CONFESSARE I PECCATI

Il peccato è una malattia endemica e radicata nell’uomo, facciamo i peccati perché siamo dei peccatori e non perché puri o brave persone, e a volte cadiamo nel peccato o deliberatamente pecchiamo. Il peccato cioè la nostra natura e la nostra eredità, ci portano alla morte fisica perché un giudizio è stato pronunciato da Dio sui nostri progenitori Adamo ed Eva. I loro successori sono tutti indistintamente dei peccatori, una stirpe di peccatori, che essi siano abitanti della terra ad oriente o occidente, a nord o a sud, tutti sono  peccatori. Qual’è allora il rimedio proposto dagli uomini e quello immaginato da Dio per sopperire alla domanda di Paolo (Ep. Romani 7:24) Me infelice! Chi mi libererà da questo stato di morte?

Il testo della Bibbia è il nostro punto di partenza

Quando parliamo di peccato occorre mettersi bene d’accordo, per non fraintendere quello che Dio dice e quello che gli uomini affermano intorno ai peccati. Mi pare opportuno, prima sondare attraverso la Bibbia ciò che Dio pensa del peccato e vedere cosa propone e prevede come rimedio. Poi vedremo ciò che gli uomini religiosi o per bene indicano e consigliano; infine credo sia appropriato e utile che ognuno di noi, preso atto di ciò che leggiamo nella Parola di Dio, adotti la propria posizione alla luce di quello che avrà inteso, con le orecchie del cuore e con la mente aperta dall’autorità della Scrittura. Cari lettori come capite non vi sono secondi fini nei nostri commenti, se non quello di specificare  e sottolineare le Sacre Lettere; sapendo che la Bibbia parla e spiega meglio di ogni teologo o studioso biblico, perché siamo certi che lo Spirito Santo conduce tutte le anime alla riflessione evangelica. Perciò non sarà un articolo dogmatico o esaustivo, ma redatto per dare risalto alla Parola di Dio, e senza pretese di imporre qualcosa a qualcuno.

L’apparizione del peccato

L’avviso e l’ammonimento del Signore ad Adamo era (Genesi 2:17) Ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai certamente morirai. Adamo disubbidiva con Eva sua moglie, la conseguenza evidente che qualcosa si era rotto, veniva evidenziato in (Genesi 3:8-10) Poi udirono la voce di Dio il Signore il quale camminava nel giardino sul far della sera; e l’uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza di Dio il Signore fra gli alberi del giardino, Dio il Signore chiamò l’uomo e gli disse: Dove sei? Egli rispose: ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura perché ero nudo e mi sono nascosto. E’ interessante come questo dialogo all’inizio del creato, mantenga ancora oggi la sua carica di Verità e di Grazia voluta dal Signore, e non si possa parlare di peccato se non riflettendo su questo dialogo. La disubbidienza a Dio è il peccato; porta conseguenze agli autori del peccato, il riverbero della condanna pronunciata da Dio si innesta nel loro corpo, facendolo apparire nudo, non più innocuo ma visto in maniera ossessiva, aprendo spiragli mai visti prima dai due progenitori. Il giudizio divino è un verdetto di morte da sperimentare nel corpo, accompagnato anche da certe altre maledizioni. Quando una persona commette un peccato, senza gli aggettivi inventati dagli uomini come veniale, mortale, ecc. nella sua coscienza si attiva la domanda divina: dove sei?

E’ bene rispondere a questo quesito; oggi dove mi trovo? Quale terreno calpesto e in quale prospettiva di vita mi proietto? Calco il terreno dell’incertezza, dell’indifferenza, della sdegnata contrapposizione, del totale respingimento a questa voce? O vorrei piuttosto avanzare in una via di ascolto, di fede, di grazia come a tastoni?  Quali sono le mie aspettative, i miei interessi, le mie ambizioni, tutto finisce con me protagonista della mia vita o con la voce di Dio interrogante? Se sono nel peccato e sono convinto di essere smascherato da< dove sei,> qual è il rimedio prospettato da Dio? Adamo non sfuggirà al giudizio finale della morte, ma delle tuniche di pelle di animali innocenti, con i quali saranno ricoperti i corpi peccatori cioè il suo e di Eva, indicheranno la via della salvezza e grazia, immaginata da Dio per salvare le anime e condannare nel corpo il peccato e la sua forza dirompente. Il peccato interrompe la comunione tra Dio e l’uomo, e da ora in avanti una ostruzione nelle relazioni si frapporrà tra Dio e gli uomini e di questo stato ne farà le spese anche il creato, franando nella confusione delle leggi fisiche intaccate dal peccato.

