DOVE SONO I NOVE?

 (Ev. Luca 17:12) Come entrava in un villaggio gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali si fermarono  lontano da lui. E’ vero l’approccio al Signore  fa risaltare la nostra lontananza da Lui, nel modo di essere, di pensare, di agire, ma quella lontananza è annullata dalla cura che Gesù sente e ha per dei poveri peccatori come noi. Nell’episodio preso in esame è necessario contemplare ogni atto descritto con dedizione per cogliere la quantità di situazioni , che esprimono qualcosa di spirituale in maniera rilevante. Fermarsi di fronte alla figura di Gesù è un atteggiamento saggio perché si smette di operare, si dispone il corpo nella sosta e in attesa di qualche suggerimento. Il Signore ha certamente delle risposte per noi, per i lebbrosi di quel tempo, specie dopo quella invocazione di soccorso e aiuto gridata ad alta voce, che dichiarava lo stato di indigenza fisica. Nel campo spirituale la medesima implorazione deve essere ripetuta per accedere alla nuova nascita: (v. 13) Gesù, Maestro abbi pietà di noi, è una supplica efficace perché Gesù prenda la guida di chi richiama il suo interessamento.

Mostratevi ai sacerdoti

(Ev. Luca 17:14) Vedutili Egli disse loro: andate a mostrarvi ai sacerdoti. Dal punto di vista umano era una strana risposta quella di Gesù. Forse i dieci lebbrosi si aspettavano un avvicinamento, un’accoglienza simbolica ma più vicina dal luogo dell’invocazione, o ancora qualcuno pensava a un contatto fisico con il Principe della vita. Un atto concreto è sempre meglio di parole, specie quando queste impegnano la fede che non esiste ancora come fede biblica o evangelica. Eppure per l’autorità riconosciuta a Gesù, era preferibile ubbidire e andare a mostrarsi ai sacerdoti, unici che potevano decretare la guarigione della lebbra.

 Perché dopo un incontro con Gesù andare dai sacerdoti, che rivestivano  le tradizioni della religione contraria all’operato del Maestro? Tuttavia questa era la volontà del Redentore,  per forza o per diletto bisognava esaudire questo ordine. Potevano esserci anche dei dubbi perché fino ad allora, nessun miglioramento o sintomo di guarigione lungo la strada, si evidenziavano nel corpo dei dieci. Notevolmente bizzarra, altresì era la compagnia dei lebbrosi, in mezzo v’era un samaritano, che nella sventura realizzava con gli altri quel superamento, che impediva di avere relazione tra i due popoli. Nella malattia si erano livellate le differenze razziali e di rapporti  interconnessi, tutti erano uguali e bisognosi di aiuto, per riprendere posto nella vita civile e familiare.

Purificati con delle parole

Risultava particolare, che Gesù adoperasse le parole per sanare dieci lebbrosi e liberarli dalla posizione di esclusi dalla società. Tuttavia è la strada percorsa dal Vangelo che raggiunge noi peccatori e ci propone la salvezza mediante un messaggio di Grazia e di Perdono. Che gioia dev’essere stata vedere con i propri occhi la progressiva guarigione della pelle sul proprio corpo, lo sguardo non poteva essere distolto dagli arti e poi vi era l’ordine perentorio detto dal Maestro di andare ai sacerdoti. Trasgredire quel comando poteva compromettere forse la guarigione? Un dilemma cui rispondere oppure lasciare che il corso facesse la sua parte? Nove proseguirono, dopo, possiamo pensare, un’accesa discussione, solo uno tornò indietro. Solo chi ha visione di Dio, sceglie la via giusta anche se sembra in contraddizione con i dettati già rivelati.

Tornare indietro

Questo verbo solitamente è visto negativamente nella vita delle persone, alcune ascoltano il Vangelo, sono attratti intravvedendo una vita di santità e di comunione con Dio. Poi subentra un ripensamento sulle cose da lasciare, troppo attraenti o volubili per cui tutto si esaurisce in un nulla di fatto. Per il samaritano invece quel tornare indietro era per glorificare Dio ad alta voce. Come la domanda di aiuto era stata evocata con voce forte e tintinnante, anche la glorificazione di Dio assumeva lo stesso carattere. Un atto inconsueto ma che apriva la strada di un rinnovato peccatore all’adorazione in Spirito e Verità.

