DELL’ARGENTO E DELL’ORO IO NON NE HO

Il titolo proposto è tratto da Atti (3:6) Dell’argento o dell’oro io non ne ho; ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno cammina! I nostri titoli sono presi sempre dalla Parola di Dio perché ci rivelano molti aspetti utili per noi e per la nostra vita spirituale, potendoci confrontare con l’autorità della Parola e trarre benefici orientativi nel campo della fede. Dunque vogliamo aprire il cuore per ascoltare la Parola, e meditando ciò che lo Spirito Santo vorrà ancora indirizzarci per il nostro avanzamento spirituale. E’ veramente piacevole sapere che molti di voi ci seguono con interesse e che apprezzano i passi della Bibbia citati e spiegati. Lo facciamo con tanta riconoscenza al Signore per la possibilità che ci è stata lasciata dalla sua Grazia, e per l’apprezzamento da voi rilasciato con i vostri mi piace.  

Un’elemosina particolare che non ti aspetti

Lo sfruttamento dei disabili era già di moda allora, alla porta Bella giaceva uno zoppo che regolarmente veniva trasportato per domandare l’elemosina; sicuramente il denaro raccolto finiva in tasche di uomini poco raccomandabili e lo zoppo doveva dipendere dalle briciole a lui riservate. La sua vita di mendicante era perciò aggravata dall’essere sfruttato senza scrupoli, e dall’impossibilità di sottrarsi a quella esistenza di straccione senza alternative. Nel tempio vi è la preghiera, quel tempo dedicato ad essa pareva un periodo senza nessun scossone, un intervallo dove Dio non rispondeva. Invece salivano due personaggi particolari, di quelli che (Atti 2:46-47) Rompevano il pane nelle case e prendevano il loro cibo insieme con gioia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo, il Signore aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che venivano salvati.

Dunque due tipi strani, che stavano vivendo un’esperienza particolare, caratterizzata dal favore del popolo che guardava con benevolenza l’esperimento e soprattutto con il consenso visibile di Dio Padre e del Figlio. La cosa non percepita agli occhi di molti era questa aggiunta costante nel numero dei salvati, che credendo in Cristo Gesù il Nazareno venivano introdotti nella nuova comunità. Per lo zoppo l’importante era ricevere l’elemosina, anche minima da richiedere senza reticenze; poi chi fossero i due elementi poco importava. Un imperativo scuoteva l’aria (Atti 3:4) Guardaci, cosa poteva esserci di così vitale da guardare quei due? Dell’oro e dell’argento non ne ho aveva soggiunto Pietro, forse lo zoppo avrà pensato, avendo sperimentata dimestichezza guardando gli abiti di chi saliva al tempio: lo immaginavo. Ma vi era una seconda sorpresa inaspettata, il dialogo proseguiva dicendo: nel nome di Gesù Cristo il Nazzareno cammina. Questo era tutto quello che i due possedevano. Un nome che poteva mutare la vita di tutti, indipendentemente se fossero integri o ammalati, certamente bisognosi di Gesù.

Una parentesi opportuna

Apriamo una parentesi: è notevole che il nome di Gesù sia accompagnato dall’aggettivo Nazareno. Gesù detto il Nazareno è Colui che passava non solo vicino a Bartimeo il cieco che l’apostrofava: (Ev. Marco 10:47) Gesù figlio di Davide abbi pietà di me, ma è ancora Colui che si avvicina a noi e attende il nostro grido esultante di fede. Il Nazareno era anche Colui che marcava chi lo frequentava: (Ev. Marco 14:67) E veduto Pietro che si scaldava lo guardò bene in viso e disse: Anche tu eri con Gesù il Nazareno. La negazione non poteva comunque cancellare l’intimità vissuta da Pietro con il Signore. Ancora il Nazareno è Colui che è cercato; nella notte del tradimento (Ev. Giovanni 18:4-5) Ma Gesù ben sapendo tutto quello che stava per accadergli, uscì e chiese: Chi cercate? Gli risposero Gesù il Nazareno. Cercarlo per tradirlo è la fine di chi rifiuta Gesù per riconoscerlo come Signore; dopo un periodo di entusiasmo e di gioia sopravviene la stanchezza che si trasforma in noia, per concludersi con un abbandono della via stretta e ritrovarsi in quella larga. Desolante!

Una ulteriore testimonianza è quella dell’angelo: (Ev. Marco 16:6) Ma egli disse loro: non vi spaventate! Voi cercate Gesù il Nazareno, Egli è risuscitato non è qui, ecco il luogo dove l’avevano messo. Dunque il Nazareno è il risuscitato che va ricercato vivente non nel luogo dei morti ma nel cielo. Lui ora attende di ricevere il riconoscimento di Salvatore dai peccatori raggiunti dall’Evangelo. Emblematica è l’affermazione: (Ev. Luca 24.19-20-21) Egli disse loro: quali? Essi gli risposero: il fatto di Gesù il Nazareno che era un profeta potente in opere e in parole davanti a Dio e a tutto il popolo come i capi dei sacerdoti e i nostri magistrati lo hanno condannato a morte e lo hanno crocifisso, noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele.

