IL PANE DELLA VITA: GESU’ CRISTO

Quando consideriamo come il Signore Gesù Cristo sia il vero pane che scende dal cielo dobbiamo, attraverso la meditazione, scoprire quante implicazioni derivano da quella frase, e forse saper cogliere il profondo messaggio personale rivolto proprio a noi, umili lettori della Bibbia, che cercano stimoli di vita, di servizio, di gioia in ciò che leggiamo. Il Signore ci assicura dell’efficacia della Sua Parola per crescere nell’amore verso Lui e nella comunione con quelli che ascoltano, e si cibano della sua persona in modo spirituale, affinché la fede in Lui, grandioso Salvatore sia sempre più nitida e prosperosa.

Un pane speciale

 Il capitolo 6 dell’Evangelo di Giovanni ci parla della moltiplicazione dei pani e dei pesci e  collegato a questo miracolo troviamo la dichiarazione di Gesù quale pane di vita (Ev. Giovanni 6:35) Io sono il pane di vita. Occorre identificare il Signore Gesù con le dichiarazioni della Parola di Dio, per non sbagliarci o confonderci e a nostra volta, perché scriviamo, non trarre delle conclusioni ingannatrici o errate per noi e per altri. Perciò sappiamo che lo Spirito Santo è il nostro sigillo: (Ep. Efesini 1:13) avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo; è Colui che ci guiderà nei pensieri intorno al testo preso in esame. Sapendo come la Scrittura tratta chi ascolta l’Evangelo: (II Ep. Corinzi 3:3) E’ noto che voi siete una lettera di Cristo, scritta mediante il nostro servizio, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio Vivente, non su tavole di pietra ma su tavole che sono il nostro cuore, vuol dire che subiremo la Sua benefica influenza, sapendo la nostra nullità spirituale, ma desiderosa di capire pensieri divini.

Alla scuola dello Spirito Santo

 Bisogna dire  che questa azione dello Spirito Santo, è tesa a (II Ep. Corinzi 3:18) E noi tutti a viso scoperto contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine di gloria in gloria, secondo l’azione del Signore che è lo Spirito. Bene, nel rispetto di quanto qui scritto, chi legge e medita, subisce il fascino dell’immagine di Cristo, messo in atto dal Suo Spirito che vivifica ciò che leggiamo, e il traguardo promesso è di essere coinvolti in uno stato di gloria, dice trasformati nella Sua immagine, cioè da gustare spiritualmente nel nostro cuore in uno stato di gloria attrattiva. Per giungere a questa posizione è giusto andare a vedere come faceva Gesù in Galilea: (Ev. Giovanni 6:10) Fateli sedere; dunque in un atteggiamento di riposo per ricevere dalle Sue mani il pane e essere sfamati. E’ senz’altro un atteggiamento significativo questo del riposo, dell’essere seduti; esso vuol dire avere il corpo che smette tutte le attività di lavoro, di studio, ecc. ed essere in attesa di cibo, cioè con lo sguardo del nostro cuore e della fede rivolto solo a incontrare il Signore Gesù, il donatore del pane di vita. E’ ciò che accade ancora oggi. Il fascino amoroso di Gesù riempie il cuore di chi legge la Bibbia, e attende del pane di vita dalla lettura. I  pani mangiati da quei pellegrini sono pani che saziano: (Ev. Giovanni 6:12) Quando furono saziati; e (Ev. Giovanni 6:26) E siete stati saziati. La stessa cosa accade oggi a chi ha fame di giustizia e di salvezza, da ricevere per esclusiva grazia e amore dal Salvatore.

Una scrittura particolare

 Ebbene, la Scrittura scritta dallo Spirito di Dio nel nostro cuore, è un modo sicuro che sazia, questa è la sua promessa; ma quali sono i nostri interessi, le nostre ricerche e le nostre aspettative per capire l’Evangelo? Se sono interessi solamente intellettuali o consolatori, non faremo molta strada, l’effimero con la fede non va d’accordo, ma se la ricerca è sincera la Parola diventa pane di Vita. L’esempio è ben spiegato: Gesù si rivolge ai saziati dal pane uscito dalle sue mani e dice: (Ev. Giovanni 6:26) Gesù rispose loro: In Verità, in Verità  vi dico che voi mi cercate, non perché avete visto dei segni miracolosi, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati. Qui l’invito del Salvatore è quello di rimirare e di comprendere i segni miracolosi, e non di accontentarsi nè dell’esteriorità del miracolo nè tantomeno della sazietà prodotta dal pane. E’ vero anche per noi, se fossimo solo abbagliati e incantati dai miracoli o attirati dall’appagamento culturale biblico saremmo ancora dei disperati, senza la fede. Se la nostra sazietà ci deriva solo dalla nostra religione, pur rispettabile, come quella dei pellegrini sfamati in quei prati, avremmo fallito il compito dello Spirito, che vuole scrivere nel nostro cuore parole di vita e donarci una vita vera, che deriva dall’opera di Gesù sulla croce.

