CHI E’ COSTUI ? QUESTI E’ GESU’ IL PROFETA

L’ingresso trionfale a Gerusalemme del Signore Gesù è un’entrata particolare, carica di attesa e di emotività che certamente non interessano al Salvatore, ma agli uomini solleticano parecchio, cioè come acquisire e dimostrare consenso attorno alla propria persona, essere al centro dell’attenzione e poter vantare qualità, attrattiva e  intesa con chi ti applaude o ti esalta. In sostanza l’orgoglio è una malattia perniciosa e su questa qualità l’Avversario fa leva tentando gli uomini,  una volta compromessi in maniera subdola, si viene piegati alla sua volontà. La visita di Gesù a Gerusalemme non è banale, è fonte per noi di profonda riflessione.

(Ev. Matteo 21: 12-13) Gesù entrò nel tempio  e ne scacciò tutti quelli che vendevano e comperavano, rovesciò le tavole del cambiamonete e le sedie dei venditori di colombi E disse loro: E’ scritto: la mia casa sarà chiamata casa di preghiera, ma voi ne fate un covo di ladri. L’ingresso del Salvatore si era svolto in maniera fantastica, il Mansueto si dimostrava in tutta la sua pacatezza montando un puledro d’asino preso a prestito, accertando in quel modo il suo carattere regale ma sopratutto umile. Le folle lo precedevano e lo seguivano, in una specie di ossessiva processione fatta di vociare e di slogan scanditi, come diremmo oggi. Altresì erano tagliati rami in segno di omaggio e festa della natura, e di mantelli distesi in segno di riverenza e sottomissione. L’entrata di Gesù dentro Gerusalemme è un ingresso che scuote tutta la città. In che maniera? Si diceva è un profeta!  Non più il Re, non più il Figlio di Davide, non più il Benedetto che viene nel nome del Signore, ma Gesù il profeta. Solitamente i profeti inviati verso il popolo d’ Israele non avevano messaggi rallegranti, qualcuno aveva pagato con la vita l’essere notificatore di notizie poco rassicuranti, ma era dall’essere assenti o contrari ai progetti di Dio, che derivava il biasimo profetico. Cosa succederebbe, se oggi il Signore visitasse la nostra Gerusalemme, cioè la nostra vita o la nostra assemblea, la nostra chiesa, cosa troverebbe? Ognuno può rispondere, ma non credo di sbagliare se dico che tutti ci sentiremmo mancanti e insufficienti in molte cose. Non è consolatorio ma questa è la realtà. Umilmente vogliamo seguire ciò che la Scrittura ci racconta intorno a questa visita e allo svolgimento dei fatti.

Un profeta intransigente

Il profeta di Dio ha un messaggio potente accompagnato da azioni sconvolgenti, che rompono gli equilibri esistenti, li sconquassano in maniera assordante e  scompaginano il quieto vivere della tradizione. Potremmo prendere a prestito molte storie raccontate dalla Bibbia, in tutte la morale è che il Signore giudica rigorosamente, dopo aver avvisato gli uomini in grazia e pietà. Come accennato Gesù entra nel tempio, potremmo dire nel nostro cuore, in quel crogiolo dove i pensieri della fede, della nostra religiosità o devozione si scontrano o si rincorrono in una via magari ancora nebulosa, ma dove la voce di Gesù tramite l’Evangelo ci chiama ad andare verso di Lui. E’ vero un profeta umano, reca analisi per prendere decisioni drastiche; pronunzia frasi che colpiscono ed è disposto a rischiare anche la propria vita pur di dispensare la verità del messaggio. Un eloquente episodio è raccontato in (I Re 18:  17-18) Appena Acab vide Elia, gli disse: Sei tu colui che mette scompiglio in Israele? Elia rispose: Non sono io che metto scompiglio in Israele, ma tu e la casa di tuo padre, perché avete abbandonato i comandamenti del Signore e tu sei andato dietro ai Baali. Ancora il (v. 21) Allora Elia si avvicinò a tutto il popolo e disse:Fino a quando zoppicherete ai due lati? Se il Signore è Dio, seguitelo, se invece lo è Baal, seguite lui, il popolo non rispose nulla.

