FISSANDO LO SGUARDO SU GESU’

Correre con perseveranza è l’invito dello scrittore dell’Epistola agli Ebrei, che propone ai credenti, disegnando un palio, un traguardo, dove le riflessioni sulla persona amata di Cristo Gesù ci facciano scoprire delle preziosità sulla mente di Cristo e sui suoi sentimenti più nascosti, ma rivelati per la nostra gioia nella Parola. (Ep. Ebrei 12:1-2) Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi, Egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia e si è seduto alla destra del trono di Dio. Orbene l’esercizio che ci suggerisce la Scrittura è composto da varie fasi che ci coinvolgono in tutto il nostro essere per ritrovarci alla fine compiuti in una conoscenza più efficace del Salvatore e della sua Parola.

 Una gara stimolante con molti testimoni

La gara della corsa è stimolante, occorre che i partecipanti siano svelti, allenati  non impacciati e abbiano chiaro alcune cose come la posizione del traguardo, quello che la gara richiede in fatto di sacrificio fisico, infine la meta non solo come fine della corsa, ma  obiettivo di gloria e di gioia. Perciò il primo consiglio solennemente dichiarato è quello di deporre le zavorre che opprimono la mente, il corpo e gli arti, per avanzare speditamente verso il palio. In secondo luogo è bene slegarsi dal peccato che è detto, ci avvolge paralizzando la volontà e il corpo.

Se avvolge, vuol dire che impedisce i movimenti, il peccato è un ostacolo alla comprensione dei profondi propositi del Signore, il quale vuole rivelare certe sue sensazioni intime. Infatti il quadro che il passo (V.2) ci espone, è un’analisi sorprendente di Gesù, divulgatore di gioia per i credenti, da parte chi si è seduto alla destra del trono di Dio. Dunque in quello sguardo del Redentore i credenti devono riconoscere la gioia che era posta dinanzi alla sua incarnazione o letizia come traduce il Diodati, il capo cioè la testa pensante nella riconciliazione tra  gli uomini e il Padre; il compitor di fede in quanto artefice dell’esempio di fede. (Ev. Luca 23: 46) Gesù gridando a gran voce disse: Padre nelle tue mani rimetto lo  spirito mio. Occorre dire che un esempio così lucido di fede non si era mai visto. Le mani del Padre saranno il sigillo garantito della fede  più efficiente per tutti noi. La fede nella Parola di Dio e quello che essa comunica, se ascoltata con disposizione di animo e di cuore è fonte di perdono in Cristo Gesù. Il Redentore è colui che perfeziona la fede nel suo sacrificio e libera i peccatori dai lacci della morte.

Perseverare nella Parola per perseverare nella corsa, gioiosamente

Gesù durante il suo ministerio disse: (Ev. Giovanni 8:31-32-36) Allora disse a quei Giudei che avevano creduto in Lui: se perseverate nella mia Parola siete veramente miei discepoli, conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi…Se il Figlio vi farà liberi sarete veramente liberi. Dunque, bisogna perseverare nella corsa verso il traguardo e perseverare nella Parola di Cristo, per vivere nella libertà gioiosa dei figli di Dio. Gesù ancora affermava (Ev. Giovanni 15:11) Vi ho detto queste cose affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa.

E’ vero, chi pensa alla vita cristiana come una vita barbosa, limitativa e inappagata non ha conosciuto lo sguardo del Signore, ne tantomeno la sua gioia. (I Ep. Pietro 1:8-9) benché ora non Lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa ottenendo il fine della fede: la salvezza delle anime.  Esultare di gioia ineffabile e gloriosa è una sensazione che si ottiene quando il rapporto è vivo e perseverante, la gioia della salvezza elimina qualsiasi paura o qualsiasi intoppo spirituale, perché splende la luce della Parola che consola. Gesù aveva anche pronunciato una promessa sulla consolazione della Parola:(Ev. Giovanni 14:26) Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Perciò lo Spirito nell’insegnare e ricordare ciò che ci necessita per crescere, ravviva la gioia del Signore in attesa di ascoltare: (Ev. Matteo 25:21) Va bene servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore. Allora sarà la vera realizzazione della gioia celeste.

