PERCHÉ AGIVO PER IGNORANZA

Riconoscere i nostri limiti in fatto d’intelligenza e concludere che si può agire nell’ignoranza è un motivo, una volta riconosciuta la nostra fragilità, di proseguire verso un altro cammino come fece l’Apostolo Paolo, che (I Ep. Timoteo 1:13) Perché agivo per ignoranza  nella mia incredulità. L’incredulità può essere vinta se si è sinceri davanti al Signore e alla ricerca di luce Evangelica nella Bibbia. L’aiuto proposto è sufficiente a dissipare l’ignoranza e l’incredulità affinché la Verità splenda gloriosa.

Un’analisi sincera della situazione

Paolo scrivendo a Timoteo, suo figlio per la fede, non  ha paura di mettere a nudo il suo comportamento precedente la fede. Senza giri di parole afferma la sua posizione prima di conoscere la misericordia del Signore, classificandosi come (v. 13) un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Se deportava le persone voleva dire che il rispetto per i consimili era sparito, e rimaneva un odio da colmare con sofferenze imposte a innocenti. Paolo avanza nel ragionamento, costatando l’ignoranza che si era impadronita di lui, come purtroppo avviene ancor oggi per tanti, per il fanatismo che impedisce di dare il giusto valore alla Parola di Dio e di vedere come il pensiero divino sia differente dai riti religiosi proposti. Paolo però prosegue nella riflessione affermando: (I Ep. Timoteo 1:16) Ma per questo mi è stata fatta misericordia affinché Gesù Cristo dimostrasse in me, per primo, tutta la sua pazienza e io servissi di esempio a quanti in seguito avrebbero creduto in Lui per avere vita eterna. L’analisi conclusiva di Paolo è preziosa, riconosce la pazienza di Dio nel sopportare le sue angherie sui credenti, fino al giorno dell’apparizione in grazia sulla via di Damasco.

Un riepilogo confortante per l’insegnamento

Paolo rammenta a Timoteo l’essenza di Dio e del Figlio da cui derivano (v. 2) Grazia, misericordia,  pace, speranza  e ordine per ciò che riguarda la vita cristiana, e come  queste qualità peculiari caratterizzano chi è in rapporto con il Signore, il quale non viene lasciato solo ma è custodito per la potenza dello Spirito e per il conforto della Parola. Dunque (v. 4) Promuovere l’opera di Dio che è fondata sulla fede. Orbene la redenzione e la riconciliazione tra Dio e il peccatore come viene qui sottolineato, accade per  amore e richiede la fede esclusiva  nell’opera del Figlio sulla croce, (v. 11) Secondo il Vangelo della gloria del beato Dio, che Egli mi ha affidato.

È vero, questa è la sana dottrina rivelata per la salvezza delle anime. Infatti l’apostolo ribadisce:(I Ep. Timoteo 1:15) Certa è quest’affermazione e degna di essere pienamente accettata che Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. Un riassunto meraviglioso e sintetico che rassicura chi crede in Gesù quale Salvatore, ecco perché ancora dice:  (v. 14) E la Grazia del Signore nostro è sovrabbondata con la fede e con l’amore che è in Cristo Gesù. Questo buon deposito  era il patrimonio per Timoteo impegnato nel combattimento: (v. 18) per la buona battaglia che richiedeva di conservare la fede e una buona coscienza.

Una razza di disturbatori nella chiesa

Pare impossibile ma nella chiesa vi sono anche alcuni che  vogliono rivestire i panni di insegnanti senza averne i doni, a costoro Timoteo è invitato di ordinare il silenzio perché non istruiscano in errori i credenti: (v. 3-4)Con dottrine diverse, di non occuparsi di favole e di genealogie senza fine. Alcuni, dirà ancora Paolo (v. 6-7) hanno deviato da queste cose e si sono abbandonati a discorsi  senza senso. Vogliono essere dottori della legge, ma in realtà non sanno ne quel che dicono, ne quello che affermano con certezza.

