IL CULTO? PER LO SPIRITO SANTO E DI PARI CONSENTIMENTO

Questi due elementi sono necessari per offrire un culto conforme alla volontà divina, senza essi sarà un rito forse emozionante per la carne, appagante per i sentimenti umani, estasiante colmo di gioia ma privo della vita edificante e che non comunica l’accertamento spirituale (Atti 4:13) di essere stati con Gesù. Questa è l’unica ragione per cui si svolge il culto a Dio mediante l’azione intermediatrice dello Spirito Santo e del Salvatore risorto alla destra della Maestà e benedicente il radunamento cristiano.

Il credente è chiamato a offrire al Dio un culto in Spirito e Verità secondo l’insegnamento di Gesù come scritto in Giovanni 4:24: bisogna che l’adorino in Spirito e Verità. Vi è già una discriminazione tra quelli che adorano Dio: ( Ev. Giovanni 4:23) li chiama i veri adoratori, perciò occorre  accertarsi a quale categoria si appartiene  e sapere se come tali, siamo ( Ev. Giovanni 4:23) cercati da Dio. Si, i trovati da Dio rivestono qualità o doni ben precisi e sono riconoscibili alla luce della Parola, l’unico metro con cui si può misurare la posizione. I cercati o i trovati sono quelli che come nell’esperienza di allora della samaritana, sono aspettati da Gesù al pozzo che consiglia (Ev. Giovanni 4:13-14) Chiunque beve di quest’acqua avrà sete di nuovo, ma chi beve dell’acqua che Io gli darò non avrà mai più sete. Evidentemente questa regola da seguire appare a prima vista, per la nostra esperienza di uomini, una cosa non fattibile, astrusa e priva di fondamento, non avere più sete vuol dire sconvolgere qualsiasi principio di vita in un corpo umano.  Ma Gesù aggrava ulteriormente la situazione promettendo:  Anzi l’acqua che Io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna. (Ev. Giovanni 4: 14)

Quale Acqua?

 A questo punto sorge spontanea la domanda: ma di quale acqua si parla? L’acqua è la Verità; una fonte inesauribile per chi l’assaggia con l’intento di essere dissetato e tutto inizia da questo pregnante incontro con Gesù che mi dice o ti dice (Ev. Giovanni 4:26 ) Sono Io che ti parlo; ovvero ti parlo con parole di Verità, linguaggio non conosciuto in questo mondo di menzogne, ti parlo in maniera nuova per la vita, ti parlo nel cuore con il linguaggio di pace che (Ep. Filippesi 4:7) afferma …e la pace di Dio supera ogni intelligenza. Quindi non è questione di intelligenza, di raziocinio umano e di analisi corretta è un percorso che come è scritto in (Ep. Efesini 1:8)…Egli ha riversata abbondantemente su di noi (la Grazia) dandoci ogni sorta di sapienza e d’intelligenza al fine di imparare il lessico della conoscenza ( Ep. Colossesi 1:10 ) crescendo nella conoscenza di Dio e (Ep. Colossesi 1:9 ) ricolmi della profonda conoscenza della volontà di Dio con ogni sapienza e intelligenza spirituale.

Traguardi spirituali

Quindi due traguardi sorprendenti da raggiungere guidati da Gesù e dal Suo Spirito: 1) Conoscenza di Dio 2) Conoscenza della volontà di Dio. Questi due cardini per noi sconosciuti, come l’acqua che disseta eternamente, sono le proposte riservate a coloro che fidandosi ciecamente del Salvatore e della sua opera si affidano incondizionatamente a Lui. Al principio di questo rapporto fiduciario, basato sulla Parola di Gesù, Lui dice (Ev. Giovanni 4:29) Mi ha detto tutto quello che ho fatto. L’identificazione e l’accertamento dei nostri dati personali, Gesù la compie emettendo un verdetto inequivocabile (Ep. Romani 3.23) Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio  o come dice (Ep. Colossesi 2:13) Eravate morti nei peccati e nell’incirconcisione della vostra carne. Quindi a dei morti Lui dona l’acqua di vita eterna, la dona gratuitamente; il seguito del versetto (Ep. Romani 3:24 ) afferma  Ma sono giustificati gratuitamente per la Sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. (Rom. 3:25) Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue  (Rom.3:26) per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinchè Egli sia giusto e giustificante colui che ha fede in Gesù.

