DISPUTE DI PAROLE

L’apostolo Paolo scrivendo a Timoteo diceva (2 Timoteo 2:14) “Ricorda loro queste cose, scongiurandoli davanti a Dio che non facciano dispute di parole; esse non servono a niente e conducono alla rovina chi le ascolta”.

 Equilibrio e conoscenza

In molti programmi televisivi viene attuata una vera e propria sfida o dispute di parole, sovente in una gara a chi grida più forte e chi è più abile a far tacere l’avversario, al limite dell’insulto o della prevaricazione. Spettacoli opprimenti per la creanza e diseducativi nella finezza dei rapporti tra persone civili. Eppure le dispute specie nella materia religiosa sembrano sempre opportune. Allora viene da domandarsi: fino a che punto spingersi nel confronto con chi non la pensa come noi e che comunque sembra essere interessato alle cose della Bibbia? Occorre porre delle basi certe, quindi che derivano dalla Parola di Dio, per non andare incontro a soverchie delusioni, perché alcuni individui sanno ben mascherare e attirare il compiacimento in una relazione educata, ma inefficace spiritualmente per il traguardo della vera fede. 

È vero, la fede per discuterla richiede onestà e temperanza, perché il convincimento lo opera la Parola di Dio e lo Spirito Santo; penso siano preziose ma inefficaci le nostre convinzioni anche se esposte con logicità e educazione.

Sovente la tradizione del modo di pensare, attuata senza una riflessione ma per abitudine, per lo scorrere di un lungo tempo immersi nell’errore, sono gli impedimenti insormontabili per sciogliere dei convincimenti errati e modi di relazionarsi con Dio totalmente sbagliati. Penso alla recitazione di preghiere già confezionate da altri, ripetute ossessivamente come se Dio fosse sordo, e non avvalersi piuttosto della lode, della richiesta di aiuto per l’esaudimento di bisogni da parte del Signore, di supplica per una necessità contingente rivolta in modo spontaneo a Dio, che è sempre pronto a guardare ai suoi figli con consolazione. Dunque bisogna porre al centro di ogni ponderazione la Parola di Dio, e riservargli il compito di indirizzo per formare opinioni corrispondenti, preparate dall’autorevolezza di una sapienza superiore e divina.

Perciò citiamo alcuni passi della Bibbia per aiutarci ad avere un pensiero giusto e pertinente. (2 Timoteo 2:9) “…Ma la Parola di Dio non è incatenata”. Abbiamo bisogno di una franca disamina delle cose spirituali, cercando di non vincolare i significati della Parola in contorni ristretti, ma ricercare la libertà della comunicazione divina, perché Dio parla attraverso la Bibbia, e noi non possiamo arrestarla o limitarla se siamo sinceri. Quando pensiamo alla vita che la Parola comunica al cuore dell’uomo, dobbiamo tener presente che questa è la volontà di Dio e queste sono le sue promesse, accompagnate da: (2 Timoteo 1:2) “Grazia, misericordia e pace”. Senza queste tre virtù di Dio e di Gesù non vi può essere salvezza e comprensione della redenzione per l’uomo. Indubbiamente vi sarà una religione, dei riti, ma non una vita rinnovata dalla potenza della Parola divina. Paolo scriveva che lui sopportava ogni cosa contraria, per amore degli eletti: (2 Timoteo 2:10) “Affinché anch’essi conseguano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna”.

