DURANTE LA CENA STAVA INCLINATO SUL SENO DI GESU’
L’inusuale atteggiamento del capo reclinato viene chiaramente ricordato nel racconto evangelico e può divenire l’intimo spunto per ripetere l’atto in forma spirituale, e per godere di una comunione personale, pacifica e gioiosa con Gesù.
La frase della cena assieme all’atteggiamento del giovane discepolo Giovanni nei confronti di Gesù, aveva caratterizzato il ricordo di Pietro negli ultimi istanti che l’apostolo vedeva il Salvatore, prima della Sua gloriosa ascensione. Il detto: (Ev. Giovanni 21:20) Signore, chi è che ti tradisce? rivela non una semplice curiosità, ma l’effettiva costatazione di quanto fragile fosse la fede nel Redentore e che nonostante le tante prove, in quei momenti uno scetticismo aleggiasse ancora attorno alla divina persona. Quella cena era stata vissuta emotivamente dai dodici, coinvolti in un disegno superiore che si dipanava lentamente, senza poterne controllare le fasi, anzi essendone coinvolti passivamente. Durante la cena si erano svolte molte sequenze, quella di Giovanni in atteggiamento affettuoso con Gesù rivelava un’accoglienza filiale e una affabilità motivata del Salvatore. La simpatia riservata al discepolo che Gesù amava, aveva permesso a Giovanni di approfittare di un approccio particolarmente intimo e insolito.
Un insolito lavamento dei piedi.
Quella cena era scivolata via con l’episodio dei lavamenti dei piedi; con gli arti ancora umidi i discepoli si erano seduti attorno a Gesù, che aveva parlato intorno ai simboli che sarebbero divenuti la rammemorazione del suo sacrificio e del suo perentorio ordine di ripetere il grande gesto del pane e del vino. Nell’incombenza della cena Giovanni soggiunge un particolare: (Ev. Giovanni 13:2) Durante la cena quando il Diavolo aveva già messo in cuore a Giuda Iscariota figlio di Simone di tradirlo. Solo Gesù era a conoscenza dei fatti prima che accadessero, (Ev. Giovanni 13:11) Perché sapeva chi era colui che lo tradiva, per questo disse: non tutti siete netti. In questo ambito sale un forte turbamento nel Signore e forse è quello che Giovanni sente quando mette il capo sul petto di Gesù. (Ev. Giovanni 13:18) Non parlo di voi tutti, Io conosco quelli che ho scelti, ancora (Ev. Giovanni 13:21) Gesù fu turbato nello Spirito e apertamente così dichiarò: in verità in verità vi dico che uno di voi mi tradirà. Non sappiamo cosa veramente abbia sentito Giovanni compiendo quel gesto: forse avrà sentito una accelerazione dei battiti, che esprimevano il preludio e l’accettazione degli eventi atroci? Ancora avrà colto la protezione appena espressa nelle parole, cioè la sua tutela sul gruppo dei discepoli che comunque si disperderà? Giovanni avrà forse colto un grandioso senso di pace e amore con la sua fronte? Oppure questo atto sarà collegato al riconoscimento di Gesù risorto in riva al mare, e individuato da Giovanni? (Ev. Giovanni 21: 7) Allora il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: è il Signore! Non sappiamo con certezza la portata del fatto; sicuramente quel gesto rivelava una attenzione particolare e sensibile per il più giovane degli apostoli da parte di Gesù, confermata nel dialogo della croce (Ev. Giovanni 19:26) con la madre Maria.
Il simbolo del boccone.