Quindi  il primo insegnamento da tenere in considerazione era che Dio agiva in grazia verso la creatura, mantenendolo in vita, nonostante il giudizio di morte introdotto, per non distruggerlo definitivamente nello spirito e nell’anima. Quelle pelli, quegli animali innocenti immolati al posto degli autori del peccato, stabiliva il procedere di Dio, che condannava il peccato e salvava i peccatori, con l’ indiscutibile offerta di sangue innocente. Si, il rimedio per placare l’ira di Dio era, come detto, l’offerta di sangue innocente; nessuna deroga era ammessa a questo disegno, per salvare l’anima occorreva che una vittima innocente fosse offerta al posto del peccatore, reo e convinto da <dove sei>.Questa era la via divina inaugurata per ottenere perdono del peccato, propedeutica e illuminante per il vero percorso che si sarebbe attuato in tutto il suo glorioso splendore, con la venuta sulla terra del Figlio di Dio Gesù Cristo il vero Salvatore e Redentore. Adamo era sopravvissuto all’inderogabile giudizio solamente per quegli animali uccisi, graziato ma privato della gloria che gli permetteva di essere nella presenza di Dio senza paura. Evidentemente il sangue esprimeva una voce comprensibile solo a Dio, che sulla base di quell’offerta, veniva corrisposto da parte Sua, un atteggiamento di grazia, di misericordia e di perdono, fatto confluire e applicato nella coscienza e nel cuore del peccatore. La Bibbia conferma (Ep. Ebrei 9:22) Senza spargimento di sangue non c’è perdono. Quindi, siamo a questo punto ben informati del mezzo provveduto da parte di Dio, per assolvere o rimettere i peccati commessi.

Un altro insegnamento

(Genesi 4:10) Il Signore disse: che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a Me dalla terra; dunque secondo Dio il sangue ha una voce che solo Lui sa ascoltare  e interpretare, a noi invece tocca la domanda:<Che hai fatto>. L’episodio di riferimento è quello di Caino ed Abele, dove il peccato ereditato e immagazzinato  generava la stupida violenza. (Genesi 4:7) Se agisci bene non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i tuoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo. Pare strano che il peccato abbia una autonomia che lo porti a compiere azioni concrete di una persona, come spiare e partorire un risultato. In realtà è il Tentatore che approfitta dello stato di estrema precarietà e di scarsa sicurezza che abbiamo in noi, per influire negativamente e farci cadere nei suoi tranelli. Questa seconda domanda, dopo dove sei, ci interroga in modo convincente su quello che sarà il nostro atteggiamento, quando saremo noi e rispondere del nostro peccato, perché finora abbiamo analizzato quello degli altri.

 Nella storia progressiva per la comprensione dei piani di Dio per la sconfitta della forza del peccato, bisogna sottolineare come la lezione della fede e dell’obbedienza, era stata recepita in maniera totale da Abele. (Genesi 4:4) Abele offrì anch’egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Abele essendo conscio di essere un peccatore, voleva riconciliarsi con Dio sulla base del Suo insegnamento e della Sua volontà, che consisteva nell’offrire a Dio in olocausto una vittima innocente, figura di Cristo in divenire. Orbene, Abele aveva capito dov’era e cosa aveva fatto: cioè la volontà di Dio perché aveva alzato lo sguardo verso il cielo! Necessita affermare che troppo spesso guardiamo a terra, a noi stessi e poco all’infinito, al cielo, che come diceva il salmista (Salmo 40:17) Io sono misero e povero ma il Signore ha cura di me. Tu sei il mio aiuto  e il mio liberatore. (Salmo 121:1-2) Alzo gli occhi verso i monti.. da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore che ha fatto il cielo e la terra.

