UN CHIODO: simbolico, di ferro o spirituale

L’idea di un chiodo ci trasporta nell’ambito di materiali che si uniscono per mezzo un cuneo, ci parlano di un legame consistente e fermo  reso possibile da una trasformazione, un prodotto con caratteristiche diverse dalle sostanze utilizzate, sovente con funzioni differenti o molteplici. Nel campo spirituale sono quei punti inseriti come macigni nella mente dell’uomo, che ne condizionano il pensiero e l’agire. Ecco perché abbiamo sempre bisogno di verificare alla luce della Bibbia, quale sia in noi lo stato della mente di Cristo (Ep I Corinzi 2:16) Ora noi abbiamo la mente di Cristo acquisita con la nuova nascita spirituale. Se siamo stati abbeverati alla fonte dello Spirito (Ep. I Corinzi 12:13) Siamo stati abbeverati di un solo Spirito  sarà per noi più facile non essere preda di chiodi spirituali, che nulla hanno a che fare con l’autorità della Parola, la libertà dello Spirito e della sua rivelazione. L’apostolo Paolo scrivendo a Tito dice (Ep. Tito 1:15) sia la loro mente, sia la loro coscienza sono impure, questo è un campanello d’allarme da cui bisogna uscire ubbidendo alla Verità dell’Evangelo e avere vigilanza per non indietreggiare dal puro latte spirituale della Parola.

Altre sollecitazioni ci vengono dalle Sacre Lettere come ammonimento (EP I Pietro 1:13) perciò dopo aver predisposto la vostra mente all’azione state sobri e abbiate piena speranza nella grazia che vi è sarà recata al momento della rivelazione di Gesù Cristo. Ecco il segreto: sobri, fiduciosi nella grazia e certi della rivelazione. Una mente esercitata è  definita secondo (Ep. Efesini 4:23) a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità. Senza la Verità, cioè Cristo nella mente, non siamo in grado di capire la Scrittura, scade l’immagine di Dio e subentra quella dell’uomo, dell’orgoglio, svanisce la visione della santità e della giustizia e  si supplisce con altre forme comunicate dalla cultura o da lenti condizionamenti del Tentatore. Uomini di Dio, purtroppo, hanno avuto tentennamenti nella mente per fare cose evidentemente contrarie alla santità e giustizia; Aronne dopo tante esperienze con Dio, fece un vitello d’oro, prezioso per materiale, per inventiva, per arte comunicativa, ma in abominio alla rivelazione e al progetto della volontà di Dio. E’ un esempio di chiodo spirituale: (Esodo 32:5) domani sarà festa in onore del Signore. Il progetto umano era glorificare Dio, ma secondo una mente,  una coscienza e un gusto prettamente insensibile alla volontà divina. Come detto, alcune persone anche dopo anni di Cristianesimo, si fissano per fare cose o essere in onore di Dio: invece hanno già perso la dimensione del piano divino e fanno la loro. Perciò è bene sentire sempre la benefica azione di Gesù che agisce (Ev. Luca 24:45) Allora aprì loro la mente per capire le Scritture. Senza giudicare nessuno stiamo attenti ai chiodi spirituali. Nei nostri giorni molti condizionamenti spirituali avvengono per l’idea di portare considerazioni che nessuno ha ancora scoperto; il tarlo dell’apparire come depositari di nuove rivelazioni o di stupire con analisi inconsuete è un terreno vischioso dove è molto facile cadere. Avviciniamoci al Signore pregandolo sempre di preservarci dall’errore e di scrivere ( Ep. Ebrei 8:10) Io metterò le mie leggi nelle loro menti, le scriverò sui loro cuori, che rimane sempre un grandioso progetto. Il percorso di Emmaus con Gesù è fondamentale come quello di Enoc(Genesi5:24)  Enoc camminò con Dio.

