IL PRINCIPE DI ISRAELE (4a parte)

prima del testo dell’articolo una comunicazione:

 
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ecco l’articolo:

L’apostolo Paolo nella lettera ai Romani  cita una Scrittura su Abramo: (Romani 4:17-18) IO ti ho costituito padre di molte nazioni davanti a Colui nel quale credette, Dio che fa rivivere i morti e chiama all’esistenza le cose che non sono. Egli sperando contro speranza, credette per diventare padre di molte nazioni secondo quello che gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. (Romani 4:22-23) Perciò gli fu messo in conto per noi come giustizia. Or non per lui soltanto sta scritto questo, gli fu messo in conto di giustizia, ma anche per noi che crediamo in Colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.

L’opera della croce e le sue conseguenze nel cielo e sulla terra

Dunque tornano le nazioni e Israele, pure Gesù quale Risuscitato  il quale chiamerà all’esistenza le cose che non esistono, cioè dei peccatori perdonati dalla Sua Grazia e Israele a possedere in Palestina una terra, dopo che sembrava scomparso come nazione durante la seconda guerra mondiale. Questi due concetti ci introducono in un approfondimento riguardo l’opera di Grazia del Salvatore che dimostra come Gesù essendo morto per noi, ora è  il Giustificatore e il Garante di quelli che credono e non operano, ma si fidano delle Parole di Dio e del sangue versato da Cristo Gesù al Calvario.

(Romani 5:5, 8-10) Or la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato…Dio invece mostra la grandezza del suo amore per noi in questo, che mentre eravamo ancora peccatori Cristo è morto per noi. Tanto più dunque essendo ora giustificati per il Suo sangue, saremo per mezzo di Lui salvati mediante la Sua vita. Se infatti, mentre eravamo nemici  siamo stati riconciliati mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Evidente, per usare la fede, lo Spirito Santo resta nei cuori o vicino a chi ascolta la Parola di Dio. Compie un’opera di convincimento precisando all’uomo come Dio agisce nei suoi confronti dichiarandoci tutti peccatori e suoi nemici, ma nello stesso tempo usando misericordia  e Grazia perché Gesù ha pagato per noi, per la nostra liberazione con il suo corpo e il suo sangue innocente. Perciò, per chi crede nel Figlio e nella croce, vi è riconciliazione con il Padre  e salvezza con  il Figlio per la sola fede, perché incapaci di farlo da soli a causa del nostro peccato. Bisogna notare i passaggi dei versi sopracitati che ci comunicano chiaramente i tempi della salvezza: se la morte del Figlio ha riconciliato i peccatori nemici con Dio, la Sua vita nel cielo è garanzia di salvezza per chi crede in Lui.

 Giusti perché?

(Romani 5:1) Giustificati dunque per fede abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. Si è vero siamo dichiarati giusti per la fede immeritatamente, perché questo è l’amore di Dio che ci dona ciò che non ci appartiene, (Romani 6:23) Perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore. Dunque concludendo l’argomento,  (Romani  11:6) Ma se è per grazia, non è più per opere, altrimenti la Grazia non è più Grazia. Si, Gesù ha compiuto alla croce l’opera di virtù e di salvezza morendo al nostro posto, ricambiando la nostra indifferenza, disapprovazione e condanna nei suoi confronti, con il dono della Grazia. Alleluia all’Agnello e grazie Signore; Ti adoriamo! (Romani 8:31-32) Che diremo dunque riguardo a queste cose? Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? Colui  che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma Lo ha dato  per noi  tutti non ci donerà forse anche tutte le cose con Lui? Grazie Padre d’amore! Se questa è la storia dei credenti in Cristo come sarà quella con Israele, che preoccupa immensamente Paolo per l’incredulità del popolo eletto?

Riesumare la storia di Abramo e di Mosè  per confrontarla con  i disegni profetici futuri del Signore

Giustamente Paolo ricorda come il popolo di Israele è dotato da parte di Dio: (Romani 9:4-5) Gli Israeliti ai quali appartengono l’adozione, la Gloria, i patti, la legislazione, il servizio sacro e le promesse; ai quali appartengono i padri e dai quali proviene secondo la carne, il Cristo che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen! Sono dotazioni non indifferenti, ma soprattutto per stirpe vi è il fatto di Gesù Dio e uomo israelita. Seppure (Romani 9:7 a 13) ne per il fatto di essere stirpe d’Abramo; sono tutti figli d’Abramo, anzi in Isacco ti sarà riconosciuta una discendenza. ..ma i figli della promessa sono considerati come discendenza. In questo tempo verrà e Sara avrà un figlio….Affinchè rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione che dipende da Colui che chiama, le fu detto il maggiore servirà il minore, come è scritto ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù. Orbene, Paolo sottolinea che la stirpe centra ma non in maniera determinante come sembra, perché nella storia delle nazioni Dio è Colui che chiama senza condizioni, ma agendo in Grazia e riconoscendo anche chi opera in maniera ordinata, possibilmente attenta e responsabile come fece Gesù con il centurione.