Gesù è il sacrificio e il Sacerdote

 Riassumendo: Gesù Cristo è Colui che all’appuntamento del pozzo nella nostra vita, mostra di essere il sacrificio propiziatorio, di assolvere il compito di mediatore giustificante in accordo con Dio, di rivestire l’ufficio di sommo sacerdote che dona vita eterna o acqua eterna a chi si accosta a Lui e beve, dopo aver capito lo stato di morte in cui ogni essere si trova difronte a Dio. Ma davanti a Gesù il Figlio accetta di essere vivificato, salvato, giustificato, lavato, redento e libero di bere per ricevere quella sapienza promessa per conoscere e crescere in Dio. Il programma è divenire perciò una nuova creatura ( Ep. Colossesi 2:12) siete stati risuscitati con Lui, che può testimoniare per la fede di questo incontro con Gesù ed essendo rinnovato anche adatto a manifestare (Ep. Efesini 3: 8) le insondabili ricchezze di Cristo. Altro scopo di questa nuova vita è come detto, fare la volontà di Dio, questa viene rivelata nella lettura della Bibbia che ispira il comportamento fruttuoso del credente in ogni sua opera. ( Ep Efesini 2:10 ) Infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinchè le pratichiamo. 

Perché il culto cristiano

Innanzi tutto Gesù ha promesso la venuta dello Spirito Santo che guida i credenti nella Verità e di conseguenza nella Sua libertà. Siccome lo Spirito nella sua indipendenza e sapienza ( Ep. I Corinzi 12:11) dota i credenti dei suoi doni come Egli vuole, o come accertato in (Ep. Efesini 4:7) Ma a ciascuno di noi la grazia è stata data secondo la misura del dono di Cristo, è evidente che la sua influenza silenziosa ma prorompente si manifesta nei cuori ( Ep. I Corinzi 12:13) degli abbeverati che adorano. Infatti, un punto focale è la Verità, non tanto quale insieme di dottrine, ma l’esaltazione della Verità come persona, come Colui che un giorno ha detto (Ev. Giovanni 14:6) Io sono la Verità  e ( Ep. Colossesi 1:13) Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportato nel regno del Suo amato Figlio, e che ci ritrae davanti agli occhi della fede (V.15) Egli è l’immagine del Dio invisibile. Ora è certo che non abbiamo bisogno di immagini per adorare, ne dei luoghi ( Ev. Giovanni 4:20)…hanno adorato su questo monte ma voi dite a Gerusalemme.. ma piuttosto realizzare secondo le promesse, la presenza pregnante di Gesù in mezzo ai suoi.

L’ispirazione dello Spirito Santo

 Lo Spirito Santo comunica ai credenti riuniti in assemblea per adorare, il tema sempre attuale cioè l’esaltazione di tutta l’opera redentrice di Gesù, partendo con un riguardo specifico sulle sofferenze del Signore; il suo cammino doloroso nel giardino, nel sinedrio, difronte ai giudici, il suo traporto della pesante croce,  l’innalzamento al Golgota, gli ultimi strali del peccato rappresentati dai chiodi, dalla corona e dalla lancia, ma sopra tutto l’abbandono del Padre. Questo è ciò che deve essere nei sentimenti dei credenti. Tanto è vero che in (Atti 1:3) la Scrittura ci ricorda la condizione del Risorto, dove sono evidenti le sua caratteristiche di sofferenza (dopo che ebbe sofferto) e di vita (si presentò vivente). A questo riguardo occorre tenere in mente quello che il Signore stesso dice a Paolo, quando insegna il modo della rammemorazione (Ep. I Corinzi  11:23) e fa riferimento alla Sue sofferenze, racchiudendole nel sostantivo… nella notte in cui fu tradito. Perciò un elemento qualificante del culto sono il ricordo delle sofferenze del Signore; altro principio è il valore del sangue di Cristo poiché senza quello spargimento tutto sarebbe come prima, senza la remissione dei peccati ( Ep. Ebrei 9:14 ) Quanto più il sangue di Cristo che mediante lo Spirito Eterno offrì se stesso puro di ogni colpa a Dio purificherà la nostra coscienza dalle opere  morte per servire il Dio vivente. Perciò si rende grazie al Signore Gesù, Lo si adora e si prega di decontaminare il culto dalle nostre imperfezioni, affinchè dalle sue mani sante e purificatrici esso sia proposto al Padre come un profumo soave di cui si possa compiacere.

L’amore del Padre

Un altro elemento del culto è l’esaltazione dell’amore del Padre, cui siamo stati oggetto avanti la fondazione del mondo ( Ep. Efesini 1:4) Eletti avanti la creazione. Ora la rivelazione di Dio e dei suoi attributi in maniera esaustiva è accaduta con la venuta di Gesù (Ev. Giovanni 1:18) è Quello che l’ha fatto conoscere, quindi fuori di questa divulgazione ogni altra conclusione e deduzione risente dell’errore o è imprecisa e incompleta. Perciò ringraziare e adorare Dio il Padre tramite Gesù il Mediatore, fa parte dell’espressione del culto, (Ep. II Corinzi 9:15) Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile, dove i credenti usufruitori della grazia, dei favori, delle meraviglie divine sono spinti dallo Spirito Santo a esternare lode, adorazione e a riconoscere la sua degnità.

