ALCUNI CRITICI DELLE SACRE SCRITTURE

Alcuni critici della Scrittura rilevano che quanto scritto nell’Evangelo di   Giovanni 18:1:  Dette queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Chedron, dov’era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli; sia in realtà la logica continuazione del versetto 31 del capitolo 14: Alzatevi, andiamo via di qui; per cui tutto quello scritto nei capitoli 15-16-17 sarebbe stato detto in un’altra occasione.

Analisi arbitrarie

Le supposizioni anche logiche vanno bene, ma occorre dire che nel campo biblico bisogna stare con i piedi per terra o di piombo, e non farsi attrarre dalle strabilianti novità, o da scoperte roboanti quasi sempre scandite, per portare dubbi e controversia intorno all’autorità della Bibbia. L’attesa per sensazionali rivelazioni di nuovi profeti e di meravigliosi palesamenti di studiosi biblici, sovente ci lasciano perplessi oppure indifferenti, per la poca consistenza degli argomenti. L’interesse per la sopradetta affermazione, non sposta minimamente tutto quello che i capitoli 15, 16 e 17 dell’Evangelo di Giovanni ci riferiscono. L’importante è ribadire l’autenticità delle Parole di Gesù e che esse compongono la rivelazione di Dio, per la salvezza degli uomini. Purtroppo molti denigratori della Bibbia si oppongono ad essa, minimizzando la Verità, quale essa è e contiene; propongono dubbi e conteggiano presunti errori contenuti nel libro, negando l’azione vivente che la lettura dell’Evangelo produce, rinnovando la vita degli individui lettori. Se la Scrittura rimane lettera morta, somma di parole senza seguito, conseguenti solo nel campo esclusivo di ricerca, di studio storico culturale, tutto risulta inutile. Noi siamo abituati a vedere la Bibbia entrare prepotentemente per la fede nella vita degli individui e modificarne gli scopi, i traguardi familiari e di comunità delle persone. I credenti resi vivi per la potenza dell’Evangelo, testimoniano con la loro nuova nascita, che la Parola di Dio ha operato in essi, e parlano della Grazia del Signore, ricevuta con gioia e con devozione, accompagnata nella predicazione evangelica.

Non siamo adoratori di un  libro sacro

Evidentemente, non siamo adoratori di un libro benchè sia intitolato “La sacra Bibbia”; ma l’apprezziamo come sicura e certa Parola di Dio, scritta in favore degli uomini peccatori per il loro ravvedimento e per la loro redenzione. Noi adoriamo la Persona di Dio e di Gesù Cristo che sono rivelate nella Bibbia; libro negato per ciò che annuncia e diffonde. Non v’è dubbio alcuno che nell’arco del tempo, l’Avversario e i religiosi di mestiere, abbiano tramato continuamente contro la Verità, vietando la stampa nella lingua corrente, avversando le chiare Parole e gli insegnamenti di Gesù, contrastando l’azione risolutiva dello Spirito Santo. Possiamo comunicare che come appartenenti all’Associazione Internazionale dei Gedeoni, per grazia di Dio, abbiamo distribuito gratuitamente in provincia di Savona oltre 45.000 esemplari di Nuovi Testamenti. Perciò siamo sicuri che il seme sparso approderà a un glorioso risultato di anime salvate, tramite la lettura della Parola di Dio. Il ragionamento proposto che ci sentiamo di fare in riferimento a quanto sopra detto, è sul metodo in cui è stata raccolta la Scrittura,  la sua redazione  e la suddivisione in capitoli e versetti. Non si vuol fare inutile sfoggio di sapienza, su come la Bibbia sia arrivata a noi; qualsiasi ricerca su Internet è abbastanza eloquente, e se qualcuno sa distinguere le stramberie dalla Verità, non avrà problemi a capire chiaramente. Ci pare di comprendere, secondo quanto sopra affermato, che l’apostolo Giovanni non avesse redatto la sua testimonianza evangelica con la sequenza giunta a noi, così come oggi la scorriamo nelle nostre Bibbie. Sarà? Ciò che sappiamo con certezza sono le opere classiche greche e latine, essere arrivate a noi con lo scorrere di ben altri tempi che l’Evangelo; per certi tomi si tratta di secoli prima di risalire a un trattato certo. Non è così per il Nuovo Testamento o gli scritti del Vecchio Patto.