 Era quella la via evidenziata del samaritano condotto ai piedi di Gesù in atteggiamento di riverenza e di riconoscenza per la guarigione ricevuta. Non era solo il riconoscimento del risanamento del corpo, vi era stata anche la guarigione dello Spirito, che si distingue nell’atteggiamento assunto. Gli spiriti guariti per Grazia assumono espressioni  e movenze ispirati dalla redenzione ricevuta, inspiegabili dal raziocinio umano. Sono portamenti  guidati e suggeriti dal Signore  per mettere in comunione il Padre e il peccatore convertito. Ancora la faccia a terra equivaleva a stare in silenzio e giù per la grandiosità della luce emanata nella gloria da Gesù, visione nascosta agli occhi umani ma ben vista da quelli della fede.

Una domanda inaspettata

(Ev. Luca 17:17) Gesù rispondendo disse: i dieci non sono stati tutti purificati? Dove sono gli altri nove? E’ vero dove erano gli altri nove? Rimasti alla corte dei sacerdoti? Andati a far festa per la fine della malattia? Restati nell’indifferenza e apatia dopo questa notevole esperienza? Nessuno lo sa! L’unica cosa evidente era che nessuno dei nove, aveva corrisposto all’invito salito nel cuore silenziosamente per lo Spirito, a dare gloria a Dio. Non importa, come dice la Scrittura: (Ep. Romani 3:21-24) Ora però indipendentemente dalla legge è stata manifestata la giustizia di Dio…vale a dire la Giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo per tutti coloro che credono…tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio…ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. Ecco spiegato in sintesi cosa era successo, ai nove non importava di quello che era avvenuto nel cuore  e testimoniato dal samaritano, la gloria di Dio rivelata nella purificazione non scalfiva le loro coscienze corrotte dal peccato, prima che dalla malattia e dagli espedienti per vivere. Il grande e solenne annunzio della Grazia e della Redenzione in Cristo, non aveva smosso cuori estremamente preoccupati di se stessi e riversati sul proprio egoistico stato.

Alzati e va, la tua fede ti ha salvato

La conclusione di questo estemporaneo incontro è impressionante: (v. 19) alzati, vuol dire che il samaritano aveva passato del tempo con la faccia a terra, era una similitudine di morte; (Ep. Romani 6:11) Così anche voi fate conto di essere morti al peccato ma viventi a Dio in Cristo Gesù. La realtà era questa, vivente in Cristo dopo la sua purificazione: (Ep Romani 6:13) Ma presentate voi stessi a Dio come dei morti fatti viventi e le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio. Dunque pronto per ascoltare (Ev. Luca 17:19) la tua fede ti ha salvato. Che messaggio prorompente  adatto a quello che Gesù avrebbe detto poco dopo: (Ev. Luca 17:21) Ecco il regno di Dio è in mezzo a voi. Finale decisamente consolatorio, vedere come la saggezza di Dio rivelata in Cristo Gesù, abbia mandato assolto e pieno di gioia il lebbroso; un insegnamento prezioso anche per noi che riflettiamo sul Vangelo, per scoprire sempre più l’amore del Padre riversato sugli uomini bisognosi di Grazia e di perdono. E’ vero il regno di Dio è vicino a noi nella predicazione del Vangelo, che viene proclamato con ogni mezzo affinché le persone credano e siano salvate come il samaritano lebbroso.

Conclusione

Sale una domanda pertinente e senza retorica spicciola: da che parte sei? Dei nove cioè  persone beneficiate e guarite ma assenti dagli schemi divini, oppure dalla parte del samaritano? Sembra tutto banale, invece è terribilmente attuale fare una scelta consapevole che il Signore ci chiama ad essere suoi figli ed eredi. Non inganniamoci, perché siamo andati dai sacerdoti che hanno verificato la fine della malattia. Andiamo dal dottore che con la sua Parola risana il corpo e lo spirito; Lui non si è stancato di guarire i peccatori che lo invocano con fede. Questi  semplici commenti  come vedete, sono calmi e sereni, senza pressioni, sono solo indicazioni per accedere alla fede biblica e a riposarsi in Gesù.

Un saluto cordiale ai nostri cari lettori che ci seguono con assiduità.

Ferruccio Iebole

 

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