Solamente protagonisti effimeri di nozioni bibliche o raggiunti dall’autenticità della Scrittura?

 Si, bisogna che oltre al riposo, allo sguardo su Gesù, oltre al sapere che Lui è potente da compiere miracoli, occorre conoscere se noi abbiamo fede in Lui per scoprire la Sua Identità e la Sua Opera terrena, espletata in favore dell’umanità; vedere cioè in Lui quel sigillo dello Spirito di Dio. (Ev. Giovanni 6:27) Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà, poiché su di Lui il Padre, cioè Dio ha apposto il proprio sigillo. L’analisi di questo passo è semplice: Gesù propone di scorgere in Lui e su Lui il sigillo del Padre, cioè lo Spirito di Verità come viene chiamato in altra parte della Scrittura, ovvero lo Spirito Santo; e di prendere idealmente dalle sue mani il pane di Verità o il pane dell’eternità, alimento vitale per vivere eternamente, cioè accettare con fede il suo Evangelo e la sua resurrezione gloriosa. In effetti, Gesù consiglia di adoperarsi, di spendersi, per un progetto di vita eterna che Lui dona, e che i dati caratteristi di questo progetto sono visibili in Lui, attraverso il riconoscimento offerto e fatto intendere dall’azione dello Spirito Santo. Scorgere il sigillo del Signore Gesù è la materia trattata. La rivelazione di Gesù in quanto Salvatore, approvato dal Padre e chiarito dallo Spirito Santo, corrisponde a quel pane eterno simbolicamente offerto e dato gratuitamente da Gesù, durante la moltiplicazione dei pani e dei pesci. La salvezza o lo scoprire il sigillo su Gesù, è la sintesi di quel rapporto personale raggiunto per la fede, quando si ascolta il succo dell’Evangelo, quando si crede in Gesù, quando mediante l’abbandono nelle Sue eterne Parole, accettiamo di andare pentiti a Lui per essere salvati per l’eternità. Che grande invito, che eccelso traguardo proposto da Gesù, l’essere eternamente con Lui dopo essere stati saziati del suo pane, cioè il suo Evangelo, fatto della buona notizia che Lui ci ama avanti la fondazione del mondo. Gesù lo spiega bene in quel contesto, dicendo: (Ev. Giovanni 6:29) Gesù rispose loro: Questa è l’opera di Dio che crediate in Colui che Egli ha mandato. Credere nel Mandato è la somma dell’annunzio: facile da accettare per i saziati del pane e dei pesci? No! Purtroppo No!

Credere nel Mandato Celeste

Dopo aver letto la situazione di quei pellegrini, che avevano partecipato a un evento straordinario come la moltiplicazione dei pani, ci si attenderebbe per sola logica, un accoglimento del Signore Gesù, come Lui aveva rivelato, appunto il Pane della vita sceso dal cielo, perché questo aveva fattivamente dimostrato. Non facciamoci illusioni e non giudichiamo scontato quello che altri pensano! Ancora oggi le persone raggiunte dalla predicazione dell’Evangelo e convinte dalla bontà del messaggio eterno, lo rifiutano per i motivi contingenti, perché non scorgono altra vita che questa, anche se non appagante, carnale, peccaminosa e destinata a finire. La speranza evangelica della vita eterna che risiede in Cristo, e che Lui dona gratuitamente, non è creduta perché non si scorge, come detto prima, in Lui il Mandato, Colui che ha il Padre suggellato, come dice la traduzione della Bibbia di Giovanni Diodati. Molti tristemente non credono in Gesù, nella sua divinità, nel suo sigillo divino, perché vittime dell’Avversario, che viene a cercare di rapire e distogliere quello che le persone hanno ascoltano o meditano dell’Evangelo. E’ un’azione deleteria perché mina la visione del vero Gesù, pane di vita eterna, che: (Ev. Giovanni 6:33) Poiché il pane di Dio è quello che scende dal cielo e da vita al mondo. Fuori da questa affermazione, vi è il deserto spirituale e terreno fertile per affossare l’Evangelo, il quale non prospera perché non ha radici nei cuori; lo sviluppo della vita non attecchisce per mancanza di Acqua della Parola, perché rifiutata nell’essenza e nella prospettiva di prosperare alla gloria di Dio. Non scorgere Gesù, quale il solo Salvatore, il Datore di Vita, il Pane eterno, l’unica Via,  equivale a non entrare a far parte della schiera degli eletti. Un risultato deprimente per le anime, che pur tuttavia avevano la possibilità di variare il proprio destino in eterno con Dio.

