EFFATA’! APRITI

Questa parola è stata pronunciata da Gesù al culmine del miracolo, prodotto verso un personaggio sordo e quasi muto; prelude a un significato non solo di guarigione e di ridimensione del male, ma si incanala nel cambiamento di vita dovuto all’incontro particolarmente ristoratore con il Salvatore.

L’infelicità di un sordo

(Ev. Marco7:32)  Condussero da Lui un sordo che parlava a stento; e lo pregarono che gli imponesse le mani. Nell’euforia  di vedere e conoscere questo guaritore, dagli strani poteri e da una fama crescente, accumulata nell’attraversare la regione della Galilea e lungo le cittadine confinanti, quelli che facevano corona al suo andirivieni, si sentivano nell’accompagnarlo, fruitori di eventi meravigliosi e straordinari. L’essere presenti in queste peregrinazioni riempiva d’orgoglio gli accompagnatori. Per qualcuno che seguiva Gesù da qualche giorno, dopo una certa diffidenza, si era aperta una dimestichezza più familiare; si appaiava non più ai margini, ma più vicini, a contatto con quelli che si definivano discepoli o apostoli. Non era ancora una confidenza evidente, d’altronde certi ragionamenti intriganti e pungenti per la mente degli accompagnatori, (Ev. Marco 7:20-23) Tutte queste cose cattive, concludeva Gesù, escono dal di dentro e contaminano l’uomo, non erano ben accette. Perciò le accuse circostanziate e le malvagità elencate come residenti nel cuore umano non erano un buon viatico per Gesù per assicurarsi il comune consenso. L’analisi del cuore da parte di Gesù era esplicita, e lo condannava senza appello come luogo di virtù malsane e demoniache. Di qui manifestarsi certe ritrosie di alcuni, mentre i più spavaldi pensavano di essere indispensabili e di poter consigliare o dirigere gli eventi. Per questo è detto: (Ev. Marco 7:32) condussero da lui un sordo. Alcuni si autoinvestivano della figura di mediatori senza mandato e lo pregavano di imporre le mani, ovvero disponevano che il Salvatore dovesse seguire la loro ricetta in base ai miracoli previsti. Non vi era dubbio alcuno che quelle mani potessero risolvere il problema del sordo, ma consigliare come agire al Signore, forse era troppo. Risiede nella natura umana lo strafare, l’apparire a traino di un certo evento, distinguersi e differenziarsi per qualcosa in quel preciso momento. Che bello poter dire: Io c’ero.

Un programma e una decisione autonoma

Questi consigli o progetti umani non trovavano ascolto da parte di Gesù, che restava sufficientemente lucido per eseguire e gestire un miracolo, senza l’apporto di uomini. Infatti, prima cosa, il Salvatore allontanava il sordo dalla bolgia, fuori della portata di consiglieri stravaganti o da curiosi irrefrenabili, e “in disparte”, come accennava la Scrittura, per sottrarre il malato da troppo clamore. L’operazione di guarigione del Signore si compiva con un rituale mai seguito prima, un po’ sconcertante per i modi, significativo per i valori comunicati. Gesù in prima battuta metteva le sue potenti dita nelle orecchie del sordo, disattendendo il famoso consiglio di imporre le mani al malato. Ancora oggi è sempre un grosso azzardo imporre le mani su qualcuno, senza il preciso progetto, volontà e assenso di Gesù, ma derivante da una maldestra e  imprecisa emulazione non richiesta del Salvatore. Per compiere questo gesto Gesù, lo ha espletato stando davanti al sordo; vuol dire che il malato ha usufruito di un simbolico abbraccio da parte del Signore quando gli infilava  le dita nelle orecchie. Il significato è chiaro: sotto le ali protettive di Gesù, sotto il suo abbraccio, si compiono miracoli, che ribaltano e trasformano le condizioni di vita dei sofferenti. La seconda operazione consisteva nel toccare con la Sua saliva la lingua dell’infermo. Che differenza di gesti e di prospettiva, lontana mille miglia da quella immaginata da quei consiglieri, senza arte ne parte. Evidentemente l’azione di Gesù con la saliva, non era finita, perché occorreva ancora uno sguardo, un sospiro e una parola: Effatà. Queste tre azioni integrative perché il miracolo si realizzasse, erano importantissime. Esse esprimevano una logica prosecuzione del gesto della saliva. Perché un simile tocco? Tra le sette azioni occorrenti per il miracolo, questa della saliva comunicava una sostanza simile all’acqua, direttamente proveniente dalla bocca del Salvatore. Come non pensare al detto così preciso e edificante  (Ev. Matteo 4:4) l’uomo vivrà di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio. Si, le fasi per il cambiamento di vita devono passare per le Parole dell’Evangelo. Le loro benefiche guarigioni risanano l’anima e il cuore ( Ev. Giovanni 6:63) Le parole che vi ho dette sono Spirito e vita. Poi vi è l’impercettibile tocco di Gesù, avvenuto con gentilezza sulla lingua, a significare un disgusto per la vecchia creazione che soggiogava il corpo nella limitazione e nella malattia, ma ora si tramutava in scioltezza e salute. Senza questo simbolico travaso di saliva per una nuova creazione di vita, si potrebbe dire che senza questa nuova nascita, non v’è redenzione e rinnovamento.