Un esame e una risposta

La parola di Elia era precisa, coinvolgeva non solo il re Acab, ma altresì tutto il popolo che difronte all’accusa concreta e vera, si era ammutolito. Si, un cuore in silenzio davanti a Dio viene interrogato e sente il peso del proprio peccato, ma Dio è  un Dio di Grazia e di perdono, prima di essere un Dio di giudizio. Il racconto ci parla di due olocausti offerti che dovevano essere bruciati con il fuoco divino per decretare chi era il vero Dio. E’ interessante notare come i vari sacerdoti fasulli, di Baal siano in grande quantità, perché la moltitudine rassicura tutti; anche oggi molti sacerdoti di ogni tipo di religione proclamano di essere emissari di Dio, di avere poteri sopra naturali e con la propria organizzazione ecclesiastica di accedere direttamente a Dio, per trafficare in anime e luoghi celesti. Falso! Come nella storia di Elia, nonostante i riti propiziatori e le invocazioni, il fuoco non scendeva. (v.28) E quelli si misero a gridare forte, e a farsi delle incisioni addosso, secondo il loro costume, con spade e lance, finchè grondavano sangue. Occorre notare come nonostante le forti implorazioni, e le ferite sanguinolente inferte sui corpi dei sacerdoti, non vi fossero risposte da parte di Baal, il falso dio, che era muto e impotente. Elia invocava Dio, diceva al (V. 37-38-39) Rispondimi Signore, rispondimi affinchè questo popolo riconosca che Tu sei Dio e che Tu sei Colui che converte il loro cuore! Allora cadde il fuoco del Signore e consumò l’olocausto, la legna, le pietre e la polvere, e prosciugò l’acqua che era nel fosso. E tutto il popolo, veduto ciò, si gettò con la faccia a terra e disse: il Signore è Dio! Il Signore è Dio! La Grazia e la Pietà di Dio avevano avuto effetto, l’essere convinti nell’anima e nel cuore era stato sufficiente ad acquisire il perdono divino. E’ una situazione incoraggiante anche per noi, se fiduciosi ci abbandoniamo al Signore, il vero Dio, e rispondiamo con l’assenso alla sua misericordia. Il traguardo finale per quei falsi sacerdoti era altamente tragico (V. 40) Elia disse loro: prendete i profeti di Baal; neppure uno ne scampi! Quelli li presero ed Elia li fece scendere al torrente Chidron, e laggiù li sgozzò. Una brutta fine per rammentare come nelle cose spirituali, per quelli che trafficano impunemente in terra con le anime delle persone, verrà il giorno del giudizio inappellabile. Se si rimane insensibili con il vero Dio, alla proclamazione della sua Parola, dopo che Lui ha usato il suo amore, manifestato nel Figlio, un terribile giudizio attende i disubbidienti e gli indifferenti. Ecco perché Gesù entrando rovescia ogni cosa con una significativa azione, per ricordare il giudizio divino, contro chi mercanteggia spiritualmente e ritiene le Parole di Dio superficiali e indisponenti.

Ancora un esempio

Un secondo esempio notevole e pregnante è quello del profeta Giovanni Battista (Ev. Matteo 14:3-4) Perché Erode fatto arrestare Giovanni, lo aveva incatenato e messo in prigione a motivo di Erodiada, moglie di Filippo suo fratello, perché Giovanni gli diceva: Non ti è lecito averla. Questa accusa divenuta banale secondo i costumi odierni e il modo di pensare di oggi, dove le relazioni amorose sono regolate a piacimento, senza nessuna inibizione e a volte incoraggiate sfrontatamente senza remore, non tolgono il dissenso di Dio, che vanta l’inalienabile potere di decidere le unioni tra due esseri, un uomo e una donna, per la precisione. Il matrimonio non è delegato a nessuna chiesa o a nessuna società civile, o organizzazione umana, è sempre Dio che unisce i suoi, gli altri si uniscono come vogliono senza ricercare l’assenso del Creatore. Sebbene la storia racconti la condotta e il sacrificio cruento di Giovanni Battista, coraggioso nella condanna e nel richiamo al re, il profeta veniva decapitato e ucciso dall’orgoglio umano, dal potere usurpato al Signore e dal disprezzo per gli indifesi. Non indifferente era l’azione dell’Avversario, il quale attraverso l’astuta macchinazione del ballo nudo della nipote del re, che si toglieva uno dopo l’altro i veli che avvolgevano il suo giovane corpo, infiammava emotivamente Erode e lo portava in un’azione irresponsabile e depravata, cioè l’omicidio gratuito dell’inerme profeta. Questi due esempi ci interrogano sulla precarietà della vita umana, sia di chi compie l’opera di Dio, sia chi l’avversa; ma tutti incontreranno il giusto giudizio divino; in grazia per quelli che credono in Gesù, in allontanamento e separazione per quelli che rifiutano di credere nell’Evangelo di Cristo.

Cuori instabili

Quando Gesù entrava nel tempio probabilmente si fermava come lo straniero nel cortile riservato ai Gentili e lì compiva il gesto di rovesciare i tavoli degli avidi venditori di animali, scrupolosi del luogo non nel commercio. Se la Parola di Dio non viene radicata per la fede, nella mente e nel cuore degli individui, tutto diviene lecito, anche le più strampalate idee religiose trovano accoglimento; il commercio degli animali escludeva la preparazione all’incontro con Dio. All’ultimo momento e con l’affanno, il credente ebreo compiva il gesto religioso dell’offerta, ma il suo spirito denotava poco tempo e attenzione per Dio stesso, manteneva la forma non la sostanza. Era un’idea errata della comunione con il Signore. In questo ambito molte persone anche oggi perseguono riti senza vita e senza fede, pensando di assolvere un compito gravoso e imposto, ma purtroppo lontano dall’insegnamento della Parola di Dio, che richiede l’ubbidienza e la comprensione degli atti di adorazione e comunione con Dio, mediante l’unico Mediatore e Sommo Sacerdote cioè Gesù il Signore. Una robusta analisi del modo di adorare Dio secondo i suoi insegnamenti sarebbe sempre opportuno per non andare incontro a cocenti delusioni. Si eviterebbero scuse come: Io credevo che fosse giusto così, oppure, mi hanno insegnato così. Bisogna verificare il nostro comportamento alla luce del Vangelo e dei comandamenti del Signore, amando la sua Parola e lasciandoci guidare dallo Spirito Santo.