Che desolazione, dove è stato predicato il puro latte dell’Evangelo, e lo zampino dell’Avversario ha rivoluzionato il risultato della proclamazione. Sovente sono malattie inestinguibili che portano a divisioni per la durezza dei cuori, dove l’orgoglio del sapere, magari errato e privo della pietà necessaria provoca danni irreparabili. La tristezza è che simili atteggiamenti accadono dove viene predicata la Verità, ma la superbia di falsi dottori,  è in agguato per disfare l’opera di Dio che se non è ben radicata si sgonfia e svanisce. Ecco perché nell’orizzonte del Vangelo vi deve essere la visione del (v. 17) Al Re eterno, immortale, invisibile, all’unico Dio siano onore e gloria nei secoli dei secoli, Amen. Questa preghiera e questa esaltazione è ben direzionata per adorare Colui che salva i peccatori e che ha preparato l’opera redentrice. Rendere onore e gloria richiede un cuore consapevole del grande dono in Cristo cioè la salvezza per l’eternità.

Ribadire l’opera di Dio nostro Salvatore

Certamente Timoteo ha dovuto rimanere in loco per cercare di salvare il salvabile da queste orde di lupi rapaci che distruggono il gregge, sovente fatto da persone fragili nella fede e non ancora in grado di contrastare l’errore e la cattiva dottrina. ( I Ep. Timoteo 2:3-6) Dio nostro Salvatore il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della Verità. Infatti c’è un solo Dio e anche un solo Mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti. Ci rendiamo conto che entrare a capire questo testo sia abbastanza complesso per chi non ha dimestichezza con la Parola di Dio.

 Eppure se prima si parlava di ignoranza e d’incredulità la spiegazione dei passi proposti sono elementari per la vera fede. Dunque  il Signore vuole che tutti gli uomini siano salvati dalla morte seconda e che scampino dall’inferno.

Questo desiderio o volontà si materializza in alcune fasi, la prima quando per rivelazione si è raggiunti dal Vangelo, che apre uno spiraglio sull’amore di Dio, manifestato nel Figlio e nella conoscenza della Verità intorno alla salvezza proposta. Gesù è il Mediatore che riveste questo ruolo unico senza che altri lo affianchino, perché solo lui ha dato o pagato il prezzo del riscatto degli uomini a cui Dio vuole concedere vita eterna e salvezza. Quindi occorre che la Verità evangelica della morte salvifica di Cristo sia esaltata e capita. Quel sacrificio esprime e rappresenta in cielo il mezzo per ricevere Grazia e perdono, che Dio vuole accordare a chi si pente e va da Gesù per essere accolto nel perdono. Ecco ciò che Paolo voleva far sapere a quelli che avrebbero letto l’epistola, donando certezza sull’amore e sulla fede riposta in Dio.

Il prezzo per la liberazione

Il prezzo pagato a Dio, cioè il sangue e il corpo di Gesù è un prezzo sufficiente a liberare le anime trattenute dall’indifferenza, dall’ignoranza e dall’incredulità. Purtroppo alcuni fanno spallucce o respingono con veemenza  per non essere coinvolti nel progetto gratificante della vita eterna. Il richiamo di Grazia è scartato a priori e rifiutano di essere implicati in un programma di vita eterna. Sono scelte che decidono il destino eterno e diventano inappellabili. Ma per chi si affida alla comprensione e misericordia  divina,  si aprono le porte per una comunione efficace con il Figlio e con il Padre, che condurrà ad una crescita spirituale accompagnata da benedizioni particolari ed evidenti.

Conclusione

Ciò che abbiamo tentato di spiegare ancora una volta, è come la Scrittura sia lineare nella sua dottrina  di salvezza e che ribadisca in ogni parte, la grazia del nostro grande Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, l’Agnello immacolato offerto per cancellare i peccati del  mondo. Questi concetti vorremmo che diventassero patrimonio di persone che credono a queste parole, che aprono il cuore alla fede in Cristo. Ai nostri cari amici lettori un saluto particolare e affettuoso.

Ferruccio Iebole

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