 

La salvezza proposta

 Orbene, non si può disgiungere o frazionare la redenzione dall’opera salvifica di Gesù Cristo; non prendiamo ciò che ci serve a pezzetti; non  mi procuro del suo perdono  per integrarlo con la mia santità presunta o fattiva, con il mio modo ritenuto integro e senza biasimo di procedere nel mondo. No! L’opera redentrice di Cristo è inscindibile; nasce dall’ascolto dell’Evangelo, ci istruisce nella Verità, ci conduce al ravvedimento, al pentimento e alla conversione, perché ci rivela il nostro stato di morte nei confronti di Dio e opera il convincimento della nostra incapacità di salvarci da soli, in quanto alieni e contrari alla giustizia di Dio. Ecco allora la Grazia che ci spinge a confidare esclusivamente nel Salvatore. L’offerta del suo corpo innocente e del suo sangue purissimo sulla croce è sufficiente a riscattare e a risuscitare i morti come noi, incalliti peccatori. Il suo amore, la sua misericordia e la sua pace sono gli ingredienti della nuova vita annunziata dall’Evangelo e proposta alla nostra fede, nata dal contatto con la Parola di Dio, cioè la Bibbia.

Se capiamo l’opera dell’unico Mediatore Gesù, tra Dio e gli uomini, e gli affidiamo il nostro sincero pentimento per la vita errata consumata, il Salvatore ci ripagherà con una nuova vita che si alimenta nella fonte perenne della Sua Parola. Il suo perdono è un perdono totale, senza speculazioni di sorta, né sottostante  ai capricci degli uomini o ai disegni ipotetici di riscatto dei peccatori. Il suo perdono nasce dalla Sua misericordia, toglie l’infermità del peccato e vi immette la Sua pace.

La sequenza della conversione a Dio è una cosa verificabile nel comportamento del credente, che aspira a sentimenti di santità perché ha precedentemente conosciuto i legami delle tenebre e della morte.  Dopo l’ascolto dell’Evangelo e la nuova nascita realizzata per grazia e per fede (Efesini 2:8-9), l’obiettivo nuovo per colui che crede nel nome di Cristo, diventa camminare con Dio, fino al raggiungimento della gloria promessa da Gesù. La vita del credente ora ha un traguardo, testimoniare della grazia ricevuta da Cristo, (2 Timoteo 1:8) “…Sorretto dalla potenza di Dio”.

 

Una salvezza originale immaginata nell’eternità

 Paolo poteva tradurre l’opera di Dio nella sua vita affermando: (2 Timoteo 1:9) “Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il Suo proposito e la Grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall’eternità”. Inconcepibile per i nostri pensieri; la Bibbia ci informa che noi siamo nella mente di Dio fin dall’eternità, ovvero che i nostri passi nel pianeta terra sono stati già visti e analizzati in precedenza, e che ora l’Evangelo ci raggiunge, per non essere destinati alla separazione da Dio, ma a vivere eternamente con Lui.

In questo contesto Lui ci avvicina con tutte le sue grazie alfine di conseguire con Lui, una comunione che inizi in questa vita e si prolunghi dopo la nostra dipartita da questo mondo, nel futuro con il glorioso Salvatore. Testimoniare della Grazia è dunque un compito primario del credente in Cristo; Paolo scrive: (2 Timoteo 2:15) “Sforzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la Parola della Verità”. In questo consiglio stringente e chiaramente esortativo abbiamo l’invito a presentare la nostra vita, pronta a essere esaminata con il giudizio divino, non in modo superficiale o approssimativo, ma in maniera apprezzata e non respinta dalla presenza di Dio. Una consapevolezza di conoscersi e di saper ascoltare il verdetto divino. Poi occorre non vergognarsi: penso che forse avremmo molte cose di cui rammaricarci di fronte a Dio, se facessimo solo conto su noi stessi e non sulla misericordia di Gesù. In terza cosa  siamo indirizzati a “tagliare rettamente la Parola di Dio.

È vero, molti operai fraudolenti, rubano il risultato della Grazia, per imporre ad altre persone una specie di misto tra opere buone e fede, disconoscendo appunto la Grazia di Cristo. Invischiano anime facilone in un cammino di sacrifici, rinunce, sforzi, quando non siano punizioni corporali o privazioni di serenità, minacciando pene difficili da sopportare. Dunque occorre avere con la Parola di Dio un approccio positivo, cercare con l’aiuto dello Spirito Santo di scoprire le Verità della Bibbia, Verità non celate ma pronte ad essere rivelate ai ricercatori onesti e desiderosi di capire la profondità delle Sacre Lettere.