 Nella seconda azione Gesù rovesciava i tavoli dei cambiamonete; era l’idea che con le elemosine si potessero attirare i favori di Dio, che il Signore potesse essere comperato con denari donati per rimpinguare il tesoro del tempio, eludendo tutte le azioni di pietà e di misericordia connesse al culto. Infine il terzo gesto di Gesù era rivolto alle sedie dei venditori di colombi. Anche la più umile offerta sacrificale applicata ai poveri, cioè i colombi, non sfuggiva all’assurda sosta dei venditori; quelle sedie assomigliavano alle sedie degli schernitori del Salmo primo. Il riposo non era per prendere diletto nella legge di Dio e per meditare in essa giorno e notte, no, era simbolo di un finto riposo presso una costruzione imponente ma umana come il tempio. Perciò anche i miseri si accontentavano di una finta pace, di un riposo religioso per non sfigurare assieme ad altri. La colomba anch’essa era un simbolo ben compreso e noto nella storia d’ Israele; dai tempi di Noè significava la pace e una nuova prosperità della terra dopo il diluvio universale. Al battesimo di Gesù la colomba rappresentava lo Spirito Santo, e il volo comunicava  un movimento d’aria come il vento dello Spirito. Purtroppo il simbolismo non era la realtà delle cose, ma osservando a fondo certi aspetti si possono trarre insegnamenti cospicui. Chi aveva visto Gesù impegnato in quegli atteggiamenti sovversivi, quale riflessione avrà immaginato? Occorre accertarsi nella nostra fede, perché non passi l’idea di un Cristo impotente perché crocifisso, o di un Cristo poveraccio per le sofferenze subite  durante il suo pellegrinaggio in terra. Altresì bisogna assodare di conoscere a fondo il valore del sacrificio salvifico di Gesù. L’irruenza dimostrata contro le cose e non contro le persone, ci avvisano di un’avversione sua, contro opere ammantate di pietà, ma contrarie nell’essenza. Quegli aspetti religiosi assecondati dai vari venditori, ben assortiti nel commercio blasfemo, rivelano un giudizio imminente del Salvatore anche sui trafficanti, accomunati al suo pensiero e definiti ladroni: (Ev. Marco 11-17)  Ma voi ne avete fatto un covo di ladroni. Il termine ladroni denota quegli individui come sottrattori di Verità e di fede,  furti disapprovati palesemente dal Salvatore.

L’esempio della vera pietà

(Ev. Matteo 21: 14) Allora vennero a Lui nel tempio, dei ciechi, degli zoppi, ed Egli li guarì. Più volte il Vangelo ci ricorda come Gesù usava la Pietà mosso da vera compassione per le sofferenze degli individui  menomati, ma diversa è la Pietà che accompagna la Verità; (Ep. Tito 1:1) Per promuovere la fede degli eletti di Dio e la conoscenza della Verità che è conforme alla Pietà. E’ vero, la pietà di Cristo accompagna la Verità come detto, quando essa viene annunziata con la potenza dello Spirito Santo, e indirizza i cuori dei peccatori a riflettere sul mistero della Pietà, ben commentato da Paolo in (I Ep. Timoteo 3:16) Senza dubbio grande è il mistero della Pietà: Colui che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria. Giusto ed eloquente ritratto del Salvatore, confezionato dalla Sapienza che scende dall’Alto, tramite l’Apostolo diletto. Dunque su Gesù giustificato nello Spirito ed elevato in gloria, è bene ragionare e meditare, lasciando perdere i vari Baal che si interpongono tra noi e il Salvatore, trascinando e facendo apparire una visione sfumata e falsa dell’opera completa della redenzione. Bisogna esaltare quel verbo “ li guarì”, verbo che dipinge con un colore indelebile quello della Pietà cioè l’amore del Padre.

Conclusione

L’apostolo Giuda a proposito della Pietà affermava: (Giuda V.22-23) Abbiate pietà di quelli che sono nel dubbio, salvateli, strappandoli dal fuoco, e degli altri abbiate pietà mista a timore, odiando perfino la veste contaminata della carne.  Prendiamo per noi questo invito, cercando di porre dei punti condivisibili  con coloro che hanno dubbi, portando loro una riflessione certa e speriamo comprensibile intorno all’Evangelo, la buona notizia della salvezza completa ed eterna in Cristo Gesù.

Ferruccio IEBOLE

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