La visione di un chiodo

Il profeta Isaia nel suo libro descrive un chiodo dando senso a quella visione con le parole (Isaia 22:23) Lo pianterò come un chiodo in un luogo solido, egli diverrà un trono di gloria, a lui sarà sospesa tutta la gloria della casa di suo padre. Un chiodo simile a un trono attorniato dalla gloria è la percezione descritta, ossia qualcosa di fisso in grado di reggere un carico pesante di gloria, ma  (V.21) il chiodo è strappato e tutto l’appeso precipita. E’ un chiaro riferimento al Signore Gesù che figurativamente è visto nella fase formativa (Salmo 139 :14 a 17) e poi strappato dalla terra (Salmo 22:11a 18) per divenire la via recente e vivente (Ep. Ebrei 10: 20). Ancora ( Isaia 41:3 -4) parla di un trionfo e di una promessa del Primo con gli ultimi. Poi al (V.7) Il fabbro incoraggia l’orafo; chi usa il martello per levigare incoraggia colui che batte l’incudine, e dice della saldatura E’ buona! Egli fissa l’opera[1] con dei chiodi, perché non si smuova. Questa opera, come espone il verso, è un capolavoro trionfale, fisso, duraturo con contorni artistici che si aggancia a un’altra realtà dove i chiodi di ferro sono ancora protagonisti e significativi.

Una presenza pregnante

Nell’Evangelo di Giovanni capitolo 20 è ben descritta la presenza del Vivente quando incontra i discepoli. Le azioni di Gesù, visto come Uomo nel versetto 25 sono molto indicative:1) Si incontra il primo giorno della settimana; 2) Le porte sono chiuse perché aleggia il timore; 3) Gesù si unisce ai suoi con la tipica presenza in mezzo; 4) Proclama e  distribuisce pace,  il suo prodotto particolare; 5) Mostra le mani e il costato con i segni inequivocabili del martirio; 6) spande stupore e gioia nei cuori dei presenti; 7) Ripete come consuetudine due volte parole di pace perché siano ben comprese.

Gesù come Risorto, compie anche altri sette gesti inerenti all’opera, che non si muove perché ancorata dai chiodi della crocifissione:1) Gesù viene; 2) Si presenta; 3) Parla; 4) Si fa vedere; 5) Manda; 6) Soffia; 7) Dice a chi perdonerete ecc. La presenza di Gesù è interpretata dai discepoli come abbiamo visto il Signore, non l’uomo o il risorto, ma il Signore! Colui cioè che racchiude tutte le promesse del Padre non ancora capite e sperimentate dai discepoli, viene comunque identificato come la manifestazione del Padrone, del detentore di un potere, che ha bisogno di quaranta giorni perché si manifesti per la realizzazione del progetto della Chiesa. Per questo motivo vi sarà un seguito importante.

Tornando a Gesù Uomo, analizzando le sue sette azioni e confrontandolo con (Isaia 41) occorre dire che:

  1. Nel Primo giorno della resurrezione viene emesso un giudizio (Isaia 41:1) Veniamo assieme in giudizio, cioè la morte non può trattenere il Principe della Vita, l’Ereditario, il Secondo Adamo, il Giudice dei vivi e dei morti e per chi crede (Ep. Romani 8:1-2) Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte. E’ meraviglioso sottolineare il valore delle parole non c’è condanna, se deponiamo la nostra fede nell’opera di Cristo e liberati dal peccato, vuol dire apparire il giorno del giudizio immuni dal potere della morte, essere adatti e consoni per il primo giorno dell’eternità.

 

  1. Timore: (Isaia 41:5) Le isole lo vedono e sono prese da paura, le estremità della terra tremano; Gesù il Creatore ( Ep. Ebrei 1:3) Sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza…(V.10) Tu Signore, nel principio hai fondato la terra e i cieli son opera delle tue mani, può perfettamente tranquillizzare i credenti ( Ep. Romani 7:4) Così fratelli miei anche voi siete stati messi a morte quanto alla legge, mediante il corpo di Cristo, per appartenere ad un altro cioè a Colui che è risuscitato dai morti. Quindi il timore è tramutato in tripudio.

 

  1. In mezzo: (Isaia 41:4) Io. Il Signore sono il primo io sarò con gli ultimi. E’ evidente come Gesù sia il sostegno convenevole per tutti e centro dell’attenzione spirituale per coloro che lo cercano in sincerità, è citato in (Apocalisse 1: 17-18) Non temere Io sono il primo e l’ultimo e il Vivente. Ero morto; ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli e tengo le chiavi della morte e dell’Ades. Ancora (Apocalisse 21: 6) Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita. Gesù cerca degli assetati di vita eterna: li troverà?

