TORNARE INDIETRO ( prima parte)

Cosa spinge cinque giovani a correre in città come pazzi con un bolide preso a nolo, mentre si filma il tutto? Cosa spinge loro e altri a filmare divertiti la scena dell’incidente appena causato e che ha provocato la morte di un bambino di cinque anni e il ferimento delle madre e del fratello? A quanto pare solo per essere ammirati per loro “imprese” dai loro 600.000 followers su youtube, guadagnandoci anche dei soldi (grazie a chi li paga per questo!).

Ora il giovane autista che ha provocato l’incidente dice che vorrebbe solo «tornare indietro nel tempo e che tutto ciò non fosse successo». Purtroppo non si può. Bisognava pensarci prima e evitare che l’evitabile e il prevedibile non succedesse. Nessuno, in questa vita, restituirà il figlio alla madre e al padre del bambino deceduto nello scontro. Purtroppo certe azioni sono irrimediabili e così le conseguenze da esse derivate, anche se ci si è pentiti e si vorrebbe tornare indietro.

Questo vale per tutti, ma per tutti c’è un’altra opportunità, indipendentemente dalla strada intrapresa fino a oggi e dal percorso fatto. Si può tornare a Dio.

Essersi allontanati da Dio, aver scelto di essere autonomi dal creatore ci porta inevitabilmente su strade che non possono che condurre a niente di positivo.

Ancora una volta la storia del popolo d’Israele ci è di grande insegnamento. Si erano allontanati dal Signore, aveva seguito altri “dèi”, degli idoli che si erano costruiti con le loro mani e che avevano adorato. Si erano abbandonati a istinti e piaceri sbagliati e ne stavano pagando le conseguenze. Ma Dio li invita a tornare: Tornate a colui dal quale vi siete così profondamente allontanati, o figli d’Israele! (Isaia 31:6); Tu dirai loro: Così parla il SIGNORE degli eserciti: Tornate a me”, dice il SIGNORE degli eserciti, “e io tornerò a voi”, dice il SIGNORE degli eserciti. (Zaccaria 1:3); Torna, o infedele Israele”, dice il SIGNORE; “io non vi mostrerò un viso accigliato, poiché io sono misericordioso”, dice il SIGNORE, “e non serbo l’ira per sempre. (Geremia 3:12); Stracciatevi il cuore, non le vesti; tornate al SIGNORE, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira e pieno di bontà… (Gioele 2:13). Notiamo l’atteggiamento di Dio: sua è l’iniziativa, il richiamo pressante a tornare a lui; egli ama ed è pronto a perdonare colui che vuole tornare.

Confrontiamo ora questo con l’atteggiamento del padre del figliol prodigo, nella famosa parabola: Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò. (Luca 15:20b)

Il figlio era sulla strada del ritorno, non era ancora arrivato lì, non gli aveva ancora confessato il suo peccato e chiesto il suo perdono. Anche l’amore di Dio per noi si è manifestato quando eravamo ancora lontani (Romani 5:8, 10; 1 Giovanni 4:9-10; Efesini 2:13).

Notiamo che il padre vede e aspetta. Come il padre stava guardando da lontano aspettando di vedere il figlio comparire un giorno all’orizzonte, così fa Dio con quelli che si sono allontanati.

Quella del padre è un’attesa piena di compassione (lett.: ‘avere le viscere che si muovono’; provare simpatia, soffrire insieme). Anche quella di Dio non è un’attesa indifferente della nostra condizione.

Il padre, vedendo il figlio arrivare verso di lui, corse, gli si gettò al collo e lo baciò. Non solo lo aspetta, non solo si commuove, ma corre verso di lui. Il padre capisce che se il figlio è lì è perché vuole ritornare, vuole ricominciare un rapporto. E questo è già un fatto positivo, un fatto per cui gioire. Vuol dire che nel cuore del figlio c’era già stata un’iniziativa in questo senso, un desiderio, una volontà. I passi successivi verranno dopo.

Su questo non ci devono essere dubbi: Dio vuole che i suoi figli ritornino. È lui che glielo dice. Dio è pronto ad accettarli di nuovo e a perdonarli. Il perdono di Dio non è un sentimento, qualcosa che ‘proviamo’, è un fatto concreto che si basa sulla portata del suo amore per noi, indipendentemente da quello che abbiamo fatto (1 Giovanni 1:9).

Il percorso inizia da qui, dalla consapevolezza che c’è una strada per tornare a Dio (1), per ricominciare o semplicemente per partire, se a Dio non ci siamo mai andati.

Il giovane protagonista del triste fatto di cronaca si presenta in un suo video con una felpa su cui è posto uno stemma con la scritta “God hates a coward” (‘Dio odia un codardo’). La codardia in questo caso, sarebbe la mancanza di coraggio di un atto concreto di ritorno al Padre, del riconoscimento del proprio errore, del percorso per un pieno ritorno a Dio. Ed è di questo percorso che parleremo nel prossimo post.

 

(1) Alcune di queste riflessioni sono liberamente tratte dal libretto di William MacDonald “There’s a way back to God”

Tratto dal blog “La nuova nascita”

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