Disprezzando l’infamia e si è seduto alla destra del trono di Dio

( Ep. Ebrei 12:3) Considerate perciò Colui che ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori, affinchè non vi stanchiate perdendovi d’animo. Il Signore Gesù ci fa partecipi dei suoi sentimenti, dicendoci le motivazioni che l’hanno spinto a sopportare la croce con tutto il suo carico di insopportabile dolore e di pesanti sofferenze, prolungate in un lungo tempo per intensità. Ancora ci ricorda e ci induce a prendere in considerazione la contraddizione che ha dovuto sopportare morendo in croce.

 Lui era la vita; eppure ha subito che il Creatore di ogni cosa divenisse peccato e di conseguenza subisse un giudizio divino con relativa morte. L’ostilità dei peccatori contro di Lui era ben rappresentata da quegli spettatori che l’ingiuriavano e lo deridevano, quando inerme pendeva dal legno. L’odio nei confronti del Salvatore era manifestato da quegli astanti per nulla influenzati dall’esposizione dei corpi insanguinati e vituperati, che reclamavano umana commiserazione; invece si udivano solo parole di scherno e di disapprovazione. Possiamo domandarci: non c’ero anch’io in quel gruppo? Dunque da queste considerazioni lo scrittore della lettera agli Ebrei c’invita a ragionare su queste parole, affinché nella corsa non ci perdiamo d’animo  ma da quella perseveranza nella prova ci rinforziamo solennemente.

Uscire fuori dal campo

Nel cammino verso lo sguardo del Signore, si lascia indietro man mano, il campo delle certezze del mondo che divengono a contatto della Verità, incertezze e contrarietà. Il fatto che Gesù soffra fuori le mura ci rivela che la sapienza della città, la cultura religiosa, sono un ostacolo alla Verità e alla sua opera di convincimento nel cuore degli uomini. (Ep. Ebrei 13:12-13) Perciò anche Gesù per santificare il popolo con il proprio sangue soffrì fuori della porta della città. Usciamo quindi fuori dell’accampamento e andiamo a Lui portando il suo obbrobrio. Ecco l’invito perentorio a tralasciare la religione del mondo, appropriarci della contraddizione del Salvatore contro se stesso e  prendere come distintivo il suo obbrobrio, cioè che la sua croce e la sua morte sono la nostra salvezza. Come è importante allora capire quello sguardo che dopo essere stato spento alla croce, ora è acceso di luce potente alla destra del trono celeste. Gesù ha già santificato il suo popolo con il suo immenso sacrificio, non facciamoci irretire in opere inutili di pseudo santificazione che ottengono solo l’approvazione della carne corrotta e del Dominatore del mondo.

 (Ep. Ebrei 13:15) Per mezzo di Gesù dunque offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome. Effettivamente vi è una grande differenza tra chi ascolta la Parola di Dio e le pratiche religiose che si impantanano in riti inefficaci. Se lo sguardo del Signore è su di noi, e noi lo ricercheremo, il suo aiuto e la sua rivelazione ci saranno preziosi per capire sempre più la via della salvezza, cioè la Verità che è Gesù. L’attività di confessare il nome del Signore e ricercare direttamente la sua comunione, consolerà il nostro cuore,  perché, come visto,  lo Spirito Santo non ci abbandonerà nel nostro incerto cammino. Alla fine dell’epistola c’è un’invocazione molto bella per tutti noi: (Ep. Ebrei 13:20-21) Il nostro Signore Gesù vi renda perfetti in ogni bene, affinché facciate la sua volontà e operi in voi ciò che è gradito davanti a Lui per mezzo di Gesù Cristo. A Lui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen. Speriamo che queste note siano di aiuto e di stimolo per tutti noi e che sollecitati dalla sua Parola lo ringraziamo con amore.

Ferruccio Iebole

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