PREVEGGENZA?
Vi sono passi della Bibbia che se non sono compresi, possono generare perplessità e disorientamento. Perciò è sempre bene avvicinarsi alla meditazione della Parola di Dio con umiltà e antenne del cuore attente, per non incorrere in dubbi eccessivi o smarrimento, cosa che la Scrittura con la sua intrinseca potenza vuole disperdere.
Qualcuno leggendo l’Evangelo di Giovanni 11:2 e confrontandolo con 12:3 si domandava se l’evangelista Giovanni fosse un preveggente perché parla di uno stesso episodio resocontato prima dell’avvenimento. Bisogna rilevare che la Scrittura non compie una narrazione con avvenimenti cronologici per cui Giovanni poteva precisare un particolare su Maria, nome tra l’altro, molto frequente nei racconti biblici. Poi, occorre dire, che gli episodi seppur simili, sono probabilmente due, con significati diversi per gli eventi accaduti nel frattempo tra i due passaggi, per il tempo e le situazioni. Nel primo caso Giovanni fa un accenno a Maria come quella che unse Gesù con olio profumato e gli asciugò i piedi con i capelli. Nel secondo episodio, la descrizione dell’atto è molto più precisa, piena di particolari più definiti e spunti significativi per riflettere, cosa che vorrei affrontare per trarre qualche opportuno insegnamento. Non v’è dubbio alcuno che pensando a Gesù, l’immagine che ne traiamo leggendo gli Evangeli, è quella di una persona che durante il suo ministerio terreno si presenta sotto varie forme, a seconda del messaggio che vuole presentare, e quale figura vuole esternare a quelli che lo incontrano, nei vari profili propizi e favorevoli.
Immaginare Gesù in quattro luoghi, nella casa di Betania
Gesù a volte si presenta come la Parola, l’Acqua di vita, il Guaritore, il Pane di vita, Il Giudice misericordioso, la Luce, il Buon Pastore, Colui che parla, o come in questo caso come la Resurrezione e la Vita, sebbene la sua non sia ancora avvenuta. Il primo luogo è Betania, posto significativo, che interpretato vuol dire casa di datteri o di misericordia, un luogo dove l’amore del Salvatore si è sviluppato nel cuore dei tre fratelli che l’hanno ospitato, e dove questa comunione deve ancora rafforzarsi con un percorso pieno di sorprese, per stabilire una fede ancora incerta. Il grande messaggio di questo capitolo è ( Ev. Giovanni 11:25-27) IO SONO, la resurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà e chiunque vive e crede in me non morirà mai. Credi tu questo? Queste parole sono dirompenti in quella casa d’amore, di comunione conviviale e spirituale, nella casa del profumo; è a causa del peccato insito in ogni uomo, (per questo si muore), che la casa di Betania diventa una casa dove la morte reclama i suoi diritti su uno dei componenti. Tutto perduto? No! C’è la presenza del Salvatore, e in questo caso specifico vi è l’affermazione di Gesù come Figlio di Dio. Sovente si ascoltano persone che negano che Gesù si sia definito Figlio di Dio, ma solamente Figlio dell’uomo. Qui sono tacciati di ignoranza. (Ev. Giovanni 11:4) Gesù udito ciò disse: questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio affinchè per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato. In questo progetto di glorificazione previsto in ogni singolo aspetto e risvolto da Gesù, sorgono delle perplessità umane, dei veri e propri lamenti, come se la gloria divina non fosse perfetta, ma avesse bisogno di consigli e suggerimenti umani. E’ purtroppo una costante degli uomini considerare la gloria di Dio, qualcosa da poter criticare o sconfessare, opera fatta da persone inadeguate nella comprensione. In questo episodio possiamo trarre alcuni esempi:
1) (Ev.Giovanni 11:8) I discepoli gli dissero. Maestro proprio adesso i Giudei cercano di lapidarti e tu vuoi tornare là?
2) (Ev. Giovanni 11:21) Signore se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto; frase ripetuta al (V. 32).
3)(Ev. Giovanni 11:36) Ma alcuni di loro dicevano: Non poteva lui che ha aperto gli occhi al cieco far si che questi non morisse?
4) (Ev.Giovanni 11:39) Signore egli puzza già, perché siamo al quarto giorno. Come campionario d’incomprensione non è male; tutti prodighi di consigli al Salvatore come se questi non sapesse regolarsi. E’ solo orgoglio umano.