La Parola giunta agli uomini in tempi rapidi

Come detto, non è avvenuto così per l’Evangelo; si tratta di pochi lustri; forse di redazioni del Vangelo avvenute con testimoni oculari ancora in vita, che avrebbero potuto contestare già allora, se fossero state scritte delle menzogne. Ora quello che si vuol sottolineare, è che noi ci fidiamo dello Spirito Santo, non solo come ispiratore della Parola, ma pure come sorvegliante e conservatore della Bibbia. Quando pensiamo alle violente e scientifiche lotte, ai roghi, ai vari divieti di lettura contro la Parola, maturati nei secoli dagli avversari in grande pompa, e vediamo ancora i codici primitivi, manoscritti conservati e giunti a noi, beh pensiamo all’opera continua e preventiva di protezione, fatta dal Signore sul Suo libro. Nel mondo vi sono circa 3.000 codici antichi per il Vecchio Testamento e più di 4.000 per il Nuovo Testamento (dati del Ministero per i Beni culturali) dove si possono confrontare i vari testi. Gli uomini hanno più paura di quello scritto e intelligibile, che quello il quale non si capisce della Bibbia. La condanna è chiara: non credere spaventa eccome; ma si cerca di negare il messaggio della Bibbia con ogni residua risorsa, salvo poi alla fine dei giorni, subire uno svuotamento di forze, che neppure il rammarico o il rimpianto per non aver avuto fede nella Parola, riesce ad eludere e nascondere. L’illusione di dire no alla Bibbia, alla fede in essa, trascina la mente umana nella disperazione, allo sfinimento e alla rinuncia di vivere. Noi raccomandiamo i nostri lettori alla guida dello Spirito Santo, per giungere alla genuina fede, alla pace e all’appartenenza al Signore. Camminare con il Salvatore, all’ombra della sua protezione è di gran lunga migliore di tutte le altre cose immaginabili.

Qualche semplice obiezione

Siamo consapevoli che lo scrupolo e l’accuratezza nel copiare il testo evangelico del Nuovo Testamento  non sia così preciso come il Vecchio Patto, riprodotto dagli scribi ebrei detentori di una millenaria esperienza di copisti; ciò non vuol dire che ci troviamo difronte a testi altamente manomessi. Che alcune ripetizioni di versetti esistano, potrebbe anche essere, ma essi non inficiano il complessivo messaggio evangelico. Si può ricordare, visto l’alto costo sia dei papiri che delle pergamene, come i copisti esplicassero il loro lavoro generalmente con cura e rispetto per il testo; poi errare è umano. Riteniamo ancora, che l’espressione (II Timoteo 3:16-17) Ogni scrittura è ispirata da Dio, e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona, sia un testo eloquente e fondante. Le Sacre Scritture ci presentano Gesù e la sua opera redentrice in favore degli uomini; negarla è il compito dell’Avversario e degli orgogliosi, (Ev. Matteo 23:16) Guai a voi guide cieche,  che ricusano il Redentore. Emblematico è l’episodio dell’Evangelo di Marco (6:34) Come Gesù fu sbarcato vide una gran folla e ne ebbe compassione, perché erano pecore senza pastore e si mise a insegnare loro molte cose. Non v’è timore alcuno, nell’affermare che la compassione di Gesù per quelle persone fosse vera e sincera; ma prima del pane, anche se erano stremati dalla fame e dalla fatica, Lui si metteva a insegnare: che cosa? La Parola! Dopo averli istruiti, Gesù li sfamava daccapo con il pane sceso dal cielo, cioè con la sua Persona, vero cibo per l’anima affamata e assetata di Verità e Giustizia. (I Ep. Corinzi 1:30) Ed è grazie a Lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi, sapienza, giustizia, santificazione e redenzione. Queste qualità insite nel Cristo sono sufficienti a rigenerare il peccatore e a introdurlo di nuovo in comunione con Dio. Paolo che aveva capito bene il messaggio cristiano scriveva: (II Ep. Timoteo 4:1-2) ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che deve giudicare i vivi e i morti, per la sua apparizione e il suo regno: predica la Parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza. Tornando ai versetti di Giovanni e al fatto se Gesù sia uscito da quel luogo e non abbia pronunciato quelle parole in quel contesto, cioè se non vi sia stata la continuità della dizione, ciò non toglie che siano parole pronunciate dal Signore.

Ripercorrere gli eventi.

