E LA GENTE NON SI ACCORSE DI NULLA
Il versetto dell’Evangelo di Matteo 23:39 preso a titolo della breve meditazione che propongo, ha una valenza importante ancora oggi nel mondo che viviamo, il quale sommerso dalle notizie e da fatti sembra come allora, soprassedere al messaggio salvifico proposto da Gesù, che riprendendo l’episodio biblico di Noè, lo attualizzava con un ammonimento preciso.
Il quadro generale emergente in quel chiaro dibattito che Gesù sosteneva in mezzo a persone interessate con vari presupposti alla sua persona, ai suoi gesti e ai suoi miracoli, ci raffigura uno stato di perenni dubbi che fagocitano gli individui e che solo la vera fede nel Salvatore calma e fa scomparire. Per questo motivo Gesù (Ev. Matteo 24:35) diceva: Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Sostenere una tale affermazione comportava una sicurezza che solo Lui poteva affermare, prevedendo il futuro e coinvolgendo non solo il tempo, ma la storia mondiale della terra. Evidentemente il Creatore sapeva e poteva disporre di altre conoscenze precluse agli uomini, perché a distanza di secoli quelle parole pronunciate in un lembo di terra senza influenza, si sarebbero potute confrontare sul piano della veridicità, e oggi possiamo attestare con sicurezza, che quella Parola è vera e si è estesa in tutto il mondo. L’Evangelo ha coinvolto tutto il mondo creato, la Sue parole sono una chiara indicazione per compiere esperienze di vita con Lui, in attesa che i cieli e la terra abbiano un termine. La portata generale delle parole di Gesù, le esponeva ricordando un fatto mondiale come il Diluvio cosidetto Universale e il personaggio Noè, piccolo predicatore di giustizia, screditato e incompreso nei gesti, deriso dai suoi compaesani nel suo perseguire un ordine divino.
Tempi indicativi
I tempi non sono cambiati, anche oggi la comoda sordità è sempre quella; degli appelli del Signore non ci occupiamo più di tanto. Eppure il ritratto di Gesù che faceva del tempo di Noè era significativo, e come sempre capitava quando Lui citava la Scrittura, un taglio nuovo emergeva, una comprensione attuale era a portata di mano o meglio di mente. Gesù partiva dai giorni prima del diluvio (Ev. Matteo 24: 38) si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e si andava a marito fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca. L’analisi proposta era nella considerazione del tempo; i giorni scorrevano come sempre, ognuno poteva prevedere impegni inderogabili per l’indomani, dare appuntamenti e progettare interessi impellenti per se e per altri. Gesù a quel punto proponeva delle azioni giornaliere concernenti la vita di tutti i giorni, per leggerli e dare una visione diversa dalla semplice constatazione dei fatti. Dunque, il Salvatore interrogava gli ascoltatori dicendo, chi mangiava e beveva, ringraziava il Creatore per quei beni che la natura forniva? Si prendeva moglie; ma era il Progettista della casa a unire i due coniugi ? cioè come scritto in Genesi (2:24) Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e saranno una stessa carne. Qui l’interpretazione di Gesù era importante: recentemente aveva dato una lettura chiara del versetto proposto (Ev. Matteo19:5) Perciò l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà con sua moglie e i due saranno una sola carne. Così non sono più due ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l’uomo non separi. Ecco ciò che quell’ordine dell’istituzione del matrimonio nel pensiero divino voleva dire: quello che Dio ha unito, ovvero quella progettazione di famiglia e di vita, istituita con l’aiuto di Dio non va disunita, la volontà degli uomini non può prevalere perché si entra nel mistero dell’unica carne; un pensiero fuori della conoscenza umana. Allora la domanda di Gesù era: ma ai tempi di Noè si prendeva moglie perché Dio aveva unito due coniugi, oppure era un’opzione indipendente degli uomini caduti nell’errore e nella autonomia di una scelta preferita? Il matrimonio era concepito secondo i crismi divini o era un prendere moglie secondo i dettami della tradizione, ad esempio perché una donna era comperata, o secondo bellezza, o per interessi patrimoniali?
Parità di trattamento
E ancora: Gesù poneva anche l’inversione dei ruoli tra uomo e donna e soggiungeva riferito alla donna: si andava a marito. Per Gesù, parlando dei tempi di Noè, rivelava altresì la presupposta determinazione di una donna a scegliersi un marito lontano e contrario dal progetto divino, cioè quello che Dio ha unito. Perciò tirando la conclusione, Gesù chiedeva dove l’istituzione divina del matrimonio, che vedeva Dio il principale Autore e Ideatore, era finito per la disubbidienza e l’indifferenza degli uomini. Le risposte degli ascoltatori erano assenti. Però succedeva subito dopo un piccolo dettaglio, insignificante quasi invisibile: Noè entrò nell’arca. Nei travagli caotici di quella vita e di quei progetti in quella terra, cosa poteva significare quel gesto? ( Ev. Matteo 24:39) e la gente non si accorse di nulla. Ecco il punto d’arrivo.
