IL FIGLIO, IL CRISTO, LA PIETRA E L’EREDE: QUATTRO ASPETTI DI GESU’

Leggendo gli ultimi capitoli del Vangelo di Matteo risulta evidente come Gesù parli in parabole, mezzo per insegnare in profondità il suo messaggio e perché chiunque, ancora oggi, voglia cogliere le realtà attorno al suo essere e alla sua presenza in terra, avendo ancora la possibilità di instaurare una profonda conoscenza del Salvatore e una proficua comunione con Lui.

A partire dal capitolo 22 di Matteo, Gesù apriva il suo ragionamento rivolto a quelli che lo circondavano, folla favorevole, discepoli, sacerdoti, pubblicani, scribi, farisei  e sadducei, ricorrendo e accentuando attraverso il racconto di parabole, l’attenzione alle Sacre Scritture e al suo Mandato, impegnando oltre all’ascolto della sua importantissima voce, (Ev. Matteo 22:37) tutto il cuore, tutta l’anima e tutta la mente dei presenti. Proprio per la portata dei suoi insegnamenti le persone non potevano restare indifferenti, ma dovevano prendere posizione, con i vari strumenti di conoscenza e sensibilità loro a disposizione. Visto però che tutti possedevano un cuore, un’anima e una mente appariva evidente che nessuno era escluso dal raggiungere il traguardo della salvezza per grazia e per fede che Gesù proponeva. Una ulteriore riflessione veniva proposta con l’affermazione del Cristo nelle parole:  (Ev. Matteo 22:21) date a Dio quello che è di Dio. Il chiaro messaggio corrispondeva ad un esame di coscienza non di fronte a Lui, che leggeva nel cuore, ma a un’analisi in presenza del Padre. Visto l’effetto della sua Parola (Ev. Matteo 22:22) Ed essi udito ciò, si stupirono e lasciatolo, se ne andarono, evidentemente la riflessione e la verifica nella Presenza divina era insostenibile, perciò era meglio dopo una sensazione di stupore e meraviglia, lasciare le cose immobili, e l’azione di allontanamento da Gesù era in linea con il non voler fare i conti, chiudendo le orecchie del cuore. Già in precedenza (Ev. Matteo 21:42)  non avete mai letto nelle Scritture? era una domanda impegnativa, e nell’Ev. di Matteo (22:34) Udito che Egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, era ancora la constatazione di una sapienza misteriosa e infine (Ev. Matteo 21:45) I capi dei sacerdoti e i farisei udite le sue parabole capirono che parlava di loro e cercavano di prenderlo, si realizzava un astio malvagio e consapevole per la chiusura alla vera fede. Il percorso descritto assomigliava al riferimento che Gesù proponeva citando l’esempio di Giovanni Battista (Ev. Matteo 21:32) E’ venuto per la via della giustizia, e voi non gli avete creduto. Effettivamente, la via percorsa dal Battista aveva sconvolto certe pratiche religiose pietrificate nel tempo, i suoi appelli a riflettere sul tempo, sui segni e sull’Agnello, si erano vanificati nella maggioranza dei Giudei. Pochi avevano colto la sua testimonianza vera, poi la sua repentina e tragica fine aveva reso nell’inconscio collettivo, sentimenti alternativi fra chi lo credeva un profeta inviato da Dio, o un esaltato un po’ strambo.  Così dopo la sua inopportuna morte, i richiami all’ascolto della Parola, alla considerazione di esaltare il tesoro delle Sacre Lettere, era portato avanti dal Signore Gesù, che aveva dato nuovo impulso e interpretazione alla Parola, citando fonti e spiegandole correttamente. Questo modo di fare era classificato come autorità, riconoscerla voleva ammettere una sapienza da Alto, personalizzata e resa visibile dal Redentore; ciò disturbava il popolo dei religiosi, amanti di autorevolezza secondo canoni umani e collaudati.

