CERCATE IL SIGNORE MENTRE LO SI PUO’ TROVARE

Il profeta Isaia propone, nel capitolo 55, alcune frasi altamente ricche di significato e di incoraggiamento, per mirare la sapienza di Dio e la sua magnanimità verso l’uomo. Più situazioni sono prese in esame, e per ognuna vi è un consiglio benevolo da parte di Dio, che rivendica come le sue vie non assomiglino alle nostre e i suoi pensieri siano eccelsi, a differenza dei nostri che risentono della cultura terrena.

L’invito del versetto 6 è perentorio e ci parla di un tempo propizio in cui Dio si rivela e lo si può trovare. (Isaia 55:6) Cercate il Signore mentre lo si può trovare, invocatelo mentre è vicino. E’ vero, oltre al tempo favorevole, si può invocarlo con fiducia per ottenere una risposta completa ed esaustiva sulla nostra vita e sul cammino di ognuno di noi. (Isaia 55:11) Così è della mia Parola, uscita dalla mia bocca, essa non torna a Me a vuoto, senza aver compiuto ciò che Io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l’ho mandata.

Cercare e trovare

Molte persone si dibattono nell’oscurità in cerca di un rapporto fiducioso con Dio, perché la loro religione non li soddisfa più. Troppe incoerenze in chi dovrebbe indicare nel Vangelo, la forma della Verità assoluta e invitare gli uomini a conformarsi a ciò che è scritto. Invece la Scrittura è bandita, rimane perlopiù sconosciuta, anzi a volte sconsigliata di leggerla. Chi la legge o la ricerca, sebbene appaia imperscrutabile, resta sempre punto di riferimento; occorre perciò perseverare e rimanere fermi nella risposta per udire nitidamente la voce di Dio.

Lui assicura che è vicino e si può trovarlo. Bisogna mettere in moto la fede nella speranza, cioè certezza, che parlerà al nostro cuore come nessuno ha mai fatto. E’ una attesa fruttuosa perché si impara a dipendere dalla Sua Presenza e dalla Sua rivelazione attraverso alla Sua Parola. La Sua volontà si rivela nella Bibbia, e i passi letti divengono guida per la nostra vita e le nostre scelte. Un esempio: (Ev. Giovanni 1:41) Egli per primo trovò suo fratello Simone e gli disse: Abbiamo trovato il Messia (che tradotto vuol dire Cristo) e lo condusse a Gesù. L’episodio è significativo: primo per il tempo che esprimeva come Gesù si potesse trovare, quindi un tempo propizio dove nell’orizzonte era echeggiata una affermazione importante da raccogliere e da tenere a mente: (Ev. Giovanni 1:36) E fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: Ecco l’Agnello di Dio.

Dunque bisogna avere uno sguardo proiettato verso il Salvatore; e quando una persona è alla ricerca del volto del Signore Gesù con sincerità, Lui certamente si farà trovare. E’ una certezza! Orbene oltre alla visione dell’Agnello di Dio, necessita udire l’affermazione che volteggia in aria come proclamazione veritiera e che determina appunto una Verità da non tralasciare, la quale deve diventare un inizio della comunione con Gesù. Si, identificare Gesù come Agnello, Unto, Messia, Rabbi e Cristo è importante, anche se non si conosce ancora la portata dei termini.

Questa è la vicinanza esplicita di Gesù, che passa per essere riconosciuto dai peccatori, cioè il tempo in cui può essere trovato. E’ notevole che il Messia abbia in seguito rivolto la domanda diretta alla coscienza dei due futuri discepoli: (v. 38) Che cercate? La risposta è particolare e istruttiva nella scelta della parola per identificare Gesù: Rabbi, che vuol dire Maestro. Qui possiamo già raccogliere la presenza e la guida dello Spirito Santo che fornisce l’intelligenza spirituale a chi si appresta a incontrare il Redentore, di cui non conosce ancora le peculiarità, i doni e le benedizioni.