Non sarà tutto semplice e scontato, ma il risultato nella comprensione sarà assicurato dalla fede e dalla rivelazione personale preparata, come detto, avanti la fondazione del mondo. Orbene, non più un elenco di regole da osservare, ma l’abbandono fiducioso nell’acqua della vita per dissetarci. L’Evangelo ci invita a rivolgere lo sguardo di fede verso il volto accondiscendente di Gesù, da dove sgorgano parole di vita cristiana. (2 Timoteo 1:10) ”Il quale ha distrutto la morte e messo in luce la vita e l’immortalità mediante il Vangelo”. Parole appropriate sono queste! Parole da prendere a modello e tenerle strette nel cuore. (2 Timoteo 1:13) “Prendi come modello le sane parole che hai udite da me con la fede e l’amore che si hanno in Cristo Gesù”. Si, ci occorrono delle sane parole, fuori dagli schemi opprimenti umani, che ci parlino dell’amore di Gesù e della fede riposta in Lui. Sicuramente è un buon deposito confidarsi nel Redentore. Paolo parlando delle Sacre Lettere, della Bibbia, diceva: (2 Timoteo 3:16-17) “Ogni Scrittura è ispirata da Dio, è utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona”. E’ un ritratto efficace della Parola di Dio, che vuole spazzare via ciò che non è in sintonia con essa; alcune convinzioni sono difficili da estirpare perché non si conosce l’Evangelo e pare che il suo messaggio sulla salvezza degli uomini immaginato da Dio, sia troppo semplice e facile.

L’immaginazione dell’uomo vorrebbe una salvezza difficile, faticosa, dove sia visibile l’impegno della carne per conquistarla, dove la superbia della vita umana risalti nel creato. Invece Dio ci assicura la salvezza secondo il suo pensiero; per grazia e per fede, dove l’uomo abbandona ogni lotta e si affida alla bontà di Dio che lo investe della giustizia acquisita  da Cristo (Filippesi 3:8-9). 

 

Sette cose adatte perché la Parola di Dio non sia incatenata

Se all’inizio abbiamo ripreso questo passo citandolo come esempio, ora ci viene confermata la libertà della Parola, che essendo ispirata da Dio, ci sottolinea quello che essa produce quando è accolta con la fede nel cuore del credente. La Parola di Dio è stata ispirata da Lui, per questo contiene alito di vita coinvolgente chi la legge con avidità e certezza, perché essa è la Verità. La sua utilità si constata per l’insegnamento ovvio nell’ambito della Verità, si è raggiunti da una istruzione sulle materie spirituali che nessun insegnante umano potrebbe farci assimilare.

Le certezze granitiche cui si approda quando si ascoltano gli insegnamenti della Bibbia, sono inattaccabili perché formano un patrimonio compatto di dottrine per il cuore. La Parola ha modo di correggere e  di educare il credente, quando esso sia preda della fretta di imparare, secondo dei tempi non confacenti alla necessaria esperienza e al cammino con Dio.  L’urgenza  e la premura sono cattive consigliere, occorre tempo per la crescita,  per la conoscenza del Salvatore e della sua volontà. Il completamento e la preparazione per fare le buone opere ideate da Dio, richiedono sperimentazione nell’abilità e nell’ubbidienza per completare un compito proposto dal Signore.

 

Invocare il Signore

(2 Timoteo 2:22) “Fuggi le passioni giovanili e ricerca la giustizia, la fede, l’amore, la pace con quelli che invocano il Signore con cuore puro. Orbene siamo esortati a fare una scelta difficile, che richiede una certa esperienza e una dimestichezza nelle cose spirituali. Domanda: è giusto ergersi a giudici verso altri e ad accertarsi se invocano il Signore con cuore puro, o altrimenti vivono una forma religiosa solamente esteriore? Sebbene l’autorevole Parola di Dio ci indirizzi all’accertamento, per la nostra fallace natura dobbiamo avventurarci nelle cose spirituali con molta prudenza e circospezione.

