UNA LUCE, UNA VOCE
La luce e la voce sono due elementi fondamentali utilizzati per far crescere la fede nei cuori di chi ascolta con interesse e profitto il messaggio dell’Evangelo.
La manifestazione della luce, intesa in modo trascendente, sta a dimostrare il chiarimento spirituale quando si interroga con spirito di umiltà la Sacra Bibbia e si cerca di comprenderne il significato più recondito, per accedere a una verità più lucida e avvincente. Non si possono tacere gli esempi che Gesù dona ai lettori degli Evangeli, cioè i suoi eminenti gesti che sovente nascondono veri indirizzi e realtà specifiche per crescere nella conoscenza e, nel gioire internamente per gli insegnamenti preziosi che derivano dalla sua sublime presenza in mezzo al popolo, come Messia o come Salvatore del mondo. In altre parole sono gesti pregni di significati spirituali che bisogna scoprire per appropriarsene. La luce prospera già prima della nascita dell’Emanuele, con una promessa eclatante, recata da una voce d’angelo come scritto in Luca1:33: Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine; preludio di un regno glorioso e lucente. La stessa voce si realizza alla nascita del bimbo (Ev. Luca 2:9-10-11) E un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore risplendè intorno a loro e furono presi da gran timore. L’angelo disse loro: non temete perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà. Oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore che è il Cristo, il Signore. Anche Simeone è attratto dal Salvatore e spende parole come: (Ev. Luca 2:30-32) Perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza che hai preparata dinanzi a tutti i popoli per essere luce da illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele.
Stupirsi del suo senno e delle sue risposte
Il Signore Gesù, ragazzo dodicenne, affronta alcuni maestri che interpretano le Sacre Lettere secondo la tradizione ereditata e consolidata; a contatto con Gesù non possono che concludere: (Ev.Luca 2:47) E tutti quelli che l’udivano, si stupivano del suo senno e delle sue risposte. Si, di fronte alla vera sapienza di Gesù occorre stupirsi, meravigliarsi della sua rivelazione intorno alla gran pietà di cui è dotato e che vuole elargire a tutti. Bisogna sottolineare (Ev.Luca 2:52) E Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini, ed evidenziare la testimonianza del Battista: (Ev. Giovanni 1:9) La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. Non si può restare indifferenti, ammirando la chiara figura di Gesù nella sua crescita, quando la Scrittura ci indica il progressivo sviluppo della sapienza, della statura e della grazia. In quel contesto si sprigiona da Gesù una imperiosa luce che non lascia indifferenti. Il Battista è anche la voce: (Ev. Luca 3:4) Voce di uno che grida nel deserto Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Necessita di seguire la via dritta, lontano dal fascino del deserto mondano ed avventurarsi verso l’unico e valido richiamo, la voce di Gesù! Una domanda precisa sale dalla folla, dai pubblicani e dai soldati: tutti sono pervasi dallo stesso quesito; che dobbiamo fare? Il Battista risponde parlando di Gesù: (Ev. Luca 3:16) Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Forse una risposta non in linea e con le aspettative di quelle persone superficiali , che avrebbero voluto sapere cosa fare ma non eseguire, per mancanza di fede e di forza celeste, come sovente accade, dopo una felice infarinatura evangelica, cioè di lettura o di meditazione.
Il rispetto della Scrittura spiega la statura
L’attesa della rivelazione del Cristo è certamente elettrizzante. Viene da chiedersi se la sua presenza è sufficiente a predisporre i cuori degli ascoltatori o di quelli in un certo modo coinvolti che l’aspettano. Saranno in grado tali individui da riconoscerlo al momento della manifestazione? Il palesarsi di Gesù richiede predisposizione all’ascolto della sua voce e distinguere l’unzione, cioè discernere luce e insegnamento. Non v’è dubbio come Gesù propaghi rispetto e grazia, in maniera evidente e distinguibile attorno alla sua persona. In Luca (4:16) è scritto: Com’era solito entrò in giorno di sabato nella sinagoga. Alzatosi per leggere, gli fu dato il libro del profeta Isaia. Aperto il libro trovò quel passo dov’era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di Me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri. L’analisi di questo testo ci esprime chiaramente il rispetto di Gesù nei confronti della Parola, perché Lui si alza nel riceverla. Ciò evoca la sua statura di sapienza e conoscenza perché trova subito il testo da leggere, non aspetta una citazione esterna, ma di sua propria volontà, conoscendo la materia, legge il verso senza indugi e speditamente. Alla fine della lettura (Ev. Luca 4:20) gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui. Qual è l’attrattiva per guardare intensamente Gesù? Solamente per un fatto estetico? Il Salvatore ha un modo di leggere fonetico perfetto, senza cadenze dialettali, oppure una voce squillante, forte ma gradevole? Gesù non sta forse facendo partecipi i suoi ascoltatori comunicando autorevolmente le verità celesti?
