BATTENDOSI IL PETTO
Il tema della crocifissione è sempre attuale per meditare e trarre pensieri di riconoscenza e adorazione verso il Signore Gesù e il Padre Celeste per il grande dono della salvezza per le nostre anime. Ogni volta che scorriamo l’episodio della crocifissione nuovi argomenti toccano il nostro cuore, perché individuiamo sempre nuove rivelazioni che parlano al cuore e alla mente per rallegrarli. La Scrittura svela particolari che letture affrettate non mostrano, perciò occorre meditare cercando di entrare nel vivo del racconto evangelico per gioire di quella felicità celeste. Il verso che dà il titolo della nostra ponderazione si trova in (Ev. Luca 23:48) E tutta la folla che assisteva a questo spettacolo, vedute le cose che erano accadute, se ne tornava battendosi il petto.
Uno spettacolo indegno
È vero, lo spettacolo era una rappresentazione indegna per la violenza mostrata, per quei corpi nudi esposti senza ritegno, per il coinvolgimento del popolo che doveva imparare la giustizia, ma in realtà era l’ingiustizia sia dei romani che quella dei sacerdoti e degli scribi. Ingiustizia perché erano state violate tutte le regole processuali, ma difronte alle grida e alla minaccia di sommossa, tutto si era allineato a un volere diabolico superiore, che aveva condotto i tre condannati al martirio della croce. Come detto è particolare che la Scrittura adotti il termine spettacolo per descrivere la crocifissione, ma questo atto, doveva far riflettere profondamente gli spettatori della rappresentazione mortale.
Il Vangelo ci comunica di molte persone presenti. Chissà con quali motivazioni avranno seguito questo tragico spettacolo? Forse per il gusto di vedere la sofferenza, per osservare come morivano i due ladroni per confrontarli con il Re dei Giudei? Volevano forse assaporare il brivido della morte in diretta, come si direbbe oggi? Chissà quante altre motivazioni erano nella mente dei presenti e quante reazioni diverse vi saranno state a contatto con quei sofferenti. Sicuramente i giudizi sprezzanti o di commiserazione si saranno consumati a bizzeffe, ognuno aveva qualcosa da dire e da commentare sulla visione dei condannati.
Tre testimoni che parlano un linguaggio da interpretare
Occorre precisare che lo spettacolo aveva anche dei testimoni anonimi, ma che esprimevano a loro modo un dissenso o una reazione passiva. (Ev. Luca 23:44-45) era circa l’ora sesta e si fecero tenebre su tutto il paese fino all’ora nona; il sole si oscurò. La cortina del tempio si squarciò nel mezzo. Il disgusto del creato allo spettacolo era assicurato dalle tenebre che avvolgevano il paese, effettivamente la nausea doveva essere veramente grande per coinvolgere il cosmo; non solo ma anche il sole partecipava a questa situazione di pessimo gusto oscurandosi, rifiutando di illuminare una scena così violenta e priva di umanità, come quella delle tre croci sul Golgota. Infine la cortina del tempio si squarciava non per intervento umano ma divino, per rappresentare chiaramente che la morte del Signore Gesù aveva aperto la nuova via al cielo; non bisognava attendere lo scorrere del tempo, l’accesso era assicurato da subito perché il sacrificio del Salvatore corrispondeva alla giustizia divina appagata e prontamente la Grazia poteva essere dispensata sulla terra.
È vero, l’azione della Grazia somministrata subito, portava la folla mentre tornava a casa, a battersi il petto in segno di confessione del disagio e del dispiacere. Non si sa quali conseguenze quell’atto di battersi il petto avrà portato nella vita di quelle persone, e se il ricordo di Gesù potente profeta davanti a Dio e a tutto il popolo (Ev. Luca 24:19) avrà sortito in positivo. Certo la storia del Pubblicano (Ev. Luca 18:13)Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: o Dio abbi pietà di me peccatore, poteva essere di conforto per quella folla, che alle susseguenti predicazioni evangeliche degli Apostoli, si convertirono a migliaia. È positivo che sulla via del ritorno, lo Spirito di Dio agisse con urgenza per convincere quegli spettatori a una forma di pentimento, che sarà progressivo fino all’annunzio della salvezza in Cristo (Atti 2:41).