Occorre ben precisare come il pensiero del Signore si articoli in sette sottolineature:
- Si mangiava e si beveva.
- Si prendeva mogli e si andava a marito.
- Fino al giorno dell’entrata.
- Non si accorsero di nulla .
- Venne il diluvio.
- Verrà il Figlio.
- Siate pronti.
Questi significativi punti accentuano i concetti di Gesù che voleva spiegare con lucidità gli eventi futuri, prendendo spunto da cose già avvenute, non da episodi strani o misteriosi, ma realtà già conosciute. Ecco la sintesi dell’avviso: i matrimoni corrispondevano a un tempo fuggevole, come quello del v. 50: Il padrone verrà nel giorno che non se l’aspetta, poi nell’ora che non sa, che significava un tempo imprecisato, senza avvisi eclatanti. Il tempo dell’entrata nell’arca poneva termine alla predicazione della grazia di Noè come dice il v. 50 ma è il preludio della punizione che si svolgeva nell’apparente indifferenza, infatti in quel preciso tempo non si accorsero di nulla.
Una porta aperta
Quella porta aperta vista tante volte non affascinava, non poneva il pensiero che poteva essere chiusa; come la grazia divina ( Ep. II Timoteo 2:7-8) Considera quel che dico, perché il Signore ti darà intelligenza in ogni cosa. Ricordati che Gesù Cristo è risorto dai morti secondo il mio Evangelo. (Ep.Tito2:11-13-14) La grazia di Dio salvifica per tutti gli uomini si è manifestata. Aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Cristo Gesù. Egli ha dato se stesso per noi per riscattarci da ogni iniquità e purificarsi un popolo che gli appartenga, zelante nelle opere buone.
Era vero: nessuno aveva scorto la chiusura della porta. Il tempo era volato via nell’indifferenza più completa. Anche per gli schernitori o per quelli che diversamente da altri, stimavano Noè per l’alacrità del lavoro, gli ammiratori della sua fede, i lodatori della sua persona, erano avvolti dallo scorrere nebuloso degli eventi sfumati dalla quotidianità. Purtroppo il tempo del giudizio arrivava silenzioso, era un giorno imprecisato, simile a quello appena passato, con un rannuvolarsi improvviso del cielo come altre volte. Qualcuno avrà pensato: nuvole all’orizzonte. Solo la durata della pioggia non sarà uguale, pioverà per quaranta giorni come accennato in Genesi 7:4. Il risultato era catastrofico; gli uomini erano periti e come indicava Gesù (Ev. Matteo 24:51) gli assegnerà la sorte degli ipocriti. Li sarà il pianto e lo stridor dei denti. Una morte collettiva con un seguito inaspettato; il pianto e lo stridore dei denti ipotizzava un prosieguo che la morte non annullava, una continuazione dopo l’esalazione dell’ ultimo respiro, perché l’acqua della pioggia aveva riempito i polmoni di quel popolo. Purtroppo vi era ancora un tempo non ammesso in quella vita, umanamente non considerato possibile, forse incredibile, che si avverava; il tempo del giudizio! Gesù aveva detto: (Ev. Giovanni 10:7) Io son la Porta delle pecore, e ancora (Apocalisse 3: 20) Ecco Io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta Io entrerò da Lui e cenerò con lui ed egli con Me. Tutti quelli che rifiutano oggi di aprire il cuore alla Verità purtroppo saranno perduti. Il giudizio sarà inesorabile, chi crede alla distruzione dello spirito o dell’anima con la morte umana, dovrà ricredersi e affrontare un verdetto inappellabile.
Ultimi accenni del discorso di Gesù
Il penultimo evento preso in considerazione da Gesù, collegato alla storia di Noè era il futuro ritorno di Gesù, spiegato prima del percorso delle sofferenze inaudite e della crocifissione. Come accaduto nel diluvio, alla fine vi era una specie di resurrezione dall’arca, una vita che riprendeva vigore dopo i giorni del giudizio, così per Gesù, dopo la momentanea morte sulla croce e la sua ascensione al cielo, il Salvatore proponeva il suo ritorno trionfante per rapire la sua chiesa, cioè il suo corpo spirituale, la sua sposa. Questo tempo è definito (V.36) dal giorno e dall’ora che nessuno sa, cioè un tempo scorrevole, apparentemente senza sussulti. Su questo inciampo della frase, molti si intoppano e non riescono a capire il vero significato o l’ interpretazione, che il Signore stesso rivela per quelli che aprono il cuore, o quelli che cenano con Lui. Infatti, quel: neppure il Figlio, ma il Padre solo, resta una frase dove appare preminente la sottomissione filiale di Gesù alla volontà di Dio.