Una proclamazione potente: l’Evangelo

Poteva arrestarsi, viene da domandarsi, il ministerio di Gesù nello spiegare i prossimi eventi che lo avrebbero riguardato, e ad attenuare la dimostrazione di gran pietà e misericordia insiti nella sua persona? Perciò era costretto a dire (Ev. Matteo 22:29) Voi errate perché non conoscete le Scritture, ne la potenza di Dio. Grande limite questo enunciato dal Signore, tutt’ora presente in chi legge, studia, medita la Bibbia senza la guida indispensabile dello Spirito Santo. La potenza menzionata da Gesù non riguarda delle dispute culturali o interpretative, come i sadducei tentavano di coinvolgerlo, ma piuttosto l’essenza di vita emanata dalle Sacre Scritture. Nell’evangelo di Giovanni Gesù dirà: Le parole che vi ho dette sono Spirito e vita, equiparando il suo vitale messaggio alla durata eterna del tempo e confermando la vita che si riceve credendo, non soggetta alle regole di questa creazione. Per questo poteva assicurare sulla resurrezione dei morti in chiave di un Dio dei vivi e non dei morti trapassati per sempre. Infatti tornava a ripetere, come sua consuetudine, (Ev. Matteo 22:31) non avete letto quello che vi è stato detto da Dio, sottolineando il valore vivente dei rapporti di comunione con Dio basati sulla Scrittura. Difatti esaltare la Parola del Vecchio Patto era il suo intento continuativo, per dimostrare che gli avvenimenti alle porte, sarebbero stati il preludio alla sua glorificazione. Ed è qui, che rivelava quei quattro aspetti così importanti per l’identificazione del Salvatore, come garante del mondo a venire e il mantenitore di tutte le promesse divine, per il popolo d’Israele e per la Chiesa cioè la sposa di Cristo.  Per questo motivo essendo il Figlio, quindi il conoscitore del tempo futuro, poteva parlare per Israele e per la Chiesa, in riferimento al suo futuro ritorno, distinguendo nell’Ev. Matteo (24:1-27-30) fino alla fine del capitolo la promessa per Israele; poi  (Ev. Matteo 25:1-30) fino alla fine del capitolo riguardo al destino della Chiesa. Ma ora Gesù era incamminato a chiarire, prima della sua incombente passione, la sua identità di Figlio di Dio rivelatore del Padre, di Rabbi cioè di maestro che insegnava nuovi significati della Legge e della Scrittura, di Guida in una nuova dottrina chiamata (Ev. Matteo 24:14) Questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, le cui peculiarità erano ( Ev. Matteo 23:23) il giudizio, la misericordia e la fede, Ecco allora Gesù impegnato a sottolineare l’amore e i legami misteriosi del Padre verso Lui, (incomprensibili nella natura e nella profondità per gli uomini) prendendo l’esempio nell’Ev. di Matteo (22:42) Di chi è figlio? La riflessione era eloquente, Gesù invitava i farisei  a pensare al concetto delle parole del salmo di Davide (ispirato dallo Spirito) come Lui soggiungeva e precisava,  per cogliere cosa voleva significare la parola figlio nel cielo. In terra il termine figlio si sapeva, ma il valore nel cielo della parola Figlio cosa significava? Lo si può intuire con gli attributi di misericordia che il Padre attraverso il sacrificio del Figlio accorda per fede, cioè legami d’amore e di comunione. Le parole della profezia  (Geremia 11:19-20) riprese nell’Ep. agli Ebrei (8:8 a 12) Perché avrò misericordia delle loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati,  e (Ep. Ebrei 10:6-7-10) Non hai gradito ne olocausti ne sacrifici per il peccato, allora ho detto: ecco vengo per fare la tua volontà, sono efficaci e significative. In virtù di quella volontà comprendiamo il perché la Scrittura sottolinea (Ep. Ebrei 1:8 ) parlando del Figlio, (Ep. Ebrei 5:8) Benchè fosse Figlio, (Ep. Ebrei 1:5) Io gli sarò Padre ed egli mi sarà Figlio. (Ev. Matteo 17:5) Questo è il mio diletto Figlio ascoltatelo. E’ comunque indicativo che attraverso la misericordia divina (Ep. Ebrei 8:10) Io metterò le mie leggi nelle loro menti e scriverò nei loro cuori e sarò loro Dio, ed essi saranno il mio popolo, la scrittura divina avvenga nel cuore e nella mente. Resta il giudizio: (Ep. Ebrei 10:29) Di quale peggior castigo, a vostro parere sarà giudicato degno colui che avrà calpestato il Figlio di Dio, e avrà considerato profano il sangue del patto con il quale è stato santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia?  Si, il Figlio ci offre il suo patto di misericordia con il Dio vivente e la sua grazia mediante l’azione dello Spirito Santo, nel cuore, nella mente, nell’anima. Come dice l’Ev. di Matteo (21:37) Avranno rispetto per mio figlio; occorre sapere e conoscere l’identità del Figlio per averne un degno rispetto e conoscere il valore nel cielo del suo sacrificio.