Un ulteriore insegnamento oltre il miracolo

Vi era ancora uno sguardo accompagnato da un eloquente sospiro, simile a un soffio. Nello sguardo al cielo  si poteva raccogliere da dove sarebbe venuto lo Spirito Santo, rappresentato da quel sospiro. Come dice (Ep. Romani 8:26) Lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili. E’ vero: Gesù voleva insegnare nel miracolo del sordo, la presenza e l’azione del Consolatore, di Colui che sarebbe disceso per la guarigione del corpo e dell’anima dei futuri credenti. La conclusiva parola Effatà cioè apriti, rimaneva la bella, definitiva e ultima parola, pronunciata da Gesù. Il verbo aprirsi, quello che  concludeva le sette azioni di Gesù, sette come il numero biblico perfetto, definiva la sostanza del fare del Signore. Aprirsi alla Verità per essere salvati resta la costante evangelica, sono le parole di Gesù che devono trovare rispondenza nella fede, per iniziare la nuova vita come nel caso del sordo. Il commento della guarigione (Ev. Marco 7:35) E gli si aprirono gli orecchi e subito gli si sciolse la lingua e parlava bene, rimaneva la giusta ed evidente constatazione del miracolo. Ancora oggi Gesù vuole porre fine alla sordità umana del suo messaggio di Grazia, e invita a parlarne bene del suo progetto di vita eterna, offerta gratuitamente al mondo. L’agnello di Dio è ancora oggi disposto a fare Grazia ai peccatori. La divulgazione dell’opera del Salvatore, allora come oggi, è sempre attuale e inarrestabile. Il messaggio salvifico di Gesù prosegue nel tempo, niente può fermarlo; quelle dita proseguono nella eliminazione delle imperfezioni nella vita di chi si apparta con il Signore, lontano dagli schemi del mondo, per ricevere il Suo ristoro e il Suo sospiro. A divulgare l’amore di Cristo vi sono dei preposti, qualitativamente con dei doni diversi, chi lo fa in silenzio, chi con stupore, ma l’analisi è (Ev. Marco 7:37) Egli ha fatto ogni cosa bene.

Un messaggio prorompente

 La certezza della Vita eterna, del “Tutto è compiuto” risuona in tutto il mondo, nonostante l’intromissione di alcuni religiosi che vorrebbero, per smisurato orgoglio, consigliare o farsi mediatori di un’azione esclusiva e appartenente al solo Salvatore. Noi siamo certi che alcuni nostri lettori possono trarre riflessione e sollecito, per pensare alle cose che non passano. (I Ep. Corinzi 1:18-24) Poiché la predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi che veniamo salvati, è la potenza di Dio… Ma per quelli che sono chiamati, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. E’ vero l’alto valore della croce, nel suo inalienabile effetto per il peccatore ravveduto dall’azione dello Spirito Santo, viene ridotto dal mondo ad un amuleto da portare al collo. La croce invece rappresenta il culmine dell’opera di Gesù in favore dei peccatori. L’offerta sulla croce del suo corpo e del suo sangue sono il sacrificio completo per ricevere in Grazia, cioè immeritatamente, il perdono per i peccati commessi, e la vita eterna per il cielo. Per questo motivo la Scrittura (I Ep. Corinzi 2:12) abbiamo ricevuto lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate. E’ certamente un grande privilegio quello di poter conoscere e apprezzare le favorevoli parole dell’Evangelo, che ci raccontano la Grazia del Signore Gesù Cristo. Riprendendo le parole di Paolo (I Ep. Corinzi 1:23) Ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia, affermiamo che la pazzia di Dio, dimostrata nel gesto della saliva di Gesù, è più saggia e vitale di ogni gesto positivo degli uomini.

Conclusione

(I Ep. Corinzi 1: 4-5) Io ringrazio sempre il mio Dio per voi, per la grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di ogni cosa, di ogni dono di parola e di ogni conoscenza. Non resta che inchinarci difronte a tanta saggezza e amore divino, manifestato dal Salvatore.

Ferruccio IEBOLE

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