TORNARE INDIETRO (3 parte)

Ecco, abbiamo capito e accettato l’invito del Padre, abbiamo riconosciuto i nostri errori e il bisogno della sua guarigione. Ed ora? E se ci succede ancora, se torniamo indietro un’altra volta?

Chi si è allontanato spesso non si fida più molto di sé stesso. Sappiamo di aver sbagliato più volte e, in questa fase, possiamo aver paura che possa succedere ancora. Altre volte forse avevamo chiesto a Dio di perdonarci, ma poi siamo ricaduti nello stesso errore. Ecco che allora condividere il nostro nuovo percorso con altri può diventare molto importante. Se lo facciamo, in qualche modo ci impegniamo anche davanti a loro. Ma soprattutto permettiamo agli altri di pregare con noi e per noi. Abbiamo un chiaro invito nella Scrittura anche per questo: Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia. (Giacomo 5:16).

Nel suo piano di guarigione personale, Dio ha anche provveduto che ci sia un aiuto da parte di qualcun altro, qualcuno che è fedele al Padre e che in grado di accompagnarci in questo percorso. Dopo aver invitato il suo popolo che si era allontanato a tornare, ecco infatti che Dio garantisce anche un aiuto umano: vi darò dei pastori secondo il mio cuore, che vi pasceranno con conoscenza e intelligenza. (Geremia 3:15). Dio sa che abbiamo bisogno anche dell’altro, sa che da soli la strada del ritorno, spesso difficile e tortuosa, diventa ancora più dura. Sa perfettamente che abbiamo bisogno di contare su qualcuno che ci accompagni. E Lui provvede anche a questo. Se lo vuoi, sappi che non sei solo.

A questo punto ci saranno cose vecchie da lasciare e delle nuove da trovare. Partiamo dalle prime, come Dio invita il suo popolo lontano a fare: «Israele, se tu torni», dice il SIGNORE, «se tu torni da me, se togli dalla mia presenza le tue abominazioni, se non vai più vagando qua e là, se giuri per il SIGNORE che vive, con verità, con rettitudine e con giustizia, allora le nazioni saranno benedette in lui e in lui si glorieranno». Poiché così parla il SIGNORE alla gente di Giuda e di Gerusalemme: «Dissodatevi un campo nuovo e non seminate tra le spine! (Geremia 4:1-3); Seminate secondo giustizia e farete una raccolta di misericordia; dissodatevi un campo nuovo, poiché è tempo di cercare il SIGNORE, finché egli non venga e non spanda su di voi la pioggia della giustizia. (Osea 10:12)

Come abbiamo visto l’offerta di Dio per coloro che ritornano a Lui è ricca di misericordia e perdono. Un perdono per qualunque peccato noi possiamo aver commesso mentre eravamo lontani da Lui. Abbiamo anche visto che il ristabilimento deve passare dal riconoscimento del proprio peccato da parte di colui che si è allontanato. Ma può colui che, nel suo allontanamento, ha commesso peccati che ancora lo accompagnano, continuare ad agire come faceva prima? Poteva il figliol prodigo tornare a casa dal padre, che lo aspettava pronto ad accoglierlo e perdonarlo, e dopo essersi reso conto del suo peccato, continuare la stessa vita di prima? I brani riportati sopra, tutti inseriti in un contesto di ‘ritorno’ a Dio, ci pongono delle condizioni per ottenere il pieno ristabilimento e le benedizioni che ne scaturiscono: Se torni allontana l’iniquità togli dalla mia presenza le tue abominazioni non andare più vagando qua e là…

Nella situazione in cui è uno che si è allontanato da Dio, non può gli portare nulla di buono, se non la sua richiesta di perdono. Non può nemmeno portare in dote il suo peccato. Lo deve lasciare ai piedi della croce. Non possiamo seminare il nuovo campo se questo è pieno di spine. Quello che crescerà sarà soffocato, stritolato dalle spine. Non ci potrà essere del frutto da un campo non sistemato, pulito, bonificato.

Cosa c’è nella nostra vita che sicuramente non piace al Signore? Dobbiamo fare un esame attento e chiedere a Dio di farci capire, dalla sua Parola e dal consiglio prezioso di credenti maturi, quello che dobbiamo lasciare, quello che dobbiamo togliere.

Alcune cose saranno facili da mollare, altre meno. Abitudini radicate, vizi, relazioni consolidate… non è facile di punto in bianco rimettere tutto in gioco. La preparazione del campo per la nuova semina non si fa in un giorno. Dipende ovviamente da quante spine sono cresciute nel campo, da quanto profonde sono le loro radici, ma in ogni caso non è il lavoro di un giorno o due.

Non è nemmeno un lavoro che possiamo fare tutto da soli, mentre siamo ancora in convalescenza. Ci sembrerà troppo difficile, grande, pesante. Abbiamo bisogno di chiedere a Dio giorno per giorno la forza di strappare una spina alla volta. Abbiamo a volte anche bisogno di altri che ci aiutino, che ci sostengano e ci accompagnino. Se svuotiamo le nostre mani delle nostre cose sbagliate, permetteremo a Dio di riempirle di nuove cose. Se liberiamo il nostro campo dalle spine, Dio lo riempirà di nuovi frutti, irrigandolo con la sua pioggia di giustizia. Ci aspetta una nuova famiglia, nuove relazioni, nuove prospettive, nuovi significati. No, non sei solo sulla strada del ritorno.

 

Tratto dal blog “La nuova nascita”

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