Riscontrare comunque verso di Lui, anche oggi, un eguale atteggiamento cioè porre su Lui i nostri occhi della fede, è l’unica risorsa che ci è concessa per mettere in moto la fede e una relazione di vita con il Salvatore. Orbene, occorre fare una chiara precisazione in questo episodio: tutti lo vedono, (v.22) tutti gli rendono testimonianza, tutti si meravigliano delle parole di grazia che escono dalla sua bocca, ma alla fine (V.28) tutti nella sinagoga sono pieni d’ira, si alzano e lo cacciano fuori dalla città per precipitarlo giù dal ciglio del monte. L’alzarsi di tutti, come visto, è molto diverso e opposto dall’alzarsi per ricevere in mano la Scrittura e per leggerla come aveva fatto Gesù. L’ascolto e il convincimento segreto del versetto sullo Spirito Santo è durato veramente poco, lo spazio della meraviglia, poi le parole di grazia sono subito naufragate, un sentimento di ripulsa trasformato in odio, si evidenzia apertamente proprio dal racconto. Questo è quello che succede quando si rifiuta l’essenza del Vangelo; il percorso si ferma nella via tortuosa e all’orizzonte non si vedono sentieri diritti. I pensieri omicidi della folla non si realizzano: Gesù passa indenne e si allontana. Il medesimo risultato succede ancora oggi per quelli che rifiutano e non vanno oltre ad una vaga costatazione del Figlio di Dio, non volendo entrare in relazione con Lui. Gesù invita i suoi seguaci alla comunione con Lui, rapporto intenso e gioioso, dispensando su di essi le sue preziose benedizioni celesti.
Ancora una luce e una voce.
Consultando l’episodio della conversione di Paolo, libro degli Atti 9:3-4: Avvenne che d’improvviso sfolgorò intorno a lui una luce del cielo e caduto a terra, udì una voce. Il connubio tra luce e voce si conclude con la dichiarazione (v. 5) Io sono Gesù che tu perseguiti. La pietà di Cristo è in azione verso Paolo. Lo raggiunge a terra e nella condizione di cieco, gli provvede uno strumento vitale in Anania, dopo che Paolo ha verificato la sua nullità e detto come nell’episodio precedente di Battista e il popolo: (v. 6) Signore che vuoi che io faccia? La risposta di Gesù prevede un sentiero sintetizzato in alcuni verbi: alzati, entra, ti sarà detto, non vedeva nulla, Egli è uno strumento che ho scelto, per portare il mio nome, perché gli mostrerò quanto debba soffrire per il mio nome. Sono la sintesi di sette azioni che esprimono il progetto di un percorso cristiano. Per svolgere il servizio per il Signore bisogna che la disponibilità umana sia resa evidente, dopo la scelta divina e l’invio. Il terreno di missione, (v. 27) dopo che il Signore gli ha parlato e quella voce è divenuta familiare, distinguibile ed efficace, si materializza a Damasco, dove il nome di Gesù è predicato con coraggio. Si avvera anche a Gerusalemme, luogo dove il nome di Gesù è esaltato con franchezza, e dove (v. 22) dimostrando che Gesù è il Cristo. Paolo poteva utilizzare la sua precedente conoscenza delle Scritture antiche per citarle e renderle testimoni della nuova rivelazione, adoperarle e comunicarle con un nuovo taglio. Altre le avrebbe redatte lui stesso, identificandosi nella presenza e nella comunione di Spirito e attingendo mediante l’ispirazione divina, sul come redigere e comunicare le nuove Sacre Lettere per la Chiesa e per il futuro regno d’ Israele.
Non vedere nulla.
Bisogna focalizzare come prima di servire (v. 9), Paolo rimanga privo di vista per tre giorni e senza prendere cibo, cioè in digiuno, non per acquisire santità o meriti, ma nel buio, per imparare ad ascoltare la voce di Dio, in un colloquio riservato e rivelato solo con lui. Un tempo, (tre giorni) simile a morte, resurrezione e acquisto di un nuovo nome cioè da Saulo a Paolo; tre giorni per trovarlo (Ev. Luca 2:46) di evangelica memoria; tempo adatto perché potesse vedere e ascoltare Chi (I Ep. Timoteo 6:16 ) Abita una luce inaccessibile. Se per Gesù all’inizio del suo ministerio è fondamentale l’unzione dello Spirito, confermato dalle parole del profeta Isaia e lette in sinagoga, così per Paolo (v. 17) dopo l’apparizione di Gesù, riacquista la vista ed è riempito dallo Spirito Santo. Dopo queste due azioni, cadono le squame dagli occhi, si alza e si battezza, poi prende il cibo e si rinforza. Anche la comunione con i fratelli assume importanza per il pari consentimento raggiunto. La sua predicazione non ha sbalzi umorali, i tre giorni di isolamento dalla realtà mondana sono sufficienti per indirizzarlo nel sentiero dritto. Le sofferenze predette non stoppano la ferma volontà di Paolo di essere l’araldo dell’evangelo, consolato dallo Spirito Santo.
Pronto per la testimonianza.
Voler fare la volontà divina diviene lo scopo della sua vita. La Giudea, la Galilea e la Samaria sono le tappe della missione di Paolo, l’ex cacciatore di cristiani da imprigionare, ora ravveduto dalla potenza della Parola. Bisogna notare che le persecuzioni degli Ebrei hanno origini lontane ed attori interessati, a volte scelti dallo stesso popolo leggi i Kapò. (Atti 9:21) Tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano; la meraviglia è ancora una costante; rompere gli schemi di qualsiasi natura è il compito prefissato dell’Evangelo. Il messaggio sconvolge; però porta pace e invita al cammino per un sentiero diritto, arginato dal santo timore e dalla consolazione dello Spirito Santo. La crescita ha uno sviluppo armonioso, il traguardo è tutto quello dichiarato con enfasi dall’eunuco: (Atti 8:37) E l’eunuco rispose: Io credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Preghiamo perchè i nostri lettori possano realizzare la luce e la voce di Cristo Gesù nel loro cuore, leggendo la Parola di Dio.
Oh aspetto trascendente
Di luce il creator
Governator del mondo
Ma pieno di dolor
Cagion dei tuoi tormenti
La nostra colpa fu
Col sangue hai tu pagato
Quel debito quaggiù
Ferruccio Iebole
Lascia una risposta