Signore Gesù risusciterà anche noi con Gesù, e ci farà comparire con voi alla sua presenza. Dunque, ecco lo scopo di queste nostre note, indurre i nostri amici lettori a prendere una decisione per Cristo, cioè aprire il cuore e invocarlo per essere introdotti nel numero dei riscattati, che attendono fiduciosi il ritorno del Signore in gloria. L’eternità gloriosa sarà manifestata a quelli, i quali riconoscono che il Dio vivente è in mezzo a noi, e che farà meraviglie, comparire nella sua presenza sarà l’anelito più formidabile e completo per un peccatore ravveduto. L’Evangelo ci sollecita a guardare alla notte dell’ultima cena e contemplare tutto il significato riferito per noi, che si riassume in: Capite quello che vi ho fatto? A noi la risposta!

Ferruccio IEBOLE

 

 

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