Lungi da essere investiti di atteggiamenti censori verso altri, dobbiamo discernere  quelli che (2 Timoteo 3:7) “cercano sempre di imparare e non possono mai giungere alla conoscenza della Verità”. È triste ciò che la Scrittura ci conferma, di una categoria di persone che si atteggiano a voler imparare, ma il loro cuore è lontano dal messaggio evangelico, e vogliono rimanere nell’errore perché piacevole e non sconvolgente, rompere con le tradizioni consolidate sembra pura follia. Dunque, il quadro che esce dalla Parola, verso quelli che millantano un’invocazione verso Dio, con preghiere o atteggiamenti pii, richiede cautela per accertarsi degli scopi.

La Bibbia ci avverte di alcune specialità e comportamenti: (2 Timoteo 3:8) “Costoro si oppongono alla Verità: uomini dalla mente corrotta, che non hanno dato buona prova quanto alla fede”. Pare quasi impossibile che esistano persone qualificate in questo modo, ma il numero è consistente e lungo; ecco perché siamo ammoniti a non percorrere facili entusiasmi sulle persone avvicinate, perché non siamo in grado di leggerne i sentimenti. Per noi vale il consiglio: (2 Timoteo 2:19) “Il Signore conosce quelli che sono suoi, e si ritragga dall’iniquità chiunque pronuncia il nome del Signore”.

 

Fortificarsi nella Grazia

(2 Timoteo 2:1-2) “Tu dunque, figlio, mio fortificati nella Grazia che è in Cristo Gesù, e le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri”. Piacevole esortazione: fortificarsi nella Grazia implica una relazione personale con Gesù, che dispenserà grazia per udire la sua voce, dopodiché le cose rivelate potranno divenire utili per altri, se insegnate con amore e con carismi dati dallo Spirito Santo. Certamente chi riceve istruzione da quel tipo di insegnanti, che hanno pescato nell’immenso mare della Grazia del Signore, che hanno dato buona prova quanto alla fede e non al comando, oppure nella ricerca di autorevolezza o risorse dall’intelligenza umana, quell’insegnamento darà frutti  proficui e appaganti. (2 Timoteo 2:7) “Il Signore ti darà intelligenza in ogni cosa”. Meravigliosa promessa!

 

Tempi difficili

(2 Timoteo 3:1) “Or sappi questo: negli ultimi giorni verranno tempi difficili”. Il Signore non ci chiama a fare i meteorologici  dei tempi difficili, perché da sempre i tempi hanno riservato ore difficoltose e complicate nella vita degli uomini a causa della disubbidienza e della noncuranza verso Dio,  persecuzioni infinite per i credenti, tacciati di ogni tipo di improperi. Predicare Gesù Salvatore è comunque il nostro compito, non utilizzando dispute di parole, ma fornendo riflessioni congrue e vere, senza secondi fini se non contribuire all’espansione della Verità. Se poi qualcuno vuole riconoscerci l’amicizia o la fede per le cose affermate, siamo felici e grati al Signore. Questo è uno stimolo per noi, per far nostre la parole di Paolo: (2 Timoteo 4:17) “Affinché per mezzo mio il messaggio fosse proclamato e lo ascoltassero tutti i pagani”. Dunque un invito a non fermarsi sconsolati dai presunti insuccessi, ma coerenti nella predicazione per vedere risultati non per noi, ma per la gloria di Gesù.

Il suo nome sia sempre glorificato con enfasi e ringraziamento, ora e sempre.

 

O Amor, riposo tu mi dona,

Allor  ch’è stanca l’alma mia,

A Te mia vita s’abbandona,

Qual fiume al mare perché sia,

In Te più ricca ognor.

 

Divina Luce, Tu risplendi,

Fulgente e pura a me d’intorno,

Nel cieco spirto mio discendi,

E faccia a me ogni dì ritorno,

Più vivo il Tuo splendor.

 Ferruccio Iebole

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