La seconda identità: il Cristo

La seconda identità di Gesù che si può raccogliere dai capitoli di Matteo sono i ragionamenti sulla parola Cristo cioè Messia o Unto: (Ev. Matteo 24:5) Poiché molti verranno nel mio nome dicendo io sono il Cristo. L’ammonizione continua  (Ev. Matteo 24:23-25) Qualcuno vi dice: eccolo qui, oppure è là, eccolo è nel deserto, o eccolo nelle stanze interne, non lo credete. Non v’è dubbio che il termine evoca interessi personali di falsi cristi, specialisti nel sedurre le persone, di trafficanti di anime, in uno stato dove (Ev. Matteo 24:12) L’iniquità aumenterà e l’amore dei più si raffredderà. Quadro tragico, ma il vero Messia, Figlio di Davide, Figlio vivente, percorre la via di giustizia del Battista e lo si può incontrare nell’Evangelo predicato dai suoi fedeli servi (Ev Matteo 25:21) Va bene servo buono e fedele, sempre nella sua eterna Parola che non passa mai. La domanda del Signore Gesù Cristo: (Ev. Matteo 22:42) Che cosa pensate del Cristo? resta una domanda non retorica ma pertinente anche ai giorni nostri, cui è bene confrontarsi. Pietro testimoniava (Atti 3:18) Ma ciò che Dio aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti cioè che il Cristo avrebbe sofferto, Egli lo ha adempiuto in questa maniera, rimane un’affermazione importante e definitiva. Purtroppo questa visione non viene creduta da molti, costituendo un grave intoppo nella via della fede. Un Cristo sofferente che proclama perdono per i suoi carnefici è umanamente incomprensibile; occorre perciò affidarsi alla guida spirituale della Bibbia per entrare nel pensiero del Cristo, che lo rivela altresì glorioso, benedicente e lo stesso ieri, oggi e in eterno. L’esempio della chioccia che raccoglie i pulcini (Ev. Matteo 23:37) si avvera continuamente sotto le protettive e capienti braccia di Gesù.

Una terza visione: la Pietra.   