 

  1. Pace a Voi: (Isaia 41:13) Io il Signore il tuo Dio fortifico la tua mano destra e ti dico non temere, Io ti aiuto. Il versetto ci parla di protezione, di sostegno, di pace, di intervento divino in favore del credente con un’azione preponderante per dissipare dubbi o i chiodi spirituali nel campo della fede. ( Ep. Efesini 2:14) Lui (Cristo) infatti è la nostra pace e (Ep. Romani5:1) Giustificati dunque per fede abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. E’ significativo che Paolo consideri la pace come la vera azione e il consolidamento riscontrabile nel cuore, quando Gesù viene ad abitare nella vita del peccatore ravveduto. Gesù è il senso della pace nell’interiore, nella mente e nella coscienza.

 

  1. Mostra le mani: (Isaia 41:20) Affinchè quelli vedano, sappiano, considerino e capiscano tutti quanti che la mano del Signore ha operato questo e che il Santo d’Israele ne è il Creatore. Ora per capire la mano forata dai chiodi del Signore Gesù, bisogna porsi in riflessione e meditare sui verbi di questo versetto. Li riassumo, sono: vedano, sappiano, considerino, capiscano, ha operato, identificare, essere. Tento di svilupparli: Vedano nitidamente per fede quelle mani e sappiano l’origine di come Gesù ha preso un corpo simile al nostro ma senza peccato, considerino la vita terrena di quelle mani che sono state in benedizione, in guarigione, in indirizzo verso Dio. Poi  capiscano come dalla Sua venuta è stata elargita agli uomini la comprensione della Grazia, recata  assieme alla rivelazione dell’essenza del Padre. L’operato di quelle mani forate da chiodi di ferro, alla croce sul Calvario, che offrono il sacrificio di sangue per ottenere da Dio gratuitamente il perdono dei peccati per coloro che credono.( Ep. Romani 3.25) Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue. Senza capire l’essenza drammatica della trasgressione e la sua gravità di fronte alla santità di Dio, il Suo ripudio del male e l’intolleranza divina contro il peccato, non intendiamo nulla di giustizia di Dio e del suo rimedio proposto. Occorre perciò assimilare l’identità del Santo d’Israele, come re della nostra vita, re che non ha abdicato, ma permette l’usurpazione dei regni sulla terra per arrivare al tempo del giudizio e la Grande Tribolazione sarà l’epilogo. (Ep. Romani 3. 20) Perché mediante le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui.  Essendo Gesù il Creatore è l’artefice della nuova creazione e può garantire la vita eterna a quelli che si rifugiano sotto le sue mani che proclamano perdono, pace, vita con Lui nel cielo. (Ev. Giovanni 10:28) E Io do loro vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano.
  2. Porta gioia: (Isaia 41: 8-10-16 )..Tu sei mio servo, ti ho scelto e non ti ho rigettato….ma tu esulterai nel Signore e ti glorierai nel Santo d’Israele. Gesù porta la gioia (Ep. I Pietro 1:8) Voi esultate di gioia ineffabile gloriosa ottenendo il fine della fede, la salvezza delle anime.(Ep. Galati5:22) Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, benevolenza, bontà…
  3. Ribadisce pace: (Isaia 41: 7) versetto già citato, ci parla del fabbro che incoraggia l’orafo cioè la manualità si tramuta in arte orafa con saldature di ottima fattura, il martello poi toglie la scorie. Questo è un bel quadro dell’opera di Gesù che passa col suo fisico attraverso il fuoco delle prove, i colpi di martello martorizzano le sue carni e il lavoro dei chiodi rendono l’opera stabile e affidabile. Il fine delle sofferenze sono ( Ep. Efesini 3:16) Affinchè egli vi dia secondo le ricchezze della sua gloria di essere potentemente fortificati mediante lo Spirito Suo nell’uomo interiore. E come dice (Isaia 41:3) Gesù passa in trionfo al termine della sua splendente opera (Ep. Colossesi 2:15) ne ha fatto un pubblico spettacolo trionfando su di loro per mezzo della croce.

Gesù il Risorto in Azione

Altre sette azioni caratterizzano il Risorto nell’apparizione tra i discepoli:1) Gesù viene 2) Si presenta 3) Parla 4) Si fa vedere 5) Manda 6) Soffia 7) Dice a chi perdonerete.