Alcune discussioni intorno al Pane di Vita

Gesù attorniato da questi pellegrini in cerca di emozioni e sfamati con pani miracolistici, non accedono alla riflessione sull’identità del Salvatore, e iniziano una disputa contorta con il Redentore. Quando la religione è una superstizione, quando al posto della Verità si sprofonda nella tradizione, quando per dirla ai nostri giorni, al posto della lettura dell’Evangelo, disponibile in tutte le forme, si insegue ciò che viene detto dall’uomo senza confronto con la Sacra Scrittura, si va incontro alla sterilità e alla morte spirituale. Dio mediante il Suo Spirito vuole condurci nelle ricchezze spirituali della Bibbia, e farcela capire sul come Gesù argomentava con quei Giudei o Galilei, non per arrivare a conclusioni accomodanti, ma per farli ragionare sulla reale storia, alfine di riconoscere in Lui il Messia. Interessante è il dialogo o la diatriba in cui è coinvolto il Signore con gli uomini che lo ascoltavano.

Commentando, pensiamo di sottolineare le verità analoghe a quelle di oggi per costruire la fede, una fede con fondamenti nella Parola, perché il resto è errore religioso o infatuazione sterile. Le premesse del discorso dei pellegrini, dopo che hanno mangiato il pane miracoloso, sono: (Ev. Giovanni 6:30) Quale segno miracoloso fai, dunque, perché lo vediamo e Ti crediamo? Che operi? I nostri padri mangiarono la manna nel deserto come è scritto: Egli diede loro da mangiare del pane venuto dal cielo. Notiamo le intenzioni dei cuori dei pellegrini,< Ti vediamo e Ti  crediamo> sentimenti nobili, ma erano sinceri? No! Non avevano bisogno di segni, avevano visto e gustato già un miracolo, ma non avevano colto il Vero Segno: il Buon Pastore delle pecore erranti. Queste persone insensibili ai miracoli vogliono esprimere però la loro fede, vorrebbero credere a parole, ma in realtà contrastano lo spirito della Scrittura, citandole con precisione letterale ma non credendole e non capendone la portata e la rivelazione.

Leggendo, sembra di assistere al clima, all’atmosfera della tentazione di Gesù, quando l’Avversario cita la Sacra Scrittura, per dare forza al falso e seduttivo ragionamento, ma in effetti strumentalizzava coscientemente la Parola di Dio, rendendola inefficace. Qui è lo stesso: sotto la coltre del buon ragionamento e buoni propositi di quegli uomini, in realtà, invece di farsi penetrare dalle parole celesti, le si contrastano, chiudendo il cuore e la mente per rigettare i concetti di Gesù. Eppure anche il luogo della disputa cioè la sinagoga, avrebbe dovuto parlare di un rispetto e di una devozione ubbidiente per la Legge. Ora riassumendo i contrasti con Gesù, si può dire che il contraddittorio verteva:

  1. Sull’autorità di Gesù
  2. Sulla Manna
  3. Sull’andare a Gesù
  4. Sulla volontà salvifica di Gesù
  5. Sull’identità terrena o celeste di Cristo
  6. Sul tipo di insegnamento dottrinale rivolto
  7. Sulla comunione e sulla vita eterna

Non occorre essere dei grandi conoscitori della Bibbia, per sottolineare questi sette punti che attirano la nostra mente.

