CREDENTE CON QUALE FEDE?

Da quando abbiamo intrapreso a scrivere queste settimanali meditazioni, qualcuno ci chiede qual è la nostra fede e su cosa si basa. Dobbiamo rispondere che fuori da equivoci o da  ambiguità, la nostra fede è una fede biblica, non in una religione o in una filosofia di vita, ma evangelica perché derivante dalla Parola di Dio. Cerchiamo sempre di confrontarci con la Bibbia e per la luce ricevuta dallo Spirito Santo, di comportarci e agire in modo lineare, pur con molte lacune umane per i nostri limiti al dettato biblico, ma tentiamo di farlo con onestà intellettuale e in verità, che i nostri cari lettori possono leggendo, approvare o dissentire.

Da dove deriva la fede?

 Dunque la fede biblica ha radici nella Parola autorevole di Dio ed è la norma indistruttibile a cui bisogna attenerci, se si dichiara di essere cristiani. Sovente capita di incontrare persone che si dicono cristiane, ma non conoscono l’Evangelo, ne l’hanno mai letto, tuttalpiù confermano di possedere un’infarinatura biblica e di seguire riti ecclesiali basati su credenze religiose consolidate da secoli. Bene, occorre subito definire la fede con la Bibbia alla mano, per non confondersi e  per aprirsi alla Verità delle Sacre Lettere. (Ep. Romani 10:17) così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla Parola di Cristo. Orbene, la fonte della fede è la Parola di Cristo, l’ascolto, è il mezzo per il quale la fede nasce e si sviluppa se trova terreno fertile per prosperare. Infatti, perché la fede cristiana cresca bisogna che la Parola sia annunziata da uomini mandati: (Ep. Romani 10:15) E come annunzieranno se non sono mandati? E’ vero servono persone competenti e testimoni fedeli, che annunziano le Sacre Scritture così come sono state scritte, senza aggiunte di sorta o imposizioni religiose, che siano riconosciute e identificate dai tratti evangelici, di mandati da Dio. Come riconoscere se uno è mandato? Se parla o argomenta con le sole Parole di Cristo, quelle scritte, non inventate e non con interpretazioni personali! Poi bisogna essere certi che ciò che si ascolta, può parlare direttamente al cuore e far nascere la fede in Cristo, altrimenti sono parole o discorsi prettamente umani, tendenti a sviare i cuori dall’unico Salvatore, proponendone altri o altre pratiche. (Ep. Romani 10:14) Come potranno sentire parlare? Si, se nel cuore tutto resta insensibile, quantunque veramente si ricerchi la fede, vuol dire che il messaggio non è idoneo o biblico. La parola di Dio essendo vivente non può lasciare indifferenti le persone; il seme sparso, proprio perché “buon seme “ produce un risultato in frutto permanente. Gesù come Sovraintendente ha cura del seme e lo accudisce perchè vi sia un degno risultato. (Ep. Romani 10:14) E come crederanno in Colui del quale non hanno sentito parlare? Chi predica le Parole di Cristo non lascia i cuori degli ascoltatori freddi o distaccati, esso introduce nel cuore argomenti vivi che riguardano la fede in Cristo e la vita eterna; poi qualcuno non sarà interessato, ma il seme sparso farà sempre il suo corso in salvezza oppure in condanna di chi ascolta. Lo scopo della predicazione è il credere in Colui che viene ritratto, cioè Gesù Cristo come Signore, Salvatore e Redentore. Questi titoli di Gesù, hanno a che fare con la fede nella sua persona e nella sua sconosciuta e manipolata opera, quando non si è ancora verificata la fede. (Ep. Romani 10:14) Ora, come invocheranno Colui nel quale non hanno creduto? Si, il fine ultimo della predicazione fedele del messaggio evangelico è la fede, come detto, che una volta accesa, invoca il nome del Signore Gesù nel quale si crede, per la testimonianza della Parola. Dunque, lo scopo dell’Evangelo, dell’ascolto della Parola di Dio è confessare con la bocca il nome di Cristo Redentore e credere col cuore Gesù come proprio Salvatore e Signore. (Ep. Romani 10:9) ci conferma questo pensiero: Perché se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore, e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato.