  1. Gesù Viene a porte chiuse: Inaspettatamente, secondo la sua insondabile volontà, si trova ad un appuntamento improvvisato e gestito da Lui; come nel corso della nostra vita proprio nel momento impensato, arriva per un incontro non banale ma di vita. Arriva (Atti 1:3) dopo aver sofferto  cioè con queste caratteristiche ben precise, distinguibili e con un messaggio dalle proposte chiare. Vuole e ci incita per la conversione. (Ep I Timoteo 2:4) vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della Verità.
  2. Si Presenta: ( Atti 1: 3) Vivente con molte prove, altre due condizioni di Gesù: vivente con tutte le funzioni di una persona e, con il convincimento sulle argomentazioni spirituali intorno al suo sacrificio unico e sufficiente per riscattare le anime.( Ep. Colossesi 2:13 ) Voi dico, Dio ha vivificati con Lui perdonandoci tutti i nostri peccati.
  3. Parla: (Atti 1: 3) parlando delle cose relative al regno di Dio. Il Risorto ha molte cose ancora da insegnare, molte le ha dette durante i primi tre anni di ministerio, ma ora altre più illuminanti riguardo i tempi futuri devono divenire patrimonio degli Apostoli. Deve far capire la dispensazione della Chiesa, diversa da quella di Israele. Parla dei tempi (Atti 1: 7) non spetta a voi i tempi o i momenti che il Padre ha riservato alla propria autorità. Squarcia comunque i tempi dell’ignoranza e pone ai suoi di volgere lo sguardo con fiducia e speranza a ciò cui Lui va a preparare.
  4. Si fa vedere: (Atti 1: 3) Facendosi vedere per quaranta giorni. Un tempo di prova caratterizzato dal numero quaranta, di biblica memoria, periodo sufficiente per istruire i discepoli nelle nuove dispensazioni, nelle nuove esperienze e nella preparazione per i compiti da proseguire. Altresì, per abituare i loro occhi a vedere di li a poco, il Risorto ascendere imperiosamente al trono in cielo e, capire quali adempimenti Gesù avrebbe svolto in cielo, ancora in favore dei credenti. Altra rivelazione impegnativa è quella del Suo ritorno per rapire la chiesa accennata da (Ev. Giovanni 14:2-3)Vado a prepararvi un luogo e tornerò e vi accoglierò presso di Me e confermata da (Atti 1: 11) Ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto andare in cielo.
  5. Manda: (Atti 1:8) Mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e Samaria e fino all’estremità della terra. Il mandato planetario che avrebbe sconvolto il mondo intero con l’Evangelo (Atti 1:1) cominciò a fare e insegnare doveva essere recepito dai discepoli per realizzare l’incarico con coerenza e forza.
  6. Soffia: (Atti 1: 4) Ma di attendere la promessa del Padre la quale, Egli disse, avete udita da me. Oltre ad abituarsi a contare il tempo, non secondo la clessidra ma con i tempi e i segni del Signore, occorre per gli Apostoli il ricevimento dello Spirito Santo. Quel soffio è il preludio dell’avvenimento, è l’interpretazione di Gesù per rivelare il Paracleto promesso nei capitoli 15-16 dell’Evangelo di Giovanni,  che si manifesterà con il suono del vento e con le lingue di fuoco (Atti 2: 2). Domanda: come sarà stato quel soffio? Caldo, fresco come brezza, e cosa avrà comunicato a quei semplici pescatori, cosa avranno capito? Il soffio sicuramente comunica uno stato vitale in un contorno di una potenza mai provata prima. Certo, durante il ministerio di Gesù una similitudine si era già  verificata con la missione dei settanta (Ev.Luca 10:17), ma non sono solo le opere il centro attivo e principale; vi sarà la presenza dello Spirito come maestro che insegna, ricorda, spiega, manda, parla, comanda ecc. che distribuisce i suoi doni, rivela in modo nuovo e più articolato le Sacre Scritture e ispirerà quelle nuove. Quel soffio comunica anche una unità di spirito, un pari consentimento per quegli undici, che si realizzerà nell’alto solaio, senza la presenza del traditore che aveva reputato il prezzo di sangue e gli onori del mondo, superiori alla presenza di Gesù nel suo cuore come descritto in (Atti 1: 16-18).
  7. A Chi perdonerete i peccati saranno perdonati: (Atti 2:38) E Pietro a loro: Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati e voi riceverete il dono dello Spirito Santo. Appare certo e chiaro che il Signore quel giorno, non stava istituendo un potere delegato agli Apostoli o agli uomini per  assolvere i penitenti dai peccati, dietro la elencazione degli atti ripugnanti o la confessione a questi, per sperare nella assoluzione. La confessione auricolare non ha mai sfiorato la mente degli apostoli perché è istituzione medievale. Che il concetto sia stato compreso nella giusta dimensione e valenza è sicuro, infatti, è certificato che nessun Apostolo si è avvalso di simile attribuzione per compiere questo atto. Perciò hanno capito giusto ciò che Gesù ha loro detto. Sono solo alcuni usurpatori che si arrogano il potere senza prova e certezza nel risultato, di perdonare i peccati ad altri. Per questo hanno bisogno di abiti lunghi, lussuosi, di sfarzo, arte, splendori mondani, per confondere gli sprovveduti e colpirli nell’ammirazione per poi manipolarli. No, nessuno degli Apostoli ha perdonato i peccati ad altri uomini, benchè potessero vedere nel cuore degli umani, come nel fatto di Anania e Saffira (Atti 5:5). Gli apostoli hanno ben assimilato la dimensione di quelle parole espresse da Gesù, d’altronde il Salvatore concetti analoghi li aveva già espressi: ( Ev. Matteo 18:18) Io vi dico in verità che tutte le cose che legherete sulla terra saranno legate nel cielo, e lo stesso in (Ev. Matteo 16:19). Cosa vuol dire allora questa affermazione? E’ la potenza della predicazione, dell’Evangelo coniugato alla potenza dello Spirito Santo, di quel soffio, a dare perdono e nuova nascita. Questo legare i peccatori per la fede a Cristo per ottenere il perdono dei peccati, sarà riconosciuto sicuramente in cielo, come opera potente e salvifica di Gesù. (Ep. I Giovanni2:12) Figlioli vi scrivo perché i vostri peccati sono perdonati in virtù del Suo Nome. E ancora (Ep. I Giovanni 2:2) Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati. Significative sono le parole di (Ev. Giovanni 20:29) Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto.