I sacrifici secondo la Legge

Un ulteriore passaggio per la comprensione della volontà di Dio intorno al peccato e al perdono, veniva dispiegato nella istituzione del sacerdozio levitico, che osservando minuziosamente le regole dettate dal Signore, eseguiva dei rituali perché le menti degli uomini fossero aperte e indirizzate a ricevere il vero e unico sacrifico e olocausto, quando il Cristo sarebbe apparso sulla terra. Perciò ecco i dettati divini nei vari sacrifici, regolamentati dalla Legge che diveniva universale, anche se data al popolo che Dio si era scelto. Occorre leggere il Levitico, l’Evangelo del Vecchio Testamento, dove il vero Olocausto Gesù Cristo è chiaramente raffigurato, e il valore purificatore del sangue sparso nella presenza dell’Arca del Patto, dove Dio si manifestava una volta all’anno, assume l’immagine di elemento purificante e ristoratore della comunione, tra il peccatore che ubbidisce e Dio che gli accorda il perdono dei peccati. Dobbiamo comunque essere certi che la misericordia di Dio era accordata non solo sulla base dell’ubbidienza scrupolosa nel rito, ma in virtù del sangue sparso dall’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Lo sguardo divino era pressochè rivolto a quello che Gesù avrebbe fatto, una volta venuto sulla terra. Su quell’offerta di portata universale, Dio accordava l’assoluzione ai peccatori, perché la sua giustizia rimaneva tale e intatta, per l’alto valore espresso dal sangue di Gesù Cristo, che umilmente e in accordo col Padre, chiedeva pietà, grazia e perdono, non vendetta come esprimeva il sangue sparso di Abele.

Il sacrificio incommensurabile di Gesù Cristo

Commentare lucidamente il sacrificio di Gesù è un’impresa piuttosto difficile per le nostre piccole risorse, ne siamo consapevoli; purtuttavia cercheremo di esprimere alcuni pensieri con l’aiuto della Parola. Sinteticamente possiamo raffigurare il sacrificio di Gesù con alcuni versetti che ci specificano bene il suo amore per la creatura umana. ( Ep. Romani 4:25) Il Quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è risuscitato per la nostra giustificazione. (Ep. Romani 5:10) Se infatti  mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. In questi due passi, la Bibbia ci conferma che Gesù il Salvatore, vista la nostra impossibilità a soddisfare la giustizia di Dio, in quanto peccatori e nemici perciò senza risorse, Dio prende l’iniziativa inaugurando tramite il sacrificio del Figlio, la via per redimere gli uomini basata sulla fede. Paolo soggiunge (Ep. Romani 5:8) Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che mentre eravamo ancora peccatori Cristo è morto per noi.  Dunque sunteggiando ci troviamo in questa situazione:

  1. Noi peccatori, quindi nemici di Dio, senza forza e privi della gloria di Dio,
  2. Noi come peccatori incalliti siamo quelli che continuamente offendono Dio,
  3. Dio vuole giustificare i peccatori, e restare integro nella sua eterna giustizia,
  4. Gesù Cristo il Figlio e Salvatore offre se stesso come prezzo di riscatto per i peccatori, offre il suo corpo e il suo sangue, che invoca pietà, perdono e misericordia e con la resurrezione ottiene una nuova vita eterna per elargirla a chi crede in Lui,
  5. Noi riceviamo per fede l’abbondanza della grazia e il dono della giustizia, cioè la salvezza e un regno: ancora, l’amore di Dio è sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo,
  6. Nella morte di Cristo sono racchiusi tutti quelli che sono uniti con Lui per la fede, quindi morti con Lui nel suo battesimo mortale, ma alla resurrezione di Cristo, gli uniti nella morte sua, risorgono con Lui in novità di vita per vivere in prospettiva eternamente con Lui,
  7. I credenti in Cristo ricevono gratuitamente il dono della vita eterna dal Signore Gesù e sono dichiarati nati di nuovo, figli di Dio eredi con Cristo, facenti parte della Chiesa Universale per vivere eternamente nel cielo.