Che il Figlio non conoscesse il giorno e l’ora del suo ritorno, pare improbabile; lo si deve leggere secondo il testo di (Ep. Ebrei 10:5-7) ecco perché Cristo entrando nel mondo disse: … mi hai preparato un corpo…nel rotolo del libro è scritto di me per fare o Dio la tua volontà. Quindi conosceva la volontà per farla, una perfetta volontà adempiuta in terra con la limitazione gioiosa dell’ubbidienza e la contradizione del Creatore con la creazione. Pensare al Creatore che riveste un corpo simile alla cosa creata è inspiegabile, eppure l’ha fatto. Per questo motivo gli angeli dell’arca avevano lo sguardo verso il basso, perché volevano contemplare l’abbassamento di Gesù inconcepibile ai loro occhi. In I Timoteo 3:16 è specificato: Colui che è stato manifestato in carne, per amore delle creature, è stato però esaltato come: elevato in gloria, per rientrare in possesso delle sue anteriori prerogative di essere uguale a Dio. Per questa differenza, quando il Signore Gesù parla da Figlio dell’uomo o da grande Dio e Salvatore, visto precedentemente nell’epistola a Tito, occorre saper discernere chiaramente in quale veste comunica. Queste convinzioni sono comunque ad appannaggio di quelli illuminati nella mente e nel cuore come i discepoli di Emmaus, perché la negazione della divinità di Gesù è un tema affascinante e appagante per l’orgoglio umano, perciò sempre pronto ad essere accettato supinamente.
L’ avviso conclusivo
L’ultimo annunzio che Gesù proponeva, era: (Ev. Matteo 24:44) nell’ora che non pensate, era un tempo con svolgimento piatto, senza coinvolgimenti particolari, forse di pace asfissiante come certi gas mortali e inodori. Il fatto che confermi non pensate, vuol dire di un annebbiamento generale, un tempo che per usare altre parole viene definito in: troverò la fede? Ma altresì sarà un tempo ancora (Ev. Matteo 25:10) di una porta chiusa. Si: il tempo del ritorno di Gesù era spiegato con le affermazioni dell’Ev. di Matteo (24:30) allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo, sarà un segno per cui occorre avere lo sguardo in alto, come nell’episodio dell’arca, bisognava attendere lo spuntare dall’alto la colomba con il ramo d’ulivo. Necessita precisare che come il diluvio portò via tutti gli abitanti, anche all’apparizione in gloria di Gesù tutti i credenti, i nati di nuovo, saranno rapiti per entrare nell’eternità gloriosa. Il concetto di Gesù, non pensate, era preoccupante allora e ancor più oggi, perché i tempi del ritorno di Gesù Cristo si sono accorciati. A questo riguardo la Scrittura nomina ancora le porte: (Ev. Matteo 24: 33) Egli è vicino, proprio alle porte. Non pensare è un’attività insignificante, l’uomo deve pensare, non farlo vuol dire scendere nell’oblio; pensare all’eternità enuncia di ripararsi con gli strumenti proposti dall’Evangelo nelle braccia accoglienti di Gesù. L’avviso del ritorno del Signore ha relazione ad un’altra risurrezione, quella di Israele (V.32) come nazione o fico, secondo le profezie annunziate nella immortale Parola. E’ vero: quelle Parole pur non essendo considerate dall’umanità, sono sempre presenti e amplificate dalla presenza dello Spirito Santo, che induce alla riflessione dell’Evangelo, Parola di Dio. Ancora un avviso pertinente è quello di non cercare il Cristo tramite quelli che dicono: è qui, è là, è nel deserto o nelle stanze interne, il Cristo trionfante è nel cielo da dove ritornerà.
Conclusione
L’esempio calzante del diluvio sullo stato degli uomini che abitano il mondo creato dal Signore, si conclude secondo la sapienza di Gesù con alcuni ammonimenti, che preannunziano una speranza diversa dalla fine tragica dell’inondazione mondiale. I preziosi consigli recitano:
- Vegliate (V.42)
- Siate pronti (V.43)
- Arrivando, troverà così occupato ( V.46)
- Lo costituirà su tutti i suoi beni (V.47)
Quelli che attendono il ritorno di Gesù in gloria, hanno il desiderio di vegliare per non sperdere il seme, il vitto, l’alimentazione per gli altri, sono pronti a vigilare per il buon andamento, per il decoro della casa. L’occupazione è gratificante e tiene svegli dalle insidie degli scassinatori. La certa attesa del Padrone, che arriverà con i suoi premi appaganti e graziosi, saranno la felicità di quelli che l’attendono.
Ferruccio IEBOLE
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