PERCHE’ CERCATE DI UCCIDERMI?

La singolare domanda di Gesù nasconde una constatazione del cuore umano, che riparandosi dietro l’appiglio della cultura biblica e religiosa, vuole sfuggire a una analisi profonda la quale solo il Salvatore può vedere e rimediare, indicando la via da seguire: la fede in Lui.
La visione paradisiaca descritta nell’ Evangelo di Matteo (5:1) Gesù vedendo le folle, salì sul monte e si mise a sedere. I suoi discepoli si accostarono a Lui ed egli aperta la bocca, insegnava loro dicendo: ci introduce non solo in una scena complessiva descritta da lontano, ma in una descrizione dettagliata vista da vicino e piena di ragguagli importanti. L’evangelista Matteo li espone nel racconto come fosse presente nel panorama e concede una veduta da cronista; non condivide una opinione mediata, un sentito dire, un racconto sfumato. No! Ci partecipa tutta la situazione di contorno, una panoramica per arrivare a guardare al centro dove cogliere piccoli particolari, degni di un occhio abituato anche ai dettagli. Intanto il quadro generale ci descrive di folle che seguono Gesù; si possono ben immaginare le motivazioni di queste persone per compiere un simile gesto. Tutt’ora le folle seguono l’uomo, un leader, un religioso, uno che promette miracoli in ogni campo; forse si segue per curiosità, per emozione, per amicizia con altri che camminano, per ritrovarsi insieme, per assistere ad un evento e poterlo raccontare. Più semplicemente, perché non si ha nulla da fare e ci si immedesima nella folla vociante.

Seguire Gesù, come fare
Seguire Gesù è diverso: implica una scelta oculata. Occorre seguirlo sul monte e bisogna riflettere sulla distanza del cammino, sulle forze a disposizione, sul sostentamento per arrivare alla cima e per il ritorno. L’opzione è ardua: bisogna domandarsi dopo tanta fatica, ne varrà la pena seguirlo sul monte? E cosa significa quel monte? perchè sul monte, non basta la pianura, uno spazio pianeggiante, ombroso, ristoratore? La prima scrematura avviene proprio in conseguenza del primo traguardo: un simbolico allontanamento dalla civiltà o meglio dal modo di pensare delle masse; un voltare le spalle alle sicurezze del mondo e avviarsi in maniera ignota alla cima dell’asperità. La vetta del monte si staglia nell’azzurro del cielo: qualcuno lo interpreta come un cammino per una comunione celeste, spirituale, uno stare con Gesù in un raccoglimento più intimo, dovuto alla selezione. Si, perché il rapporto con Gesù è sempre personale, recondito, esclusivo per essere confidenziale e intimo. Il monte è l’indifferenza verso di Lui, è l’orgoglio umano che arretra difronte alla fatica di cercare il Salvatore e dove lui parla. Infatti molti abbandonano subito, troppo caldo e sfiancante arrivare alla cima, un sudore inopportuno per chissà cosa.

Il silenzio della vetta è importante per ascoltare nitidamente la voce di Gesù e per avere una visione di comunione, di come accostarsi con la dovuta riverenza e timore, di come disporsi all’ascolto della Parola. Atteggiamenti non banali, ma che contengono un preciso messaggio. Indubbiamente è edificante che il primo a percorrere il percorso verso la cima, sia proprio compiuto da Gesù in mezzo ai suoi più intimi. Gesù non vola, non li attende al traguardo, non da appuntamenti al luogo dell’incontro, cammina in umiltà a fianco dei pellegrini. Lui ci aspetta, dopo aver compiuto la traversata con noi! Il risultato di questo tragitto è di scorgere, secondo il cronista Matteo, Gesù seduto: sarà stato stanco, oppure è per insegnare a vederlo seduto, in una attitudine di ammaestramento circondato da una situazione di pace? E’ veramente bello vedere Gesù attorniato dai suoi discepoli, in un silenzio pacifico e attendere che Lui parli. Gesù è la Parola come dice Giovanni nel prologo dell’Evangelo: prima di esprimersi c’è il pensiero, c’è la mente, prima di parlare sul monte c’è il disegno eterno e benevolo, rivelato agli uomini negli ultimi tempi. Pietro in seguito scriverà ( Ep. II Pietro 1:2 ) grazia e pace vi siano moltiplicate nella conoscenza di Dio e di Gesù nostro Signore.