Un ulteriore elemento per la fede cristiana

Questo passo della Sacra Scrittura aggiunge un elemento nuovo, perchè la fede cristiana possa svilupparsi e fortificarsi; credere oltre a Gesù Cristo, credere anche alla Sua resurrezione dai morti, confermata con autorità da Dio Padre e bando universale della prima predicazione apostolica. Perché è importante la resurrezione dai morti di Gesù? E’ bene leggere alcuni passi dell’Apostolo Pietro, un osservatore della Maestà di Gesù, che non solo ha visto o guardato e ascoltato il Salvatore sul monte della trasfigurazione, ma è stato un concentrato osservatore, che vuol dire anche attento esaminatore dell’opera del Mediatore Gesù tra gli uomini e Dio. (I Ep. Pietro 1:3) Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia, ci ha fatti rinascere a una speranza viva, mediante la resurrezione di Gesù Cristo dai morti. Orbene, la grande misericordia di Dio nei nostri confronti, cioè nei confronti di quelli che ricevono il buon seme dell’Evangelo nel cuore, sono indirizzati a far rinascere i peccatori per una viva speranza, mediante la resurrezione di Gesù Cristo, promessa e attestata da Dio Stesso. In altre parole Dio afferma che la resurrezione di suo Figlio è sufficiente, in base alla fede praticata dai credenti, a salvare la loro vita per l’eternità. Ancora (I Ep. Pietro 1:21) Per mezzo di Lui credete a Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria affinchè la vostra fede e la vostra speranza siano in Dio. Certamente il risultato dell’opera di Cristo, il suo sacrificio del corpo e del sangue sulla croce, viene completato dalla resurrezione operata dal Padre e (dal Figlio stesso) perché la dimostrazione della fede cristiana risieda nella speranza eterna. Infatti, oltre a credere, cioè confessare Gesù come Salvatore e credere in Dio Padre, i credenti per la speranza viva conseguita aprendo il cuore a Dio, sperano nella medesima gloria donata a Gesù e dispensata ai credenti nel “Giorno di Cristo o rivelazione”. (I Ep. Pietro 1:13) e abbiate piena speranza nella grazia che vi sarà recata al momento della rivelazione di Gesù Cristo. Un ultimo passo sulla resurrezione (I Ep. Pietro 3:21) (DIO) ora salva anche voi, mediante la resurrezione di Gesù Cristo, dunque non solo la certezza della speranza eterna e celeste, ma pure la salvezza, ribadita per la fede e nata dalla predicazione dell’Evangelo.

Invocare il nome del Signore

Tutto ciò ha una sicura verifica nel cuore del credente: (Ep. Romani 10:12-13) Essendo Egli stesso Signore di tutti, ricco verso quelli che Lo invocano, infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato! Si è vero, il Signore è ricco non solo in potenza, in forza, in amore ma in misericordia, non aspetta le nostre opere di pietà o di elemosine, per divenire favorevole e placido riconciliatore verso i peccatori. Per quelli che lo invocano in fede, perché hanno udito forte nel cuore il suo amore, lo appellano perché hanno creduto al sacrificio salvifico di Gesù e alla resurrezione come garanzia divina di nuova vita. La resurrezione è un atto contrario alla ragione, un fatto giudicato alquanto improbabile per la mente umana, Paolo all’Areopago  subiva un netto rifiuto all’accenno del fatto, quindi il Signore ribadisce ancora che chi crede è salvato per quella resurrezione. La vittoria di Gesù è celebrata da Paolo con il seguente passo: (Ep. Colossesi 2:14-15) Egli ha cancellato il documento a noi ostile, i cui comandamenti ci condannavano, e l’ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce; ha spogliato i principati e le potenze, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce. Il documento redatto contro di noi era il peccato in quanto persone incapaci a rimediare; Cristo ha adempiuto la volontà di Dio e posto fine a quel dominio malefico, perciò liberando quelli che hanno maturato la fede salvifica in Lui.

