TRE GIORNI CON GESU’

I capitoli centrali dell’Evangelo di Matteo dal 14 al 19  sono fondamentali per capire il messaggio salvifico proposto da Gesù, che dopo diversi eventi concernenti la sua missione e la sua persona, indirizza i suoi discepoli a considerare la sua opera in conformità alla volontà del Padre, svelando la sua totale dedizione e sottomissione fino ad arrivare al traguardo del Golgota. Gesù  dovrà con pazienza ripetere  che il suo compito prevedeva una passione, delle sofferenze, la croce, la morte e la resurrezione; cose le quali per menti non abituate alla lungimiranza risultavano abbastanza inusuali da capire. Vi era poi una preparazione peculiare per i discepoli a entrare nel vivo dell’insegnamento intorno alla chiesa, cioè delle membra che si radunano come corpo, come si realizza il nuovo culto a Dio, l’identità poliedrica del Salvatore, come Dio uno con il Padre, come figlio di Dio, come figlio dell’uomo, come sommo sacerdote, come Pane di vita, Luce  del mondo, Resurrezione, Dispensatore della grazia e Rivelatore dell’identità del Padre, trasmettitore dello Spirito Santo e garante della vita eterna elargita per fede. Dunque un grandioso e divino progetto da illustrare in breve tempo, con esempi concreti che rimanessero scolpiti nel cuore e fossero punti di riferimento, quando Gesù sarebbe asceso al cielo. Perciò è bene pensare che gli avvenimenti dell’Evangelo di Matteo non sono un semplice riassunto di fatti, non sono episodi della vita di Gesù raccontati alla meglio, oppure una arruffata cronaca di avvenimenti racchiusi in un racconto approssimativo. No!

Una  progressiva rivelazione

 Occorre perciò analizzare con calma e cogliere ogni minimo e significativo appiglio spirituale, per apprezzare ogni sfumatura nella vita e nelle azioni del Salvatore, perché tutte sono preziose per la nostra mente e indice di rivelazione di una intelligenza superiore, che gestisce gli eventi sempre in conformità alla volontà divina decifrata solo da Lui, con i suoi gesti o i suoi insegnamenti. Quindi il racconto biblico rivela la trama di eterna Parola di Dio, una Parola ispirata che solo lo Spirito Santo mandato dal Padre e dal Figlio, poteva ispirare e far apparire in tutta la sua bellezza di concatenazione tra dottrina e azione. Propongo ora la lettura di tre testi (Ev. Matteo 14:30)  Ma vedendo il vento, ebbe paura e cominciando ad affondare gridò: Signore salvami. Il secondo (Ev. Matteo 15:32) Gesù chiamati a Sé i suoi discepoli disse; Io ho pietà di questa folla perché è già da tre giorni che sta con me e non ha da mangiare; non voglio rimandarli digiuni affinchè non vengano meno per la strada.(Ev. Matteo 15:37) E tutti mangiarono e furono saziati e dei pezzi avanzati si raccolsero sette panieri pieni. Bisogna notare come l’immagine di Gesù che scaturisce da questa lettura, sia caratterizzata  da una parte come Salvatore e dall’altra come Mantenitore della vita, e ancora la indifferibile domanda che inevitabilmente pone a tutti: quanti giorni sei stato con Gesù? In questo episodio Il Maestro propone una riflessione profonda sul culto che si rende a Dio, utilizzando parole antiche del profeta Isaia, rendendole attuali, vive e interroganti.(Ev. Matteo 15:8) Questo popolo mi onora con le labbra ma il loro cuore è lontano da me. Invano mi rendono il loro culto insegnando dottrine che sono precetti di uomini.  Prima aveva detto: (Ev. Matteo 15:6) Così avete annullato la Parola di Dio a motivo della vostra tradizione, equiparando senza indugi le espressioni di Isaia a solenne Parola di Dio e deplorando la tradizione.

Il cuore e la bocca.

Gesù in questo frangente mette in risalto come bocca e cuore, cioè due organi atti al culto siano insignificanti, se non adoperati per dare gloria al Signore e nulli a motivo della tradizione: (Ev. Matteo 15:3) trasgredite il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione. Quindi la tradizione è un motivo di riprensione da parte di Gesù, che vede in essa l’ostacolo alla comprensione della Parola e l’annullamento della forza vitale del messaggio divino. E’ a questo punto che Gesù per enfatizzare ciò che stava per insegnare al popolo e ai discepoli con estrema solennità dice: (Ev. Matteo 15:10) chiamata e Sé la folla disse loro: ascoltate e intendete. La proposta del Maestro è di porre un ascolto proficuo, di riuscire a intendere il messaggio nuovo che usciva dalla sua bocca, frutto di una comunione invisibile con il Padre, che tra poco, tre discepoli presenti alla trasfigurazione avrebbero potuto assistere e comprendere apertamente. Ora, per la folla  viene proposto un insegnamento sulla bocca e sul cuore (Ev. Matteo 15:11) Non quello che entra nella bocca contamina l’uomo, ma quello che esce dalla bocca contamina l’uomo. Qual’ era questo valore  che Gesù insegnava? Gesù rovesciava tutto quello che per secoli si era consolidato attorno a pratiche religiose, come se l’osservanza a regole fosse la sola interpretazione. Infatti le religioni umane utilizzano strumentalmente il cuore degli adepti, che nascondono sentimenti omicidi nei confronti degli altri.