Gesù era riconosciuto dai due di Emmaus come un grande profeta potente nei miracoli e nel messaggio evangelico, ed era anche la speranza andata delusa per la sua crocifissione. Invece il Nazareno oltre a essere vivente e benedicente è Colui che spiega la Bibbia: (V.25) Allora Gesù disse loro: O insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno detto. Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria? Orbene, bisogna accogliere la netta affermazione del Nazareno che insegna la Scrittura dando un taglio nuovo, assicurando una nuova interpretazione dipendente dalla sua rivelazione di unico Mediatore e Salvatore Glorioso con i perenni emblemi delle sue sofferenze patite in croce. La speranza delusa secondo i due discepoli, si è trasformata in un speranza viva e trascendente per il ritorno di Gesù Cristo, una speranza cioè certezza di riconciliazione e redenzione ovvero di vita eterna per i credenti. Chiusa la parentesi!

Un miracolo eccezionale

Torniamo al testo: Pietro per essere classificato come il primo papa dal cristianesimo nominale, senza oro o argento non fa una bella figura visti i successori; oppure i discepoli di Cristo erano tutti così? Pietro lo prese per la mano, lo sollevò e le piante dei piedi dello zoppo si rafforzarono. Con un balzo lo zoppo stabilizzò la nuova dimensione, abbracciando altresì gli apostoli ed entrando nel tempio lodando Dio. Occorre dire che sovente oltre la meraviglia e lo stupore gli uomini non vanno più in là, ma chi ha fede nel nome di Gesù e nella sua Parola, oltre alla perfetta guarigione degli arti, ottiene la guarigione dell’anima. La fede era la chiave del recupero corporale; come era nata ci viene taciuta, ma esercitata nel nome di Gesù il Nazareno aveva ottenuto il risanamento e la possibilità di allontanare la vita da straccione finora vissuta, e tramutarla in una nuova e dignitosa.

Dunque un mutamento abissale è quello provveduto dal nome di Gesù il Nazareno, che ancor oggi vuole intervenire nella nostra vita per produrre salvezza, gioia e pace. Molte persone cercano il miracolo, ma la fede nasce dalla Parola di Dio e dal ricevimento del nome del Figlio, se abbiamo bisogno di miracoli quelli seguiranno la fede. Non possiamo comunque vivere la fede con l’aspettativa di qualcosa di straordinario che deve accadere, se no non risultiamo accertati dalla fede. (I Ep. Pietro 1:21) Per mezzo di Lui credete in Dio che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria affinchè la vostra fede e la vostra speranza siano in Dio. Evidentemente Pietro non aveva cambiato opinione sulla fede in Cristo, anche dopo anni di servizio per il Vangelo continuava ad affermare il nome di Gesù come speranza di gloria per i credenti. E’ lo Spirto Santo il nostro Amico, guida che allontana ogni pensiero non conforme alla volontà divina, e ci fa gioire della posizione acquisita per la fede vera, dipendente dalla eterna Parola di Dio.

Un ultimo commento

(Atti 26:9 e 17-18) Quanto a me in verità pensai di dover lavorare attivamente contro il nome di Gesù il Nazareno….Io ti mando per aprire gli occhi, affinchè si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano per la fede in ME il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati. La testimonianza di Paolo era esplicita, aveva combattuto la fede esercitata nel nome del Nazareno; poi avveniva la conversione con il nuovo mandato riassunto chiaramente davanti al re Agrippa, che dichiarava la salvezza e l’eredità gloriosa per mezzo di Gesù Cristo. L’avvenimento era come un passaggio dalle tenebre alla luce. Un cambiamento dirompente ed eccezionale, come quello dello zoppo, che prendeva atto di poter camminare. Anche il potere era cambiato, dall’Avversario a Dio che vantava il perdono dei peccati accordato agli uomini, sulla base dell’offerta del corpo e del sangue del Nazareno. Non solo ma chi crede avrà anche una eredità immeritata nel cielo, dipendente dal nome glorioso di Gesù il Salvatore. Dunque il nostro invito per i nostri lettori è quello di confidare nel nome e nell’azione del Redentore, che chiama a ravvedimento ognuno di noi per vivere con Lui felicemente per l’Eternità. E’ bene non essere scettici come il re Agrippa. Un caro saluto a tutti.

Ferruccio Iebole

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