Un patto colmo d’affetto e di amore per i suoi
(Ev. Giovanni 13:25-26) Egli chinatosi sul petto di Gesù gli domandò: Chi è? Gesù rispose: è quello al quale a cui darò il boccone dopo averlo intinto, e intinto il boccone lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Non v’è dubbio che il petto del Signore fosse colmo d’amore per i suoi, d’affetto per Giovanni il più bisognoso di protezione in quanto il più giovane, ma altresì pieno di coraggio per affrontare le conseguenze delle parole appena espresse che svelavano: (v. 21) in verità ,in verità vi dico che uno di voi mi tradirà.
Quel petto irradiava la determinazione di compiere l’opera per cui era venuto a fare, che comportava nella sera di intimità e di comunione, come il lavare i piedi ai discepoli e la celebrazione della Pasqua, che il convivio si trasformasse anche nella notte del tradimento. Chi è Signore domandò Giovanni? potremmo rispondere IO sono quello, noi siamo quelli del tradimento e quelli della approvazione della croce con i nostri peccati. Una differenza esiste: non abbiamo mangiato il boccone intinto, piuttosto siamo invitati a prendere il boccone del pane e bere il calice del vino, simboli che ricordano il suo sacrificio vicario per la salvezza dei peccatori. Si rompere il pane per ricordare il corpo spezzato e trafitto nel petto dalla lancia, ancora ricordare il sangue versato dal nostro Salvatore per lavare i nostri peccati, colato dal suo corpo sulla croce come offerta soave a Dio.
Da quel petto usciranno ancora delle parole piene di Grazia e di speranza; interrogato nel buio, nella luce fioca di torce e di lanterne, dirà: Chi cercate? Domanda pertinente per noi; chi cerchiamo in questa vita che sfugge così perentoriamente, lasciando i peccatori non ravveduti con la bocca amara e con solo un impercettibile battito del patto? Occorre che quel battito sul petto di dispiacere o meglio di ravvedimento trovi una fede solida, fondata sulla Bibbia, una certezza di salvezza che la Parola di Dio offre gratuitamente a tutti. (Ev. Giovanni 3:16) Perché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna. Forse ci dibattiamo nel buio o nella poca luce, non conosciamo l’Evangelo, ma il riferimento preciso e confortante è la voce di Cristo che domanda chi cerchiamo? Se cerchiamo una religione sbagliamo, se cerchiamo un rapporto con Gesù siamo nel giusto e Lui si rivelerà al nostro cuore.
Una visione apocalittica molto eloquente
(Apocalisse 1:12-13) Io mi voltai per vedere chi mi stava parlando. Come mi voltai vidi sette candelabri d’oro e in mezzo ai sette candelabri uno simile a un figlio d’uomo vestito con una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d’oro all’altezza del petto. I suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve, i suoi occhi erano come fiamma di fuoco. I suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace e la sua voce era come il fragore di grandi acque. La visione di Giovanni del Signore Gesù in questa particolare concessione, è istruttiva per noi, che ci invita a voltarsi per vedere chi parla, è un invito cioè a convertirsi, a fare una inversione a u, per ascoltare chi parla e ravvedersi.
Il messaggio da raccogliere è (v. 17) Non temere IO sono il primo e l’ultimo e il vivente ero morto, ma ecco IO vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e del soggiorno dei morti. Dunque la cintura d’oro sul petto ricorda che ora quella parte del corpo del Signore è glorificata con una onorificenza d’oro e rammenta altresì il suo speciale e fedele servizio per Dio suo Padre. Rievocare che Lui è stato morto ma che ora vive per l’eternità, fa parte dell’invito a cogliere la possibilità di essere per sempre con Lui. Il possesso delle chiavi della morte e del soggiorno dei morti dichiara che Lui è il giudice dei vivi e dei morti. Dunque è bene approssimarsi con fede al Signore per ottenere vita eterna. È ciò che desideriamo per i nostri cari lettori. Con sincero affetto da parte della Mostra della Bibbia vi salutiamo in Cristo.
Ferruccio Iebole
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