Gesù ha appena pronunciato la venuta dello Spirito Santo che il mondo non può ricevere: (Ev. Giovanni 14:17) che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché dimora con voi e sarà con voi; ancora, l’eredità celeste ovvero la casa del Padre, preparata per i credenti. Alla fine di queste argomentazioni Gesù pronuncia: (Ev. Giovanni 14:30) Io non parlerò più con voi per molto, perché viene il principe di questo mondo. Egli non può nulla contro di me. Quindi, in primo luogo Gesù promette di non parlare molto con i discepoli. Bisognerebbe sapere quanto parlava prima, per avere un metro di giudizio e misurare il molto in questione. In realtà le argomentazioni dei capitoli 15, 16 e 17 di Giovanni potrebbero essere conseguenti in modo lineare, al verso 31 del quattordicesimo capitolo, mondato però dall’affermazione “Alzatevi andiamo via di qui.” Se questo invito fosse accorpato al primo versetto del diciottesimo capitolo di Giovanni, tutto sarebbe risolto e si capirebbe meglio l’andare via da quel luogo perché viene il principe di questo mondo. L’andarsene da quel luogo era un atto protettivo a favore dei discepoli, è la ripetizione di II Samuele 15:23-24, 30 perché il popolo equiparando l’evento, comprendesse il dramma ripetuto dal Re Celeste perseguitato, già verificato con re Davide. Quindi arrivare a sentenziare la manomissione del testo, sembra improbabile. Anche gli argomenti dei tre capitoli giovannei sembrano agganciarsi bene al quattordicesimo. Il discorso della vite e dei tralci parla della dimora spirituale nel Figlio, atteggiamento mai provato prima perché vi era la presenza fisica del Salvatore. La dimora si doveva estendere anche alla persona dello Spirito Santo, non ancora ricevuta perciò esperienza nuova. Infine Gesù, doveva pronunciare la grande preghiera sacerdotale in favore dei credenti, quando la fisicità del traditore, cioè Giuda Iscariota, non era più presente. Per quale motivo la presenza di Giuda non era gradita e risultava ingombrante, mentre Gesù pregava e diceva: (Ev. Giovanni 17:17) Santificali nella Verità, la tua Parola è Verità? Semplicemente perché il precedente ascolto della Verità, durante la missione del Signore, non aveva fatto presa nel cuore del delatore. L’aridità nel cuore era stata abbondantemente riempita in breve da Satana.  La Scrittura ci rivela che tutti i discepoli potevano essere i traditori di Gesù, ma l’unica differenza tra loro e Giuda Iscariota consisteva nella presenza satanica improvvisa e fulminea, in un convivio d’amore manifestato come esclusivo. (Ev. Giovanni 13: 27) Allora dopo il boccone, Satana entrò in Lui. Nell’ultima cena, luogo di affetto, d’amore, di fratellanza, di comunione, una presenza avversaria si era materializzata; il turbamento prodotto doveva arenarsi con le parole: (Ev. Giovanni 14:1) Il vostro cuore non sia turbato, abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in Me! Purtroppo, la presenza di Satana dimorante in Giuda, doveva essere allontanata immediatamente dalla grande sala acconcia. Non era posto idoneo per l’Impostore e l’Ipocrita, albergatore del Demone. L’incontro si sarebbe dovuto verificare nel luogo delle lacrime, nel giardino (II Samuele 15:30) Davide saliva il monte degli ulivi, saliva piangendo; quello era il posto con le giuste caratteristiche, dove Gesù entrerà e sosterrà una lotta sovraumana contro l’Avversario, sudando grumi di sangue. E’ vero, la grande differenza tra i discepoli e Giuda risiedeva nella santificazione prodotta dalla Verità; tutti sono peccatori, tutti traditori, ma a contatto con la Verità viene pronunciata una parola di Verità e di perdono, che deve generare la fede in Cristo. La mancanza di questa azione benefica genera la disperazione, in altre parole il suicidio per mancanza di fede. Sorprende come Giovanni annoti: (Ev. Giovanni 18:2) Giuda che lo tradiva, conosceva anche egli quel luogo, perché Gesù si era spesso riunito là con i suoi discepoli.

Allinearsi con chi rifiuta la Bibbia è sempre deleterio

Sovente i detrattori della Bibbia sono persone che conoscono bene il luogo dove incontrare Gesù, perché spesso sono stati riuniti con Lui, hanno forse dimorato con Lui, poi è entrato l’Avversario con un suadente e anestetizzante boccone; così tutto è  finito. Allora, si avvera un disinteresse che si trasforma in rivolta, in un desiderio di tradire e di rinnegare quel tempo, di farla pagare in un eccesso di odio; ma alla fine, contorniato da un pianto dirotto, esiste solo un triste e amaro fine, come un suicidio spirituale. Chi contesta sommessamente o animatamente la Parola, godrà di una separazione eterna dal Signore. Le parole del Getzemani sono appropriate e lungimiranti; (Ev. Giovanni 18:7-8)..Chi cercate? Essi dissero Gesù il Nazareno. Gesù rispose: Vi ho detto che sono Io. Si, occorre cercare Gesù, lui si fa trovare sempre, anzi è vicino al cuore di ognuno e bussa; chi apre e lo riceve per la fede ha assicurata la vita eterna. Alleluia! La promessa di Gesù ricordata con enfasi da Giovanni: (Ev. Giovanni 17:24)  Padre io voglio che dove son Io, siano con me anche quelli che Tu mi hai dati, affinchè vedano la mia gloria che Tu mi hai data, poiché mi hai amato prima della fondazione del mondo. Questa grande promessa fatta per i credenti è quella di assistere alla gloria del Cristo nel cielo, contemplare l’amore esistente tra Gesù e il Padre, che verrà riversato sui fedeli in Cristo Gesù per una adorazione che durerà per l’eternità.

Quanti dei nostri cari lettori  saranno presenti al celeste appuntamento?

Ferruccio IEBOLE

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