COMPORTARVI IN MODO DEGNO DELLA VOCAZIONE

 

(Ep. Efesini 4:1) Io dunque il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta. La vocazione di Paolo, sebbene si svolgesse nelle catene della prigionia e in carcere, non veniva da lui messa in discussione, e nessun rimpianto o dubbio sfiorava la mente dell’apostolo. La vocazione paolina era stata chiara, rinunciante alla vita precedente, scellerata e iniqua, fermata e abbandonata sulla via di Damasco. Nella terra della persecuzione e dell’angheria verso i credenti cioè Damasco, Paolo incontrava il Buon Samaritano che voleva fasciargli le ferite morali e spirituali prodotte dall’orgoglio di conoscere la Scrittura, ma che in realtà si rivelava un respingimento della Grazia di Dio, nel voler gestire la conduzione della propria vita lontano dal Signore.

Ma quando il miracolo della Grazia gli rivelava Gesù, ecco prendere forma la vocazione, una forza morale che lo condurrà senza tentennamenti o ripensamenti nel servizio proposto. Dunque per esperienza Paolo poteva ammonire i credenti in Cristo, a vigilare sulla loro vocazione e sul loro comportamento reale. La vocazione secondo Paolo aveva delle peculiarità ben precise che formavano un corpo dottrinale, i quali credenti bisognava che lo riconoscessero come facenti parte della vocazione, perché questa non fosse aleatoria o una sensazione indefinita e ballerina, senza la  consistenza e senza una vera base biblica.

Una vocazione accompagnata da qualità per conservare il vincolo della pace e l’unità dello  Spirito Santo

Orbene, la vocazione come visto si avvale di qualità precise; (Ep. Efesini 4:2) con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore. Dunque una vocazione indirizzata a conseguire qualità eccellenti da utilizzare per la comunione fraterna e a dare visibilità, che la vocazione non era una somma di buone intenzioni, ma era messa alla prova con rettitudine. La vocazione doveva altresì consolidarsi nel conservare l’unità dello Spirito tra i credenti, non solo con l’amore, ma pure con il vincolo della pace dono dello Spirito.

Una vocazione guerreggiata o piena di divisione non corrispondeva a quella cristiana, così come la gelosia o l’indifferenza non abitava in cuori rigenerati dalla potenza del Vangelo. L’unità dello Spirito è visibile quando i credenti sono convinti dalle dottrine evangeliche, le quali non sono messe in dubbio perché sottolineate e insegnate dalla Scrittura stessa. In sintesi, la Bibbia descrive alcune verità basilari che arricchiscono e caratterizzano la vocazione cristiana del credente.  (Ep. Efesini 4:4) vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione. V’è un solo Signore ,una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre  di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti. Forse è bene suddividere i passi, per avere un quadro più usufruibile e comprensibile delle Verità:

  • Vi è un solo Padre,
  • Vi è un solo battesimo,
  • Vi è una sola fede,
  • Vi è un solo Signore Gesù,
  • Vi è una sola speranza, nel cielo,
  • Vi è un solo Spirito Santo,
  • Vi è un solo corpo, cioè la chiesa.

Il perché di queste sette precisazioni

 Perché dunque queste sette precisazioni della Scrittura? Perché la vocazione non sia campata in aria, o facilmente manomessa da uomini senza fede: (Ep. Efesini 4:14) Affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore. È vero, risaputa è la nostra fragilità, le dottrine che sembrano giuste e da osservare, ma sono come il vento cioè evanescenti, la frode degli uomini e le arti innocue ma deleterie, che sotto le mentite spoglie di creatività attirano con astuzia nell’errore seduttore e idolatrico,  per sfociare nell’indifferenza e nella morte spirituale.

Perciò questo elenco che Paolo fornisce, lo afferma  affinché l’errore e l’idolatria non pervadano la mente e il cuore dei credenti, che magari per superficialità sono attirati  da abbagli dottrinali. La chiarezza delle verità elencate ci spingono a considerare l’amore che Paolo aveva verso gli Efesini, come li istruiva nella fede e confermava la loro vocazione con delle precisazioni stabili e perenni.

Quando l’Apostolo precisava  con il termine “solo” voleva dire che non vi possono essere alternative o altre definizioni. Tutto era scritto per l’ammaestramento dei credenti per rendere sicura e ferma la vocazione. Su queste sette affermazioni è risaputo che ancor oggi, alcune religioni obiettano sulla loro validità, non negando che è scritto così, ma in realtà vuol dire altre cose, cui solo loro danno vere spiegazioni o delucidazioni, perché illuminati e possessori unici della verità. Che pericolo uscire dalla Parola, assuefarsi alle menzogne e alle pratiche erronee della tradizione o pensare di rincorrere nuove visioni o nuove rivelazioni! La Bibbia è completa e la Verità è li dentro; non vi sono altre fonti, solo Cristo è la pietra dove ci si può abbeverare di Verità.

Dei doni fatti agli uomini, quindi anche a me, che credo in Gesù

(Ep. Efesini 4:8) Per questo è detto: Salito in alto Egli ha portato con sé dei prigionieri e ha fatto dei doni agli uomini. E’ vero, durante la resurrezione Gesù ha fatto dei doni ai credenti, doni specifici che assicurano il perfezionamento dei santi, cioè i semplici credenti: poi contribuiscono al bene dell’opera per il ministerio e dell’edificazione del corpo di Cristo, cioè la chiesa. Dunque i doni sono assegnati a tutti, gratuitamente, senza vincoli e senza meriti, per l’armonioso sviluppo del corpo di Cristo, perché la vocazione trovi rispondenza nell’insieme dei credenti, che vivono una comunione vivente tra di loro e realizzano le sette verità insegnate e citate precedentemente.

L’unità della fede e la piena conoscenza del Figlio di Dio sono propedeutiche alla crescita dei singoli credenti, che devono crescere fino alla statura di uomini fatti e non più fanciulli nella fede.(Ep. Efesini 4:13) Fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo. È straordinario come la Scrittura specifichi di una statura perfetta come quella di Cristo; a questo punto in tutta semplicità, possiamo domandarci a quale statura siamo? Come ci misuriamo, vicini, lontani, alla statura di Cristo? La Bibbia ci ricorda: (Ep. Efesini 4:15) Ma seguendo la Verità nell’amore, cresciamo verso Colui che è il capo cioè Cristo Gesù.

Conclusione

 Sì, lo sviluppo e la crescita si hanno guardando al Signore e alla sua Parola, cibandoci di essa e ubbidendo alla sua rivelazione. È quello che desideriamo che aspirino i nostri cari lettori, che fedelmente ci seguono settimanalmente, i quali  dimostrano con continuità di leggere le nostre semplici note intorno alla Parola di Dio. Aneliamo per tutti voi una illuminazione, che solo lo Spirito Santo vi conceda per comprendere sempre più la vocazione cristiana, che come abbiamo visto, non consiste in una religione, regole o riti umani  da seguire, semmai una relazione vivente con Gesù. A risentirci presto, Dio permettendo.

Ferruccio Iebole

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