BENEDETTI TRE VOLTE

Sovente non pensiamo alla responsabilità che abbiamo nel culto, quando Dio ci fa proclamatori della Sua infinita Sapienza nei luoghi celesti. Sembra quasi impossibile che insignificanti uomini siano coinvolti in un’attività così importante e preziosa.

Nel Nuovo Testamento tre versetti con la medesima numerazione (cap.1:3) contengono l’identica ed eloquente  parola che vuol essere oggetto di questa breve meditazione. Il primo riferimento è contenuto nell’Ep. agli Efesini (1:3) “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo…” Qui l’apostolo Paolo esordisce nella sua lettera con l’invocazione ammirata ed entusiasta nel considerare l’opera di Dio per cui deve essere adorato e benedetto da tutti, ma in special modo dai credenti. Paolo prosegue elencando i motivi perché favoriti dalla Grazia divina occorre benedire il Signore: prima di tutto per l’azione di Gesù Cristo che tramuta il pensiero amoroso di Dio in benedizioni spirituali per noi, riservate nei luoghi celesti, dove Lui è acclamato e riconosciuto come Salvatore del mondo. In seconda battuta perché i credenti in Cristo scoprono di essere stati eletti in Lui avanti la fondazione del mondo, e questa rivelazione è per merito dello Spirito Santo, che prendendo dai tesori della pienezza di Gesù riversa su noi l’intelligenza delle cose spirituali. Ancora, nei luoghi celesti dei principati e delle potenze, come detto nell’Ep. agli Efesini 3:10 si manifesta la santità e l’irreprensibilità degli eletti (Ep. Efesini 1:4), dei predestinati a portare l’immagine di Gesù ( Ep. Romani 8:29) e degli adottati in quanto figli ( Ep. Romani 8:15).  La benedizione e l’adorazione che rivolgiamo al Padre è perché siamo diventati consapevoli della Grazia elargitaci nel Figlio, per cui vogliamo essere a lode della Gloria della Sua Grazia  e del Suo benevolo disegno, come scritto in  Efesini1:6-7.  Un secondo riferimento si trova in II Corinzi 1:3 “Benedetto il Padre perché misericordioso e Dio d’ogni consolazione”. Motivo di adorazione è quindi la misericordia: di solito gli uomini religiosi si impegnano con le loro opere a far divenire Dio misericordioso, non conoscendo che il Padre è già misericordioso e non ha bisogno delle nostre opere di pietà, perché ( Ep. Colossesi 2:10)in Lui, Gesù Cristo avete tutto pienamente”. Tanto è vero che in ( Ep. Romani 10:12) è scritto “… Ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato”. Una terza citazione è quella di I Pietro 1:3 “Benedetto sia Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella Sua grande misericordia ci ha fati rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione Di Gesù Cristo dai morti, per una eredità incorruttibile, senza macchia, conservata nei cieli”. Quante cose la Grazia Divina ci dota, con la fede nell’Evangelo Dio ci fa rinascere per essere avvolti nella speranza viva, come la sua Parola è viva ( Ep. I Pietro 1: 23) e la Pietra angolare è viva (Ep. I Pietro2:4). Il Signore Gesù non si vergogna di equipararci a Lui con l’aggettivo vivo o vivente perché rinati o rigenerati dal  “… seme incorruttibile cioè la Parola vivente e permanente di Dio” ( Ep. I Pietro 1:23). Il percorso della speranza, della redenzione per noi credenti, possiamo ben dire è iniziato con (Genesi 1:3 ) “sia la luce” e termina con (Apocalisse 21:20)  “Io vengo presto”; tra queste due parentesi c’è la nostra storia e il nostro rapporto con il Salvatore.