 La libertà dello Spirito Santo

 La radiografia perfetta dei figli di Dio è quella proposta dall’Ep. Romani 8:21 …gloriosa libertà dei figli di Dio. Sembra quasi impossibile che degli ex schiavi, peccatori incalliti, degni di separazione da Dio, siano integrati in una dimensione di libertà per accostarsi in fiducia alla Maestà durante il culto. Il fatto poi di potersi avvicinare liberamente a Dio, senza uomini mediatori vestiti di abiti lunghi o cappelli strambi, che pretendono e spacciano un accesso privilegiato in virtù di autorità terrene, si scontra con il sentire religioso e radicato nelle menti degli uomini. Invece il desiderio dello Spirito ( Ep. Romani 8:27) che intercede per i santi  secondo il volere di Dio è quello sospirare a favore dei credenti, (V. 26) Lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili perché non sappiamo pregare come si conviene. Forti di questa assistenza, vuol dire che ogni atto che verrà eseguito nel culto sarà ispirato dallo Spirito Santo, se i credenti radunati sono attenti,  ferrati dottrinalmente e con orecchie esercitate all’ascolto. Ora la libertà che utilizzano i credenti è ben conosciuta da chi è abituato in Cristo ad accostarsi a Dio (Ep. Efesini 3.12)  nel quale abbiamo la libertà di accostarci a Dio con piena fiducia, mediante la fede in Lui. La libertà adoperata per un culto in Spirito e Verità è la consapevolezza di essere conformi alla vocazione celeste, di presentarsi per mezzo della via recente e vivente il sangue del Redentore, di esibire una giustizia per fede nella giustizia di Gesù e di Dio come ben espresso in (Ep. Filippesi 3:9) giustizia che viene da Dio basata sulla fede. Scafati in questa maniera gli adoratori sanno altresì di rivestire una posizione di privilegio e di responsabilità non solo nell’ambito terreno, in mezzo agli altri fratelli, ma di essere messaggeri tra le potenze e principati celesti, della infinitamente varia sapienza di Dio secondo il suo disegno eterno, come ben elencato in (Ep. Efesini 3:10)… Conoscano oggi per mezzo della chiesa. Perciò se non si ubbidisce dettagliatamente con atteggiamenti virtuosi quale sapienza infinita si manifesterà? Nessuna.

Responsabilità nell’ubbidienza

Il fatto di essere investiti di tale responsabilità quando ci avviciniamo a celebrare un culto a Dio, ci induce a offrire il meglio, e il meglio è la Verità attinta dalla Parola di Dio. Quindi dal tesoro della Scrittura attingiamo gemme che proclamino le bellezze e le glorie del Salvatore, e con lo Spirito di adozione ( Ep. Romani 8.15) gridiamo Abba Padre. Ora in questo atteggiamento di adorazione urge il pari consentimento cioè il sentire tutti la stessa cosa, per questo le opinioni personali, le idee, le velate gelosie son lasciate fuori della porta d’entrata della sala, ( Ep. Romani 12:1) perché nel culto l’unità del corpo, delle membra è preminente per l’ascolto e per la realizzazione dei vincoli d’amore e d’affetto tra noi e il Signore. Allora tutti i credenti che hanno capito e imparato  la loro posizione nell’Assemblea locale, leggendo (Ep. I Corinzi 14: da1 a 39) sanno muoversi ordinatamente, pregando con orazioni di adorazione non personali (al singolare) ma esprimendosi ( al plurale) in modo che chi non prega e tutta la chiesa siano inclusi nella riverenza e lode. Questo punto è molto importante per certi atteggiamenti che si verificano durante certi culti dove l’orazione comunitaria è sostituita dalla preghiera di lode personale. Indicativo per il giusto modo di comportamento è il testo di (Ep. Efesini 5:da 17 a 21) ripieni di Spirito, parlando, cantando e salmeggiando, da l’idea di ordine, di un coro armonioso, di riflessioni sottomesse al volere e al rispetto di Gesù Cristo il Signore.

