ORO E ARGENTO

Il racconto dello zoppo è motivo, al di là della storia, di stimolo per una riflessione su cosa significa e sul modo di adorare Dio, per mezzo di Gesù e del Suo Spirito.

Oro e argento sono due materiali che parrebbero non avere nessuna attinenza con il culto spirituale perché (Ev. Giov. 4:23) “…i VERI adoratori adoreranno il Padre in Ispirito e Verità”. Perciò, come è scritto in Atti 3:6 “dell’oro o dell’ argento non ne ho”, sono il giusto atteggiamento degli apostoli Pietro e Giovanni che salivano al tempio per adorare. La parte di frase rivolta allo zoppo confermava una visione diversa di essere un semplice adoratore, secondo i canoni del mondo religioso. Infatti, alcune categorie di adoratori credono (Atti 17:29) che la divinità sia simile a oro o ad argento.

 L’oro e l’argento sono parte integrante della pietà umana, un modo per esprimere bontà, solidarietà e interessamento per i deboli, ma sono anche i simboli dell’avarizia e la Scrittura dice nell’Ep. Agli Efesini 5:5 “…nessun avaro che è idolatra, ha eredità nel regno di Dio”. I limiti della pietà umana erano conosciuti da Pietro e Giovanni infatti affermano in Atti 3:12 “…come se per la nostra propria potenza o pietà avessimo fatto camminare quest’uomo”. La pietà divina conosciuta nel tormento del Getzemani e alla croce del Calvario dai due apostoli è fatta di altra materia e influenza la vita delle persone in altra maniera. Ciò non toglie, che la frase pronunciata verso l’indigente, corrispondesse alla vera fede spirituale e alla vita semplice condotta dai due ex pescatori.

Sulla vera pietà di Cristo la Bibbia è esauriente anche a rappresentare (Ebr. 5:7-8-9) sia la natura pietosa del Redentore, quanto l’ubbidienza di Figlio per dimostrare, Lui che non ne aveva bisogno, la Sua perfezione anche nella sofferenza per essere esempio per noi. Non sappiamo se le parole di Gesù riportate nell’Evangelo di Luca 22:27 “…io sono in mezzo a voi come Colui che serve” o quelle nello stesso capito al versetto 69 “…il Figlio dell’uomo sarà seduto alla destra della potenza di Dio”, fossero presenti nella mente di Pietro e di Giovanni in quel momento. Sicuramente provando una comunione vivente e carismatica con il Salvatore, koinonia a noi quasi sconosciuta, potevano aggiungere: ..nel nome di Gesù Cristo il Nazzareno cammina.

GESU’ IL NOME

Il nome di Gesù è di vitale importanza, cito tre esempi:

1) Atti 2:38 “ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo.

2) Atti 2:21 “…chiunque  avrà invocato il nome del Signore sarà Salvato

3) Atti 4:18 “…non parlare e non insegnare nel nome di Gesù.

Evidentemente il nome di Gesù secondo i detrattori era un nome da bandire e da non insegnare, perché per quel nome si otteneva salvezza dell’anima, dono dello Spirito, perdono dei peccati e ora salvezza nel corpo.

Quell’unica parola, “CAMMINA”, poneva lo zoppo in condizione di riflettere in un attimo, ma compiutamente, se era meglio continuare a ricevere oro o argento stando seduto o se era più conveniente camminare nella povertà, in una nuova vita. In quel brevissimo lasso di tempo, senza fare troppi calcoli speculari, la fede nel nome operava la sua guarigione (Atti 3:16). Forse lo zoppo sperimentava, ciò che sicuramente aveva udito nella sua giovinezza, (Ebr. 11:27) “..rimase costante come se vedesse Colui che è l’Invisibile” e (Atti 3:5) “…guardava attentamente”. Lo zoppo cosa vedeva? La Scrittura ci ragguaglia sul sentimento del cuore e legge nell’animo umano: aspettava di ricevere, era quello che in un primo momento attendeva, ma ora c’è il nome di Gesù che travalica il contingente, l’oro, l’argento, la vita da mendicante.

 In Atti 3:4 Quel… “Guardaci”,  imperioso, detto con convinzione e potenza è sinonimo ”del nome che ti testimoniamo è quello della guarigione” e siamo in due per confermare secondo il dettato della Parola. Certo, la guarigione è il cambiamento, forse quando l’Evangelo ci raggiunge, quando si crede, non si conosce approfonditamente tutto, ma intanto Gesù mi dice autorevolmente “CAMMINA”. Atti 3:7 “lo prese per la mano destra”, quella mano è la mano di Cristo, del Salvatore che agisce, solleva, incute nuovo vigore e i primi passi sono corroborati dall’affermazione di Atti 3:22 “…un profeta come Me, ASCOLTATELO in tutte le cose che vi dirà”.

UNA VOCE SOAVE E SUADENTE

Viene prospettato un semplice esercizio per conoscere la voce del Signore Gesù, per distinguerla in mezzo alle altre voci. Una fede appena accennata ma fidente nella potenza di chi parla. Come sono vere le  parole scritte in Ebr 1:2 “…ha parlato a noi per mezzo del Figlio”, ma altresì in Atti 3:15 “il Principe della vita”, manifesta la sua prorompente presenza con il rafforzamento nelle piante dei piedi e delle caviglie dello storpio, fino a veder compiere un balzo e cominciare a camminare. Lo zoppo non sa della comunione sperimentata “… perseveravano concordi” (Atti 1:14), ma Atti 3:11 ci comunica che “… teneva stretti a se Pietro e Giovanni”. Metteva in atto senza saperlo, il principio apostolico di Atti 2:42: “perseveranti nella comunione fraterna”.