Un’altra profezia

La parola chiodo si ritrova ancora nel libro del profeta (Zaccaria  10:4) Da Lui è il cantone, da Lui il chiodo, da Lui l’arco della guerra, da Lui parimente procede ogni esattore ( Versione Diodati). La pietra angolare o del cantone sui cui poggia tutto il disegno benevolo (Ep. Efesini 1:9) è ritratta in queste preziose e profetiche parole. Ben citate e interpretate dall’Apostolo (Ep. I Pietro 2:6) ecco io pongo in Sion una pietra angolare, scelta preziosa e chiunque crede in essa non resterà confuso, e (V.4) Accostandovi a Lui pietra vivente, rifiutata dagli uomini, ma davanti a Dio, scelta e preziosa.  L’esperienza di Pietro nella Parola, indica chiaramente chi è la Pietra e quale è il fondamento della Chiesa: un solo nome Gesù! Per chi crede nel Salvatore (Ep. I Pietro 2: 7) Per voi dunque che credete essa è preziosa, è altresì parola vivente, permanete e parola della Buona Notizia. Gesù è il fondamento predicato dai discepoli ( Ep. Efesini 2:20 a 22) Siete edificati sul fondamento degli Apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore. In Lui voi pure entrate a far parte dell’edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito. Quale meraviglioso progetto divino è quello previsto dall’onniscienza di Dio avanti la fondazione del mondo.

La seconda parola citata in Zaccaria è appunto chiodo e allude ad un altro punto fermo del piano di redenzione operato da Gesù. Il già citato versetto ( Ep. Efesini 2:14) Infatti Lui è la nostra pace ci parla espressamente della grazia affluita abbondantemente verso il peccatore, in maniera ferma e duratura saldata dai chiodi del Calvario.