Gesù si era attardato a spiegare le parabole dei due figli e dei malvagi vignaioli per attirare l’attenzione spirituale di chi Lo ascoltava sulla sua missione di Erede della vigna, e nuovo Architetto della Chiesa, avvalorata dalla poderosa testimonianza di Giovanni Battista, non creduta e rifiutata. A questo punto Gesù introduceva citazioni del profeta Isaia e poneva la visione della pietra angolare. Una cosa meravigliosa (Ev. Matteo 21:42), una pietra fondamentale per una costruzione nuova, il cui Architetto è Dio stesso. Una Pietra che aveva relazione con un regno che sarà tolto (V.43)  ma altresì un masso che diveniva inciampo, poi procurava lo sfracello a chi voleva sormontarlo e infine causa di stritolamento per chi vi cadeva sotto. La metamorfosi era progressivamente peggiorativa e si concludeva con un passaggio mortale. Questo significava che la pietra (Ev. Matteo16:16) cioè la confessione di Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, ovvero il fondamento (Ev. Matteo 16:18) per entrare trionfalmente a far parte della Chiesa, il corpo di Cristo, diventava l’ostacolo insormontabile senza aver fede nella persona di Gesù. Il confronto con la pietra della confessione richiedeva una rivelazione divina; Il Padre mio che è nel cielo ti hanno rivelato questo, soggiunge la Scrittura. Questo perché, come detto in precedenza, è una cosa meravigliosa, non per un aspetto estetico, ma di sostanza, incomprensibile alla mente umana, ma immaginata dall’economia divina. Colui che dispensava progetti futuri di una assemblea composta da credenti di tutto il mondo, Colui che diceva (Ev. Matteo 20:28) E’ venuto per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti, poneva il punto fermo per entrare a far parte dell’Assemblea celeste. Quella Pietra diverrà ancora la distruzione della statua di Nebucodonosor (Daniele 2:34) cioè reclamerà non solo il regno su Israele ma sarà riconosciuto come Re di tutto il creato. Accettare che Gesù fosse la pietra con gli addentellati e i riferimenti profetici per i suoi detrattori era troppo, la gelosia aveva accecato le loro menti, (EV. Matteo 26:4) Deliberarono di prendere Gesù con inganno e di farlo morire.  Occorreva però una situazione favorevole per realizzare il progetto; (Ev. Matteo 26:16) Da quell’ora cercava il momento opportuno per consegnarlo. Bisogna dire che nella vita delle persone vi è sempre un momento opportuno per scegliere di stare con Gesù o di rifiutarlo come Salvatore. Lui promette pace nel cuore e felicità nella mente, anche nelle immancabili prove nella nostra esistenza.

La quarta figura: l’Erede

Questa finale figura voleva ammonire i giudei a guardare con favore l’Erede (Ev. Matteo 21.38), il Re (Ev. Matteo 22:2)  che stava per rivelarsi, lo Sposo che invitava tutti alle nozze già pronte. La limitazione per l’accesso era di passare o farsi riconoscere per indossare gli abiti forniti dal Padrone di casa, adatti alla partecipazione. L’invito era rivolto a molti, ma alcuni declinavano l’appello, invece per gli eletti la festa era preparata e accessibile gratuitamente. Il messaggio evangelico dell’Erede era chiaro, per le future nozze dell’Agnello vigeva ancora il tempo di grazia. Da allora tutti possono, ancor oggi, approfittare dell’invito gratuito per usufruire del perdono accordato da Dio sulla base del sacrificio dell’Erede, fino al giorno del suo ritorno; poi vi sarà la Grande Tribolazione, i cui segni ammonitori vediamo chiaramente avanzare. Questo quadro generale emergente dagli ultimi avvenimenti nella vita di Gesù, ci spronano a riflettere sulla fragilità della nostra vita e a prendere in considerazione l’invito amoroso a relazionarsi con Lui, per ricevere la sua grazia e misericordia, ampiamente dimostrata dalla Sua comprensione per i peccatori. L’appuntamento  opportuno Gesù lo da a tutti: (Ev. Matteo 26: 29) Vi dico che da ora in poi non berrò più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre. E’ interessante che Gesù l’Erede in questo ultimo atto prima del tradimento, proponga ancora la dicitura il frutto della vigna, come riferimento alla parabola espressa recentemente. La promessa contenuta era un appuntamento festoso di comunione celeste, da partecipare con le credenziali della fede e della grazia di Gesù Cristo, il Garante dei figli di Dio. Il convegno celeste nel regno del Padre, sarà un evento molto diverso da quello vissuto in terra dal Cristo, se il precedente era contenente del tradimento e della potenza dell’ora delle tenebre, quello nel cielo sarà nuovo, racchiuso in un respiro di gloria e di luce, e nell’esaltazione perfetta dell’opera del Figlio di Dio, riconosciuta e celebrata maestosamente. Chi ci sarà all’appuntamento dei nostri lettori?

Ferruccio IEBOLE

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