DA LUI USCIVA UN POTERE CHE GUARIVA TUTTI

La scelta degli apostoli in mezzo a tanti discepoli, predispone Gesù a instaurare un rapporto particolare e affettuoso  con dodici persone, che saranno protagonisti e accompagnatori nelle diverse fasi della predicazione del Messia, per divenire dopo la croce, con l’eccezione di Giuda, testimoni fedeli delle cose viste e sperimentate assieme a Gesù.

Il Signore Gesù si presenta nel capitolo 6 di Luca come il Signore del sabato e come Figlio dell’uomo. Evidentemente sono titoli che devono essere suffragati da un potente insegnamento e da miracoli tali,  non solo per meravigliare o stupire, ma per produrre una riflessione molto più profonda intorno alla sua persona. I gruppi di individui provenienti da diversi paesi o da città come Gerusalemme, Tiro e Sidone, luoghi che avevano già usufruito di svariate guarigioni, durante certe riunioni di predicazione di Gesù, avevano incuriosito persone, ammalati,  cercatori di emozioni, accusatori in incognito pronti a rivelare il dissenso, osservatori estetici religiosi con la vista spirituale appannata. La folla vociante e rumorosa, si può affermare, era composita e si rappresentava con molte aspettative. Per Gesù l’obiettivo consisteva nell’annunziare la Buona Novella dell’Evangelo, cioè usufruendo della Sua mediazione, era proposto un nuovo accesso e accoglienza presso il Padre. Affidare la propria anima a Gesù, per molti, allora come oggi, richiedeva un grande sforzo di fiducia, e per mettersi nelle mani del Salvatore occorreva abbandonare le certezze della propria religione, che sebbene non esaustiva o in toto appagante, era sempre espressione di conforto e rassicurazione. Certi riti o cerimonie purtroppo appagano i sensi e acquetano le coscienze, procrastinando nel futuro, quasi all’infinito, il pensiero d’incontrare Dio.

L’insegnamento di Gesù

Gesù (Ev. Luca 6:6) E si mise a insegnare: bisogna domandarsi quale era il suo insegnamento? Il Salvatore conosceva i cuori e i pensieri della folla e per renderla edotta, poneva al centro della sua azione una massima spirituale e un miracolo. Quando diceva: (Ev. Luca 6:9) Io domando a voi: è lecito di sabato, far del bene o far del male? Salvare una persona o ucciderla? Gesù voleva andare al sodo, per svelare i sentimenti dei cuori pieni di furore (v. 11), e insensibili alla vera natura della Legge, che veniva intesa priva di Grazia, mentre essa doveva essere interpretata in primo luogo come fonte di vita e di pietà. L’aver mediato nei secoli una interpretazione assente della luce divina, invece di portare amore, comprensione e perdono veniva concepita solo come scrupolosa osservanza. Quando Gesù interrogava dicendo: salvare una persona o ucciderla, stava leggendo nei cuori della folla, pieni di  rabbia omicida nei suoi confronti e di odio verso il guarito. Purtroppo questa interrogazione, intesa dopo aver ascoltato il Suo insegnamento, non aveva fatto breccia  e nemmeno il miracolo strabiliante, aveva smosso le persone da una sterile osservanza della Legge. Fare del male e uccidere una persona era purtroppo l’atmosfera respirabile in quel contesto, dove si era verificato un miracolo e una impensabile guarigione. La superstizione infruttuosa del sabato come festa immobile, era spazzata via dalla guarigione prodotta dall’amore di Gesù, ma ciò non bastava al ravvedimento e alla fede nelle persone. Eppure gli esempi per indurre alla pietà erano eloquenti nella spiegazione che Gesù dava nei primi cinque versetti di Luca 6, l’accento posto era sulla vita delle persone e non sull’osservanza rigida di una regola; la vita degli uomini viene prima del comandamento, come spiegato nella vicenda di Davide o delle spighe svellate dai discepoli. Era veramente interessante che Gesù, affermazione della Scrittura, (Ev. Luca 6:10) e girato lo sguardo intorno su tutti loro, avesse guardato in maniera soffusa e interrogato silenziosamente tutti, per vedere il grado di ricezione del nuovo verbo. Tristemente con scarsi risultati, anche se i discepoli erano forse quelli che avevano capito il vero messaggio d’amore del Maestro, e ne erano avvinti.