Il boccone era il segnale che stava giungendo il tempo propizio delle tenebre, l’ora dello scatenamento del male che progettava i momenti tragici e finali della vita del Salvatore. (Ev. Giovanni 13:27) Allora dopo il boccone, Satana entrò in lui, e (Ev. Giovanni 13:30) Egli dunque preso il boccone, usci subito ed era notte. Lo svelamento dell’autore del tradimento, non del suo nome, ma che sarà rivelato dal boccone diveniva patrimonio di pochi. La sequenza era questa, perché Gesù si esprimesse liberamente coi i suoi, quelli veri e diletti, anche se fragili. L’intruso doveva estraniarsi dalle ultime rivelazioni che Gesù avrebbe fatto a beneficio degli altri apostoli, proiettandoli nella gioia e nel conforto delle realtà celesti. Le ultime parole contenenti la rivelazione dello Spirito Santo, dovevano essere assorbite nella pace e sicurezza. Lo stesso, per la verità della Casa dalle molte stanze, doveva essere conosciuta come una promessa vivente. Infine, la preghiera sacerdotale di Gesù comprendenti le sue intercessioni per i credenti di ogni tempo, dovevano essere recepite senza una presenza avversa, ma con la prospettiva gloriosa e trionfante del Salvatore, che consacrava i suoi nella Verità della Sua Parola. (Ev. Giovanni 17:17) Santificali nella verità, la tua Parola è verità.
Le promesse del Signore Gesù.
L’atmosfera degli ultimi momenti era talmente tumultuosa e densa di insegnamenti che solo lo Spirito Santo l’Ispiratore e la Guida, avrebbe rammentato lucidamente per la redazione degli Evangeli. Purtroppo per il Salvatore si apprestava l’ora del calice amaro (Ev. Giovanni 18:11) non berrò forse il calice che il Padre mi ha dato? Gesù poteva affermare con sincerità (Ev. Giovanni 18:9) Di quelli che Tu mi hai dato non ne ho perduto nessuno. Tutti erano preservati dal suo costante sguardo amoroso. Eppure un tempo di prova anche per gli apostoli era giunto: (Ev. Giovanni 18:17) Non sei anche tu dei discepoli di quest’uomo? Egli rispose non lo sono. Questa avvilente parentesi, che conferma la predisposizione nell’uomo a infrangere la divina volontà, verrà riscattata dall’insegnamento: (Ev. Giovanni 13:35) Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri. La lezione del perdono del Salvatore e del Suo amore rivestiva la preminenza sugli errori. Ancora una volta il bene superava il male.
Il torrente Chedron muto testimone del dramma.
Il torrente aveva già assistito nel passato al passaggio del re Davide fuggiasco e perseguitato, Gesù erede del trono di Israele, compiva lo stesso percorso con una meta più sofferente e tragica, cioè quella dolorosa, fino al Golgota. Sulla collina Gesù avrebbe rinunciato a tutte la sue prerogative di Creatore, per indossare per noi (II Ep. Corinzi 5:21) Colui che non ha conosciuto peccato, Egli lo ha fatto diventare peccato affinchè noi diventassimo giustizia di Dio in Lui, quella del peccato, separato dalla intensa e incessante comunione col Padre e soggetto appunto alla morte vicaria per i peccatori. La croce diveniva un simbolo decisivo e indicatore per la salvezza dei peccatori. Il sublime sacrificio di Gesù era l’unico mezzo concepito dalla Grazia, per poter accordare il perdono agli uomini, dopo aver soddisfatto la giustizia divina con l’offerta innocente del corpo e del sangue del Salvatore. Un nuovo tempo si sarebbe svolto, ammantato dalla misericordia divina, ottenuta in favore dell’umanità. In questo contesto chi aveva tenuto una condotta dissennata nei momenti dell’arresto, poteva essere riabilitato in Grazia, per compiere nuove azioni benefiche come la predicazione dell’Evangelo. (Ev. Giovanni 21:22) Tu seguimi, era la evidente riabilitazione di Pietro. Tutti i credenti, di ogni tempo, avrebbero potuto ulteriormente ripetere il gesto, in senso spirituale, e deporre la fronte sul petto accogliente del Salvatore, per provare un senso grande della sua pace e del suo amore. Il petto del Signore è tutt’oggi accogliente per un peccatore, ravveduto dal potere della Sua evangelica Parola.
Ferruccio IEBOLE
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