Una bocca aperta
Sul monte, è il luogo ideale dove la grazia e la pace possono sviluppare la conoscenza del Dio che adoriamo. L’evangelista Matteo ci ragguaglia sull’intimità dei discepoli disposti forse a semicerchio per l’ascolto del messaggio; ma soprattutto soggiunge: aperta la bocca. Questo è un dettaglio interessante; cosa si nasconde dietro a questa annotazione? Poteva soprassedere e dire: si mise a insegnare. No, aperse la bocca! Una cronaca anche nel minimo gesto, che forse riveste un grande insegnamento. C’è allora una ragione: la troviamo esposta chiaramente in altro racconto di pellegrinaggio faticoso, nel cammino difficoltoso attraverso un deserto, nel sudore di carni arrostite dal sole, in un miraggio durato quarant’anni. (Deuteronomio 3:3) poi ti ha nutrito di manna che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per insegnarti che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che vive di tutto quello che procede dalla bocca del Signore. Ecco l’esperienza visiva che si deve fare ai piedi di Gesù, quando ci accostiamo vicino a Lui. Vedere Gesù che apre la bocca per me.
Sorprendente è che il verso di Deuteronomio appena citato, sia ripetuto proprio da Gesù stesso (Ev. Matteo 4:4) con un rafforzativo: Sta scritto, per dimostrare la forza della Parola e la sua preminenza nel fatto della vita umana e della fede. In definitiva Gesù insegna tramite la sua bocca ciò che ha nel cuore: (Ev. Matteo 12:34) dall’abbondanza del cuore la bocca parla. Lui in quel frangente vuole illustrare il suo amore smisurato per il peccatore: essendo Parola e Pensiero ora ha preso un corpo per essere sacrificio sostituivo per l’uomo, per ritornare a essere seduto nel cielo, benedicente con un corpo glorioso, per essere nuovamente bocca di Avvocato per i suoi, per difenderli dalle insidie dell’avversario, essendo proclamatore di una vittoria definitiva sulla morte e l’inferno. L’(Apocalisse 1: 16) ci presenta Gesù in maniera prorompente: …Nella sua mano destra teneva sette stelle: dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza. Come sicuramente sappiamo la spada qui rappresentata è la Parola di Dio cioè la Bibbia, che illuminata dalle sette stelle risplendono il volto del Mediatore. Certo, sul monte incontriamo Gesù come Agnello così ben descritto dal profeta Isaia (53:7) Maltrattato si lasciò umiliare e non apri la bocca. Come agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa egli non aprì la bocca.

Parole sul monte
Sul monte dove Gesù è trasfigurato si ode una voce incoraggiante per chi si è accostato al Mediatore, dopo aver iniziato a percorrere la via con il Salvatore: ( Ev. Matteo 17:5) ed ecco una voce dalla nuvola che diceva: Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi son compiaciuto, ascoltatelo. Quale prezioso consiglio ci deriva dal Padre stesso, di ascoltare il Figlio con profitto, nella pace e nella grazia che Lui può donarci. E’ indubbio per chi è stato ai piedi di Gesù, che abbia tratto grandi benedizioni e gli Evangeli li elencano. Questa vicinanza per ascoltare Gesù e la sua parola, i suoi insegnamenti, ci introducono se accettati per la fede a fare l’esperienza descritta da Paolo nell’Ep. ai Romani (10: 9-10)… perché se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato, infatti col cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati. Purtroppo, alcuni dopo essere saliti sul monte, essersi accostati a Gesù, essersi seduti e posti all’ascolto, ritengono troppo semplicistico questo messaggio, un discorso senza attrattiva, tutto per grazia non è appagante, vorrebbero meritare una salvezza, perciò tornano indietro. Nell’Ev. di Giovanni (7:11-12) c’è un episodio significativo che esprime molto bene l’opinione che si può avere di Gesù dopo averlo ascoltato; dice: è un uomo da bene oppure svia la gente, poi diviene quel tale. I presupposti della vicenda sono interessanti c’è la festa dei Giudei, anche qui le folle, ma Gesù sale in incognito e insegna nel tempio, insegna le Scritture non una religione, insegna dolcemente, anche se classificato come poco raccomandabile con un solerte quel tale.

