IMMORALITA’

prima del testo dell’articolo una comunicazione:

 

Per chi lo desidera è disponibile il vol. 3 che raccoglie i nuovi articoli di Ferruccio Iebole. Il volume e la spedizione sono gratuiti e disponibile per tutti coloro che ne faranno richiesta qui, su fb, su info@lamostradellabibbia.com o 3334371113 (Corrado)

Sono disponibili ancora alcune copie del vol. 1  e vol. 2 (anch’esse gratis)

foto vol.3

 

L’Apostolo Paolo in prima Corinzi capitolo cinque affronta una situazione spinosa, all’interno della chiesa  locale, che sconvolge per la gravità delle azioni la sua intelligenza spirituale e lo porta a un  raffronto fra l’integra castità e la purezza di Cristo e l’atteggiamento malvagio e immorale dell’incestuoso di Corinto, proponendo quale fosse la differenza abissale tra le due posizioni e come esse dovevano ammonire i credenti. Evidentemente la superficialità culturale proposta che corrispondeva al modo di pensare dominante, impediva una serena valutazione della gravità della situazione.

Dunque Paolo accusa quei credenti di essere gonfi e di non aver fatto cordoglio  per l’oltraggio a cui la chiesa era stata sottoposta, non tanto per sé, quanto per la pessima testimonianza resa in pubblico. Quando qualcuno non tiene conto come la sua vita privata influisca anche sulla testimonianza complessiva della chiesa, assume atteggiamenti contrari alla decenza e alla buona reputazione sono dolori di cui vergognarsi se l’arroganza non permette il ravvedimento dell’autore, il cordoglio è una misura da osservare. Occorre interrogarsi sul serio,  quale dottrina evangelica è stata insegnata se si è insensibili a tale malvagità, aldilà della disciplina rimedio secondario? Tutto il consiglio di Dio è stato esposto e insegnato? Quale solido fondamento è stato posto per verificare una simile ribellione?

 Un raffronto per indicare la lontananza tra la luce e le tenebre

L’animo esacerbato di Paolo di fronte a questo scandalo, che vedeva quell’assemblea di credenti impediti di assumere con decisione i drastici rimedi, ma si abituava al modus vivendi della città, minava la testimonianza ordinata per la diffusione dell’Evangelo per la salvezza delle anime. Allora ecco Paolo proporre un confronto chiaro, dopo aver condannato senza remore l’atto sconveniente e iniquo dell’incestuoso. Il giudizio  cauto e scusabile è messo subito da parte, anzi l’apostolo con durezza entra nel merito non proponendo la sua autorità apostolica, ma (I Ep. Corinzi 5:4) l’autorità del nome di Gesù Cristo per giungere al verdetto, che il corpo di quel tale sia dato in man di Satana, per salvare lo spirito nel giorno di Cristo. Quale desolazione per la testimonianza cristiana l’atteggiamento testardo e irresponsabile di alcuni che portano alla bestemmia il nome di Gesù, da parte di altri che giudicano malamente la chiesa e il Dio che si adora.

Citavamo il confronto: perché  accostare il corpo della fornicazione con un corpo santo e innocente come quello di Gesù? Perché citare un pane lievitato con un pane azzimo? Perché una vecchia pasta e una Pasqua? Perché ancora un festa con lievito di malizia e malvagità  e degli azzimi di sincerità  e di Verità?. Occorreva essere così risoluti e rigorosi nell’analisi dell’incestuoso? Quante domande, ma tutte pertinenti per capire che qui non centrava la libertà personale, o  come oggi si giudicherebbe con sufficienza la questione. Qui c’è qualcosa di più, c’è da raffrontarsi con il nome e il sacrificio del Cristo. Gli elementi  da considerare sono chiari:

  1. Il corpo,
  2. Il lievito,
  3. La pasta, il pane,
  4. La Pasqua,
  5. La festa,
  6. La malizia e la malvagità,
  7. Gli azzimi di sincerità e di Verità.

In (I Ep. Corinzi 6: 18) Fuggite la fornicazione, ogni peccato che l’uomo commette è fuori del proprio corpo, ma il fornicatore pecca contro il proprio corpo.(V.15-16) Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? prenderò dunque le membra di Cristo per farne membra di una prostituta? No di certo. Non sapete che chi si unisce alla prostituta è un sol corpo con lei? Poichè Dio dice, ed i due diverranno una sola carne. I ragionamenti paolini sono cristallini, la volontà di chi si sente autonomo nel procedere come credente è minata dalla responsabilità chiarita da Paolo, verso il corpo di Cristo, non solo quello fisico che sprigiona purezza e dignità, ma verso quello spirituale, cioè verso la comunione delle sue membra che esprimono unità nella diversità di funzioni ma armonia di intenti. Da questi passi appare evidente come il corpo dei credenti sia tenuto in considerazione dal Signore, per cui ognuno non può sentirsi nelle sue scelte indipendente e autonomo, come il Signore non esistesse.  Ancora (V. 17) Chi si unisce al Signore è uno Spirito solo con Lui. Dunque l’unità del nostro corpo a Cristo è tramutato con una unità spirituale, così è vista dal Signore che trasforma l’unione nostra con Lui in una omogeneità armoniosa per la dimora dello Spirito Santo.