Il terzo termine  è l’arco della guerra,  significa l’annunzio dell’Evangelo, lo strumento per annullare il potere del peccato e della morte che tenevano schiavi gli uomini nel destino di separazione da Dio. Gesù per mezzo dei chiodi che volevano palesare la sua sconfitta, li tramuta in testimoni di resurrezione e attraverso la proclamazione dell’Evangelo, alza in segno di vittoria e di trionfo, l’arco  che ha ridotto al niente la figura dell’Avversario. Questa esaltazione di tripudio viene estesa anche ai credenti ( Ep. II Corinzi 2:14 ) Ma grazie siano rese a Dio che sempre ci fa trionfare  in Cristo e che per mezzo nostro spande dappertutto il profumo della Sua conoscenza, per dimostrare una vittoria estesa.

La quarta parola di Zaccaria è gli esattori o i condottieri, sono quelli da Lui mandati per il servizio verso gli increduli e i credenti. (Ep. II Corinzi 2: 15) Noi siamo infatti davanti a Dio, il profumo di Cristo fra quelli che sono sulla via della salvezza  e fra quelli che sono sulla via della perdizione. E’ indubbio che il compito degli esattori è greve; sebbene investiti da grande responsabilità trovano nell’annunzio stesso il ristoro per le loro anime e la forza  per la divulgazione della Verità. ( Ep. I Timoteo 1:9-10) Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il Suo proponimento e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dalla eternità, ma che è stata ora manifestata con l’apparizione del Salvatore nostro Cristo Gesù, il quale ha distrutto la morte e ha messo in luce la vita e l’immortalità mediante il Vangelo.

Il segno dei chiodi e del costato

 Tornando all’Evangelo di Giovanni, al brano letto della vicenda di Toma, emergono tre cose: 1) se non vedo le mani, 2) se non metto il dito nei segni dei chiodi, 3) se non metto la mano nel costato io non crederò, risultano evidenti i sentimenti a cui faceva riferimento e a quali passi dell’Antico Patto pensava. Sono quelli citati! Ma davvero quel corpo frantumato nelle mani, nel costato, nei piedi è divenuto la pietra Angolare? Quei chiodi immaginati fendere le carni del Salvatore, poiché tutti si erano sparpagliati nell’ora del cimento, quindi non testimoni oculari, realmente era accaduto? Quel trono magnificato nella profezia aveva accolto sul serio il corpo glorificato e resuscitato del Salvatore? Il trono era precipitato e poi riapparso trionfante veramente, oppure sulla resurrezione valevano le dicerie più bizzarre che accompagnavano l’evento? Dove erano i trionfatori? Per ben due volte nel suddetto racconto giovanneo ci è riferito di timore dilagante dei Giudei e di porte chiuse. Oppure quell’assenza momentanea del discepolo che gli ha impedito la visione dall’apparizione di Gesù risorto e, non aver potuto ricevere il soffio vitale, erano la causa dello scetticismo di Tommaso?

Neppure quel messaggio vigoroso, dominante: abbiamo visto il Signore, è sufficiente a smuovere l’incredulità di Didimo. Forse questo discepolo vuole uscire dal chiacchericcio che circonda l’evento della crocifissione ed accertarsi visivamente e manualmente della circostanza. Ma quelle tre condizioni poste dal suo ragionamento, non vorranno assicurarsi che il trono glorioso era veramente ancora appeso o che il lavoro regale dell’orafo, l’opera passata per i colpi di martello sull’ipotetica incudine, avessero dato il risultato prefissato? Domande, che sono oggetto di risposta da Colui che appare la seconda volta e invita a vedere e, a porgere sia il dito che la mano; ma altresì a essere credente con il cuore e con  la mente. La conclusione è appagante, stupenda, magnifica: il Signore Gesù è riconosciuto non solo come uomo, come risorto, ma come la fede lo vede nella Verità della sua Persona: Signor mio e Dio mio. Questa affermazione di Tommaso è in linea con la rivelazione che lo Spirito Santo fa a chi è avvinto dalla persona del Salvatore. La felice conclusione è un invito anche per noi a ripetere ogni domenica, il primo giorno della settimana, di allungare le dita per rompere il pane e protendere il palmo per prendere il calice, non un bicchierino; per ripetere idealmente il gesto invitante di Gesù, a porgere la fede nel  suo corpo glorificato, che emana i segni dei chiodi e pubblica l’opera Sua ferma ed eterna.

Ferruccio Iebole

 

 

 

 

[1] Versione della Bibbia di Giovanni Diodati