 Un po’ di chiarezza biblica

  1. Sull’autorità Gesù spiega nel confronto con Mosè, salvato dal fiume con una specie di resurrezione, che Lui è il Mandato per fare la volontà di Dio, quella perfetta, pratica ed essenziale a donare vita a chi crede e a conservarla nell’eternità, perché Lui è la Resurrezione e la vita, maggiore di Mosè per origine, per gloria e per servizio. La sua autorità deriva: (Ev. Giovanni 6:38) Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di Chi mi ha mandato. Il miracolo altresì affermava la sua intrinseca autorità, ma bisognava credere in Lui, non essere confusi dall’apparenza.
  2. Sulla manna, Gesù da la vera interpretazione del passo in senso spirituale: è Dio e non Mosè che dona il cibo nel deserto; Gesù è invece (Ev. Giovanni 6:51) Io sono il Pane Vivente disceso dal cielo. Mosè media donando la manna a un grande numero di persone, Gesù: (Ev. Giovanni 6:33) dà la vita al mondo.
  3. Sull’andare a Gesù: (Ev. Giovanni 6: 37) Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a Me, e colui che viene a Me non lo caccerò fuori. Questa perfetta fiducia è per chi vuole andare al Salvatore:(Ev. Giovanni 6:44) Nessuno può venire a Me se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e Io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Il Padre attira tutti nella persona del Figlio, però occorre andare a Lui.( Ev. Giovanni 6:45) Ogni uomo che ha udito il Padre e ha imparato da Lui, viene a Me.
  4. Sulla volontà salvifica del Salvatore: (Ev. Giovanni 6: 47) Chi crede in me ha vita eterna, e (Ev. Giovanni 6: 51) se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. Gesù dirà ancora (Ev. Giovanni 6: 58) non come quello che i padri mangiarono e morirono, chi mangia di questo pane vivrà in eterno.
  5. Sull’identità di Gesù (Giovanni  6:42) Dicevano: non è Costui  Gesù il figlio di Giuseppe, del quale conosciamo il padre e la madre? Io son disceso dal cielo. Ancora, per capire la natura del Cristo (Ev. Giovanni 6: 48) è scritto nei profeti: saranno tutti istruiti da Dio. Penetrare la natura o i legami tra il Padre e il Figlio è difficoltoso capirlo per noi umani, lo Spirito Santo ispirando le Sacre Scritture ce le rivela minimamente e velatamente, con la forma di relazioni umane esistenti sulla terra, cioè rapporti di consanguinei. Quanto poi alla divinità del Figlio, uno col Padre, non solo per comunione ma per natura, il Nuovo Testamento, meglio dire la Bibbia, è esauriente per chi vuole credere e non farsi irretire dall’Avversario. Per i desiderosi della fede e non per quelli che discutono la Bibbia, ma si avvalgono dell’insegnamento del Mandato o del Consolatore, nell’ubbidienza, la materia diventa chiara. Non v’è dubbio credere alla divinità di Cristo è istruzione che si può ricevere solo dal Padre.
  6. Il tipo di insegnamento rivolto agli uomini viene sintetizzato nel verso già citato (Ev. Giovanni 6:35) Io Sono il pane della vita; chi viene a Me non avrà più fame e chi crede in Me non avrà mai più sete. Non avere bisogno di questi due elementi, conosciuti nel mondo, pane e acqua, significa avere una vita indipendente da queste esigenze, cioè una vita eterna. Senza risorse il corpo deperisce, poi muore. Le risorse di Gesù per il credente in Lui, sono il pane della vita e l’acqua della Parola di Dio. Le Sacre Lettere forniscono un alimento completo, costante e un dissetarsi perenne. Le persone che affidano la propria vita a Gesù non periranno mai!
  7. Sulla comunione e sulla vita eterna occorre fare una riflessione attenta, per non confondersi con atteggiamenti consueti o pratiche errate. A differenza del pane del miracolo distribuito a tutti, indipendentemente dalla loro fede, gesto di misericordia divino, nell’ambito della vera fede tutto cambia. Gesù propone (Ev. Giovanni 6:56) Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in Me e Io in lui. (v. 57) Chi mangia vivrà a motivo di Me. (v. 58) Chi mangia di questo pane vivrà in eterno. (v. 54) Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna. Sono parole molto forti quelle pronunciate da Gesù in questo caso; mi sono sempre domandato con che timbro di voce avrà detto queste frasi? Con voce suadente, imperiosa, dolce e conciliante? Avrà usato un tono manipolatore? Già, se fosse stato solo uomo, avrebbe fatto ricorso alla dialettica, alle forze espresse nel miracolo per convincere gli uditori, forse avrebbe assunto un atteggiamento come quelli che si usano per arringare gli uomini? Siccome si tratta di dottrina, di comunione e di vita eterna, possiamo essere certi, che la voce e la tonalità usata da Gesù è quella dello Spirito Santo che: quando sarà venuto, convincerà il mondo (Giovanni 16:8). Certi di questo atteggiamento, vogliamo capire la proposta di Gesù; indubbiamente non proponeva o induceva a pratiche cannibalesche come qualcuno pensa o avrà pensato allora. Il progetto è la comunione di quelli che credono, che credendo in Cristo, i quali hanno ricevuto la certezza della vita eterna mediante la fede nel Mandato da Dio. Questi che dimorano in Lui e tramite Lui, nel Padre e nello Spirito Santo, quindi nati di nuovo, adatti per l’eredità celeste, dimorano anche nella Sua Parola e se ne cibano, ma vogliono ricordare il sacrificio di Gesù alla croce, dove Lui ha dato il Suo corpo e il Suo Sangue in offerta a Dio e per il riscatto dei peccatori che credono, che hanno fede in quel sacrificio.