Un insegnamento dottrinale
La meraviglia dell’insegnamento non formale ma di sostanza, è tenuto dal Signore nel luogo deputato: il tempio, e lo stupore generato dalla profondità dell’esposizione è rilevato da tutti i sapienti. E’ fuori discussione che Gesù aprendo la bocca avesse proposto il suo messaggio, avvalorato dalle Sacre Scritture (Ev. Giovanni 6:63) E’ lo Spirito che vivifica, la carne non è di alcuna utilità; le parole che vi ho dette sono spirito e vita, ancora il (V. 47) In verità in verità vi dico chi crede in Me ha vita eterna. Per questo motivo Pietro essendo stato con Lui sul monte, concludeva dicendo: (V.68) Signore a chi ce ne andremo noi? Tu solo hai parole di vita eterna. Gesù però è attento ai bisbigli, ai giudizi affrettati sulla sua persona, alle domande strozzate in gola dei cultori delle lettere sacre che si domandavano ( Ev. Giovanni 7:15) come mai conosce così bene le Scritture senza aver fatto studi? Purtroppo siamo ancora li! Gli obiettivi dei religiosi o di quelli che si considerano specialisti della cultura biblica o che pretendono di insegnare ad altri, con corsi accelerati per conseguire qualche diploma da vantare, sovente sono rimasti a quel punto. Pensano di inserire i loro metodi, le loro analisi nel servizio divino, cioè esperienze cultuali umane spacciandole per formazioni spirituali divine. La cultura biblica non è fede, e proprio ora come allora, i proponenti di approfondimento della Bibbia non credono che sia Parola di Dio, ma che la contenga solamente. Ecco perchè ad a un certo momento Gesù dirà: (Ev. Giovanni 7: 19) Perché cercate di uccidermi?
La risposta del non aver fatto studi sotto la maestria umana, non è elusa dal Signore Gesù: Lui parla di dottrina di Colui che l’ha mandato e di volontà di Dio. Un binomio indivisibile nel servizio della Parola; allora come oggi. Chi s’ impegna nel propagare l’Evangelo con un dono speciale ricevuto per grazia, (Atti 13:2) Mettetemi da parte Barnaba e Saulo, deve essere scelto e mandato secondo la volontà divina, non perché ha sentito un certo fascino insito nella conversione e pensa autonomamente di essere in grado, con un po’ di istruzione biblica affrettata di poter servire il Signore. E’ proprio nei luoghi deputati dagli uomini, pronti a fornire cultura biblica che si uccide il Signore. Si pensa che con dei corsi umani, si possa sostituire la scuola dello Spirito Santo, e tutto in breve tempo. Si stanno creando dei dipendenti culturali religiosi e intossicati, come ai tempi di Gesù. La tradizione culturale dei rabbini ha offuscato la Scrittura, occorre perciò l’interpretazione dei testi e che questa sia conforme a quello cui gli uomini hanno stabilito come verità rivelata. Il mondo è pieno di queste falsità, che minano la Parola di Vita. Alcuni vogliono ingabbiare l’Evangelo con limitazioni umane, con studi sistematici, con corsi per corrispondenza o porta a porta; l’importante è imbrigliare le anime appena convertite. Il dramma è che quest’ultimi vogliono servire Dio e per imparare a farlo, accedono alla sapienza degli uomini e dalle loro scuole. Assurdità!

L’esauriente risposta di Gesù
Come visto Gesù non parla di studi ma di dottrina e volontà: al (V.17) del capitolo citato dice: Se uno vuol fare la volontà di Lui, conoscerà se questa dottrina è da Dio o se Io parlo di mio. Rapportata questa affermazione al servizio, prima occorre far espressamente la volontà di Dio e questa non può essere quella degli uomini. La volontà divina introduce il credente nella dottrina che rivela (V.18) la gloria di Chi manda, se no sarà solo gloria per l’uomo. Perciò il bivio è evidente o si scelgono la volontà e la dottrina di Cristo, o gli studi scientifici degli uomini, ma questi (V.19) portano a non mettere in pratica la Legge e al chiaro tentativo di uccisione della fede. Che risposta lucente e precisa dona Gesù; Lui però (V. 26) parla liberamente per quelli che l’ascoltano infischiandosene delle minacce. Scorciatoie non ve ne sono, o si prospetta di seguire il cammino proposto che comprende (Ev. Matteo 5:12) Rallegratevi e giubilate perchè il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi, oppure si entra nel novero dei persecutori. La storia delle folle è illuminante: quelli che gridavano Osanna al Re, in seguito hanno gridato crocifiggilo. Bisogna dunque sapere che la conversione a Cristo, oltre all’allegrezza spirituale e al giubilo, porta con se anche il pericolo della persecuzione dei non conformisti, di quelli che non si adeguano all’andazzo umano. Restano sicure le parole di Gesù ( Ev. Giovanni 6:22) Questa è l’opera di Dio che crediate in Colui che Egli ha mandato.

Ferruccio Iebole