Il sacrificio della Croce

Oltre a benedire Dio Padre, come ricordato dalla Sacra Scrittura, occorre avere un chiaro e preciso valore del sacrificio di Cristo Gesù sulla croce per accostarci al Padre, e come già accennato essere coerenti agli insegnamenti biblici per manifestare come Chiesa, nel culto, “la varia e infinita sapienza di Dio nei luoghi celesti” (Ep. Efesini 3:10). Ovviamente se non si ubbidisce e si resta in autonomia o discordanza dalla Parola, si celebrano culti che certamente non esprimono e palesano la sapienza varia e infinita di Dio in cielo, anzi, senza incertezze il soffitto dei locali impedirà la prosecuzione del rumoroso omaggio nelle sfere celesti. Perciò necessita che, come già citato in  Colossesi 2:1, da quella pienezza già rivelata in (Ev. Giovanni 1: 16- 17) “noi tutti abbiamo ricevuto Grazia su Grazia, e  Verità e Grazia sono venute per mezzo di Gesù Cristo”, ci disponiamo all’ascolto dell’unico Capo  (V.10). Lui è certamente l’autorità ma pure la testa pensante della Chiesa, suo corpo e organismo; se in verità è organismo vivente non è una organizzazione. Le organizzazioni possono avere uno stato, un territorio, un esercito, un tribunale, un governo, una banca, delle signorie e degli ordini ecclesiastici ecc. ma non fanno parte della Chiesa che scende dal cielo vestita delle perfezioni di Gesù (Apocalisse 21:10 a 27). Le membra del corpo invece, hanno sentito la circoncisione “della spada dello Spirito” (Ep. Efesini 6:17) nel cuore, lo spogliamento del corpo della carne e l’annullamento del corpo nel battesimo della morte e resurrezione di Cristo, e nella potenza di Dio, che ci purifica da ogni peccato come ben descritto in Colossesi 2 :11 a 13 “… voi dico, Dio ha vivificato con lui, perdonandoci i nostri peccati”. Ora i sepolti e i resuscitati con Gesù Cristo hanno dato luogo alla Parola di Dio per essere salvati per la fede, perciò non hanno fatto naufragio come descritto in  I Ep. Timoteo 1: 19, ma si sono (I Ep. Tessalonicesi 1:9) “convertiti dagli idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero”. In sostanza credono che Gesù è morto perché volontariamente ha deposto la sua vita (Ev. Giovanni 10:17-18) e infatti, è l’unico che ha potuto dire (Ep. Ebrei 10: 7)”…  Ecco Io vengo per fare la Tua volontà”; per cui ( Ep. Ebrei 7:25)”… Può salvare perfettamente quelli che per mezzo di Lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro”.

L’unica offerta

Con l’offerta del corpo e del sangue di Gesù sulla croce, come scritto nell’Ep. ai Colossesi 2:14-15 il Salvatore ha tolto l’atto accusatorio nei nostri confronti, quello di peccatori incalliti; la cancellazione dell’addebito di essere dei morti pronti al giudizio è stato sostituito alla croce con un atto di assoluzione piena, di grazia, di perdono perché la morte di Gesù è espiatoria, sufficiente a liberare da ogni condanna. Durante la sua predicazione Gesù aveva  già annunziato (Ev. Giovanni 5:24)”… In verità in verità vi dico: Chi ascolta la mia Parole e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna e non viene in giudizio ma è passato dalla morte alla vita”.  Ora l’apostolo Paolo scrive che l’atto ostile di condanna è stato tolto di mezzo, inchiodato sulla croce, e Gesù ha spogliato i principati e potenze malefiche facendone un pubblico spettacolo e trionfando sopra loro per la croce. Questo incrocio di legno, simbolo del disprezzo umano, attrezzo di tortura e di morte, nelle mani di Gesù è divenuto il simbolo della sua vittoria spirituale contro le forze maligne. Ecco perché la croce non è un amuleto da portare al collo o da tatuarsi nel corpo, ma da esaltarne il valore che ha assunto nella terminologia celeste. In Efesini 6:12  è detto che: i dominatori del mondo di tenebre, le forze spirituali della malvagità, i principati e potenze nei luoghi celesti devono registrare la loro sconfitta per mezzo della croce.

Ancora lotte per l’affermazione dell’Evangelo

I credenti forniti di armatura (Ep. Efesini 6:13 a 19) sostengono la vittoria di Gesù con combattimenti vittoriosi nella propagazione della buona notizia che si afferma nel mondo. L’Ep. agli Efesini (3:12)  ci conferma di una piena libertà di accostarci a Dio, in piena fiducia e fede in Cristo; accesso non è senza regole sebbene tutti i salvati sono posizionati come re e sacerdoti, ma per i ministeri in terra vige quello che è scritto in  Corinti 14: 22 a 37.  Per questo motivo i credenti, peccatori perdonati e nati di nuovo, gli ex schiavi della malvagità graziati, gli usufruitori dei meriti di Gesù ripetono nel culto benedetto il nome del Signore.

FERRUCCIO IEBOLE