Non vogliamo dilungarci troppo, ma è bene sottolineare che nessun sacrificio e di nessun tipo, può purificare la nostra coscienza dai peccati e dalla morte, solo il sangue di Gesù può farlo: (Ep. Ebrei 9:14) Quanto più il sangue di Cristo che mediante lo Spirito eterno offrì Se Stesso puro da ogni colpa a Dio, purificherà la nostra coscienza; ancora (Ep. Ebrei 9:269 Ma ora una sola volta alla fine dei secoli, (Gesù) è stato manifestato per annullare il peccato con il suo sacrificio. Perciò  siamo accertati che il sangue di Gesù sparso sulla croce, poiché abbiamo visto  che possiede una voce che Dio conosce, invoca pietà per quelli che hanno fede in Cristo, essi si appropriano in fede delle virtù di Gesù e risorgono con Lui, perché ne la tomba, ne tantomeno la morte, hanno potuto trattenerlo, anzi Gesù Cristo può vantare trionfalmente (Ep. Colossesi 2:13) Voi che eravate morti nei peccati e nella incirconcisione della vostra carne, voi dico Dio ha vivificati con Lui, perdonandovi tutti i nostri peccati. Il concetto è chiaro: Dio perdona tutti i peccati  di chi crede in Gesù e lo vivifica, cioè gli concede una nuova vita, valevole per l’eternità  e nella coscienza lo libera dal ricordo dei peccati passati, presenti e futuri. Questo atto si chiama Grazia divina che scende fluente e meravigliosa a chi si affida a Gesù Cristo il Signore e Salvatore. Lui in obbedienza al Padre ha compiuto l’opera di riconciliazione tra Dio e gli uomini sulla croce; Lui ha ricevuto dal Padre la giustificazione per i peccatori e lo Spirito Santo come guida per i riscattati; ora conteggiati come proprietà di Cristo, sono ravvivati nella vita spirituale proprio dallo Spirito Santo (Ep. Romani 8:10) Ma se Cristo è in voi, nonostante il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito da vita a causa della giustificazione. E’ vero, i credenti forniti della giustificazione di Cristo, sono delle nuove creature, adatte a ereditare la vita nel cielo (Filippesi 3:20) Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore.

Alcuni scontenti della Grazia negano la salvezza prodotta e proposta da Gesù Cristo

Abbiamo visto come il sacrificio di Gesù ha prodotto per chi crede la rigenerazione e  la salvezza. Alcuni religiosi per giustificare la loro funzione di avversari della Grazia, dicono spudoratamente che la salvezza bisogna meritarsela, negando la gratuità e il dono di Dio (Ep. Romani 6:23) Perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore. Non solo ma pretendono con la tradizione secolare di inserirsi nella coscienza delle persone con concetti come il potere di benedire, di assolvere dai peccati, di incidere sulla sorte dei trapassati e indicare altri mediatori tra Dio e gli uomini. Quando Paolo scrive ai Colossesi (Ep. Colossesi 1:13-14) Dio ci ha liberati dal regno delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del Suo Figlio, in Lui abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati; vuole affermare che nessuno può interferire in un’opera che è Sua, di Dio, perché nessuno, seppure si vanti con vestiti lunghi e acconci o investiture particolari umane, può influire sul regno di Dio. Anzi Dio, come è scritto, ha  liberato gli uomini dalle tenebre dell’ignoranza religiosa, prendendo cura di far scrivere e pubblicare la Sua Parola perché tutti fossero edotti sulla Sua volontà. Ora occorre uscire dalle tenebre della superstizione e dal peccato di fraintendimento, ed affidarsi alla Bibbia, Parola di Dio e allo Spirito Santo, che ci svela la freschezza della Parola e la Verità in essa contenuta. Bisogna scoprire come Dio avendoci amati, ci ha trasportati nel regno del Suo Figlio che è un regno di perdono dei peccati.

E’ perciò inutile che alcuni religiosi si arroghino il diritto di assolvere qualcosa che non dispongono e solamente con sotterfugi dicono di poter benedire l’uomo. Sull’equivoco e sulla poca conoscenza dell’Evangelo si possono manipolare le persone, ma quando la Verità dell’Evangelo splende, allora si capisce che il perdono dei peccati, non dipende da me se ho peccato e quanti ne ho fatti, ma dipende da Dio che mi assolve perché quel sangue, cioè quello di Cristo, invoca pietà e perdono per i peccatori come me e te. Allora necessita sottolineare l’opera di Gesù Cristo in grazia, che ha pagato con il suo corpo e il suo sangue qualcosa che nessuno era in grado di adempiere per il proprio perdono e la propria salvezza.