Una sintesi corretta

Abbiamo trovato il Messia era stata la definizione precisa, perché ispirata, che aveva trovato nel fratello, l’interlocutore più vicino ad Andrea. Sarebbe bello e compiacente se ognuno potesse dire a un proprio simile, abbiamo trovato il Messia. Non sapevano ancora cosa volesse dire trovare Gesù, ma traspariva già la fede nell’incontro, pieno di un’atmosfera propizia e bendisposta nei loro confronti. Questo dettato è il movente per cui scriviamo queste note da offrire ai nostri cari lettori, per vedere la fede in Gesù, crescere nei nostri simili. (Ev. Giovanni 1:42) E lo condusse da Gesù.

Ecco una buona motivazione e un perfetto scopo, condurre anime a Cristo perché venga stabilito nella Verità, un sincero rapporto di fede e la realizzazione della salvezza delle anime messe in relazione con il Salvatore. La prospettiva dopo lo sguardo, l’udire la definizione di Agnello che toglie il peccato dal mondo, il voler seguire Gesù, sono le aspettative dei discepoli che troveranno una nuova dimensione nella comunione con Cristo. Anche il nome è mutato, come viene fatto a Pietro; per noi, per chi crede, la mutazione consiste nel passare da nominati peccatori incalliti a eredi, eletti e figli di Dio. Che cambiamento porta l’incontro con Gesù; la fede in Lui ci fortifica e ci fa accedere alle benedizioni celesti, preparate per tutti quelli che confidano nel Rabbi.

Invocarlo mentre è vicino

(Isaia 55:7) Lasci l’empio la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; si converta egli al Signore, che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare. E’ evidente che Andrea e l’altro discepolo erano brave persone, questo non impediva di essere classificati come peccatori, quindi lontani da Dio, ma avevano visto nel Salvatore il Dio che non si stanca di perdonare. Vorremmo che fosse così anche per voi cari lettori. (Isaia 55:9) Come i cieli sono alti al di sopra della terra così sono le mie vie più alte delle vostre vie e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri. Dunque, ecco manifestati i progetti divini che tradotti da Gesù propongono: (Ev. Giovanni 1:39) Egli (Gesù) rispose loro: venite e vedrete. Essi dunque andarono, videro dove abitava e stettero con Lui quel giorno.

Perciò bisogna prendere la decisione di seguire Gesù dietro il suo invito di visitare dove dimora. La sorpresa non è la casa spoglia dove lui abitava, ma il cielo dove Lui ora risiede, coronato di gloria e d’ onore come specifica la Scrittura. Non serve solo vedere la sua abitazione, ma il traguardo dopo essere andati a Gesù, è stare con Lui. I discepoli stettero un giorno; tanto tempo, poco tempo? Non lo sappiamo; ma tempo sufficiente per decidere di seguirlo e di dimorare con Lui.

Questo tempo sicuramente non era trascorso inutilmente nell’ozio o nel fare nulla e in chiacchere. L’ascolto della Parola del Rabbi sarebbe stata quella che avrebbe indirizzato i discepoli nella giusta via. Invocare il nome del Signore, dipendere dalla Sua Parola, conoscere che i Suoi pensieri non sono i nostri, ci fa vivere una vita in attesa di nuove rivelazioni per compiere la sua volontà, e testimoniare ai nostri fratelli il verbo del Vangelo, che conduce alla redenzione delle anime perdute.

Parlare del Vangelo senza che questo porti a considerare i pensieri divini riguardo al piano di salvezza, immaginato da Dio e realizzato dall’ Agnello, non giova a nulla. Il Vangelo deve produrre frutti di giustizia nei cuori di chi ascolta il messaggio della salvezza, voluta da Dio in Cristo Gesù.(Ev. Giovanni 1:45) Filippo trovò Natanaele e gli disse: Abbiamo trovato Colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti; Gesù da Nazaret, figlio di Giuseppe. Si è vero, la sequela della testimonianza non va interrotta, trovare Gesù è la più alta scelta possibile perché la nostra vita torni ad essere in comunione con Dio, sulla base del suo perdono in Cristo, il suo beneamato Figlio Unigenito morto per noi.

In conclusione cerchiamo e troviamo ristoro, benedizione da Dio, credendo nel Figlio che ha donato la sua vita sulla croce per noi, perché potessimo riappropriarci per la fede della salvezza proposta per Grazia. Nel salutare i nostri lettori, invochiamo il nome del Signore perché dispensi luce e grazia su tutti, per la comprensione dei suoi pensieri.

Ferruccio Iebole

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