Il lievito simbolo del peccato

Il lievito è l’ipocrisia (Ev. Luca 12.1) Guardatevi dal lievito dei farisei che è l’ipocrisia, la quale infetta tutta la pasta e fa lievitare tutto il pane. Nel caso dell’incestuoso, questo grave peccato destabilizzava, aldilà delle apparenze, tutto il corpo di Cristo che veniva  definito come pane. Gesù aveva speso molti ragionamenti intorno al pane, nell’ (Ev. Giovanni 6: 32-33-34-35) disse: Il Padre mio vi da il vero pane che viene dal cielo, il pane di Dio è quello che scende dal cielo e da la vita al mondo, io sono il pane della vita; chi viene a ME non avrà più fame e chi crede in ME non avrà più sete. (V. 51) Io sono il pane vivente che è disceso dal cielo,  se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che Io gli darò è la mia carne che darò per la vita del mondo. Orbene, è chiaro il concetto chi mangia il pane dell’Evangelo e della Grazia  si unisce a Cristo e diviene parte del pane, cioè del  suo corpo (I Ep. Corinzi 10: 17) Siccome vi è un unico pane, noi, che siamo molti, siamo un corpo unico perché partecipiamo tutti a quell’unico pane.

Dunque i credenti che si sono cibati spiritualmente di Cristo, diventano parte di quel pane, e tutti siamo quel medesimo pane  che nell’unità rappresenta il corpo di Gesù Cristo.  Ancora i credenti (I Ep. Corinzi 10: 16)  Il pane che noi rompiamo non è forse la comunione con il corpo di Cristo? Si è vero, chi rompe il pane per rammemorare il memoriale e la morte del Signore, lo compie sapendo che partecipa alla comunione del corpo di Gesù. Chi spezza il pane sente forte il giudizio: (I Ep. Corinzi11:28-29) Ora ciascuno esamini se stesso e così mangi del pane e beva dal calice; poichè chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se stesso se non discerne il corpo del Signore. Occorre perciò sapere la grande responsabilità quando rompiamo il pane e il giudizio a cui ci sottoponiamo se non distinguiamo in Verità il corpo del Signore.

Una Pasqua, la festa.

Certamente l’invito paolino era quello di (I Ep. Corinzi 5:7 ) purificatevi  del vecchio lievito per essere una nuova pasta, come già siete senza lievito. E’ vero i credenti in Gesù sono senza lievito, una pasta adatta per la Pasqua e per la festa. Per la Pasqua perché Cristo è la Pasqua, non la festa ebraica del passaggio dell’angelo distruttore e della liberazione dall’Egitto; ma Gesù l’Agnello che toglie il peccato del mondo, l’olocausto senza macchia e difetto, che si sostituisce a noi nella morte, con la sua vicaria. Quindi la morte che rammemoriamo secondo l’insegnamento di Gesù e di Paolo: ( Ev. Luca 22:19-20… I Ep. Corinzi 11:26) fate questo in memoria di me…  e annunziate la morte del Signore finche Egli venga, è la nostra Pasqua  e la nostra festa di libertà in Cristo vero Padrone e unico Mediatore.

Dunque, ecco spiegato come il nostro corpo ovvero un pane azzimo, cioè senza lievito, occorrente per partecipare alla rammemorazione della nostra Pasqua, sia l’espressione di assenza della malvagità e della malizia difronte a Gesù e alla  Chiesa locale, per partecipare lealmente al culto spirituale che i veri adoratori, rendono durante questa festa, cioè ogni primo giorno della settimana e non nel giorno di Pasqua. Orbene, i credenti essendo consapevoli del ruolo del corpo non si mischiano con i fornicatori; (I Ep. Corinzi 5:9)Vi ho scritto nella mia lettera di non mischiarvi con i fornicatori, piuttosto si attengono agli azzimi di sincerità e  di Verità due virtù confacenti al culto e alla vita cristiana. Ricordiamo nel culto che Cristo la nostra Pasqua è stata immolata cioè sacrificata per la liberazione dei credenti. Allora quando viene scritto: (I Ep. Corinzi 5:13) togliete il malvagio di mezzo a voi stessi è un ammonimento severo e una riprensione intransigente.

Conclusione.

Ci sono alcuni passi e concetti della Bibbia che sembrano di difficile lettura, ma se letti con spirito di voler sapere le cose profonde di Dio; questi si rivela con disponibilità. Noi nel nostro piccolo cerchiamo di analizzare con voi i versetti per attingervi Verità e guida. Un fraterno saluto a tutti.

Ferruccio Iebole.

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