Ancora, (Romani 9:15-17) Poiché Egli dice a Mosè: Io avrò misericordia di chi avrò misericordia  e avrò compassione di chi avrò compassione…La Scrittura infatti dice al faraone: appunto per questo ti ho suscitato per mostrare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato per tutta la terra. (Romani 9:25) Così Egli dice in Osea, IO chiamerò mio popolo quello che non era mio popolo e amata quella che non era amata e avverrà che nel luogo dove era stato detto, voi siete mio popolo, la saranno chiamati Figli del Dio vivente. (v. 27) Isaia poi esclama riguardo Israele; anche se il numero dei figli d’Israele fosse come la sabbia del mare, solo il resto sarà salvato. perchè il Signore eseguirà la sua parola sulla terra in modo rapido e definitivo…e se il Signore degli eserciti non ci avesse  lasciato una discendenza, saremmo diventati come Sodoma e saremmo stati simili a Gomorra. Tutte queste citazioni dei passi dell’Antico Patto, confermano che è facile utilizzare questi versetti, se non compresi, per costruirci dottrine da far rabbrividire, per certi toni completamente errati. Qui il Signore vuole ribadire  la sua padronanza di ogni cosa,   Lui adopera la Parola e la misericordia, per redimere le questioni di stirpe e di discendenza, specialmente sulla base dell’ubbidienza alle sue leggi immutabili, nonostante gli uomini le ignorino volontariamente, insultando la sua signoria e lamentando la drasticità dei conseguenti giudizi.

 Non c’è dubbio che già ora in terra d’Israele, vi siano atteggiamenti che ricordano questi sacrosanti passi. Purtroppo nonostante gli ammonimenti, certi peccati rivoltanti, determineranno giudizi divini e pesanti contro l’iniquità, quindi un rimanente solo sarà salvato, quello della fede. (Romani 11:32) Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disubbidienza per far misericordia a tutti. Il cuore di Paolo è scosso riguardando i suoi  fratelli di stirpe, per il privilegio di aver avuto a disposizione la legge della giustizia e non averla ottenuta per la durezza del cuore, infatti si interroga e giunge a una conclusione:(Romani 9:31-32)   Mentre Israele, che ricercava una legge di giustizia, non ha raggiunto questa legge. Perché? Perché l’ha ricercata non per fede ma per opere.

È vero si torna sempre al punto di partenza, gli increduli vogliono salvarsi a modo loro, ottusamente, perché ricusatori della Grazia di Dio, che stravedono sulle loro capacità e sul loro orgoglio. (Romani 10:3) Perché ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio, poiché Cristo è il termine della legge, per la giustificazione di tutti coloro che credono. Resta fermo però il proposito favorevole sostenuto dallo Spirito Santo che  dice: (Romani 10: 8) La Parola è vicina a te, nella tua bocca  e nel tuo cuore, questa è la Parola della  fede che annunziamo, perché se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha resuscitato, sarai salvato. Capire questa esortazione è fondamentale, ma sovente ci turba perché ci annienta sul piano operativo e ci introduce in quello della fede, dove il credere come Abramo, vuol dire ubbidire senza condizioni, fidandoci solo della voce di Cristo. Rinunciare a  se stessi è complicato, perché pieni di orgoglio e di peccati, ma se assecondiamo lo Spirito Santo si realizzerà il (v. 11) Chiunque crede in Lui non sarà deluso. Amen!

Un versetto di estrema importanza

Abramo l’iniziatore, Mosè il legislatore, Isaia il profeta e Elia colui che arriva a soluzioni, concorrono con il loro pensiero a evidenziare la fede, perché con le opere buone e meritorie, sponsorizzate secondo le religioni umane, ampiamente non portano  da nessuna parte e non conseguono nessun risultato per la vita eterna, ma illudono e contrastano con la Grazia divina e gratuita. Allora, si apre una riflessione sulla fede nella voce di Gesù e dei profeti. (Romani 10:17) Così  la fede viene da ciò che si ascolta e ciò che si ascolta viene dalla Parola di Dio; si eviterà  così in questo modo  di intoppare nella pietra d’inciampo, come è scritto: (Romani 9:33) Ecco IO pongo in Sion un sasso d’inciampo  e una pietra di scandalo, ma chi crede in Lui non sarà deluso. Il sasso ha fatto la sua funzione  e ha operato. Il risultato è stato:(Romani 10:21 e 11:1) Tutto il giorno ho teso le mani verso un popolo disubbidiente e contestatore. Dico dunque: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? No di certo!  Orbene, se Elia poteva lamentare di essere  rimasto solo e in balia di furia omicida da parte del popolo idolatra, Dio conferma secondo la logica del rimanente fedele, sconosciuta ai più,  (Romani 11:4) che settemila uomini non hanno piegato il ginocchio davanti alle statue di Baal; visto i tempi è importante anche per noi considerare questa opzione.

È vero, per gli uomini è più facile condannare che condonare, le parole di Elia e di Davide sono giuste ma non tengono conto che Dio, per mezzo di Gesù opera in funzione del ravvedimento sia per i credenti, che per il popolo d’Israele. Allora preghiamo perché gli occhi della fede non siano oscurati, il torpore svanisca, le orecchie odano, e ancora possiamo con sincerità approssimarci fiduciosi al trono della Grazia divina. Non dimentichiamo il nostro debito nei confronti di Israele, la cui disubbidienza è stata la ricchezza in Grazia delle nazioni pagane come noi siamo. Dunque ricordiamo nelle preghiere il popolo israelitico e adoriamo Dio in Cristo perchè: (Romani 11:30) perché da Lui  e per mezzo di Lui sono tutte le cose a Lui sia la gloria in eterno. Amen.

Le esortazioni  a praticare con cura le opere preparate da Dio

Paolo avviandosi alla conclusione della riflessione, dopo aver ampiamente attinto dalle parole delle Antiche Scritture per dimostrare come Dio in Cristo salva l’umanità, esorta a non essere pigri ma zelanti, allegri per servire il Signore con gioia e  speranti nel suo amore per noi. Ma vi è ancora una  ulteriore fase che richiede la nostra attenzione perché (Romani 11:26) Il Liberatore verrà da Sion. Con questa promessa di risentirci, a Dio piacendo la prossima settimana,  invio un abbraccio a tutti.

Ferruccio Iebole.

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