 Ma per Colui che più volte dirà: Ma Io vi dico, inaugurando un nuovo modo di intendere la Scrittura, ora, l’assunto era rendetevi conto come utilizzate il cuore e la bocca nel culto a Dio, intendendo esaminare il contenuto del cuore, come farà più volte nel corso della sua vita; emblematico sarà l’episodio della vedova davanti alla cassa delle offerte. Quindi Gesù sottolinea come per adorare in modo degno Dio, (V. 18) bisogna avere il cuore sgombro dai peccati, il cuore non può essere un contenitore di pensieri malvagi e non necessita avere guide cieche che conducono nella fossa. A seguire, Gesù compie un significativo gesto per riassumere l’insegnamento (Ev. Matteo 15:21) Partito di la, Gesù si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidone, episodio simile a quello dell’(Ev. Matteo 14:22) Subito dopo Gesù obbligò i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, mentre Egli avrebbe congedato la gente.

Alcune differenze

Qual è la differenza tra le due barche o i due fatti? Per rendere un culto vero e accettevole a Dio, occorre essere stati obbligati a salire sulla scialuppa dove si è gridato Signore salvami, e di conseguenza salire sull’altra barca con Gesù, fuori dalla tradizione e dalle guide cieche, per approdare con il Salvatore all’altra riva, che riserva ancora altre esperienze vitali per capire il culto cristiano. L’allontanamento di Gesù con la barca era essenziale perché gli ascoltatori potessero notare eloquentemente il gesto: rimanere senza la vera Guida per il culto, non composto da atteggiamenti conformisti o da risorse umane. L’esperienza di Pietro quando guarda alle sue risorse, con sguardo su se stesso e in basso, si vede sprofondare. Solamente il soccorso di Gesù espresso nelle parole (Ev. 14:27) Coraggio son Io, non abbiate paura, e (Ev. Matteo 14:31) Uomo di poca fede, perché hai dubitato?, sono consolanti con la distesa della sua mano e lo sguardo verso il volto splendente del Maestro.

Perciò nel culto cristiano, reso da coloro che sono nati di nuovo, vi è una parte preminente, quella di confessare il nome del Salvatore; Pietro riconosce Gesù prostrandosi ai suoi piedi (V. 33) e dicendo: Veramente Tu sei il Figlio di Dio. Questa confessione viene integrata da (Ev. Matteo 15:22) Abbi pietà di me, Signore Figlio di Davide, detta nel deserto di Tiro e Sidone. Questo sentimento di nullità nostra difronte a Dio, accompagna il culto  reso con la bocca e con il cuore rinnovati, organi immersi nella confessione della grandezza  di Gesù, l’unico mediatore tra Dio e gli uomini. Ben si addicono le parole dell’epistola ai Romani (10:12-13) Essendo Egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato. Invocare lo si fa con la bocca. Anche le espressioni di  Romani 8:26 sono di sostegno, esse dicono: Allo stesso modo ancora lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza perché non sappiamo pregare come si conviene, ma lo Spirito intercede Egli stesso per noi con sospiri ineffabili, e Colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito perché Egli intercede per i santi secondo il volere di Dio. Significativa perciò è la domanda: Sei stato tre giorni con Gesù?

La contemplazione dell’opera di Gesù

 I tre giorni di Gesù sono quelli della sua morte e della sua resurrezione; (Atti 2:21) E avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato. Il testo è il medesimo citato da Paolo, concetto caro alla predicazione primordiale, ma per il culto deve splendere l’opera redentrice: (Atti 2:23-24) Quest’uomo quando vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio, voi per mano d’iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste, ma Dio lo risuscitò, avendolo sciolto dagli angosciosi legami della morte, perché non era possibile che Egli fosse da essa trattenuto. Ancora (Atti 2: 36-38) Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore quel Gesù che voi avete crocifisso. Udite queste cose, essi furono compunti nel cuore, e dissero a Pietro e agli altri apostoli. Fratelli che dobbiamo fare? E Pietro a loro: ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei peccati e voi riceverete il dono dello Spirito Santo. Che bellissimo programma è quello del culto cristiano, potersi avvalere della guida dello Spirito Santo e poter confessare il grandioso nome del Signore Gesù, come garante della nostra salvezza, ricevuta per grazia e per fede.

Ultima domanda: senza una risposta curiosa.

Una ulteriore domanda ci viene posta dalle Sacre Lettere (Ev. Matteo 15:34) Quanti pani avete? Dopo essere stati con Gesù, quanti pani abbiamo conservato per il nostro sostentamento? Il nostro culto corrisponde al Pane di vita disceso dal cielo? Oppure sono preminenti la risorse umane, con tutto l’armamentario di baccani strabilianti ormai consueti? Il pane del pari consentimento, della comunione fraterna, della libertà dello Spirito esiste ancora nel culto, oppure è una guida programmata, immaginata dall’uomo, senza guida dello Spirito Santo? Il pane del ritorno di Gesù per rapire il suo corpo, è ancora vissuto come una vera promessa o tutto si esaurisce perché ormai c’è carenza del pane della speranza? Ognuno può rispondere liberamente nel proprio cuore. Vista la domanda, potremmo verificare se il pane in nostra dotazione è sufficiente per incontrare il Signore al suo ritorno! 

Ferruccio IEBOLE

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