L’unità della fede, il fatto di essere persone riscattate, che dimorano nell’Evangelo, fa si che essi vogliono dimostrare l’identità della fede nel ricordare quel sacrificio di Gesù ed essere insieme. Come assolvono questo ricordo? Non, facendo la comunione, ma avendola nel cuore: la dimostrano esternamente rompendo il pane, simbolo del corpo e bevendo il vino simbolo del sangue, simboli usati da Gesù nell’ultima cena, mangiati e bevuti in ricordo e in obbedienza del sacrificio di Cristo. Perciò il mangiare il suo corpo e bere il suo sangue, vuol dire avere comunione con ciò che il Salvatore ha compiuto in terra, cioè la redenzione dei salvati per fede. E io, semplice credente in Gesù, come lo dimostro? come posso assicurare gli altri riscattati? Accedendo ai simboli del pane e del vino, simboli comandati da Gesù, dimostro così la  fede in Gesù e la comunione con Lui, e con quelli che credono al pari di me in questa dottrina con l’ubbidienza.

Così facendo, ubbidisco al comandamento dato da Gesù: ( Ev. Luca 22:19-20) Poi prese del pane, rese grazie e lo ruppe e lo diede loro dicendo: Questo è il mio corpo che è  dato per voi. Fate questo in memoria di Me. Allo stesso modo, dopo aver cenato diede loro il calice dicendo: Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue che è versato per voi. Ecco perché è di vitale importanza leggere la Bibbia, capirla e cibarsi di essa, non alterando ne i simboli, ne il significato delle parole. Oggi molte religioni mutano snaturando, sia i simboli che la comunione con imposizioni e regole umane, prive di pietà divina. Quando Gesù dice: in memoria, non dice in sacrificio di Me, perché nessuno può ripetere quel gesto unico e fatto una volta sola. Quegli uomini del racconto biblico purtroppo non avevano capito il senso della proposta di Gesù, pensavano, essendo avvinti da pratiche religiose, a una nuova serie di attività magiche, di prassi mistiche, di riti misteriosi presentati da questo nuovo Rabbi. Nulla di tutto ciò; solo conoscendo il valore del corpo e del sangue del Signore Gesù, offerto per la remissione di tutti i peccati del mondo,  per la rivelazione autentica della Bibbia, accediamo alla  vera fede e alla vita eterna.

Conclusione

Gesù alla conclusione del capitolo 6 dell’Evangelo di Giovanni dice con enfasi: (v. 63) E’ lo Spirito che vivifica…le parole che vi ho dette sono Spirito e vita. Ben detto! Le parole chi mangia la mia carne e beve il mio sangue devono essere comprese mediante lo Spirito, così capite e accettate per la fede illuminata, producono la vita e l’immortalità, voluta da Gesù per quelli che <(v. 54) Io lo risusciterò nell’ultimo giorno> cioè per i risuscitati. Riepilogando (Ev. Giovanni 6:68-69) Simon Pietro gli  rispose: Signore a chi ce ne andremo noi? Tu solo hai parole di vita eterna; e noi abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio. E’ vero l’integrità di questa affermazione fatta da Pietro, rimane con tutto il suo valore pregnante e insegnante ancor oggi; Gesù solo ha le parole di vita eterna, non i nostri meriti, non le nostre preghiere o atti di devozione, non dei sacrifici corporali e finanziari, ci faranno raggiungere la salvezza. Solo Gesù è la Via, la Verità e la Vita. Ci auguriamo che questa meditazione possa portare alla riflessione qualche nostro lettore, che da un po’ di tempo ci segue leggendo e che invitiamo a mandarci le sue opinioni in fatto di fede, per istituire liberamente un dialogo costruttivo.

Ferruccio IEBOLE

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