FU SCRITTO PER NOSTRA ISTRUZIONE

Il dettato paolino nell’epistola ai Romani si sta concludendo con una affermazione rotonda ed efficace attorno alle Sacre Lettere, degne secondo l’apostolo, di essere ricevute come fonte di virtù e speranza, non solo degne per approfondimenti dottrinali.

Scritture del passato

(Ep. Romani 15:4) poiché tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione affinché mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza. Il ragionamento di Paolo è elementare, Lui afferma che le Scritture contengono una possibilità con due indirizzi; il primo di essere accertati con sicurezza genuina che gli Scritti generano istruzione. In seconda battuta la lettura e la meditazione di essi, effettuano le condizioni perché si manifestino le virtù di pazienza, di consolazione e si ravvivi prolungando la certa speranza cristiana. L’istruzione proveniente dalla Bibbia incide favorevolmente sui credenti in Cristo, indicando Gesù esempio di pazienza  e di sentimento di umiltà. Infatti  (v. 3) è scritto: Anche Cristo non compiacque a se stesso; ma come è scritto: Gli insulti di quelli che ti oltraggiano sono caduti sopra di me. In tale esercizio, ricordato dalle Scritture, viene posto in risalto la paziente attesa di Gesù, che le innumerevoli offese e ingiurie corroborate da percosse si esaurissero senza la sua benché minima reazione; tutto era sopportato con lucida fermezza e  concreta determinazione. Il calice evocativo come contenitore dell’amarezza spirituale e fisica, doveva essere bevuto tutto da Gesù, senza titubanze. E’ interessante come la Bibbia sottolinei che gli insulti erano indirizzati non solo sull’Innocente, sul Mansueto, anche verso il Padre; però ricadevano e impattavano sul corpo immacolato di Gesù, ponendolo nella continua sofferenza morale e spirituale.

Pazienza e consolazione

Occorre ricordare come il Salvatore si sia comportato con pazienza:

  • Difronte alle guardie: (Ev. Giovanni 18:23 Gesù gli rispose: se ho parlato male, dimostra il male che ho detto; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?
  • Difronte ai potenti: ( Ev. Giovanni 19:10) Allora Pilato gli disse. Non mi parli? Non sai che ho il potere di liberarti e il potere di crocifiggerti?
  • Davanti ai Giudei: (Ev. Giovanni 19: 15) Allora essi gridarono: Toglilo, toglilo di mezzo, crocifiggilo!
  • Difronte al Sommo sacerdote: (Ev. Matteo 26:65) Allora il Sommo sacerdote si stracciò le vesti, dicendo: Egli ha bestemmiato.
  • Davanti ai sacerdoti: (Ev. Matteo 26: 59) I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù per farlo morire.
  • Difronte ai soldati: (Ev. Matteo 27:29) Intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra e, inginocchiandosi davanti a Lui, lo schernivano dicendo: Salve re dei Giudei!
  • Difronte alla gente: (Ev. Matteo 27:39) E quelli che passavano di là, lo ingiuriavano, scuotendo il capo e dicendo: Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi giù dalla croce.
  • Assieme ai due ladroni: (Ev. Marco 15:32) Anche quelli che erano stati crocifissi con Lui, Lo insultavano.

L’ampio e variegato panorama delle sofferenze riportate attraverso le Scritture, ci illuminano sul paziente scorrere del tempo, nella manifestazione del potere delle tenebre che intrappolano avvolgendo Gesù. La seconda virtù diramata dalle Sacre Lettere, traggono forza dalla riflessione esemplare di Gesù, autore di consolazione, resa evidente dal sentimento di umiltà o meglio di umiliazione, sopportata nella discesa nel mondo come servo. Paolo sottolinea magistralmente il sentimento insito in Cristo Gesù, scrivendo (Ep. Filippesi  2:5-6) Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù, il quale pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio, qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente. Se il Salvatore può consolare è perché ha accolto i peccatori, consolandoli con il suo regno, fatto e consistente in: (Ep. Romani 14:17) ma è giustizia, pace  e gioia nello Spirito Santo, cioè il Consolatore per antonomasia. Per questo lucente esempio, i credenti sono invitati: (Ep. Romani 15:7) Perciò accoglietevi gli uni gli altri. Non v’è dubbio che la consolazione spirituale e divina produca un sentimento inclusivo e granitico: (Ep. Romani 15:6) Affinché di un solo animo e d’una stessa bocca glorifichiate Dio, il Padre del nostro Signore Gesù Cristo. Ecco come si alimenta il pari consentimento degli accolti, cioè l’udire tutti il medesimo richiamo e la stessa musica, perché uno è il Consolatore che guida i credenti nell’adorazione; (Ev. Giovanni 14:26) ma il Consolatore lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome. Ancora nell’ambito di questa paziente consolazione sono illuminanti le parole di (Ep. Romani 14:20) Non distruggere per un cibo, l’opera di Dio. E’ un consiglio fondamentale, per banali questioni di principio, sovente insussistenti; si rischia per atteggiamenti maldestri di far fallire l’opera di conversione e redenzione e introdursi in dispute senza fine. 