Cantare per ben cantare o cantare per riflettere

Proprio sul canto, o meglio sugli inni e sulle parole che li compongono, oggi vi sono molte riserve da avanzare perché nella fretta di novità e di emulazione, si sono introdotti molti inni che indirizzano  verso un’adorazione privatistica, personale e quindi contraria all’unità. Mi pare evidente, come inni il cui contenuto è l’io ti ringrazio, io ti adoro, io ti lodo, stringimi, io alzo le mani, io, io io, ecc. siano profondamente sballati e portino all’errore. Si, perchè non si può sottomettere una parte del corpo di Cristo, che riflette l’unità del corpo celeste della Sposa, a un’esperienza privata e personale di qualcuno, che quel tipo di attività la può svolgere a casa propria e nella stanzetta. Purtroppo l’influenza del canto carismatico ha preso piede e occorre stare molto attenti a non sprofondare nel pantano dell’equivoco e dell’inesattezza.   (Ep. Efesini 4:14) non siamo sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina,… ma seguendo la verità nell’amore cresciamo in ogni cosa verso Colui che è il capo, cioè Cristo. In questo ambito dello sballottamento o (Ep. II Pietro 1: 16)  delle favole abilmente inventate, molti insegnanti improvvisati e senza Spirito insegnano errori  con l’obiettivo di modificare i simboli e ciò che essi rappresentano. Per esempio il velo al culto per le sorelle, essendo inteso come sottomissione all’uomo, agli angeli e a Cristo, è ritenuto come articolo di poco conto, quindi bizzarria da eliminare perché abolendo certi tabù, in seguito si potrà arrivare al ministerio femminile, al pastorato delle donne, alla preghiera nell’adorazione, a ruoli dirigenziali e come succede in certe denominazioni alla tolleranza e al superamento di vizi sessuali privati, ritenuti ininfluenti con l’esercizio del ministerio pubblico. Oppure alla sostituzione del calice con i bicchierini, in nome di certe precauzioni sanitarie, che evidenziano un preteso ed esclusivo rapporto di comunione personale, completamente avverso al pari consentimento e al corpo come insieme, dove il servizio ai credenti è quello presumibilmente imposto al Signore e non viceversa.

La cena del Signore 

Un rilievo importantissimo lo riveste l’atto della rammemorazione. Intanto è un comandamento di Gesù, quello di fare memoria non solo con l’intelligenza, ma letteralmente mettere sul cuore, cioè ricordare il corpo e il sangue versato da Gesù al Calvario. Indubbiamente le riflessioni sull’argomento  sono profonde o sintetiche, ma mai superficiali, perciò dico che le indicazioni di (Ep. I Corinti 11: da 23 a 29) sono più che sufficienti a capire il valore dell’atto. Purtroppo, come detto precedentemente, il vanto della libertà nello Spirito per compiere la volontà suprema del Signore, è messa in dubbio e avversata da molti. Ad esempio la sostituzione del calice con coppe, vasi, o bicchierini  sono indici di  disubbidienza, non cose di poco conto cui l’uomo è libero di privarsene o sostituirle.

L’importanza del calice

 Il calice è oggetto eloquente, ricorda l’amarezza del Getzemani, il calice bevuto dal Signore per compiere fino alla fine la volontà del Padre, il calice che contiene visibilmente per trasparenza il simbolo del sangue che purifica da ogni peccato, rappresenta infine ( Ep. I Corinzi 10:16) il calice della benedizione che noi benediciamo, che racchiude le parole di (Ep. Filippesi 1:22 ) ora Dio vi ha riconciliati nel corpo della carne di Lui, per mezzo della Sua morte, per farvi comparire davanti a Sé santi, senza difetto e irreprensibili. Questi progetti di disfacimento, di sovversione, minano l’unità del corpo inteso non come esso è l’insieme delle membra riscattate, ma tendono a proporre la chiesa come una organizzazione  con signorie, ordini, ministeri, cariche ecc. Queste mansioni sono deleterie e mortali per i riscattati, perché inducono e autorizzano i meno preparati alla superficialità, alla trascuratezza e all’errore. Infatti basta guardarsi attorno e vedere molte denominazioni divenute associazioni religiose non più organismi viventi, anche per la indisponibilità a riconoscere la Bibbia come Parola di Dio.

Il ritorno del Signore

Nell’insegnamento paolino di (Ep. I Corinzi 11:26) vi è l’esortazione… voi annunziate la morte del Signore finchè Egli venga. Perciò tutta l’Assemblea riunita per il culto è specificatamente occupata a ricordare la morte del Salvatore, cioè il mezzo immaginato da Dio e portato a termine dal Figlio, per la salvezza dei peccatori. Un annunzio che a volte i credenti non ne scorgono la profondità, per la fragilità e insipienza della nostra natura. I ravveduti, le nuove creature per la fede, i riscattati dalla loro vana e vecchia condotta sono  coscientemente e attivamente coinvolti al culto nell’annunzio fatto con i simboli per il ritorno di Gesù.  Compiono la rammemorazione del sacrificio di Gesù e sono consapevoli che alla sua apparizione questo atto cesserà. La cognizione di questa verità attesa con trepidazione dalla Chiesa, sa di essere vicina con il tempo scandito non dalle nostre interpretazioni o profezie, ma dallo scorrere del tempo secondo la Grazia di Dio, che rapirà per l’eternità i dissetati dell’acqua della Verità. A quale pozzo sei?

Ferruccio IEBOLE

 

 

 

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