 Quindi è Dio che ci trasporta nel regno del perdono del Figlio. In cosa consiste questo regno del perdono del Figlio e di Dio? Primo nella luce: (Ep. I Giovanni 1:5) Dio è luce e in Lui non ci sono tenebre; quindi dove Dio risiede non vi è posto per delle tenebre, quindi neanche per noi; secondo: (Ep. I Giovanni 1:7) Ma se camminiamo nella luce com’Egli è nella luce, abbiamo comunione l’un l’altro, e il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato. La Scrittura è chiara: nella luce, dove Dio dimora e non vi è posto per noi peccatori, vi è però evidenziato il valore del sangue di Gesù, che intercede perdono per i peccatori, e se noi abbiamo fede in quel sangue, siamo assolti perché trasportati in quel regno del perdono di Gesù. Dio rinnova la nostra comunione con Lui sulla base del sacrificio del Signore Gesù, la rinnova quando crediamo e nasciamo di nuovo, cioè quando realizziamo la redenzione di Cristo nel cuore, e la ristora quando cadiamo nuovamente nel peccato. (Ep. I Giovanni 2:1-2) Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; e se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo il Giusto, Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati. Ancora: (Ep. I Giovanni 2:12) Figlioli vi scrivo perché i vostri peccati sono perdonati in virtù del Suo Nome. Comprendiamo perciò il regno:

  1. Nel regno c’è Dio che è Luce e misericordia,
  2. Nel regno c’è il valore del sangue di Gesù che invoca perdono,
  3. Nel regno c’è la comunione con Dio, con il Figlio e con lo Spirito Santo,
  4. Nel regno c’è un avvocato di nome Gesù il Giusto,
  5. Nel regno c’è l’assoluzione dei peccati operata da Gesù il Giustificatore,
  6. Nel regno c’è l’assoluzione dei peccati per la gloria del Nome, ereditato da Gesù,
  7. Nel regno c’è l’eco della nostra confessione di peccato, del nostro ravvedimento, e  la purificazione  dei nostri peccati e della nostra iniquità.

(Ep. I Giovanni 1:9) Se confessiamo i nostri peccati Egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. E’ vero Lui è fedele e giusto, noi peccatori e iniqui, che vorremmo fare il bene come desiderio, ma commettiamo invece il male, allora abbiamo bisogno di andare idealmente alla croce dove si è verificato l’unico sacrificio e entrare trionfalmente con Gesù nel suo regno di perdono. Troppo facile? E’ un pensiero simile a un bancomat del perdono da usufruirne a piacimento? No! la Parola è chiara: se camminiamo nella luce e non dimoriamo nell’errore, cadiamo perché uomini di natura peccaminosa, ma (Ep. I Giovanni 3:6-9) Chiunque rimane in Lui non persiste nel peccare, chiunque è nato da Dio non persiste nel commettere il peccato, perché il seme divino rimane in lui e non può persistere nel peccare perché è nato da Dio.

Ancora, lo ripetiamo perché già citato: (Ep. Romani 8:10-11) Ma se Cristo è in voi, nonostante il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito dà vita a causa della giustificazione. Se lo Spirito di Colui che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi Colui che ha risuscitato Cristo dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Non occorrono molti commenti a questi passi: il sangue del Giusto ha procurato la giustificazione per il perdono dei peccati, lo Spirito Santo mandato dal Figlio abita nei credenti e li ristora nella vita eterna, cioè nel dono di Dio, e nel cammino di purificazione opera ancora lo Spirito: (Ep. Romani 8.26-27) lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza perché non sappiamo pregare come si conviene, ma lo Spirito intercede Egli stesso per noi con sospiri ineffabili…e intercede per i santi secondo il volere di Dio.

Conclusione

(Ep. I Pietro 2:24) Egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinchè morti al peccato, vivessimo per la giustizia e mediante le sue lividure siete stati guariti. (Ep. I Pietro 2:15-16) Perché questa è la volontà di Dio, che facendo il bene turiate la bocca all’ignoranza degli uomini stolti. Fate questo come uomini liberi, che non si servono della libertà come di un velo, per coprire la malizia, ma come servi di Dio. Orbene come figli e servi di Dio desideriamo testimoniare dell’opera di Gesù Cristo in favore di chi crede e pone fede nelle parole di verità della Bibbia. Le persone religiose propongono rimedi di protagonismo umano in materia spirituale preclusa e inafferrabile, perché non gestibile dalla forza  di uomini peccatori,  nemmeno da riti inconsistenti e sconclusionati, vantati di un accesso particolare. Non confondiamoci; solo la grazia di Gesù Cristo ci assolve dai peccati confessati a Lui solo e non ad altri uomini impotenti e mortali che fingono di assolvere. Dove sei e cosa fai, un invito a non nasconderci o ad avere paura di Dio, ci richiamano a confidare solo in Gesù Cristo il Giusto. Alziamo lo sguardo su nel cielo dove Gesù vive in gloria e intercede per noi.

Ferruccio IEBOLE

 

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