Una terza virtù: la speranza

Appare perciò ferma l’istruzione delle Scritture con fini non solo di didattica, di sapienza biblica, di conoscenza fine a se stessa, ma di propulsione di virtù, già dimostrate da Gesù in vita, poi elargite ora, a coloro che credono nel suo nome e nella sua potenza esemplare. (Ep. Romani 15:13) Or il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e di ogni pace nella fede, affinché abbondiate nella speranza per la potenza dello Spirito Santo. L’analisi è chiara: Nell’ambito del regno di Dio, fatto di gioia, pace, fede, Lui aggiunge la speranza attraverso una potente azione del Consolatore, che rinnova e indica quello compiuto da Gesù: ovvero le promesse confermate per tutti i popoli. (Ep. Romani 15:8) Infatti io dico che Cristo è diventato servitore dei circoncisi a dimostrazione della veridicità di Dio, per confermare le promesse fatte ai padri. Risultano certe le promesse del Salvatore, confermate dallo Spirito Santo; esse affondano per il mantenimento dei progetti e per la realizzazione, nella garanzia già avverata della venuta come servo di Cristo, e che si tramuteranno in realtà visive, alla seconda venuta o apparizione del Signore Gesù. Ecco, per queste certezze, Dio è il Dio della Speranza, oltre a essere (v. 9) Dio della misericordia, e (v. 15) Dio di Grazia. Si può essere certi e confidare che i progetti divini si realizzeranno per l’autorità delle parole pronunciate e la solennità coinvolgente tutto il mondo (Ep. Romani 11:29) perché i doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili.

Un intenso progetto di lode e di adorazione

Certamente le promesse divine saranno attuate; ai credenti è riservato di credere per fede in un Dio che non mente (Numeri 23:19) Dio non è un uomo da poter mentire; perciò per la sua gloria i peccatori tramite Gesù, sono accolti in fede. Ancora, i credenti sono invitati a rendere un culto: (Ep. Romani 15:6) affinché di un solo animo e d’una stessa bocca glorificate Dio, il Padre del nostro Signore Gesù Cristo. Il culto deve procedere dal medesimo sentimento dimorante nel Signore, ovvero il sentimento di umiltà, riscontrato nel Salvatore. Come Lui interpretava al meglio di compiere la volontà divina del Padre, così i credenti impegnati nel servizio, devono discernere e ricordarsi di essere accolti nella Grazia e senza meriti, ma per dar gloria al nome del Signore. (Ep. Romani 15:7) Cristo vi ha accolti per la gloria di Dio. L’accoglienza e lo sguardo di fede nel volto del Salvatore restano di primaria importanza per il culto cristiano: (II Ep. Corinzi 4:4-6) … la luce del Vangelo della gloria che è l’immagine di Dio …luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo. E’ vero, se abbiamo visione, conoscenza delle Sacre Scritture, istruzione ricevuta dalla Parola, l’intenzione di glorificare Dio sarà un esercizio armonioso, senza sfasature o inserimenti mondani, contrari allo Spirito Santo. Il volto splendente di luce del Signore, riprodotto dalle parole della Bibbia, saranno sufficienti a indirizzarci per un culto in verità. Il subbuglio generato dalla carne, il voler primeggiare o l’essere protagonisti, non si addicono al pari consentimento, all’unità di bocche che acclamano il Signore della gloria, avendo davanti l’opera di redenzione alla croce, ben  visibile anche nei due simboli della cena, cioè il pane e il vino, che sono adeguati a sollecitare la lode, i ringraziamenti e l’adorazione. L’esaltazione dell’opera di Gesù sarà più che idonea a riempire i cuori adoranti dei credenti e a renderli gioiosi della luce emanante dal conoscere la profondità della redenzione e come accennato, della speranza del ritorno in gloria di Gesù, per rapire la sua chiesa. Come  scritto: (II Ep. Corinzi 3:18) E noi tutti a viso scoperto contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine di gloria in gloria, secondo l’azione del Signore, che è lo Spirito. In questo versetto l’insegnamento è esplicito: lo Spirito Santo propone nel culto un percorso glorioso al credente, che per questa azione avanza nella gloriosa speranza, fino a immaginare di vedere riflessa una gloria possente del Salvatore. Come Mosè ebbe il viso sfavillante per l’incontro con Dio, così il credente ha il cuore colmo di gioia e gode dell’azione pacifica, benefica e altrettanto lucente dello Spirito Santo.

Uno scopo finale che proviene da un ordine divino

(Ep. Romani 16:25-27) A colui che può fortificarvi secondo il mio Vangelo e il messaggio di Gesù Cristo, conformemente alla rivelazione del mistero che fu tenuto nascosto fin dai tempi più remoti, ma che ora è stato rivelato e reso noto mediante le Scritture profetiche, per ordine dell’Eterno Dio, a tutte le nazioni perché ubbidiscano alla fede, a Dio unico in saggezza, per mezzo di Gesù Cristo sia gloria nei secoli dei secoli. Amen. Indubbiamente leggendo le Sacre Lettere il credente acquisisce una sensibilità particolare che lo induce a ringraziare il Signore per la sua fedeltà in tutto. Paolo ricordava ai fratelli in fede a perseverare nella preghiera: (Ep. Romani 15:30) Ora, fratelli vi esorto, per il Signore nostro Gesù Cristo e per l’amore dello Spirito, a combattere con me nelle preghiere che rivolgete a Dio in mio favore, quasi questa fosse un conflitto duro, rivolto a un Dio sordo. In effetti l’esercizio della preghiera richiede costanza, pazienza e fiducia in Dio che opera secondo criteri celesti. Resta comunque una grande gioia sapere che l’ordine di Dio per l’avanzamento del Vangelo della gloria, sia promosso e seguito da Dio stesso perché tutti arrivino all’ubbidienza della fede tramite la Bibbia e la predicazione dell’Evangelo. Una grande gloria finale è sospesa ancora oggi per dare la possibilità agli ultimi ritardatari di  accedere alla fede in Cristo. Per essere accolti dal Signore occorre confidare nelle potenti mani del Salvatore e accettare il suo perdono gratuito dei nostri peccati.

Ferruccio IEBOLE

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