Il Secondo luogo: è una fermata
Il secondo posto è segnalato per una importante sosta del Signore lungo la strada, caratterizzato dall’incontro con Marta; perciò è punto di colloquio e di incrocio. Una zona dove si sprigiona un ragionamento talmente glorioso, fuori della comprensione umana, tanto da rimanere evanescente per l’intelligenza posseduta da Marta; ma è altresì il luogo di un annuncio evocativo e dolce come la casa dei datteri o di misericordia. (Ev. Giovanni 11: 28) Il Maestro è qui e ti chiama. C’è un territorio particolare nella vita di ognuno, in cui questa voce dello Spirito Santo fa udire a tutti l’appello glorioso annunciante l’interesse personale di Gesù per noi. L’annuncio solenne di Cristo è che Lui è presente nella situazione di morte, e noi siamo come Lazzaro (Ep. Efesini 2:5) eravamo morti nei peccati ci ha vivificati con Cristo. Si, il Maestro è presente e chiama alla vita, con voce suadente, forte, stravolgente e vittoriosa. Il messaggio è un invito ad assistere come si risuscita dai morti, come la sua voce creativa, come la sua Parola, se udita possa trasformare un morto in un essere salvato per grazia mediante l’Evangelo. E’ un posto di fede, del credere personale in Colui che dona vita e chiama a una comunione vivente.
Il terzo posto: il sepolcro
Il terzo luogo è ( Ev. Giovanni 11: 38) Gesù andò al sepolcro. Era una grotta e una pietra era posta all’apertura. La pietra è significativa, è l’impedimento per vedere il cadavere; è il velo mentale che impedisce di vederci in quello stato, nel buio di una grotta, in decomposizione puzzolente nel sepolcro, senza speranza. Ma ecco che in quella zona di morte, irrompe un comando (V.39) Togliete la Pietra. Via l’impedimento a credere in Cristo, risplenda la luce per quelli che giacciono nelle tenebre. Un fascio fosforescente diverso illumini la scena. La voce imperiosa e creativa di Gesù, di Colui che chiama ed è il solo e unico riferimento: (Ev. Giovanni 11:43) Detto questo gridò Lazzaro vieni fuori. Che comando determinato e autoritario. Le fasce di tela alle mani e ai piedi, il volto coperto dal sudario non impediscono al morto resuscitato, di recarsi senza indugio verso la presenza del Maestro senza sbagliare individuo. Sul seguito dell’incontro tra il risuscitato Lazzaro e Gesù, la Scrittura non espone nulla; il dialogo è riservato per l’intimità dei contraenti. Ma non è difficile scoprirlo, se Lazzaro era in seguito come un salvato a tavola con il Salvatore .Emblematica questa tavola sinonimo di intimità felice con Gesù.
Il quarto posto: ancora la casa di Betania.
Vi è una differenza sostanziale di lettura tra le due dimore, prima casa di dolore e di pianti per una morte, ora di resurrezione e di comunione, con un evidente prezioso servizio, di rallegramenti gioiosi, d’inaspettata crescita in dottrina e progresso spirituale, come ben specificato nei passi del capitolo dodicesimo. Il convivio a Betania verificatosi trascorso un po’ di tempo è particolare, la fede nei tre personaggi uniti da legami fraterni è stata un crescendo. Sono spariti i dubbi, le lamentele, le perplessità: ora è il momento di godere di una compagnia pregnante, i segni presenti si potevano leggere nei volti felici dei tre fratelli. Ma sorprendente è l’atteggiamento di Maria: la libbra d’olio profumato di nardo puro, di gran prezzo è sprecato per ungere i piedi del Signore Gesù, con l’ulteriore asciugo con i capelli, come atto di somma devozione e adorazione. Perché l’atto ripetitivo, e quale differenza dal primo? La differenza consiste nella inutilità di conservare l’olio per ungere un corpo morto che sarebbe risorto. Questa è la grande lezione che Maria comprende dalla dichiarazione delle Parole e dal miracolo di Gesù nella risurrezione di Lazzaro. La cosa più preziosa di Maria era offerta come atto di adorazione verso Colui che le aveva rivelato la gloria di Dio e interrogata: Credi tu questo? Il vaso rotto per ungere i piedi di Gesù comunicava questo credere senza indugio. Interessante è constatare come quella casa di lacrime era divenuta una casa di adorazione, di risurrezione e come Gesù elogiava gli atteggiamenti dei tre fratelli alla sua tavola, secondo la sua sapienza nel leggere gli atti concreti e i segreti del cuore.
Conclusione
Qualcuno, come sempre, trova da dire: sono quelli che non vogliono intervenire alla festa, come il fratello del prodigo, che per volontà propria si estraniano dalla gioia spirituale e in definitiva (12:10) Ma i capi dei sacerdoti deliberarono di far morire anche Lazzaro, sono quelli della morte, che pensano di tradire e far morire. Questo offuscamento finale del racconto, non annebbia la grande lezione di Maria, che aveva scelta la buona parte, che è un invito anche per noi, a essere ai piedi di Gesù per imparare costantemente dalla sua Parola. Certo vi sarebbe ancora da meditare sulle lacrime del Salvatore, sul fremere di Gesù, sull’esaudimento costante del Padre e sui poveri che li avrete sempre; rifletteremo ancora.
Ferruccio IEBOLE
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