Alcuni non sono disposti a credere e sono contrari alla giustizia di Dio

(Ep. Romani 10: 3-4) Perché ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio, poiché Cristo è il termine della Legge, per la giustificazione di tutti coloro che credono. Molte persone sono contrarie anche inconsciamente per cultura, per pratica mistica, per  condizionamenti religiosi e radicati nel modo di pensare la fede cristiana; si perdono in vani ragionamenti per orgoglio spirituale o per attaccamento a una lunga  tradizione priva di vita. Come dire: credono alla Bibbia, ma ne rifiutano l’autorità. Il passo preso in esame lo spiega abbondantemente. Difronte all’affermazione divina di “Chi crede è salvato”, si oppongono ignorando la giustizia di Dio e non tenendone conto, cercano di stabilire una propria giustizia a cui Dio dovrebbe ottemperare, e rifiutano di sottomettersi a quella manifestata dalla Parola, nonostante l’opera di convincimento perpetrata dallo Spirito Santo. Eppure Paolo afferma che il termine della legge è Cristo. Cosa vuol dire quella parola?  Semplicemente che occorre ben valutare la persona e l’opera di Gesù, come detto precedentemente e sopra tutto conoscerla. Dunque, la giustificazione per fede proposta da Dio è diversa da quella della Legge. La Legge è giusta, santa, perfetta ma impotente in salvezza per la debolezza della nostra carne. Paolo argomenta: (Ep. Romani 7:19-24) Infatti il bene che voglio, non lo faccio, ma il male che non voglio, quello faccio…. Me infelice chi mi libererà da questo corpo di morte?  Orbene, ci troviamo difronte a due giustizie: una vanamente inseguita dagli uomini religiosi, che con l’orgoglio di adempiere la Legge, vogliono meritarsi la vita eterna con le proprie opere pie e giuste, senza la certezza di conseguirla poichè opere inquinate dal peccato, riscontrabile nella esistenza di questi individui perché peccato non confessato e non riscattato. Poi vi è un’altra giustizia dove Cristo ha posto un termine finale alla Legge, cioè ha posizionato una fine e spalancato un tempo di Grazia, dove in base al suo sacrificio cruento e in base alla resurrezione dai morti, Egli manifesta con Dio una giustizia perfetta e gratuita, che esclude opere meritorie da vantare nel cielo. Perciò una giustizia da acquisire per la sola fede, derivante dall’ascolto del Vangelo, fede come detto prima, derivante dalla Parola di Dio, che ribadisce la vicinanza di Dio agli uomini con il suo perdono. Paolo esorta ancora a non porsi troppe domande, come chi sale in cielo o chi scende nell’Ades; ma piuttosto a guardare con fiducia a Dio, che tramite il suo Spirito ci conferma di una parola di giustizia vicina a noi: (Ep. Romani 10:8) La parola è vicino a te, nella tua bocca e nel tuo cuore, questa è la Parola della fede che annunziamo. Quindi per essere giustificati dal Signore e ricevere salvezza, bisogna confidare ardentemente in ciò che ascoltiamo della voce di Cristo e ritenerlo nel cuore per la fede. Infatti come riportato prima, quelli che confessano con la bocca e credono nel cuore: (Ep. Romani 10:11) Chiunque crede in Lui non sarà deluso e (V.13) Chi avrà invocato il nome del Signore sarà salvato. Queste due affermazioni della Parola di Dio chiudono ogni pretesa di salvezza autonoma da parte di peccatori, che vogliono vantare presunti meriti e giustizie proprie, purtroppo alimentate da uomini stolti e incolti nelle Sacre Scritture, che attirano i semplici in pratiche idolatriche e in confusioni spirituali, minacciando punizioni o scomuniche per sottomette i modesti.

Un nostro desidero

(Ep. Romani 10:1) Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera a Dio per loro è che siano salvati. Questo passo  ben si addice al nostro pensiero e a quello che aneliamo per i nostri cari lettori, cioè il raggiungimento tramite la fede della certezza della salvezza, ottenuta per grazia dal Signore. Concludiamo con due passi di Paolo rappresentativi e decisivi: (Ep. Efesini 3:16-17-18) Affinchè Egli (Dio) vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere fortificati mediante lo Spirito suo, nell’uomo interiore e faccia si che Cristo abiti per mezzo della la fede nei vostri cuori, perché radicati e fondati nell’amore siate capaci di abbracciare con tutti i santi, quale sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo. E’ una speranza che perseguiamo per i nostri amici, con le nostre preghiere e le nostre suppliche al Signore, che risponde ai bisogni di tutti. Un cordiale saluto.

Ferruccio IEBOLE

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