Quel “GUARDACI!”, includeva l’autorità della testimonianza dell’Evangelo, era l’insegnamento apostolico del versetto 42 sopracitato,  e quel Nome racchiudeva in Se Atti 3:20 ”…dalla Sua Presenza vengano i tempi di refrigerio”. La vita sconvolta del mendico ha un nuovo traguardo: (Atti 3:8-9) lodando Dio sia nel tempio, che in un nuovo luogo come il Portico di Salomone,  scombussolava la tradizione e il servizio sacro. Il lodare Dio per un neofita come lo zoppo, ripropone la moda di oggi di neonati gruppi che vedono nella sola lode, (culti di lode) l’attività principale, dando sfogo a  mega concerti rumorosi o canti accompagnati da eccessiva strumentazione, vicini allo stordimento praticato da certi templi musicali odierni, coinvolgenti più il corpo che lo spirito.

 Qui, nel racconto biblico, subito dopo la giusta lode a Dio, intervengono gli apostoli per indirizzare ciò che lo zoppo non conosce. Subentra cioè l’esperienza descritta in Ep. Ebr. 5: 13-14, di chi era stato con Gesù e aveva maturato una giusta visione della fede e dell’adorazione. Viene ricordato il Mediatore tra Dio e gli uomini in  Atti 2:33 come Colui “esaltato nel cielo alla destra di Dio”,  che sparge lo Spirito Santo, per VEDERE  e UDIRE ( i due verbi dello SS.) Nei capitoli 2 e 3 degli Atti, il nome di Gesù è associato ad altri nomi, proprio per esaltarne il posto legittimato  nell’adorazione, è dichiarato in Atti 2:36  “Signore e Cristo”, in  Atti 3:5 “Nazareno”,  ancora in Atti 3:14 “Santo e Giusto”, in  Atti 3:15 “Principe della vita”, e infine Atti 3:26 “Servo”. Ogni nome recensito,  per un attento lettore ha certamente un profondo significato per amare sempre di più il Salvatore.

Ritornando alla storia dello zoppo il nome di Gesù opera il miracolo e come in Atti 2:32-33 gli ascoltatori potevano vedere e udire, la stessa cosa si ripete in questo racconto. Le persone vedono camminare lo zoppo e lo odono lodare Dio, e la testimonianza resa dagli apostoli comprende il vento dello Spirito che soffia dove vuole (Gv. 3:8), portando luce all’opera redentrice di Gesù. Si, i luoghi erano emblematici, la porta Bella e il Portico di Salomone, ma erano anche i posti della malattia, dell’elemosina e dell’indigenza; la porta Bella, artistica e esteticamente mondana non aveva mutato la vita del menomato,  solo l’attraversamento della porta Gesù Cristo (Gv.10:7-9), aveva modificato e trasformato lo zoppo.

GESU’ LA VERA PORTA

La porta Bella (Atti 3:10) trovata dal miracolato era  circondata da meraviglia e da stupore, e il Portico di Salomone (Atti 5:12) il luogo destinato a una inedita sapienza e per un nuovo e prorompente annunzio. Nel resoconto della Scrittura in Atti 3:15 i discepoli si dichiarano testimoni, indicatori del Servo mandato per benedirvi e maestri nell’insegnamento; anche nella sconosciuta dottrina del rompere il pane e nella preghiera. Nell’adorazione a Dio, i VERI adoratori hanno bisogno dello Spirto Santo e della Verità cioè Gesù. Appare strano questo aggettivo di “veri”, forse perchè vi sono degli adoratori falsi o incuranti, che sottovalutano o ignorano l’essere adoratori secondo la volontà divina e si perdono in una tradizione soffocante, adatta a non verificare la verità con la Parola alla mano. Gli adoratori cristiani illuminati dallo Spirito e dalla Parola di Dio  oltre alla lode,  annunziano la Parola (Atti 4:29), sanno che Dio stende la Sua mano in salvezza nel nome di Gesù (Atti 4:30), riempie di Spirito Santo (Atti 4:31), alzano concordi la voce a Dio (Atti 4:24), fanno memoria di Lui(I Cor. 11:24-25), delle Sue sofferenze e annunziano la morte del Signore finchè Egli venga (I Cor. 11: 26).

CELEBRARE UN CULTO CRISTIANO

Evidentemente la lode era solo una parte, pur importante, nel rapporto con Dio e con Gesù. Ora subentrava prima di tutto l’insegnamento dello Spirito Santo (Gv. 14: 26) “vi insegnerà ogni cosa”,  intorno al modo di celebrare il culto, dove preminente è il ricordo del prezzo di sofferenza pagato da Gesù per il riscatto delle anime, fatto dai credenti riuniti in assemblea, il partecipare ai simboli da parte dei nati di nuovo (Gv. 3:5) “nati d’Acqua e di Spirito” e il ravvivare l’attesa del ritorno del Re dei Re per rapire la sua chiesa.

Questi piccoli spunti possano destare attenzione e riflessioni nel cuore del lettore.

FERRUCCIO IEBOLE