Il grande miracolo della mano secca

Gesù si avvicinava a compiere il miracolo che doveva recare il messaggio di potenza e di bontà, contrapposto ai sentimenti legalisti, inutili e senza pietà dei religiosi. Perciò il Salvatore predisponeva l’inabile al centro e in piedi, perché nessuno vedendo, potesse in seguito negare l’accaduto. L’ordine perentorio (Ev. Luca 6:10) Stendi la mano, significava mettere alla prova la fede del malato; come poteva distendere la mano se questa era secca? Le cose impossibili sono per Dio, e in quel momento Gesù si rivelava per chi intendeva, essere l’Operatore divino sceso dal cielo che eseguiva il mandato celeste di riconciliazione. (II Ep. Corinzi 5:19) Infatti Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo, non imputando agli uomini le loro colpe, e ha messo in noi la parola della riconciliazione. Il risanamento dell’arto destro, visto da tutti, comunicava autorevolmente che Lui era il Signore del corpo e il Supervisore delle leggi in natura, tale da sconvolgerle, e il Signore del tempo, dei giorni e delle feste. Emblematica era la mano risanata, significava  fine di una menomazione e ripresa del sostentamento personale, nuovamente possibile attraverso il lavoro, ovvero una nuova vita. La vita di inabile era scomparsa per il benefico intervento di Gesù il vero medico. Tutto ciò, dovuto ad un semplice incontro con il Salvatore. Era vero quello scritto in Luca (6:19) Usciva da Lui un potere che guariva tutti, si era verificato e potuto vedere; ma sopratutto quella mano risanata proiettava la riflessione per i suoi apostoli, chiamati subito dopo, al grande versetto di  Giovanni 10:28: e Io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano. Gesù con queste parole affermava non solo che Lui faceva del bene alle persone guarendole, ma si dichiarava  garante di vita eterna per chi aveva fede nella sua potente mano.  Paolo in Filippesi 3:21 asserisce: Che (Gesù) trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della Sua gloria, mediante il potere che Egli ha di sottomettere a sé ogni cosa. Ancora (I Ep. Giovanni 3:2) Carissimi ora siamo figli di Dio, ma non è ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand’Egli sarà manifestato saremo simili a Lui, perché lo vedremo com’Egli è.

Andare sul monte.

Il Signore Gesù, dopo il miracolo, saliva sul monte per pregare affinchè la scelta fra i discepoli fosse oculata e conforme alla volontà del Padre. Non era una questione di simpatia, di preferenza o di  predilezione, era una cernita in vista di una esperienza con il Redentore, con tutte le vicissitudini della sua vita che sarebbero successe in seguito. Per questo motivo per essere chiamati apostoli, cioè ambasciatori del Verbo, Gesù doveva trascorrere una notte in preghiera, alfine di consacrare se stesso per poter assistere e assolvere quelli scelti, che come uomini lasceranno molto a desiderare nel compito, come indubbiamente anche noi. Infatti il Redentore dopo quella notte e quella scelta investirà gli apostoli con le parole significative del Sermone del monte, annunzianti beatitudini per chi riceverà il regno di Dio, consistente nella rivelazione della sua Grazia nella persona del Figlio. (Ev. Luca 7:23) Beato colui che non si sarà scandalizzato di Me, è un motto sempre valido e benaugurante per chi vuole incontrare Gesù come proprio Salvatore. Sul monte della fede distingueremo nitidamente: (Ep. Romani 8:32) Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi  tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con Lui?

Ferruccio IEBOLE

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